mercoledì 14 dicembre 2022

The Myth Of Meritocracy– mia ultima lettura

 

Ho terminato la lettura di THE MYTH OF MERITOCRACY. 


L'ho letto in un lasso di tempo molto lungo, sullo smartphone nei tempi di attesa (tram, dentista ecc...) e il testo è in inglese. Ammetto di essermi perso qualcosa. Alcune considerazioni.

  1. Non sapevo l'origine del termine “meritocrazia” che alcuni usano come avesse un senso ovviamente positivo, mentre qualcuno più saggio ha qualche riserva (cliccare qui dal minuto 2e 50 secondi): Ebbene questo termine deriva da un racconto distopico

  2. La situazione descritta è orientata al mondo inglese. In particolare i valori statistici sono legati a quella nazione. Con le dovute differenze – sistema scolastico, governi che si sono succeduti, ecc... - la situazione italiana non è molto diversa.

  3. Verso la fine ci sono due critiche alla sinistra, che non spostano ovviamente a destra le simpatie dell'autore e del lettore. Critica la divisione: sinistra ci prendiamo le battaglie culturali (anti-razzismo, LGBT+, femminismo, ecc...) e la destra si prende l'economia

  4. L'altra critica è all'idea dei New Labour di puntare sull'uguaglianza di opportunità. Questa è molto utopica, perché sorge da una visione astratta della vita. Non è come una roulette che non ha memoria dei risultati passati (nonostante i cretini che giocano i “ritardi”) ma tiene conto di tutta una storia personale accumulata. Lo stesso “treno che passa” uguale davanti a tutti, ci sarà chi riuscirà a salire facilmente e chi no.

  5. L'altra cosa che mi ha colpito molto, è spiegata nelle ultime pagine. L'ideologia dell'american dream - ma che ha coplito anche oltre oceano - secondo la quale ci sono opportunità per tutti, basta impegnarsi e saperle sfruttare, fa sì anche il povero si senta “temporaneamente” povero, il disoccupato “temporaneamente” disoccupato, e così via. Questo fa sì che non si cerchi un'uguaglianza nel soddisfacimento dei bisogni basilari, ma addirittura il poveraccio guardi con sospetto la progressività fiscale (che lo aiuterebbe) temendo che “se un giorno diventassi ricco...”


giovedì 1 dicembre 2022

Manifesto per un altro PD

 Riporto qui quanto ho scritto a chi chiedeva adesioni a quel manifesto.

Premessa: una mia “posizione politica” risale a quando avevo 12 anni, 1968, affascinato delle immagini televisive di chi protestava contro la guerra in VietNam, per i diritti civili e nello stesso tempo sconvolto dai carri armati che entravano a Praga. Vedevo nei giovani praghesi la stessa bellezza che trovavo in quelli americani o i "contestatori" francesi. Quindi di sinistra, ma pesantemente antisovietico. Con varie “sfumature” e diverse valutazioni causate dalle esperienze personali e i diversi contesti susseguitisi in questi 54 anni, la mia visione politica è sostanzialmente quella. Quante volte mi sarebbe piaciuto essere tedesco, svedese, inglese, francese per avere una sinistra non egemonizzata da un partito filo-sovietico! Come non potevo essere interessato al Manifesto per un altro PD letto (in copia non mia, lo ammetto) su “IL FOGLIO” ?


Alcuni punti mi trovano d'accordo, altri meno

Essere il partito dei lavoratori significa esserlo di tutti, anche delle partite Iva e dei lavoratori autonomi. Finalmente! Io iniziai a lavorare nel 1980 presso una software house, pur con un regolare contratto prima commercio, poi industria, ma mi accorsi come il terziario avanzato riusciva ad eludere tanti dettàmi che avevano migliorato le condizioni dei lavoratori, e nel contempo di come i sindacati e la sinistra se ne fregassero, pensando ad un “operaio” che stava, in percentuale, scomparendo rispetto ai lavori che stavano sorgendo. Quindi aggiungerei anche i lavoratori dipendenti delle piccole aziende.

Populismo penale? Una forza di centrosinistra non può permettersi derive forcaiole e giustizialiste. OK

Il PD è l'unico partito che ha una comunità politica sul territorio e merita un gruppo dirigente adulto e coraggioso. Boh?

Serve attenzione per contrastare l'approccio polacco all'Unione, per impedirne le conseguenze peggiori. Non sono uno stratega. Mi sembra solo che l'approccio “salviniano” non sia dei più furbi.

