mercoledì 27 novembre 2024

Hit parade delle canzoni che mi hanno fatto più orrore

 Dopo la hit parade delle canzoni che mi hanno fatto ridere ora ecco quelle horror

  1. Stelutis Alpinis

     (Nontare che cliccandoci sopra non c'è il link come invece c'è nelle canzoni che seguono!)

    Mi facevano e fanno orrore questi fiori concimati dal sangue umano così come oggi mi spaventa l'idea che il pesce che mangiamo, possa essersi nutrito degli annegati nel Canale di Sicilia. Per di più l'idea della continuità dell'individuo attraverso la materia mi sembra legata ad un paganesimo che mi ispira poco.

    Questa canzone ha poi tutti i difetti di altre canzoni che non metto in questa hit parade perché sarebbero troppe:

    1. l'accettazione supina della guerra, come fosse una catastrofe naturale, senza un grido di rabbia seppur sordo come si sente in “Gorizia tu sei maledetta” o “Fuoco e mitragliatrice”. Invece qui niente, anzi, patriottismo.

    2. l'uso del dialetto friulano.

    3. il coro di montagna sattizzato, come diceva Roberto Leydi.

    4. la montagna, luogo che non amo. Non perché sia brutta, essendo il mondo creato da Dio, nessun luogo è ontologicamente brutto, ma detesto la “costruzione” della montagna fatta dall'alpinista urbano a partire degli inizi del XX secolo. Più altre cose personali.

  1. Avanti e ndrè.


    Immaginavo che la zia Evelina prendesse una moneta da una lira – quando ero piccolo esistevano ancora anche se non erano sufficienti a comprare nulla – la spezzasse con i denti e ne desse metà alla bambina. Ma quel che mi atterriva era quel “La vita è tutta qua” ripetuto molte volte. Per un bambino che pensa che ogni giorno si spalanchi per lui un nuovo orizzonte (cose nuove come andare in bici senza rotelle, imparare a leggere ecc...) e immagina inconsciamente lo spettro di possibilità davanti a lui, quel “La vita è tutta qua” era una bacchettata sulle orecchie!

     

  2. Chi non lavora non fa l'amore

    Canzone terribile. A cavallo tra le medie e le superiori. Non avevo chiare idee politiche, ma quello normalmente è un periodo di confusione massima su ogni argomento: il periodo dello sviluppo in cui il ragazzo percepisce che le “proporzioni” sue e del mondo, che aveva appreso nell'infanzia non sono più quelle. Mi pare di aver accennato che facevo fatica ad identificarmi nel ruolo di maschio, non da un punto di vista fisiologico, ma dal punto di vista di quello che la società di allora attribuiva alla mascolinità, giuoco del calcio in primis, che a me proprio non permetteva di esprimere qualità positive. Ora, questa canzone faceva vedere il “maschio” come una specie di bue da fatica – lavora senza porsi domande sul lavoro, perché se uno sciopero c'è significa che qualche ingranaggio si è rotto – e nello stesso tempo uno che non sa dominare gli impulsi del toro da monta. Già mi sarebbe bastato quello per andare in analisi...

  3. I bogianen - Farassino

    L'ho intesa come carica di sarcasmo e se fosse così OK! Una canzone che assegna ad ogni età ruoli fissi nel teatro esistenziale della vecchia piccola borghesia torinese. Un po' terrificante perché il mio milieu famigliare era quello. Diffusa dello stesso cantante, sebbene fosse una traduzione in piemontese da Georges Brassens ad opera dell'on. Fausto Amodei (sì è stato un deputato!), mi irrita anche Barba Michlin per la sua visione della morte come la fine di quella gran rottura di scatole che è la vita. A loro discolpa, queste due canzoni sono le rare nel repertorio di Farassino ad avere un accompagnamento musicale non vomitevole.

  4. Imagine

    Qualche giorno fa girava sui social il fatto che Jovanotti una volta si fosse rifiutato di cantare questa canzone perché non gradiva il “And no religion too”. Ha perfettamente ragione. L'insieme vuoto è un insieme: si è visto dalla storia che l'ateismo di stato è una delle teocrazie più autoritarie. Ma per me questa canzone non ha solo questo difetto. Ipotizza l'assimilazione come forma di convivenza. Omologare tutto ad un unico modello (consumista anni 60!) anziché imparare il rispetto per le differenze altrui. Il papa userebbe la metafora “colonialismo culturale”. Inoltre mi irrita il “living for today” come scrissi già qui. Sentire “living for today” nell'epoca in cui iniziava ad andare di moda l'usa e getta, in cui si continuavano a fare scempi ecologici e debito pubblico ...

