mercoledì 14 febbraio 2024

Cormac McCarthy è meglio di Eric Segal

 Ho terminato la lettura di StellaMaris di Cormac McCarth.

Avevo preso questo libro più o meno per lo stesso motivo per cui da ragazzino mi ero messo a leggere “Love Story” di Eric Segal. Quello era stato un successo planetario, ne parlavano tutti. Potevi non leggerlo? Eppure la mia sensazione, condivisa da tanti altri, di varie età, di varie ideologie politiche e basi culturali, è stata:“Tutto qui?” Non era neanche un libro brutto. Era scarso. Non riuscii a capacitarmi del successo. Molto l'avranno letto per il mio stesso motivo. Resta da capire chi ha innescato la scintilla iniziale.

Anche Stella Maris l'ho letto per motivo indotto. Era morto il grande scrittore Cormac McCarth. Panegirici sui media. Quello era il suo ultimo libro... si poteva non leggere?

Di Cormac McCarth avevo letto Non è un paese per vecchi e SunsetLimited

Di quest'ultimo ne avevo avuto un'impressione ottima. Stella Maris segue più o meno la stessa struttura: la “trama” emerge da un dialogo serrato tra i soli due personaggi (gli altri sono solo citati).

In entrambi i libri incontriamo situazioni di dolore, siamo colpiti da frasi densissime, in un discorrere essenziale, direi laconico.

A differenza di Sunset Limited, Stella Maris è molto più “difficile”. Per seguirlo occorre un background culturale di un certo tipo. Casualmente abbastanza simile al mio. Un po' di matematica (che non sono i calcoli!!!), un pizzico di filosofia e un pizzico di psicologia. Non servono per capire esattamente cosa dice la protagonista, ma almeno capire di cosa sta parlando senza perdersi.Con tutto ciò penso di aver perso qualche "finezza" in certi punti.

Guardando sulle recensioni dei lettori, oltre ai complimenti, ho visto molti che si sono persi, che non riuscivano a leggerlo perché troppo difficile (scritto con varie forme che sostanzialmente non mettevano in evidenza la loro ignoranza, quanto l'ermeticità dell'autore).

Pensando a delle persone che reputo colte (prof. di Lettere per esempio) non so quanti riescano a seguirlo o apprezzarlo.

Qualcuno l'ha definito nichilista. Boh, il vero nichilismo secondo me è altro, ma non apro questo argomento. Almeno per ora

Ecco lo apro adesso, anche se è molto difficile spiegarlo in un discorso logico: nella mia mente è più una sequenza di immagini, per me chiarissime ma difficili da rendere a parole.

Per una strana sequenza di associazioni di idee, certi passi mi hanno riportato ad una mia piacevolissima lettura giovanile (29 anni!) Gödel, Escher, Bach - Un'eterna ghirlanda brillante Douglas R. Hofstadter. Richiamare alla mente quel testo mi ha evocato i koan delle meditazioni zen e queste a Enzo Jannacci. ???? Sì in un suo intervento  aveva parlato della "Carezza del Nazareno" . I monaci zen a volte per avere l'illuminazione di danno dei ceffoni - Jannacci evoca la Carezza, come  modo per uscire da labirinti ricorsivi che portano su abissi che generano vertigini. Ma ancor più, la "Carezza del Nazareno" evocata da Jannacci è qualcosa di "esterno" che viene da "Altro". Insomma, una uscita dal labirinto del nichilismo.

 


martedì 6 febbraio 2024

You are old Father William

 

Nel 1979 all'Università avevo seguito il corso di Elaborazione dell'Informazione Non-Numerica, tenuto da compianto prof. Piero Torasso. Quello per lui era il primo anno che teneva un corso universitario. Corso interessantissimo: concetti teorici, metodi, algoritmi ed altri fondamenti di quello che oggi va nel calderone dell'Intelligenza Artificiale. Tesi di laurea sul tema del riconoscimento del parlato. Peccato che, ora di cercare lavoro “il mercato” chiedeva “Ma sai programmare in COBOL?” e altre amenità simili. Oggi tutti parlano e sparlano di Intelligenza Artificiale e io sono vecchio. 