Sbaglia chi si mobilita per la pace senza qualificarne in alcun modo le condizioni in capo all'aggressore. Certo, ma occorre anche non essere ingenui e tenere conto che la guerra conviene a molti

L'esperienza di Draghi ci ha insegnato che l'aumento della produttività aiuta la lotta alle disuguaglianze. Cosa si intende per produttività? Se è il rapporto tra beneficio e “sforzo” per ottenerlo sono d'accordo. Se si pensa che sia meglio favorire i settori biomedico, informatica e telecomunicazioni, etc... piuttosto che proteggere bagnini e pizzaioli sono assolutamente d'accordo. Se ce lo ha insegnato l'esperienza di Draghi, non saprei. Comunque usando astrattamente la parola produttività si possono fare cose “molto” di destra!

Non c'è produzione di ricchezza senza imprese, valorizzazione dell'iniziativa, del talento e del sacrificio. Mi ricorda un fatto meglio raccontato in piemontese. Un avvocato stava facendo la sua arringa e l'imputato lo interrompe urlando, “Avvocato, la faccia più breve, altrimenti perdiamo la causa!” Mi sarei fermato alla parola iniziativa, magari aggiungendo “e del rischio” ma trovo ambigua la parola “del talento” e orribile “del sacrificio”. Tutto l'antico testamento è un'invettiva contro coloro che “sacrificano agli dei” (lo ribadisce anche Massimo Recalcati!) Molti martiri cristiani furono uccisi perché rifiutavano di sacrificare. Quando i barbari saccheggiarono Roma, alcuni patrizi videro come causa di questo scempio, l'aver smesso di “sacrificare” alla divinità. Agostino, nel “De civitate Dei” contesta quest'affermazione dicendo che Roma era diventata grande, non per i sacrifici ma per la “virtù” dei romani antichi. Detta in termini terra-terra quando io scelgo un prodotto/servizio i parametri che mi muovono sono la mia necessità e la qualità offertami, cioè la virtù di chi capisce la mia necessità/ interpreta il mio gusto. Non mi interessa quanto il fornitore abbia “sofferto” anzi, se so che ci sono condizioni di lavoro di sfruttamento o pericolosità, tendo ad evitare quel prodotto/servizio. Non mi faccio mai portare i pasti dai “delivery” per dire. Su questo punto mi trovate fermamente contrario.

Un partito vince se ha un'identità forte e viene percepito come autentico il suo “per”, non solo il suo “contro”. Infatti la DC nel primo dopoguerra aveva al suo interno gente di sinistra di area sindacale, monarchici, liberali, conservatori, tecnocrati progressisti... e vinceva perché era l'argine al PCI. 😂  Con tutto ciò, sapere cosa si vuole, è meglio. Il controesempio fatto sulla DC funzionava anche per la legge elettorale proporzionale con preferenze.
 
Cordiali saluti e buon lavoro!

mercoledì 19 ottobre 2022

Proposta di riforma costituzionale

 

Avevo notato che la nostra Costituzione, a differenza delle “Leggi della robotica” dei romanzi di Asimov, non dà una priorità referente ai suoi articoli, del tipo, “vale il principio/la norma xxx a meno che non contravvenga con quanto espresso nell'articolo N” Non essendo un giurista non so né se i Padri Costituenti si sono posti questo problema né se la Corte si sia mai trovata davanti ad un dilemma simile. Da semplice cittadino, mi sono accorto che l'articolo 75 sul “quorum” dei referendum può intaccare il diritto alla segretezza del voto previsto dall'articolo 48.

Se avessi avuto tempo mi sarebbe piaciuto scrivere un e-book dal titolo “La Costituzione vista da un hacker” per continuare la collana “Kamasutra per la terza età” e “Il Santo Evangelo Meditato da un Bottegaio” ma mi sono arenato con questo e ora ne ho iniziato altro molto impegnativo

Ho solo riletto la Costituzione e l'ho trovata veramente bella. Con tutto ciò proporrei una piccola modifica semantica, e non mi riferisco all'uso del termine “etnia” al posto del termine “razza” nell'articolo 3.

Vengo al punto: le leggi che regolano i permessi parentali sono ovviamente conformi con l'articolo 37 comma 1, ma recentemente vanno oltre, cioè anche i padri hanno diritto al riconoscimento del loro impegno nella cura dei fanciulli. Quindi la mia riforma sarebbe, da un lato per ribadire l'articolo 3 sull'uguaglianza dei cittadini e dall'altro per evitare che si “torni indietro” nel coinvolgimento dei padri.