  5. Forever Young

    Eseguita nelle feste di compleanno. Mi fa venire in mente che sia una specie di consolazione posticcia. Meglio ricordare le cose fatte buone del passato, ammesso che ce ne siano! 

     


sabato 23 novembre 2024

Carosello

 

In questo post avevo detto "che non credevo molto nel consumismo"

Non occorre pensare che io abbia un livello etico superiore, o fossi stato un seguace di Serge Latouche o cose simili. Semplicemente io da piccolo guardavo Carosello.

Qui ritorno su un punto ribadito molte volte (anche qui!) che pare che né i politici che si lamentano dell'astensionismo, né certi esperti di tecniche di comunicazione, né alcuni - ma non tutti - gli artisti l'abbiano capito. Vale a dire che il messaggio che loro inviano non viene letto con i codici interpretativi che loro usano per crearlo; questo magari i più esperti lo sanno e immaginano anche i codici interpretativi dei riceventi. Ma "lanciato il messaggio nell'etere" ci possono essere dei riceventi con altri codici che lo interpretano in modo imprevisto da chi lo emette.

Per me Carosello è stato così.

A quei tempi c'era solo la RAI e le trasmissioni televisive erano “ordinate”. Mi spiego:

Quando nel 1984 andai per la prima volta negli USA notai che le loro trasmissioni erano “disordinate”: piene di interruzioni pubblicitarie, ma non solo, interruzioni anche per annunciare la trasmissione che sarebbe andata in onda dopo quella in corso... anni dopo le TV italiane si adeguarono. Invece, quando ero piccolo, i telegiornali erano telegiornali, gli spettacoli erano spettacoli e la pubblicità era contenuta in trasmissioni apposite.

Carosello era la migliore di queste. C'erano mi pare cinque o sei spezzoni, uno per prodotto ed ogni spezzone doveva avere un certo numero di secondi, non ricordo quanti ma intorno al minuto, senza citare il prodotto; ne sguivano altri, ma meno, dedicati a reclamizzarlo.

Molto spesso, questi momenti senza citare il prodotto erano cartoni animati creati ad hoc – celebre i coni

antropomorfi della Lavazza – o siparietti con attori famosi: ricordo Cesare Polacco che risolveva in pochi secondi enigmi polizieschi, Aldo Fabrizi che litigava con se stesso travestito da donna ecc... e ricordo poi un'animazione con oche vive (davvero??) che reclamizzavano una cera per pavimenti...

Immagino ora che l'intento dei pubblicitari fosse quello di rendere “riconoscibile” e famigliare il prodotto.

Su di me, che non compravo ancora ma imparavo a conoscere il mondo con la sua semantica, aveva un altro effetto: interpretavo il messaggio pubblicitario come carico di un'ironia che il filmino precedente suggeriva .

il “prodotto” sarà anche una cosa bella e utile, però non è una cosa seria, è solo uno gioco, non una cosa importante, da impegnarsi più di tanto... esageruma nen!

Probabilmente i guru della pubblicità hanno tolto questa trasmissione per rendere più serio e desiderabile il mondo dei consumi, messaggio già veicolato attraverso altri spettacoli (esempio i film in cui si vedeva l'american way of life come modo “normale” di vivere e chi non lo fa è “ancora in ritardo”). Questo probabilmente ha avuto effetto sulla generazione precedete e sui miei coetanei che non hanno avuto la "cura" dell'ironia di Carosello come ho avuto io.


giovedì 21 novembre 2024

Canzoni su Youtube che fanno ridere (hit parade)

 Avevo già accennato qualcosa in questo post a proposito della comicità musicale. Qui riprendo il discorso, ma allargandomi anche oltre i confini del Piemonte

Ricordo, come avevo accennato in questo testo, che quando un autore crea un'opera, quest'opera viene interpretata dai fruitori secondo i loro codici di lettura che non corrispondono ai codici di colui che crea il "testo". Testo in senso lato, che può essere quadro scultura film brano musicale. 