Quando ero giovane consideravo la bicicletta come un mezzo razionale di spostamento per medi percorsi urbani. Più economico e veloce che attendere il tram, più economico e spesso più veloce dell'auto. Ovviamente bel tempo e percorsi diurni. Ero molto criticato per questo. La bicicletta era per molti un oggetto da caricare in auto per giri fuori città. Un altro problema era la cattiva educazioni degli automobilisti. Oggi a Torino stanno facendo ciclopiste. Spesso sono malfatte, ma tant'è! La bici è considerata un mezzo di trasporto per tragitti urbani. Io però sono vecchio!

 Una volta (primi anni 90) in tram incontrai il prof. Leonardo Lesmo, anche lui un giovane docente quando io ero studente e anche lui prematuramente scomparso. Lo salutai; non si ricordava di me, infatti non sono mai stato suo allievo. Chiacchierammo un po' ed il tema cadde su quanti dati si producevano nei processi aziendali, soprattutto se legati al monitoraggio degli impianti e flusso dei prodotti, oppure nei sistemi di controllo ferroviario e venivano letteralmente “buttati” mentre magari potevano essere utilizzati come analisi per la manutenzione preventiva delle singole componenti... oggi i dati sono il nuovo petrolio, e io sono vecchio.

 In una prima fase del lavoro ero scapolo e più che accumualre soldi in un periodo dell'inflazione a due cifre, mi interessava sia lavorare su temi “interessanti”, sia avere del tempo per me. Poi gli inizi del matrimonio non furono “lisci” e ci tenevo avere del tempo per gestire anche problemi famigliari. Cioè volevo fare il più possibile nelle 8 ore (ci stava tutto ed avanzava!) e non diluire il tempo in straordinari non pagati. Facevo anche trasferte che mi pesavano molto. Oggi sento parlare sui social dell'esigenza di bilanciare il lavoro con la famiglia e la vita extra-lavorativa, settimane di quattro giorni, smart-working e simili cose che avrei apprezzato molto. Però oggi io sono vecchio e in pensione

Nel notare un notevole spreco dell'impegno del tempo e della cultura di chi lavorava, soprattutto in un contesto (ne ho scritto qui), mi sono imbattuto nell' agile manifesto, mi sono certificato a mie spese ScrumMaster , ho vinto una copia e recensito Management 3.0 , ma non ho avuto nessuna opportunità di lavoro, finchè non sono andato in pensione. In pensione perchè  io sono vecchio .

Ma c'è di più. Nel lontano 1975 quando la falsa invalida ed il tangentista raccomandato da un massone mi avevano impedito sia di studiare quello che mi interessava, sia di fare un'esperienza a cui avrei tenuto molto, ovviamente ho pensato al suicidio. Quella volta l'idea l'ho superata grazie agli incontri con due “sorelle maggiori simboliche” e anche altri loro amici... ma soprattutto mi sono messo a leggere da Roberto Vacca al rapportoMeadows cioè coloro che sostenevano che “andando avanti così, saremmo finiti male”. Non ero io a dover morire, era questo mondo di merda che sarebbe morto! Oggi è sotto gli occhi di tutti che quelle previsioni “catastrofiste” di allora sono reali: se non proprio così come le prevedevano, forse peggio, anche se il sistema massmediatico le nega o le ridicolizza in un insulso politically correct. Mi sento vicino ai giovani con eco-ansie. Mi considero l'antesignano dei Gretini. Mi sento giovane!

 

domenica 21 gennaio 2024

Edmondo De Amicis, quasi anticipatore di Marc Augé

 

Ho terminato di leggere La Carrozza di Tutti di Edmondo De Amicis, un libro che mi ha veramente esaltato!!

Non ho mai letto nulla di Marc Augé, ma il suo neologismo non-luoghi, mi aveva colpito molto:

  • Gran parte di quello che, quando mi sveglio ricordo di aver sognato, avviene su treni o stazioni ferroviarie, tram o fermate dei tram, parcheggi, spogliatoi di palestre o piscine.