La mia proposta sarebbe di spezzare il comma 1 in due commi. La prima frase lasciarla così com'è, ribadisce solo l'articolo 3 nel dettaglio del rapporto lavorativo.

La seconda proposizione la metterei all'incirca così:

Le condizioni di lavoro devono consentire l'adempimento delle essenziali funzioni familiari e assicurare ai genitori e al bambino una speciale adeguata protezione.


sabato 8 ottobre 2022

Clavais potrebbe diventare una fisarmonica? (parte 3)

 Da quel che ho scritto qui e qui e poi anche qui non amo molto Clavais, non tanto per il paese che è uno delle centinaia di bei borghi italiani, nè per i villici, per lo più brava gente, anche se ormai poca, ma per quello che si evince dai link citati ed anche altro che non sto a raccontare.

Come non ho amato la fiscarmonica, ma visto che la tecnica ce l'ho, tento di valorizzarla (non riuscito al 100% ma insomma...) così mi domado: per il 50% di casa di Clavais, potrei tentare un discorso analogo? Ci sono però alcune differenze.

Gli anni sabbatici

Con la fisarmonica sono stato praticamente una quarantina d'anni senza toccarla. Sedimantazione possibile anche per Clavais?
Una prima serie di anni sabbatici l'avevo già fatta. La mia prima estate a Clavais fu nel 1957 Da allora mi mandavano ogni anno da fine giugno fino verso il 25 agosto. Nel 1975 esame di maturià e vacanze a Montegrosso d'Asti - Refrancore a trovare dei compagni: beve distanza, ma vacanze da solo, cioè senza famiglia, nè organizzazione istituzionale. 1976: terremoto, volontario a Gemona, ma mi sono fermato lì, non ho superato il Tagliamento. Tornato a Clavais, per le vacanze estive (ma solo di due settimane) nel 1990. In effetti i primi anni dal 90 in poi, sono stati simili al ritorno alla fisarmonica. Ma pian piano tutta una serie di 🤮da rana bollita di Chomsky me l'hanno fatta nuovamente disamorare. Ultimamente sono stato con degli amici, che non conoscevano il Friuli. Piacere di stare con loro, ma avremmo potuto stare benissimo insieme anche in altri luoghi. Avrei bisogno di qualche anno sabbatico. Ma ho 66 anni. Fatti gli anni sabbatici, almeno un paio, tra qualche anno, sarò ancora vivo? E comunque nelle condizioni di andarci?

Il tempo che mi rimane

A 66 anni non imparo a suonare la tromba, valorizzo quello che so. Mi accorgo che il tempo che mi rimane è poco e ci sono molte cose che mi interessano. Clavais è uno spreco di tempo. Se devo fare turismo, ci sono molti altri luoghi in cui vorrei andare e molti a meno di 600km di distanza  (Clavais dista 600km da dove vivo)

I costi economici

Oltre ai costi fissi, i costi per la manutenzione ordinaria ed i costi per raggiungere il luogo, si dovrebbero fare opere di manutenzione straordinaria. Anni fa pensavo che sarebbe stato bello rendere la casa "riscaldabile", cioè accessibile non dico da passarci l'inverno, ma almeno da non gelare a ottobre o giugno. Occorrebbe una stufa più decente di quella che c'è, utile appena per togliere l'umido quando fa qualche temporale ad agosto, o mettere degli infissi migliori.Ma c'è stata la mazzata del superbonus 110%. Nessuna impresa disponibile ed altre difficoltà ad usufruirne. Ora, se vuoi fare qualche cosa anche senza suberbonus, i costi sono inaccessibili. . Tra l'altro, con l'andazzo che c'è in altre regioni, quella stufa lì non la potrai neanche più utilizzare e con i soldi di una eventuale nuova, ti paghi altre vacanze! A 66 anni e con tanti luoghi in cui vorrei ancora andare, ammesso di avere dei soldi da spendere in "ferie", di mete che vorrei raggiungere ce ne sono molte!

Che farne?

Vendere, ovviamente!  Ma, anche se il consiglio di famiglia fosse miracolosamente d'accordo, ci sarà qualcuno che la vuole comprare? Come ho già scritto, le case da barbecue non vanno più molto, ma quella, con 4 camere da letto e tutto il resto, non va bene come casa da barbecue: sarebbe una casa da viverci una famiglia numerosa. Peccato che quale famiglia numerosa vivrebbe oggi lì? Poi chi se la prendesse, anche se la regalassi, avrebbe molti lavori da fare, non credo che qualcuno la voglia.