In  questo senso si legge la mia hit parade delle canzoni che fanno ridere al 21/11/2024

1) Angoscia metropolitana di Claudio Lolli

In quel disco (Aspettando Godot) Claudio Lolli aveva fatto canzoni poco allegre. "Michel"per esempio era veramente triste, ma "Angoscia Metropolitana" era di una tristezza così esagerata, quasi sguaiata, da diventare comica. Almeno quando avevo sui 15/16 anni ed ero un po' giù, la ascoltavo per ridere. La nemesi mi punì: verso i 27 anni ebbi una breve storiacon una ragazza. Dopo, quando tutto era finito, ho saputo che un comune amico l'aveva soprannominata "Angoscia metropolitana". Se l'avessi saputo prima che iniziasse...

2) California Dreamin' ma in questo video. La canzone di per se non fa ridere, ma per chi, come me, è stato in Russia e non come turista, questo video è pieno dettagli di comicità a volte veramente sottili, come per esempio i cetrioli in salamoia

3) 5 maggio messo in musica in questa versione. La poesia mi piace molto, ma l'idea di musicarla mi sembra cretina. Con questa musica anche peggio che cretina, però mi fa ridere...

4)  La me Panda perd i toc cover della nota canzone di  Ivano Fossati e siamo tornati al Piemonte comico.

5) L'è de Albì analoga alla precedente, ma in dialetto bergamasco che fa una cover di una canzone ben nota!


mercoledì 6 novembre 2024

Voglia di lavorare

 Ho notato che da un po' di tempo su linkedin, ricorre, a volte con la giusta ironia, a volte con protervia ignoranza (ma evito di seguire costoro) la frase

“I giovani non hanno voglia di lavorare”

Come “giovane di lungo corso” mi sento interpellato a dire la mia. Due premesse:

  1. essendo finito, mio malgrado, in quello che allora si chiamava “terziario avanzato” ho lavorato in contesti più flessibili, cioè meno tutelati, di quelli cha avevano molti della mia generazione.

  2. la frase me la sono sentita ripetere tante volte da quelli della vecchia generazione. Questa generazione erano bambini sotto il fascismo. Il fascismo per farne forti combattenti ha creato per loro la O.N.M.I. (opera nazionale maternità e infanzia) la G.I.L. (gioventù italiana del littorio) con conseguenti visite mediche, olio di fegato di merluzzo, bagni elioterapici, educazione fisica, ma al momento di essere utilizzabili per ampliare e direndere l'impero, il regime fascista era (fortunatamente!) finito. Costoro hanno fatto la ricostruzione, cioè catastrofi ecologiche e debiti a nostro carico. (ne scrivo qualcosa qui).


Chi di questi ci rimproverava, aveva lui stesso voglia di lavorare? Se sì, chissà perché allora molte categorie sono andate legalmente in pensione con 19 anni 6 mesi ed un giorno? Altri, illegalmente, si sono fatti dare false pensioni di invalidità. Illegalità allora tollerata. Ma anche nei casi "migliori", bastavano 35 anni di contributi oppure 60 anni di età per i maschi o 55 per le femmine per avere la pensione.

Questi vecchi, e anche certi miei coetanei, avano voglia di lavorare? Sì, ma analizziamola questa voglia. Avevano quelle che Kenneth Wayne Thomas nel suo testo chiama “motivazioni estrinseche”. Più lavoro più opportunità di oggetti che in qualche modo sottolineavano uno status: auto più importanti, vestiti più eleganti (soprattutto per la madama) cartoline spedite da luoghi di vacanze e diapositive di viaggi ecc... Oppure, come spiega Manzoni nei “Promessi Sposi” che io riprendo in questa ri-lettura ad uso manageriale, quando la Monaca di Monza si trova ormai in convento contro la sua volontà

Qualche consolazione le pareva talvolta di trovar nel comandare, […]  nel sentirsi chiamar la signora; ma quali consolazioni!

In questo caso avremo una pianificazione di carriera a tanti micro scalini di piramide, perchè la sensazione di salirla diventasse la motivazione.

Io

  • che non credevo molto nel consumismo
  • che vedevo nello sviluppo del software un lavoro non produttivo se gerarchizzato (questo ben prima dell'agilemanifesto e tutto quello che in questi vent'anni si è detto) e non produttivo se si superavano le otto ore giornaliere da un lato e se queste ore erano troppo interrotte e distratte dall'altro...

 passavo per uno che non aveva voglia di lavorare.