  • Quello che trascorriamo nei non-luoghi è un non-tempo? Allora diventa una sfida stimolante dare significato a questo tempo che comunque dobbiamo trascorrere!

  • In una mia canzone cito nel ritornello “...nei non luoghi di Marc Augé...”

De Amicis è attratto dal tram a cavalli, su cui si incrociano, ma non per incontrarsi a parte rare eccezioni, gente di tutte le età, di tutti i ceti sociali - esclusi forse i super ricchi e gli estremamente poveri privi anche di 10 centesimi - e di tutte le matrici culturali e ideologiche.

Il suo non è un lavoro da antropologo come Marc Augè, ma da scrittore. Dapprima pensa che frequentando il tram, guardandone i passeggeri, captandone racconti, potrebbe aver ispirazioni per personaggi e trame su cui costruire le sue storie, un po' come nel film “Il Cammino perSantiago” voleva fare uno dei pellegrini.

Ci rinuncia. Afferma poi che sarebbe interessante per ogni linea tranviaria, allora gestite da due società diverse, fare una guida con monumenti e luoghi notevoli lungo tale percorso. Rinuncia.

Si limita a descrivere, per un anno intero, il 1896, mese per mese, i personaggi e gli episodi delle sue corse tranviarie. Si lascia coinvolgere: scrittore, non antropologo.

Esplicita la sua antipatia o simpatia immediata per alcuni passeggeri, anche se poi a volte si ricrede; le sue conversazioni; le sue considerazioni.


Nonostante certe pagine un po troppo deamicisiane (eh ben, da De Amicis!) il libro mi ha affascinato, oltre a quello che ho già detto sui non-luoghi, anche perché sono un accanito torinese e mi piace vedere la Torino com'era, con la sua toponomastica in certi casi cambiata (Corso Oporto, Piazza Vittorio Emanuele I ...) e la sua a diversità urbanistica rispetto ad oggi.

Nel linguaggio mi affascinano certi termini e modi di dire “vintage” e mi piace l'inclusione, pur moderata, dei termini in torinese, evidenziati graficamente in corsivo.

Bello il finale:

[...] mi disse con la  sua voce cordiale: - Buon anno, monsù!
- Buon anno, Giors! - gli risposi.
Egli parve colpito dall'accento con cui gli feci quel saluto. Mi guardò, e poi mi rispose la parola che da molto tempo ripeto sempre, e che mi pare la più dolce e la più sapiente delle parole umane: - Speriamo!
Sì, mio buon Giors: speriamo!

 

 


martedì 2 gennaio 2024

È la Chiesa che ha abbandonato l'umanità, o è l'umanità che ha abbandonato la Chiesa?


 Mi è venuta in mente questa citazione di T.S. Eliot quando ho casualmente trovato, tra vecchio ciarpame, questo foglio. Lettera che l'insegnante di religione delle medie aveva scritto agli allievi al termine della terza media. Non la ricordavo, per cui mi è venuto il sospetto che l'avesse consegnata a mia sorella, che aveva avuto anche lei quella prof, e per qualche strano giro fosse finita a me. 

Non faccio l'analisi passo a passo. Ora non ho tempo. So che molti italiani della mia generazione, cresciuti all'ombra dei campanili, che frequentavano "dottrina" e giocavano all'oratorio, hanno nei confronti del cristianesimo un'approccio superficiale da "ah sì, lo so già!" che non influenza le scelte della vita, tutt'al più evoca i bei ricordi dell'infazia e della prima giovinezza.

Per me, che dopo la terza media "riprendevo le misure" al mondo, e il "rapporto con la trascendenza" era una elemento molto importante e vedevo che il mondo della mia infanzia dava risposte inaccettabili... beh! quella lettera era sicuramente un ulteriore punto in meno per il cattolicesimo!!

Sono grato di aver incontrato chi mi ha presentato il cristianesimo come la possibilità che le mie esigenze elementari di bellezza giustizia verità... fossero prese sul serio. 