Quando lo scorso anno c'è stato il caso delle lanterne verdi, stavo proprio male al pensiero di pagare per tenere una casa vuota mentre altri morivano di freddo. La casa a Clavais, come ho detto non sarà stata ben riscaldata, ma meglio che all'adiaccio tra Bielorussia e Polonia! Poi quando ci sono stati i primi profughi dall'Ucraina, ho subito segnalato che la casa era a disposizione (se altri del consiglio di famiglia non fossero stati d'accordo, sarebbero stati loro a negarla) Non è stata necessaria, purtroppo! Ma c'è molta gente al mondo (Libano, Siria) che piuttosto che languire nei campi profughi potrebbero accettare quella casa. In più un'associazione umanitaria penso che avrebbe più mezzi anche per rendere "vivibile" quella casa! Sì, mi piacerebbe darla a qualche associazione simile, ma c'è un problema: che se ciò accadesse, allora a Clavais vorrei esserci anch'io.

martedì 20 settembre 2022

Due parole chiave per i politici ed un consiglio-

 Voterò. So per certo per chi non voterò, non so bene per chi votare. Vi sono schieramenti a cui sono contrario al 100% altri di cui condivido le posizioni al massimo al 49%  Non mi sento molto rappresentato: per questo, a maggior ragione, non credo nella soluzione che casca dall'alto, nel politico capace, ma le soluzioni devono venire dal basso e la classe politica deve sapere valorizzare l'impegno dei cittadini. Premesso questo "elogio della sussidiarietà" aggiungerei due parole chiavi 

ThatcherTest 

Ho incontrato questa "locuzione" nel già citato articolo di Ugo Arrigo del 2012 sul'argomento TAV. Non mi dilungo oltre. Proporrei di usare lo stesso metodo per tutti grandi progetti con un ritorno degli investimenti molto rischioso e lontano nel tempo. Si propone il ritorno al nucleare. OK, ci sono dei privati che vogliono rischiare? Se sì, si proceda: lo Stato si limiterà a controllare l'impatto ambientale, il rispetto delle norme di sicurezza, ecc...: se sei liberale lo stato non deve spendere soldi ma lasciarli ai ceti produttivi; se sei socialdemocratico, lo stato spende soldi per i servizi di base (scuola sanità welfare) come forma di redistribuzione. Altrimenti sarai un faraone (piramidi), un imperatore Ming e precedenti (grande muraglia)  un re ancient regime.... ma sei fuori dal gioco democratico.
 

 Ius Scholae

 La reputo una scelta di civiltà e molto sensata. La tua nazione non è dove sei fisicamente nato, ma dove hai fatto la cosiddetta "socializzazione primaria" (e anche secondaria) Se la scuola funziona bene, è la scuola il luogo privilegiato per imparare la lingua, le norme, la storia di una nazione. Ogni altra posizione ci porta verso una società troppo conflittuale. Questo però apre un problema: la scuola, così come è strutturata è in grado di sostenere questo compito? Ci sono esempi positivi, ma anche situazioni in cui ciò non avviene. Conosco una prof. in pensione che ora come  volontariato insegna italiano a bambini stranieri; anche mio figlio ha fatto il tirocinio universitario in quel contesto. Queste realtà che operano nel sociale intervengo per tappare, come possono, lacune dell'istituzione scuola. Quindi il "come possono" deve essere in grado di coprire il fabbisogno: o perchè la scuola lascia meno lacune, o perche queste realtà sono più sostenute. E qui arriviamo al consiglio:

Leggere "BullShit Jobs" di David Graeber

I Politici prima di parlare di lavoro dovrebbero leggerlo. Il problema di fondo è perchè la nostra società nel suo complesso, pubblico ma anche privato,  è disposta a pagare per tanti lavori improduttivi e poi lascia attività importanti ed in molti casi critiche, al volontariato
Di Redditi di cittadinanza fittizi ne parlo qui e qui


giovedì 1 settembre 2022

Clavais poterbbe diventare una fisarmonica? (2 parte)

 Continuo quanto iniziato qui

La fisarmonica non mi piaceva e non mi piace. 

Non sopporto il repertorio da balera.