E se invece avessi avuto bisogno di motivazioni intrinseche? (oltre alle giuste tutele?)


mercoledì 16 ottobre 2024

La sindrome di "Gianni"

 

Ho già scritto di un ex-collega in questo intervento. Ovviamente non ho citato il nome e cognome, e non sono sceso in dettagli per descrivere tutte le sue malefatte che la sua ideologia descriveva come azioni utile e positive.

Ora parlo di un altro ex collega usando un nome molto comune per cui non dovrei avere problemi di privacy.

Era collega in quanto dipendente della stessa ditta, ma io, come la maggior parte del personale, ero dedicato allo sviluppo del software, lui si occupava di cablaggi. Un ragazzo che si impegnava molto, ma non sempre dava segni di acume mentale.

Una volta, nel 1988, dovemmo recarci, con altri colleghi, per un paio di settimane presso un cliente alla periferia di Udine.

Eravamo in trasferta a piè di lista con un massimale. Ognuno compilava la propria nota spese, ma alloggiavamo nello stesso albergo ed andavamo a mangiare insieme. 

I nostri pasti erano sempre al di sotto del massimale aziendale, ma mangiavamo bene. Obiettivamente nelle trattorie della zona il rapporto qualità prezzo era valido, forse perché prima della caduta del muro da quelle parti c'erano molte caserme e di conseguenza una gran concorrenza tra le trattorie.

Una sera però decidemmo di alzare il livello del cibo ed andammo fino a San Daniele a mangiare “Al Cantinon”. Un livello un po' superiore del solito. Totale diviso sei, poiché eravamo in sei. Sei ricevute uguali nelle singole voci e nel totale. Ogni conto superava di circa mille lire il massimale.

Se in ditta, vedendo che le altre volte eravamo stati sempre molto sotto avessero “chiuso un occhio” avrebbero fatto bella figura. Se avessero voluto che le quasi mille lire in più fossero state di tasca nostra, nel 1988 mille lire non erano già più un granché (un litro di benzina costa almeno 1300 lire!). Veramente non ricodo cosa sia poi successo.

Invece cosa fece Gianni? Dicendo “non voglio far la brutta figura di fare vedere che non sto nel massimale” Fece due assurdità:

  1. ha bianchettato e corretto il totale della nota spese per renderlo uguale al massimale (e si vedeva bene il bianchetto!)

  2. ha lasciato inalterate le singole voci per cui il conto era sbagliato.

Ora, sentendo certe "narrazioni" piene di autobiografismi, sia sui social, sia nei racconti personali, mi pare che la sindrome di Gianni sia abbastanza diffusa.

Invece di fare “quadrare i conti” in modo ridicolo non sarebbe meglio lasciare che la realtà emerga per quello che è stata?  

Poi se c'è da mettere mille lire, meno di un litro di benzina, metterle!  Oppure sperare che in ditta per una volta lascino correre!!

giovedì 10 ottobre 2024

Piemonteis = Badola ?

 Recentemente ho assistito ad un concerto / show dei gruppo Trelilu.

Inutile sottolineare a ingresso gratuito.

Inutile sottolineare che a parità di 3, ho gradito di più le varie esibizioni dei Tre martelli.

Con tutto ciò li ho trovati musicalmente molto validi.

Mi domandavo “perché usare una tale abilità musicale per delle canzoni sostanzialmente cretine?


Eppure il piemontese ha una ricca tradizione nel settore comico: nel settecento visse a Torino padre Ignazio Isler, che sicuramente fece prediche ed esortazioni morali, ma di lui si ricordano solo testi burleschi

Di recenti ricordiamo i comici Carlo Artuffo, Macario e Gipo Farassino veramente bravo quando riprendeva Artuffo o in monologhi quali quello dell'ubriaco, un po' meno quando voleva dire cose serie.

Ricordo meno piacevolmente tal Roberto Balocco, una comicità che non apprezzavo, ma altri piemontesi (adulti) apprezzavano.

Fori dal settore "comico",  di testi piemontesi con meno di 100 anni, a parte le poesie piagnisteo che rimpiangono il tempo perduto fatte da certi hobbisti, ricordo solo alcuni testi validi di NinoCosta.