Ne avevo già accennato qui in questo post

Ma per tutti, una religione semplicemente puntello del Super-IO freudiano, come fa:

1) a resistere quando la società cambia e con essa anche le esigenze della vita collettiva e di conseguenza le regole del Super-IO più diffuso nell'ambiente.

2) ad essere interessante per chi non tenda solamente a sopravvivere?

E si domandano perchè le chiese sono vuote!!!!

mercoledì 29 novembre 2023

"Contro lo Smartphone" di J.C. De Martin - Mia ultima lettura

Contro Lo Smartphone Web Ok Ho terminato la lettura di questo libro 

il cui titolo, come spiegato dall'autore è un po' ad alto impatto. In realtà non è un testo che rimpiange i bei tempi passati, ma un testo che ci rende utilizzatori consapevoli.

Un po' di storia e di anatomia dell'oggetto, fatte in modo molto chiaro, penso leggibile anche da un non-addetto ai lavori. Penso, perchè io un po' addetto ai lavori lo sono: ricordo gli slot liberi sui PC tower e le schede PlugAndPlay, i driver,buntu... cosa impensabile sugli smartphone....

🤔 Elenca poi vari problemi che quest'oggetto ci porta insieme alla sua comodità. Suggerisce anche delle soluzioni.
Infatti, come spiega spesso anche Paolo Benanti
, la tecnologia è un prodotto umano, quindi oggetto di scelte, fatte in base a certi obiettivi.
Lascio al lettore il piacere di scoprire i problemi e soluzioni.

Questo libro dovrebbe essere letto da chiunque operi nel settore scolastico, vista la pervasività dell'oggetto in questione.

Dovrebbero leggerlo i politici e dirigenti del pubblico impiego per permettere strade alternative all'uso dello smartphone: non ha proprio senso che la PubblicaAmministrazione dipenda di un oggetto prodotto da un duopolio straniero.

🤦‍♂️ Sulla pervasività tra i giovani: ora da vecchietto che fa volontariato, aiuto dei ragazzini delle medie inferiori a fare i compiti di matematica presso un doposcuola parrocchiale. Una volta la settimana e “a gratis”. Ebbene, i ragazzi non si segnano neanche i compiti sul diario, guardano lo smartphone.
Ho provato a raccontare l'episodio narrato da un ricercatore la sera della presentazione del libro. Questo Nerd, nel cuore della notte, nel cuore dell'inverno, in Trentino doveva andare in un albergo con check-in elettronico. Il codice era sullo smartphone. Peccato che in quel momento, a fine giornata e col freddo, lo smartphone fosse scarico! Fortunatamente non ha passato la notte all'addiaccio perché si era segnato il codice anche su un biglietto!
Mi ha sconvolto l'obiezione di una ragazzina:
“Avrebbe dovuto avere delle power bank!”

Pazzesco come il mercato inviti ad esporci a fragilità e alternative fragili per creare dipendenze continue!

 

martedì 21 novembre 2023

Torino Magica

 

Torino è nota come città magica. È la città di Gustavo Rol, detto Tavino, a cui si vuole intitolare la linea ferroviaria, detta TAV, che dovrebbe unire la magia di Torino con la magia di Lione. Non sto ad elencare tutti i luoghi esoterici, di cui esistono guide dettagliate in varie edizioni e vi sono tour operator specializzati per portare i turisti a visitare quei luoghi occulti.

Mi limito e descrivere un'esperienza di percorso extra-spaziale con cui provare la sensazione di camminare su un nastro di Möbius

Un itinerario che si può percorrere in auto, meglio sulle due ruote per cogliere meglio i dettagli. A piedi è un po' lungo.

Partenza da Piazza Omero. Prendere per via Guido Reni, ma girare subito a sinistra su via Paolo Gaidano. Notare che questa è l'unica svolta a sinistra del percorso. Poi, agli incroci, sempre diritto o svolte a destra.

Procedere per via Gaidano. Ad un certo punto troveremo la Cascina Roccafranca sulla destra e la cappella Anselmetti sulla sinistra. Attraversare via Rubino e poco oltre ci troveremo la scuola media superiore Enzo Ferrari sulla destra. Continuare dritto, e a breve vedremo il cartello Grugliasco, il che indica che siamo usciti da Torino e ci troviamo a Grugliasco.