 Non mi piace il modo di suonare di molti fisarmonicisti che per sembrare bravi si dilettano in "virtuosimi" come passaggi rapidissimi e saturano i brani di acciacature e glissati. 

Non mi piace, o almeno non mi esalta, nemmeno la fisarmonica nel Jazz, con buona pace di Richard Galliano e Gianni Coscia.

Internet mi ha aiutato molto a rifare un repertorio. Non un repertorio "da fisarmonica." ma.... ad un prossimo eventuale post.

Il fatto di suonare "senza pubblico" l'ho parzialmente risolto andando a suonare nei giardini pubblici, ovviamente senza fare "cappello" ! Mi sono esibito due volte a, proprio a Clavais nelle rassegne di fisarmonicisti fatte in anni successivi a quello che mi ha dato l'idea di riprovarci. Vorrei però trovare altre occasioni.

Del tutto assente, per ora, il suonare con altri: mi piacerebbe molto perchè: mi permetterebbe di imparare e perchè alcuni brani sarebbero meglio se suonati con più strumenti. Altri brani che mi piacerebbe suonare sono impossibili con uno strumento solo.

Tentativo fallito di "cantare suonando" sebbene abbia composto 3 canzoni (La tradizionale sagra del chewing gum - Oltre i dehor - Piciu) , recuperato con la mente 2 di quando ero giovane (Frammenti di panna montata - I maiali mi osservano)  e "contaminato" altre 3 (I temp a cambio torna - Cor nen, va pian - Dop ël bom)

Con tutto ciò il cammino per non "buttare" la tecnica imparata da piccolo e lo strumento, svincolandomi dalla "sfiga" pianificata dai genitori, sta procedendo. 

E' possibile qualcosa di analogo anche per la casa a Clavais, involontariamente ereditata al 50% ?

Quest'estate, pur controvoglia come accade da un po' di anni, ci sono andato, e come già era per mia nonna, l'unico motivo che mi faceva tollerare quel posto, era l'opportunità di invitare amici e parenti (Di parenti lei ne aveva tanti, io molto meno, di amici siamo in pareggio) Ebbene, un amico ospite, apprezzando la bellezza dei luoghi nonostante il mio scarso affetto per gli stessi, mi ha consigliato di "riappropriarmi" di questo luogo/casa, nonostante le vicende per cui me ne sbarazzerei appena possibile (infatti le mie sorelle non ci vanno mai, sarà un caso?) 

Ho pensato, be' un po' come per la fisarmonica. 

Ma ci sono alcune differenza

continua

 

 

 

sabato 27 agosto 2022

Clavais poterbbe diventare una fisarmonica? (1 parte)

 Questo post. molto lungo per cui sarà divisto di più parti, a prima vista tocca temi solo personali, mentre questo blog vorrebbe essere di temi più generali. Non è così, potrebbe essere un'applicazione personale di quello che sociologi psicologi e antropologi chiamano "riappropriazione"


Anno 1962. I miei genitori mi pongono una domanda: "Ti piacerebbe suonare uno strumento musicale?" Siccome ero un bambino abbastanza traquillo, non ho risposto "Si, il tamburo".

Ripeto data e luogo. TORINO 1962: la mia infanzia è stata accompagnata dalle celebrazioni di Italia61. Ricordo ancora l'ovovia per Cavoretto, la monorotaia ma soprattutto la retorica patriottica di quei giorni: addirittura con le marmellatine (se ricordo bene) erano in omaggio figurine con uniformi risorgimentali. Per cui; musica = banda e nella banda i piatti e la grancassa erano quasi ridicoli, la musica la fanno i fiati e tra i fiati quelli che colpiscono la mente di un bambino sono gli ottoni (é oro quel che luce!) "Sì, la tromba!!"    

Delusione!

Mio padre spiegò che con la tromba avrei dovuto per forza suonare con qualcuno, mentre con la fisarmonica potevo eseguire brani anche singolarmente. Ma era proprio in una banda che avrei voluto suonare!

Mia mandre rincarò la dose dicendo che da adulto, quando sarei arrivato a casa stanco e arrabbiato dal lavoro, mi sarei messo a suonare e ogni "stecca" l'avrei dedicata al "capo" che mi aveva fatto arrabbiare.

Io, che sognavo di sfilare con altri, tra ali di folla che applaudiva festante, avrei dovuto suonare da solo, in casa, triste e pure sbagliando! 😢 La delusione fu tale che non feci caso al futuro da impiegato sfigato che i miei genitori si auguravano e progettavano per me. 