Brofferio, le raccolte di Nigra e di altri cultori della tradizione - vedi i Tre Martelli - sono tutte cose che risalgono all'800 o ancor prima.

Possibile che di una parlata (non sto qui a discutere se lingua o dialetto) in cui è sorta la famiglia religiosa che in pochi anni è diventata una delle più grandi della Chiesa cattolica - Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice - in cui è stata fatta l'Unità d'Italia (lasciamo perdere se “nel migliore dei modi possibili...) ed è avvenuta una buona percentuale della rivolizione industriale, oggi serva solo per passare una serata di comicità?

venerdì 4 ottobre 2024

Gentrification democratica di Mirafiori Nord - 2 puntata

 Il lavoro degli studenti/docenti del Cottini è proseguito.


Sono state dipinte due facciate di quelle colonnette e camminando lungo la cancellata del liceo a passo sostenuto, guardando in quella direzione, si vede un bell'effetto di volti che si trasformano.

Tornando a quanto scrissi qui, se il Comune non ha le risorse per gestire il proprio patrimonio, quali sono le alternative? La più facile è “privatizzare” ma

  1. Un privato mette il denaro se ne vede un utile. Qui non è molto chiaro come vengano fuori gi utili

  2. Passare dal “comunale” al “privato” è un degrado; si perde la “pubblica utilità”: Tra il “comunale” (o statale o regionale o che dir si voglia) e il “privato” vedrei bene il “pubblico” cioè al servizio della comunità, indipendentemente dal possesso

Sul lato Est di corso Agnelli, il comune ha ceduto un terreno alla Reale Mutua Assicurazione per farci un dopolavoro e noi abitanti del luogo non solo non ne usufruiamo, ma siamo stati privati di aree di sosta per le auto, perché non sono stati costruiti parcheggi pertinenziali, e ci dobbiamo spesso ascoltare suoni indesiderati fino a tarda sera.

Ma per attivare il punto 2 occorre l'esistenza di soggetti locali in grado di gestire la cosa. Ok, qualcosa c'è:

Il Lieceo Cottini succursale, è un soggetto attivo sul territorio. La seconda domenica del mese al posto del mercato coperto (oggi spostato nelle vie laterali, per lavori ) si tiene un mercatino dell'usato. Uno spazio ATC di via De Canal ospita degli Scout (alternativi all'AGESCI della parrocchia)


I locali di un centro anziani di via De Bernardi sono affidati ad un centro “In famiglia”.... ma lo spazio inutilizzato è ancora molto e i giardini mal tenuti pure. Nella cosiddetta "società liquida" è difficile il formarsi di soggetti locali (ma questo discorso sarebbe troppo complesso)

Quello che mi colpisce di più è la sala Mario Operti sotto la chiesa del Redentore. Su una vecchia pagina del comune si trovava che veniva affittata a 23 euro l'ora. Se fosse stato vero l'avrei affittata per 2 ore per il mio compleanno e tenuto uno show di fisarmonica così chi voleva farmi un regalo mi ascoltava 😂. Ma era un dato vecchio.

Ora ho visto togliere la scritta Mario Operti ed iniziare dei lavori. Sarebbe interessante che fosse nuovamente utilizzabile!

venerdì 27 settembre 2024

"Gentrification democratica" di Mirafiori Nord - 1 puntata

 

Alcuni giorni fa, vidi davanti al Liceo Artistico Cottini succursale,


dei ragazzi – immagino studenti del liceo - ed adulti – immagino docenti, dipingere le colonne del parco nel piazzale antistante. Pochi giorni prima, tramite un elevatore, era stato dipinto un murale sulla parte alta del liceo stesso.

Anche anni prima erano stati fatti murales nei dintorni. Un bel modo di ravvivare la zona.

Su questo tema vorrei aprire un discorso che temo un po' lungo.

Si parla spesso dei borghi, piccoli paesi in fase di spopolamento e di come ravvivarli. Intento lodevole, ma anche la zona a nord di Mirafiori a Torino (dove appunto abito e si trova il liceo) è una zona in declino o almeno in una trasformazione di cui ora vedo solo effetti negativi.

Non sto a dire delle case ATC che sono spesso occupate da abusivi, né di quelli che parcheggiano i loro camper/furgoni lì vicino scatenando vere guerre tra poveri.