A riprova di ciò, un altro cartello indica che la strada che stiamo percorrendo non si chiama più “Via Gaidano” ma “via Moncalieri”. Non è possibile quindi essere a Torino, siccome una strada intitolata a Moncalieri esiste ed è corso Moncalieri, vicino al Po.

Al semaforo, presso la chiesa dello Spirito Santo,  giriamo a destra in via don Borio e sulla destra vediamo il centro sportivo Rari Nantes – Gerbido. E Gerbido è appunto una zona di Grugliasco.

Sulla sinistra “Piazzetta Andrea Camilleri” con a volte delle fontanelle zampillanti, a volte no.


Superata la Rari Nantes, il centro medico e l'oratorio Frassati (edifici addossati l'un l'altro) giriamo ancora a destra in via A. Volta. Altra certezza di non essere a Torino, poiché a Torino via A. Volta è una traversa di Corso Vittorio Emanuele II.

La via curva brevemente a sinistra; percorriamola fino all'incrocio con un corso molto largo. Imbocchiamo il corso girando a destra. Percorriamo questo ampio viale tra grandi palazzi fino al semaforo che incrocia via Guido Reni. Al semaforo svoltiamo a destra e dopo un breve tratto, ci ritroveremo in Piazza Omero, al punto di partenza senza aver visto alcun cartello che indica di essere rientrati in Torino. Magia !!!!


domenica 12 novembre 2023

No X

 

Per me Twitter è stato un piacevole passatempo. Iniziò ad incuriosirmi il fatto che fosse stato implementato usando Ruby on Rails (poi abbandonato). Fu un interessante modo per essere informato su argomenti che mi interessavano.


Ultimamente è cambiato il logo e quella X su campo nero è doppiamente tetra.

La X su una parola o disegno significa spesso “cancellazione”: i Notav hanno una X sopra la sagoma di un treno, per esempio. Il nero è un colore un po' cupo, sebbene preferisca il verde, anche l'azzurro di Twitter era meglio

Poi il nero è il colore di un'area politica e la X ricorda DVX, insomma una dittatura che ha portato l'Italia ad allearsi con un pazzo criminale e l'ha condotta prima in una guerra coloniale, ingiusta come tutte le guerre, ma per giunta anche “fuori tempo massimo” e poi in una guerra mondiale disastrosa. Insomma, una delle pagine più drammatiche della nostra storia.

Ma X, il nuovo Twitter, è peggiorato: diventa invasivo, dando troppi suggerimenti inutili, ci sono troppi profili fittizi che coprono di insulti altri profili e non c'è modo di segnalarli. Sostanzialmente tutto è permesso.

Alcuni “compagni di Twitter” sono scomparsi

Ricordo la signora libanese che faceva interventi interessanti, e addirittura le avevo proposto una gita a Torino, insieme col marito, sperando che contraccambiasse con invito in Libano per me e mia moglie, ma poi scomparsa dopo l'esplosione e penso anche l'impoverimento generale del paese.

Alcuni personaggi come Riccardo Bonacina, Leonardo Becchetti e Nello Scavo potrò andarli a leggere in altro modo.


Alleggerirò lo smartphone.

martedì 17 ottobre 2023

Laudate Deum

 Recentemente ho letto l'esortazione Laudate Deum.

Un testo molto bello, spiace solamente che sia stato pubblicato in un periodo talmente pieno di fatti gravi, per cui è passato non dico inosservato, ma forse senza l'attenzione che meritava.

Non faccio alcun commento al contenuto.

Mi limito a polemizzare con alcuni suoi commentatori – dai chatbot a opinionisti della carta stampata – che hanno criticato il Papa. Con varie sfumature, secondo questi sedicenti auto-nominati detentori della dottrina cattolica, il Papa non avrebbe dovuto occuparsi di tali temi, ma altro confacente al Sommo Magistero bla bla bla....

Invece il Papa ha fatto benissimo e spiego perché, con alcuni passaggi.