Sarebbe stato più onesto dire che nella scuola che frequentavo, come corso extracurricolare facoltativo, c'era una signora che dava lezioni di musica su pianoforte e fisarmonica, e siccome il piano non avevano intenzione di metterlo in casa, se mi andava l'idea di suonare la fisarmonica.

Con tutto ciò mi incuriosiva "decifrare" cosa c'era scritto sul pentagramma, maneggiare l'oggetto, accorgermi che per esempio certe note della mano destra accompagnate da certi bassi della sinistra si "armonizzavano" mentre altre "stridevano" in modo a volte sgradevole a volte divertente. 

Era una fisarmonica Settimio Soprani a 32 bassi. Tre anni dopo, siccome ho una sorella con tra anni in meno,  i miei genitori decisero di fare imparare la fisarmonica pure a lei, cosa che lei detestava totalmente, ma nella loro logica, non volevano fare torti, perchè privarla di quello che avevno offerto a me? Allora lei cominciò con la 32 bassi e mi fecero passare ad una Paolo Soprani a 80 bassi.

Verso i 13/14 anni, nell'epoca dei cantautori, del progressive rock, lasciai perdere. Verso i 20 anni mi iscrissi ad un corso di musica elettronica presso il conservatorio. Altro che fisarmonica!

Le fisarmoniche rimasero chiuse per anni in casa dei genitori. Verso i sessant'anni, stimolato da una rassegna di fisarmoniche che avevo visto a Clavais, la ripresi in mano e, magia! le basi della tecnica non le avevo dimenticate.

Occorreva però un lavoro di "riappropriazione".

(continua)


giovedì 28 luglio 2022

Clavais come metafora.


Del fatto che il mio nonno materno sia stato poco furbo, ma sostanzialmente in linea con tutti quelli della sua condizione ne ho scritto qui

Quel che è peggio è quel che ne hanno fatto le generazioni successive. Gli zii si sono limitati ad usare la casa quel tanto che bastava per trascorrere due settimane di vacanze, intessere relazioni in loco, ma ultimamente preferivano andare in albergo, sebbene continuassero a pagare la loro quota di ICI poi IMU, dichiarare il possesso nell'IRPEF ecc. Peggio sono stati i genitori che hanno speso un sacco di soldi e di energie per fare azioni che, per dirla eufemisticamente, non hanno migliorato né la casa, né l'interesse che i figli potevano avere per essa. Tralascio dettagli.

Tenendo presente che i miei genitori:

  • Hanno impedito che io seguissi gli studi che mi interessavano ed anche il piano B (insegnamento della matematica) perchè obbedissi ai loro pregiudizi.
  • Che se avessi seguito il piano B, oltre fare una cosa che avrei preferito, oggi avrei 400 Euro di pensione in più
  • Che da quando ho iniziato il lavoro ho sempre dovuto mettere un contributo in casa, e loro non avevano problemi economici, anzi! (oltre gli spechi per Barge e Clavais me ne sono reso conto quando i ladri hanno svaligiato la casa in città, l'inventario delle cose inutili e costose rubate!)
  • Che per il matrimonio, non solo non mi hanno dato una lira, ma ho dovuto pagare il rinfresco alle persone che volevo invitare io

Ora, che purtroppo gli zii hanno fatto l'ingenuità di lasciare a me la loro quota, dovrei sprecare i miei soldi e le mie energie finali a rimettere a posto i loro errori?

Non ci penso nemmeno!

Clavais è una metafora della situazione delle nuove generazioni quando le vecchie sono ripiegate su se stesse, o meglio sugli idoli che non lasciano guardare le realtà

Le nuove generazioni si trovano (vediqui) in un mondo pieno di guai e di fragilità dovute all'azione, ignorante ed arrogante dei loro nonni e bisnonni. Io posso mandare affanculo Clavais, ma i giovani potranno mandare affanculo il mondo?

sabato 23 luglio 2022

Nè intelligente nè Artificilale

Alcune considerazioni sulla mia penultima lettura.


Premessa: sono stato allievo del prof. Piero Torasso nel primo anno in cui tenne un corso all'università, con argomenti che rientrerebbero nei temi dell' AI. Il titolo del corso era Elaborazione dell'Informazione non Numerica- Sostenni l'esame nella prima sessione: 28/30

Uno punti focali della mia tesi di laurea (1979) era la “correzione” data dalla vicinanza semantica in un sistema di riconoscimento del parlato.