Non sto a parlare della “FIAT che chiude” perché spesso chi lavorava in Fiat arrivava da fuori e se ne tornava a casa appena finito l'orario di lavoro. Il legame tra residenza e territorio è spesso fragile. Io mi sento abitante di Mirafiori Nord solo da quando sono in pensione: le mie giornate erano in altri luoghi. Non so esattamente quanti erano i dipendenti Fiat di Borgo Cina, ma quelli che c'erano, ora sono vecchi in pensione da anni.

Sta di fatto che intorno al 2000 c'era il progetto Urban  e in zona sono state fatte cose molto interessanti. Ma ora le fontane di Piazza Giovanni XXIII sono spente da anni, nell'anfiteatro antistante il Cottini, in cui nelle sere estive si erano esibiti in molti, tra cui gli Inti Illimani e LouDalfin,da un po' non si esibisce più nessuno. Spazi pubblici inutilizzati: ex-tiro con l'arco in cui tra le erbacce si vede solo il denigrante cartello “Città di Torino”; due ex-bocciofile che nessuno vuole/ sa come riciclare; edificio con la scritta Centro Lavoro Torino chiuso da tempo; parchi potenzialmente belli ma poco curati.

Che in certe condizioni i luoghi si trasformino e la fase di trasformazione non sia sempre indolore, mi sembra ovvio. Che la prosperità dei luoghi dipendano da eventi di altri luoghi mi sembra importante da tenere in considerazione: non solo il turismo dipende dalla ricchezza altrui, ma anche i “borghi di montagna” sono tenuti in vita da pendolari che lavorano in fondovalle ma risiedono lì.

Il problema è che qui si vedono “rovinare” degli spazi pubblici, e cioè determina una costo per la collettività, ma il Comune stesso non ha le risorse per evitare il degrado dei suoi stessi beni.

Come uscire da questo circolo vizioso?

Riprenderò a chiacchierare su questo in altri post. Per intanto un applauso a docenti e studenti del liceo Cottini.

lunedì 23 settembre 2024

Chi è il primo?

 

Non sono riuscito a trovarlo su internet, ma ricordo benissimo un articolo tra l'ironico ed il tragico di Luciano De Cresenzo in seguito alla guerra delle Falkland/Malvinas. Paragonava quei luoghi dal clima inclemente alla sua temperata ed amata Capri. Calcolava i soldi spesi per contendersi quei luoghi poco attraenti e sosteneva che si sarebbe potuto comprare, non ricordo se tutti gli immobili o i terreni o che alte percentuale di essi nella migliore Capri.

Ricordo che Manzoni, non privo di conoscenze economiche di stampo liberale, nel descrivere la cattiva situazione del ducato nel 1628 cita di sfuggita “lo sciupinio” naturalmente collegato con le spese militari. Analizzo qui con qualche frase in più questa veloce asserzione che i prof di lettere solitamente non sottolineano.

Oggi sentiamo parlare di lancio di droni, di razzi ecc... cose che costano. Sappiamo che in certi stati le fabbriche di armamenti sono a pieno ritmo, e altri stati, tra cui la serva italia, progettano di aumentare le spese per la cosiddetta “difesa”.

Essendo che questi soldi li sborsa lo stato, da dove li prende, se non aumentando le tasse e/o riducendo le spese solitamente a carico dello stato: sanità, ordine pubblico, infrastrutture di base?

Prima ancora che l'arma colpisca l'avversario, ha già ucciso il compatriota, non dandole l'assistenza medica perché i soldi necessari sono andati per fabbricarla. Prima ancora che il razzo abbia abbattuto il ponte del nemico, ha già abbattuto il tuo perché il suo costo ha impedito la manutenzione del tuo e così via...

mercoledì 11 settembre 2024

Canzone triste, beati loro !

 

Domenica scorsa sono stato alla festa del PD perché speravo di incontrare Fausto Amodei. Non pensavo che alla sua età (90) partecipasse ancora ad incontri pubblici. Infatti lui non ha potuto presenziare per motivi di salute, ma Carlo Pestelli ha interpretato molte canzoni legate alla storia di Cantacronache.

