Questa volta cito il personaggio riferendomi precisamente a lui, indicandolo esplicitamente secondo i suoi desiderata. Questo personaggio, oltre ad entrare nella pletora di coloro che avrebbero potuti essere interpretati da Franco Volpi, aveva (vedremo poi perchè “aveva”) diversi altri difetti in qualche modo correlati.
Mentre sui vari libri e siti in cui si imparano tecniche di project management, di programmazione, di marketing... gli esempi mettono personaggi che si chiamano Sarah, Joe (immancabili) e poi Dave, Jane, Jenny, Jerry, Tim, Tom e simili nomignoli, costui per rendere l'azienda “più seria” aveva inventato una siglatura, sua e dei colleghi, da mettere nei verbali di riunioni, firme nelle mail, gantt e via discorrendo. A lui era venuto CRO.
Ecco il primo difetto: il sogno dell'azienda come struttura burocratica perfetta, come un'orologio a cui basta dare un colpo di carica e poi tutti procedere senza intoppi – gli intoppi per chi lavorava li creava lui. Procedere non solo con “tutto sotto controllo”, ma anche con delle linee ben dettagliatamente definite sui passi successivi, in modo che l'attività realizzativa diventi quasi un dettaglio di secondaria importanza.
Probabilmente non aveva mai sentito l'acronimo VUCA e se anche l'avesse sentito non si rendeva conto che quello era il mondo in cui viveva un'azienda di sotftware.
Un altro difetto era il senso del sacrificio. Il valore di quello che si fa, per lui non era dato dalla soddisfazione del cliente, ma dalla percezione che aveva del proprio prodotto. Un elemento basilare di questa percezione era “la fatica costata a farlo”. Vero che per soddisfare il cliente ci va impegno, ma un impegno diverso e tutto sommato più creativo, quindi spesso pagante. Invece concentrando su di se il valore dell'impegno, discendava un ulteriore difetto: lo spreco della risorsa tempo: più tempo ci mettevi, se stavi a sera fino a tarda sera, al sabato e domenica, magari per fare quello che nel mondo Lean è chiamato MUDA, più eri meritevole. Lo spreco del tempo, non solo suo, ma anche quello altrui era anche una forma di mancanza di rispetto: per colleghi innanzi tutto, ma anche clienti e partner a cui faceva perdere tempo e si rendeva antipatico.
Cosa divertente. La fase di testing invece lui la vedeva in modo diametralmente opposto. Mentre i test (ovviamente tracciati) dovrebbero servire innanzitutto agli sviluppatori per sapere “come stiamo andando” per non accumulare problemi e così via, per lui la tracciabilità dei test doveva essere un modo per pararsi le spalle con in clienti “Noi i test li abbiamo fatti, da noi funziona, che cavolo state a dire?”
Altro difetto correlato: la determinazione. Secondo lui, se una cosa non da i risultati sperati, non è perchè hai sbagliato metodo, ma perchè non hai applicato il metodo con abbastanza determinazione! Per carità di patria non scendo in dattagli
Altro particolare: è vero, siamo a Torino, ma nei primi anni 2000, cioè quando l'azienda fordista stava esalando gli ultimi respiri e mentre gli informatici in altre parti del mondo scrivevano l'Agile Manifesto, CRO voleva “rendere più professionale” il lavoro degli informatici assimilandolo alla vecchia morente.
A sua discolpa. La colpa è sempre della società: invece di dargli tanta corda, avrebbero dovuto imporgli una cura di “Agile”. Ma 1) assomigliava a Franco Volpi e quindi era ascoltato 2) i vertici aziendali non avevano una cultura adeguata, al punto che quando io tentai una presentazione di Agile mi fu detto che un approccio simile può essere usato nel volontariato, non in azienda (la mia slide successiva faceva vedere i loghi delle piccole multinazionaline che avevano adottato Agile 😂)
A sua discolpa. Venivo da una decennale esperienza in R&D e lavorare con il personaggio fu da incubo. Nelle notti insonni, cercai su internet come si deve procedere per evitare da un lato il Cowboy-conding e da un altro un eccesso di burocrazia. Scoprii un mondo, proprio per “difendermi” da lui. Peccato che questa scoperta nel 2011 non interessasse a nessuno.
PS: perchè ho detto aveva? Perchè penso sia in pensione e come molti personaggi aziendali, abbia avuto come sogno profondo quello di comprarsi un orticello e zapparselo. Immagino e gli auguro di stare nel suo appezzamento e godere il sacrificio di spezzarsi la schiena .
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