  • Ero bambino e mia nonna, già nei primi anni 60 aveva il televisore. Indicandomi Papa Giovanni disse: “Vedi quello è il Papa, è come fosse Gesù in terra”. Magari non era una definizione teologica perfetta – anche perchè formulata in piemontese, ma d'altra parte Santa Caterina da Siena, dottore della Chiesa, si rivolse al papa Gregorio con “dolce Cristo in terra” e il catechismo, cosiddetto di San Pio X, chiama il Papa “[...] vicario di Gesù Cristo capo invisibile, di tutta la Chiesa [...]”
  • In Gesù Cristo abitano le due nature, umana e divina. Nel prologo del vangelo di Giovanni leggiamo “...tutto è stato fatto per mezzo di lui [...]” ripreso anche da alcuni passi di San Paolo (oppure il vangelo di Giovanni è successivo? Boh, non sono un biblista e in questo contesto non me ne frega niente)
  • Nel Genesi leggiamo che Dio creò il mondo.

È ovvio che al “Creatore” faccia piacere che la sua creatura si conservi.

Quindi è ovvio che il Papa – vicario del Dio fatto uomo - debba in qualche modo condividere la “preoccupazione” del Creatore, essere “profeta” e pur con tutti i suoi limiti umani, dare voce alla passione di Dio per le sue creature.

 sedicenti detentori della dottrina cristiana, contro le "derive" papali (sic!)

  •    o in qualche modo sminuiscono il primato di Pietro espresso anche nel catechismo di San Pio X
  •    o negano la natura divina di Cristo
  •    o negano la creazione.

Non direi che siano proprio difensori della fede


Nel frattempo il Papa ha già pubblicato un'altra esortazione apostolica "C’EST LA CONFIANCE"

venerdì 6 ottobre 2023

Le chiese sono vuote 😁😂

Sabato 30 settembre presso la parrocchia di San Giovanni Bosco la Messa prefestiva è stata celebrata dal Vescovo. Alla parrocchia fanno riferimento, oltre che un certo territorio, anche delle scuole dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Ovviamente la partecipazione è stata enorme e la celebrazione si è tenuta nel cortile, molto ampio. (faceva anche bel tempo)

Io e mio figlio scherzavamo: “Eh, hanno ragione quelli che dicono che le chiese sono vuote, la gente è tutta nel cortile!!”

A parte la battuta, quando ho tempo, e da quando sono in pensione questo evento ogni tanto capita, vado a messa anche nei giorni feriali. 

A San Giovanni Bosco ci sono ben due messe feriali e nella seconda messa feriale, al gesto della pace tento di contare la gente: ci sono sempre circa trenta persone, e non solo vecchiette.

Talvolta, per altri giri, vado alla messa degli universitari di CL e sono sempre stupito a vedere dei ventenni partecipare con attenzione ad una messa feriale. Le chiese sono vuote? Dal mio test personale pare di no, ma forse io cerco di frequentare chiese in cui il momento liturgico possa richiamare ad un significato per la vita: anche gli altri faranno così, quindi certe chiese non si svuotano.

Il dato statistico è però oggettivo.

Problemi sociologici: a Torino dalla metà degli anni 60 e nei primi anni 70 sono state costruite molte chiese, per lo più orrende. Da allora Torino ha perso circa 200.000 abitanti un'intera città capoluogo di provincia. E quelle chiese?

Antichissimamente in alcune zone periferiche c'erano le Pievi, chiese fuori dai borghi in cui gli abitanti andavano per le funzioni. È prevalso il metodo delle chiese in ogni borgata. Oggi sono borghi spopolati e i poveri preti girano come pazzi per celebrare in chiesette carine, ma minuscole. Si spostassero i fedeli?

Comunque molti studiosi notano nella società una perdita del sacro. Io ricordo da ragazzo le chiese piene, ma non ricordo che lì dentro ci fosse nulla di sacro, inteso come tentativo di rapportarsi al mistero, al trascendente. Una certa forma di esteriorità cattolica era un fatto sociale alla Durkeim con cui un certo ceto sociale celebrava se stesso.