Su un punto ho avuto un rigurgito. La “canzone triste” con testo di Italo Calvino e musica di Sergio Liberovici

Una coppia appena sposata faticava a trovare momenti di convivenza e intimità a causa dei turni di lavoro che li occupavano con orari diversi. 

Bello che i borghesi illuminati si commuovessero per le difficoltà anche affettive delle classi subalterne!

Però la situazione mia e di mia moglie nella primavera del 1991 (sposati nel settembre del 1990) era peggiore di quella di quei due personaggi 

“Soltanto un bacio in fretta posso darti / bere un caffè tenendoti per mano.” dice la canzone. Noi nemmeno quello.  Io avevo un lavoro che mi faceva stare in trasferta tutta la settimana. Arrivavo a Torino il venerdì sera e ripartivo il lunedì mattina. Sabato lei lavorava dalle 8 alle 12. Non che la mia trasferta fosse dettata da voglia di carriera, o che mi dessero qualche “benefit” per il disagio. Mi pagavano giusto vitto e albergo, ma non la telefonata a casa (non esistevano i telefonini nel 1991). Non avevo alternative.

Nel 1980, per motivi che non sto a rievocare, ero finito nel cosiddetto “terziario avanzato”. Un modo di lavorare completamente diverso da quello della fabbrica/ufficio tradizionale, ed in questo nuovo contesto potevano sorgere, e sorgevano, forme di sfruttamento molto più sottili, sempre peggiorate nel corso del decennio della "Milano da bere".

Ma né il sindacato né la sinistra tradizionale si accorgevano di quello. Loro vivevano orientati ad un “operaio” tradizionale nella grande fabbrica o all'impiegato nella pubblica amministrazione. Non si accorgevano che da allora in poi i nuovi posti di lavoro sarebbero sempre stati più simili a quelli della “software house”?

Per questo se da un lato la destra propone schifezze inaccettabili, arroganza, volgarità, difesa dell'illegalità (es. condoni) e privilegi, insomma non è un interolocutore da prendere in considerazione, non è che la sinistra sia il punto di riferimento per la difesa dei tuoi diritti, per sperare in un domani migliore ecc... Loro contavano le "tessere" che erano sempre meno e si lamentavano che i giovani erano disimpegnati. Ma che ti tesseravi a fare se i tuoi problemi non venivano presi in considerazione? e il ciclo si chiudeva.

Un dettaglio: la canzone dice anche “Lei s'alzava all'alba/prendeva il tram,” e “Mattina e sera i tram degli operai...” Beati loro che per raggiungere da casa il posto di lavoro avevano il servizio del trasporto pubblico locale. Noi spesso dovevamo usare la nostra auto, non più uno strumento di benessere o simbolo di avanzamento sociale com'era per i nostri genitori (poco più che coetanei di Fausto Amodei) ma un costo in più, un fattore di rischio e di stress!!

mercoledì 4 settembre 2024

Esageruma nen, Monsù Brian Tracy!


 

Ho terminato di leggere “Focal Point” di Brian Tracy.

Avevo messo questo e-book sul telefonino da leggere nelle code alla CdC (per visite mediche ma soprattutto prenotare o attendere referti dei genitori) e comunque riempire altri momenti di attesa.

Il periodo tra l'inizio e la fine della lettura è stato quindi piuttosto lungo.

Ci sono alcuni consigli di buon senso.

In certi momenti mi sono pure incavolato, quando spiega che nell'attività lavorativa occorre badare di più al valore che si produce piuttosto che allo sforzo e al tempo che si impiega nell'attività. Ovvio, ma nella mia carriera ho anche avuto un capo come quello citato in questo post, che perdeva tempo lui - chissenefrega, per lui il “sacrificare” 10/12 ore in ufficio era un “merito” - ma faceva perdere tempo a collaboratori e clienti!

Qua e là ci sono frasi carine da estrapolare.

Ma il tutto è farcito da un linguaggio da imbonitore a volte fastidioso e a volte ridicolo.

È vero che è molto importante un certo ordine in quello che si sta facendo, ma non è che scrivendo tutti le cose di tuo interesse/pertinenza e mettendo una X a fianco di quella prioritaria risolvi chissà che!

 Non tiene conto della complessità della vita e in qualche modo insinua sensi di colpevolezza nel non riuscire. Non dico Seneca, ma anche Machiavelli con il suo “virtù e fortuna” erano più realisti.