mercoledì 22 giugno 2011

Lampi

Con un po' di ritardo, riprendo a raccontare del corso di Project management, ovviamente riferendomi agli addentellati filosofici ed esistenziali.

- Lo Standish Group  riporta a varie scadenze temporali, i dati sui progetti monitorati: la percentuale di quelli che hanno avuto successo, di quelli falliti (cioè stoppati prima della conclusione) e di quelli che sono stati conclusi, ma con tempi e costi di molto fuori del previsto. Mentre per i primi la percentuale tende ad essere di circa un terzo, degli altri varia nel tempo.  Riporta anche le cause. Nei vari periodi le cause variano, ma cause che possono chiamarsi "inadeguatezza di competenze tecniche" o non compare o nei rari casi in cui compare è piuttosto secondaria. Invece sono sempre rilevanti cause tipo "mancato coinvolgimento degli utenti", "disaccordo con i committenti" e simili. Insomma, l'insuccesso è dato dall'incapacità di capire o adeguarsi al bisogno che ha fatto nascere il progetto.
La mente mi è saltata a quando ero studente universitario e amici in università mi avevano proposto di andare a fare quello che oggi si chiamerebbe tutor, in un doposcuola per ragazzi delle medie inferiori, a gratis, oggi si chiamerebbe volontariato. La cosa mi entusiasmò, ma quando lo dissi in casa, pensando che i miei genitori condivisessero il mio entusiasmo, loro me lo vietarono, dicendo che era più importante lo studio bla bla.... ecco, invece professionalmente sarebbe comunque stato più utile, studiare un paio di ore in meno alla settimana, ma imparare a capire che il bisogno degli altri non lo definisci tu, e quindi diventare più capace di "ascolto" !!!
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L'altro aneddoto si riferisce al caso "storico" di uno stabilimento Toyota in Corea. La produttività era bassa e i manager cercavano di capire i motivi. La soluzione fu ipotizzata da un'addetta alle pulizie che indicò nella presenza dei moscerini, molto presenti in quella zona, una causa di fastidio che rende il tutto più sgradevole e diminuisce la concentrazione. La sua idea fu presa in considerazione: furono realizzati impianti per eliminare la presenza dei moscerini (brevettati e venduti anche nelle fabbriche dei dintorni) e la produttività aumentò. 
Ora mi domando: nella serva Italia, ci sarebbe mai stato qualche manager che si sarebbe abbassato ad ascoltare una donna delle pulizie? 
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PS perchè ho messo don Milani e don Giussani nei tag? Perchè "scuola popolare" linka don Milani e quel doposcuola era diretto da delle suore che si richiamano al carisma di don Giussani.

domenica 12 giugno 2011

Chi sono i tuoi Stakeholder ?

Cosa che non credevo di dover mai fare in vita mia: mi sono preso tre giorni di ferie per partecipare, pagando di tasca mia  -anche questo pensavo di non doverlo mai fare - ad un corso di project management. Il corso era propedeutico all'esame per la certificazione ISIPM. Più  o meno erano cose note, inoltre l'esame è saltato perchè l'esaminatore era impegnato ai seggi per il referendum. Però avevo proprio bisogno di fare qualcosa di interessante e gratificante....
Il corso approfondiva i temi elencati nel manuale di base dell'ISIPM. Mi è venuta voglia di approfondire e ove necessario correggere, o meglio precisare, quanto detto in miei post precedenti. In particolare Project management esistenziale  e correlati.
Il problema che ponevo è: visto che la nostra vita si può considerare un progetto (complessità, unicità, durata determinata) come possiamo individuare dei criteri di successo?
Secondo ISIPM, la decisione dei criteri di successo è dello sponsor del progetto.
Avrei quindi potuto intitolare il post : Chi è il tuo sponsor? ma temo che il discorso sarebbe diventato complesso (lascio al lettore il piacere di continuare questo tema).
Da una delle domande della simulazione d'esame, si evince che uno dei fattori per il successo è la soddisfazione degli stakeholder. Ma gli stakeholder, tra cui evidentemente lo sponsor del progetto è il principale, non sono tutti uguali. Hanno diversi bisogni, a volte contrastanti fra loro. Quindi:
  • Occorre individuare tutti gli stakeholder.
  • Capire le loro aspettative, anche inespresse.
  • Definire una priorità tra gli stakeholder
....e qui, per quanto riguarda il nesso tra la vita ed il progetto ci sarebbe già da meditare.
Chi sono gli stakeholder della tua vita? Cosa vogliono da te? Chi tra essi è prioritario?

mercoledì 1 giugno 2011

Agili senza saperlo 4 - The housemartins

Questa volta il mio post è decisamente faceto.

Gli Housemartins sono un gruppo vocale di cui l'unica canzone che abbia mai sentito si intitola Caravan of love e risale agli anni 80. Non so null'altro di loro:  che facce avessero, cosa abbiano fatto dopo l'evidente scioglimento del gruppo e tutto sommato non mi interessa. Se mi interessasse potrei sempre cercarlo su wikipedia.
Quella canzone mi piaceva moltissimo per la musica e mi piaceva molto la loro esecuzione, totalmente vocale: solista e coro, senza strumenti.
Che c'entra questo con l'approccio agile:
In XP si parla di StandUp meeting, le riunioni fatte in piedi per evitare che si prolunghino. Anche il Daily Meeting di Scrum è bene farlo - oltre che puntuali, sempre alla stessa ora e allo stesso posto -  pure in piedi.

Orbene: contate nella canzone quante volte si ripete "Stand up!" e con una vivacità che verrebbe proprio da prenderla come inno di una azienda che vuole essere agile.
Inoltre c'è il verso "Every body take a stand" ognuno prenda posizione. Questo ricorda la tecnica di poker planning, suggerita da Scrum.

(PS riuscirò mai nella mia vita professionale imbattermi in un azienda dove questo approccio venga preso in considerazione?)