In questi giorni, per altri motivi, mi torna spesso alla mente la canzone Borghesia di Claudio Lolli che descrive bene il mondo della mia fanciullezza e prima giovinezza.

Termina con

“Vecchia piccola borghesia, vecchia gente di casa mia
Per piccina che tu sia il vento un giorno, forse, ti spazzerà via”

Quindi, quella gente che nel dopoguerra fino agli anni 70 riempiva le chiese, è stata spazzata via?

Ragionando su quel ceto sociale, una delle sue peculiarità era l'individualismo, la competizione totale con tutti gli altri individui di quello stesso ceto. Non so bene in cosa consistesse, ma da ragazzo sentivo parlare di solidarietà operaia; invece per i commercianti di Lolli o gli impiegati dei miei ricordi, era una competizione continua il cui premio era il possesso di beni di consumo il cui uso principale era quello di status-symbol. Un'etnia che si auto-combatte. 

Era come se dentro avessero già una bomba per la propria disgregazione, o almeno l'impossibilità di trasmettere ai posteri: un po' perchè tra i posteri: 

  • alcuni abbiamo rifiutato quel mondo, 
  • altri in questa corsa al “consumo” hanno dovuto superare barriere che hanno reso la “nuova borghesia” incompatibile con una Chiesa che nel frattempo aveva ritrovato se stessa.

lunedì 25 settembre 2023

Maestri del sospetto – 3) Émile Durkheim

 Ma come!!!?? I maestri del sospetto non erano Marx Freud e Nietzsche? Perché non parlo ora di lui? Che c'entra Durkheim?

Innanzitutto a parte quel poco studiato a scuola – ma poco perché ai miei tempi per la maturità “uscivano” le materie e filosofia nel 1975 non era uscita - di Nietzsche non ne so molto. I suoi commentatori dicono cose che fatico a seguire. I suoi testi, a parte qualche bella frase qua è là, mi sembrano piuttosto scuciti. Non solo, ma se ai suoi tempi avessero già inventato il magnetofono, Nietzsche avrebbe fatto meglio a recitare che scrivere, perché certe frasi non riesco a capire se sono da intendersi con sarcasmo o entusiasmo.

Émile Durkheim, con tutti i suoi epigoni, per me è l'osso più duro. Qui avevo indicato come Harvey Cox mi aveva fatto superare le obiezioni marxiane e valorizzare alcuni incontri fatti. Qui come don Giussani mi aveva fatto superare il modello freudiano. L'obiezione portata dalla visione di Durkheim è più ostica da superare. Ma non è da censurare, altrimenti rimane – Freud insegna – nell'inconscio, magari per emergere in punto di morte. Anzi, certe obiezioni sono una grazia di Dio per andare a fondo su certi temi e scoprire nuovi orizzonti.

Secondo la visione “antropologica” la religione è un fatto sociale. Miti fondativi e rituali su cui un certo “gruppo” basa la propria identità e di conseguenza la propria coesione e distinzione da altri gruppi. Vera quindi come fatto in se con tutte le sue conseguenze – ahimè spesso tragiche – e falsa perché una costruzione autoreferenziale sorretta da una “finzione”.

Purtroppo la “religione” legata alla mia cosiddetta educazione cattolica è proprio di quel tipo e ben descritta dalla canzone “Borghesia” di Claudio Lolli. Su tale tema però devo tornarci.

L'immagine di una religione immanente, solo vincoli sociali dove il rapporto con il trascendente è irrilevante, è molto presente. Esempi sono il totemismo da racconti di antropologi positivisti; il confucianesimo; il cattolicesimo “american way of life” - “Vecchia piccola borghesia” di Lolli come quello della mia infanzia e prima giovinezza; l'identarismo salafita o alla Meloni-Salvini o della “Terza Roma” degli slavofili o altre situazioni analoghe. Purtroppo...