 (esempio cretino ma chiarificatore: se il sistema capiva nettamente che una parola finiva con “ali” ma non identificava bene l'inizio... dubbio tra maiali e cordiali... se fosse seguita la parola “saluti” la interpretava come “cordiali”)

Ovviamente i dati di input erano “fittizi” i tempi di elaborazione da ere geologiche, ma le basi teoriche affascinanti.

 Pur detestando la “tecnologia” ero affascinato dall'interdisciplinarità di questi argomenti. Peccato che il mercato nel 1980 cercasse “programmatori” e “sistemisti” al limite “analisti” e queste tematiche furono per me un miraggio!

Torniamo al testo. L'immagine della AI che ne esce è negativa. Io, mi ritrovo di più nella posizione di Padre Paolo Benanti, che cerca di evidenziarne gli aspetti controversi e ne propone usi etici. L'autrice sostanzialmente considera inutile questa posizione. Comunque il testo vale la pena di essere letto.

Restituisce all'informatica il suo aspetto “Hard” molto spesso ignorato. Parla dell'infrastruttura, con la sua componente “mineraria” ed inquinate. Fa bene a sottolinearlo. Per chi come me ha dovuto usare la borsa che usava per la piscina, per metterci un “device” da 10 mega, per chi è rimasto commosso la prima volta che è riuscito a correggere un sorgente su un computer in Emilia, stando a Torino e lanciarne la compilazione link... è facile immaginare cosa ci sia dietro. Ma per chi si è avvicinato come utente negli ultimi anni, che 50 mega di foto li ha già messi da tempo nello stato su Whasapp, che ascolta filmini dallo smartphone... è bene che se ne renda conto.

Il punto problema è: anche altre infrastrutture hanno un impatto molto pesante. Da quasi tutta Torino si vedono le sagome di enormi ripetitori televisivi. Pensiamo all'infrastruttura stradale, che secondo Ivan Illich ha voluto dire un esborso enorme per gli stati affinché i costruttori d'auto potessero prosperare. Ho già scritto cosa penso delle Alte velocità ferroviarie. Nulla ha un impatto zero. La domanda giusta sarebbe come usare le cose con criterio. E' meglio recarsi ogni mattina per almeno mezz'ora e per lo più nella stessa fascia oraria, così da creare picchi, entrare in azienda, connettere il laptop ad una rete e lavorare lì, interrotti da qualche telefonata per poi creare un altro ingorgo stradale ogni sera per il ritorno, oppure connettersi alla rete, con ovvi accorgimenti per la sicurezza, da casa?  Certe notizie transeunti, è meglio leggerle on-line o su carta (trasportata su camion) ?

Il testo ci insegna a tenere conto che anche le “autostrade elettroniche” non sono a impatto zero, ma non dice che in certi casi sono ad impatto forse minore dell'alternativa per ottenere la stessa funzionalità.

Anche su altri temi è molto interessante ma in questa sede non li affronto. Forse in un altro post. Mi piace il fatto che ricordi lo sfruttamento di chi lavora. Non solo dei poveretti che estraggono cobalto in Congo, ma anche tra gli stessi “tecnici” del mondo informatico, ci sono molti sfruttati. Me ne sono reso conto a mie spese sin dagli anni 80, quando queste “novità” permettevano di aggirare i “lacci e lacciuoli” che avevano permesso ai lavoratori delle condizioni più eque.


La cosa più inquietante è il capitolo finale. Secondo le “grandi menti dell'IA” aveva ragione il rapporto Meadows degli anni 70 (che insieme al fascino di una supplente di lettere ha evitato la mia prima idea di suicidio, ma questa è un'altra storia) Restano due soluzioni: o la decrescita felice o “salvare il pianeta” facendone un parco per i ricchi e meta dei vacanze per la middle upper class, perchè si lavorerà (inquinerà, scaverà ecc...) sulla Luna, Marte e giganteschi satelliti artificiali. Ovviamente la prima idea non può essere tollerata dal mito positivista dell'espansione continua, quindi resta un'ipotesi che sembra da romanzo distopico, ma è nella testa di pazzi che hanno patrimoni individuali superiori al PIL di molti stati

giovedì 30 giugno 2022

Una lacuna nelle “User Stories”

 

In questo mio post riprendo quanto accennavo ne “Il Santo Evangelo Meditato da un Bottegaio” nel Capitolo “Vendita Olio 24x7” citando Una Cosa Divertente che non Farò mai più di David Foster Wallace, sul tema del “deliziare il cliente”.

