domenica 10 settembre 2023

Maestri del Sospetto. 1) Marx

 

In questo e questo post avevo iniziato ad affrontare il tema del mio rapporto con la religione. Ora continuo.

Premetto non sono mai stato marxista. La mia posizione politica risale a quando avevo 12 anni, guardano affascinato dalle immagini degli americani che protestavano contro la guerra in Vietnam, contro il razzismo... e dalle immagini dei praghesi che si trovano i carri armati russi tra le vie. Provavo per loro la stessa empatia (termine che allora non esisteva!). Liberal, genericamente di sinistra e anti-sovietico. Dispiaciuto di non essere di una nazione in cui la sinistra non era egemonizzata da un partito filo sovietico, così da grande avrei saputo per chi votare. Da allora ho solo avuto approfondimenti e variazioni di dettagli, ma non svolte.

In aggiunta ricordo benissimo dai 14 anni in poi le discussioni con coetanei o poco più, dell'estrema sinistra che giustificavano la “violenza rivoluzionaria” con la “costruzione di una nuova società in cui non ci sarebbe più stata alcuna forma di violenza ecc..” Mi convinse un certo Luca Negro che spiegò (cito ad memoria, una memoria che risale più di 50 anni fa) che “il fine giustifica i mezzi “ è una c...ata, perché non è detto che il fine si raggiunga e magari se si raggiunge è tardi e sono sorte altre contraddizioni, mentre è attraverso i mezzi che tu esprimi te stesso e i tuoi ideali.

Se la pars construens del marxismo non mi convinceva, ne condividevo la pars destruens. Erano evidenti le contraddizioni del mondo che mi circondava sia a livello di società sia a livello della vita personale.

Nel mio aggrovigliato interrogarmi sulla tematica religiosa (qui avevo parlato di un insegnante di religione particolarmente convincente ma a cui mancava, nei miei confronti, un “vieni e vedi”) le obiezioni dei comunisti (“oppio dei popoli” “strumento per quietare le masse” ecc...) si dileguarono con la lettura di “La seduzione dello spirito” diHarvey Cox.

C'è di più. Alla fine della terza liceo scientifico avevo conosciuto dei ragazzi di quella rete che stava diventando Comunione e Liberazione. Mi interessava il modo con cui avevano preso “il toro per le corna” del rapporto con il trascendente, cosa che come avevoanche  detto qui, il cattolicesimo di quel periodo sembrava fregarsene. Ma erano tutti di altre scuole, e quindi con una frequentazione tra loro più assidua; alcuni di questi erano capaci di fare di tutto, di più e ancora qualcosa e io imbranato, pieno di limiti... dopo un po' mi sono allontanato.

Ma leggendo il libro di Cox ero rimasto molto colpito dall'importanza che costui dava all'esperienza personale: non era un'obiezione all'oggettività, anzi era ciò che dava significato. Ricordai che quei ragazzi si trovavano per fare il “raggio” cioè confrontarsi con un testo “a partire dalla loro esperienza concreta”... Interessante, un punto a loro favore...ne avrei tenuto conto per il futuro.

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