A volte, chiacchierando con amici con cui penso di condividere tratti di cammino, mi sorge il dubbio che la religione sia solo a questo livello. Ok, mi pare ovvio che la religione si esplichi anche come “fatto sociale”. Ma in che misura l'insieme dei credenti, il “Popolo di Dio” non è il gruppo che implementa la sua coesione e distinzione dagli altri? Veramente “questa entità etnica sui generis” (S. Paolo VI), la “nuvola di testimoni” di cui parlava Padre Lepori, è una comunità di “testimoni” di qualcos' Altro ?

La chiave per me sta nella parola stessa di “cattolico” cioè universale, per tutti. “Quando eravamo ancora peccatori, Cristo morì per tutti” (S. Paolo ai Romani). E se è per tutti, la “distinzione” non preclude nessuno. Ogni riduzione identitaria, salta.

Nel racconto della Pentecoste è bellissimo che tutti si capiscono pur parlando lingue diverse, nessuno deve dimenticare la propria per adeguarsi a quella degli altri. A volte quando sono in chiesa mi piace vedere la persone, gente di tutte le età, vestite con fogge diverse, probabilmente con situazione sociale e culturale molto diversa, come anticipo della Pentecoste futura.

La sfida, comunque, continua.


mercoledì 20 settembre 2023

Maestri del sospetto – 2) Freud

 

Continuo alcuni pensieri sulla critica alla religione, iniziati qui

Premessa: da ragazzo avrei voluto studiare psicologia, ma le psicosi dei miei procreatori me lo hanno vietato, quindi la mia cultura sul tema non va oltre quella di un hobbista.

Altra premessa: condivido con Massimo Recalcati il giudizio sui limiti di Freud nell'affrontare la Bibbia.


L'argomento di cui vorrei parlare mi è venuto in mente quando mi divertivo a trasformare in canzoni in piemontese tradotte MOLTO liberamente, temi musicali di canzoni in inglese della mia gioventù (qui e qui ci sono esempi). Piemontesizzavo ovviamente snaturandola, After the gold rush” di Neil Young in “Dòp ël bom!


Non l'ho registrata. Prima dell'esecuzione avrei dovuto recitare una specie di introduzione.

Il canovaccio - perché riassumo – di tale introduzione è quanto segue:

“Nel modello di un Freud spiegato male c'è l' ES che è quello che ti suggerisce “Mangia! Accoppiati! Proteggi il tuo corpo!” e c'è il Super-IO che ti impone i vincoli sociali “Non mangiare nel piatto degli altri! La ciamporgna che ti ispira certe cose è già insieme ad un altro! Devi fare il servizio militare per difendere la Patria” eccetera... Così l'IO si forma come mediazione tra queste entità. Un autore che non ricordo bene chi fosse, diceva questo era vero nell'Europa borghese di fine 800. Oggi, con il consumismo, anche il Super-IO dice “Mangia! Godi il piacere sessuale! Pensa per te!” insomma Super-IO e ES vanno d'accordo quindi l'IO non ha un tubo da fare, non esiste più. Invece il gagno della canzone percepisce la presenza di un altro ES, ancora più profondo che non si accontenta dell'alleanza tra ES e il Super-IO consumista, un desiderio che va oltre il modello freudiano”

Poi partiva la canzoncina ispirata a Neil Young

Mi è venuta in mente questa mia mancata “performace”, riavvicinandomi a “Il Senso Religioso” di don Giussani.

Purtroppo, per esperienze personali del passato, ma anche abbastanza evidenti nelle società, si evince che le tematiche inerenti alla religione sono spesso concentrate sulla costruzione del Super-IO. Invece nel “Senso Religioso” don Giussani parla di “nucleo di esigenze originali”. E mentre il Super-IO è molto sensibile al contesto sociale in cui si vive, queste esigenze originali sono della gente di tutti i tempi e tutti i popoli “al punto che essi possono vivere tra loro un commercio di idee oltre che di cose, possono trasmettersi l'un l'altro ricchezze a distanza di secoli e noi leggiamo con emozione frasi create migliaia di anni fa [...]”

Questo, che percepiva il ragazzo della canzone, avviene se questo nucleo non è ottenebrato da un Super-IO troppo invasivo!!!