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I “Backlog Item” si scrivono in termini di “User Stories” partendo dal ruolo “Come (ruolo), voglio (situazione + azione) → in modo da (cosa devo ottenere)”,

Esempio tipico, sempre riportato:

Come utente registrato 
voglio poter effettuare il log-in 
in modo che posso accedere alle mie informazioni personali.
 

Suppongo che i sistemi più in voga, oggi funzionanti siano implementati con le metodologie, la cultura e le formalità che io andavo esplorando una dozzina d'anni fa e i Csuit mi davano del cretino.

Domanda: E' possibile che tutti i sistemi di IA che ci profilano quotidianamente, gusti, acquisti e pregiudizi ideologici, non siano in grado di “incrociare i dati” delle “User Stories”.

Non è solo una mia impressione, ma è supportata da vari studi antropologici e sociologici: noi interpretiamo nella nostra vita ruoli diversi: figlio, studente, lavoratore, paziente in cura, acquirente, passeggero.... e via discorrendo.

 

Possibile che questi sistemi vedano i ruoli, solo come se quel ruolo che interpretiamo, fosse l'unico ruolo?

Come “personaggio che deve mangiare”
voglio “avere il delivery”
modo da mangiare all'ora che desidero la pizza ancora calda


Non sia incrociata con

Come viaggiatore in auto 
voglio viaggiare 
in modo che posso non rischiare incidenti con bici e 
monopattini che compaiono improvvisamente senza regole

e con

Come “essere umano” 
voglio “che nessuno lavori sottopagato, a rischio e precario”
in modo da offrire alla società contributi più sensati ed
avere una vita più dignitosa


oppure:

Come “viaggiatore in auto”
voglio “non aver furgoni di delivery che viaggiano come pazzi”
in modo da non rischiare incidenti


Molti “furgoni di consegne” sono elettrici, ma questo “Greenwashing ” è abbastanza stupido

  1. comunque aumentano il traffico

  2. l'elettricità si ricava pur sempre in qualche modo.

Una soluzione: sarebbe molto interessante un “Greenwashing ” di questo genere, non ovviamente per i cibi pronti, soluzione che io ammetto solo per anziani disabili, ma per la consegna di materiali non deperibili “Noi ritardiamo le consegne anche di qualche giorno, in modo da averne di più nel tuo circondario, in modo da ottimizzare i viaggi, riducendo il traffico”

Io sarei disposto 1) pianificati i miei acquisti 2) aspettare qualche giorno in più

martedì 14 giugno 2022

“Great resignation” della Monaca di Monza

 

Nel mio “Il Santo Evangelo meditatoda un Bottegaio avevo espresso il rammarico che i “Promessi Sposi” non fosse usato come testo di management. In questo periodo sto scrivendo uno dei miei “saggi alternativi” in cui affronto il romanzo da un questo punto di vista. 


 

Non so quando lo finirò.

Mentre lo scrivevo, e rileggevo il romanzo, mi è venuto sotto gli occhi un passo che potrebbe spiegare il fenomeno delle “Great resignation”. Ovviamente non è l'unica spiegazione, ma potrebbe essere un contributo.

La povera Gertrude è ormai monaca, e nel vivere questa condizione non gradita, dice Manzoni:

Qualche consolazione le pareva talvolta di trovar nel comandare, nell'esser corteggiata in monastero, nel ricever visite di complimento da persone di fuori, nello spuntar qualche impegno, nello spendere la sua protezione, nel sentirsi chiamar la signora; ma quali consolazioni!”

Ho conosciuto troppi casi di personaggi impegnati in Bullshit jobs ( per dirla con David Graeber) che trovavano gratificazione nel comandare. Ho visto troppe micro-gerarchie: parcheggi auto dei dipendenti con “classifiche” per cui avere il posto sotto la tettoia o la comodità alla porta principale era un gradino in più di chi la metteva in altri spazi del cortile. Gli spazi degli uffici, la collocazione delle scrivanie, le cassettiere e gli armadi... tutte queste “consolazioni” da “costretta ai voti”. Con il Covid, un po' per lo smartworking che costringe a focalizzarsi sugli obiettivi piuttosto che sulla presenza in opificio, ma soprattutto penso per la sensazione di fragilità, di lampi, magari censurati, ma non eludibili, sul senso della vita, che queste “consolazioni” abbiano perso il loro sapore, si siano come diluite.

Chissà cosa direbbe Manzoni?