giovedì 20 giugno 2024

Ammazzarli da piccoli ! (I numeri)

 Salto i preamboli e vengo subito in media res

Considerazioni volanti emerse seguendo “GRATUITAMENTE” dei ragazzini delle medie inferiori in un doposcuola parrocchiale. 

Mi ero dato disponibile a qualsiasi materia, ad eccezione del francese (che ignoro, pur avendo tentato di impararlo un paio di volte) e del disegno. Considerando le competenze delle altre persone adulte coinvolte, mi capitava molto spesso di seguire chi doveva fare compiti di matematica.

I numeri bisogna “ammazzarli da piccoli” ! era un consiglio che davo spesso. Per esempio se devo calcolare 


Perché calcolare 42x16 e 20x21 quando si potrebbe semplificare?


I numeri bisognerebbe vietarli in matematica! La matematica è la più alta forma di letteratura. Non sto scherzando. La difficoltà che hanno i ragazzi davanti ad un problema è molto spesso capire “la situazione” presentata dal testo. La comprensione del testo del problema è la prima difficoltà, seguita poi dal realizzare il procedimento. Loro stentano a rendersene conto. Quando con molta fatica si riesce a far loro entrare nella testa qualcosa, ecco, subito si lanciano a calcolarsi “il risultato” dimenticando facilmente i passi precedenti. Invece sarebbe interessante che il problema dicesse soltanto quali sono il dati noti e loro relazioni, ma senza esplicitare il valore numerico, e chiedesse di descrivere il procedimento per ottenere qualche altro dato. Visto che purtroppo i ragazzi convivono con lo smartphone sarebbe bello che esistesse qualche app didattica simil LabVIEW con caselline di input, blocchetti di operatori, fili di connessione ed output. Poi sarebbe bello vedere come varia il risultato al variare dei dati di input


Ordini di grandezza. Molti ragazzini, purtroppo si fanno fare certificazioni per avere l'uso della calcolatrice. Purtroppo, perché spesso i problemi sono altri che la discalculia. In questo modo a volte commettono errori folli se magari premono un tasto di troppo o troppo poco. Occorre tenere presente alcuni ordini di grandezza. L'altezza di una stanza si aggira sui 3 metri, un campo da calcio è lungo sui 100 m, un pullman per una gita contiene una cinquantina di persone e così via. Imparando a “vedere” i numeri uno riesce anche a farsi un'idea se il calcolo è ragionevole.


Fine di questi rapidi appunti su un'esperienza molto interessante

sabato 8 giugno 2024

Il Miracolo - mia ultima lettura

 

Letto questo libro che un'amica di mia moglie le aveva imprestato, prima che lei glie lo restituisse.

Lettura molto agile, scritta con lo stile chiaro e laconico, proprio dello stile di un giornalista de "La Stampa". Anzi, a volte fin troppo laconico: sarebbe stato bello poter avere Vittorio Messori a disposizione per polemizzare e/o approfondire.

Tratta delle ricerche fatte dall'autore su di un miracolo molto particolare, accaduto nel 1640. Un giovane, poco più che ragazzo ebbe un incidente e gli fu amputata una gamba. Gli arti amputati, a quei tempi, venivano seppelliti e così fu pure di quella gamba. In seguito a tale menomazione, il giovane ebbe un certificato che lo autorizzava a chiedere l'elemosina su una delle due grandi chiese di Saragozza. Dopo alcuni anni di tale vita, tornò a casa dai famigliari. Dopo un po' di tempo, a casa sua,  una mattina si ritrova con l'arto riattaccato.

Seguono tutta una serie di interrogatori a lui, al medico che ha eseguito l'amputazione, ai testimoni che lo hanno visto in varie circostanze, ai parenti ecc... fatte sia da un notaio laico sia da dei religiosi, questi ultimi per conto dell'autorità dalla Chiesa. Interessante è che i religiosi incaricati non erano quelli della chiesa a cui sarebbero venuti "pubblicità e prestigio" ma dai membri di un altro capitolo molto geloso della chiesa dove pregava e mendicava il giovane. Con tutto ciò il fatto fu certificato come realmente accaduto.

Due considerazioni

1) Un luogo comune vuole i credenti "creduloni". Per quanto mi riguarda personalmente mi sembra vero il contrario. Essendo la fede cristiana una cosa molto seria, ti allena a "vagliare" molto. Dal libro si evince come la Chiesa e le autorità accettassero il fatto in questione, solo dopo testimonianze, confronti ... molto serrati ed approfonditi.

2) il "miracolato" non ne ha avuto grandi vantaggi. In un primo momento ha rischiato di fare il "fenomeno da baraccone". Poi pare che se ne sia andato e non si hanno quasi più tracce di lui. Pare sia morto piuttosto povero circa sette anni dopo il fatto. Cioè il miracolo non è un dono che Dio fa a lui, ma a tutta la sua comunità (e a tutti) e lui diventa come investito dal compito di "caricarsi" di questo dono. Carico non sempre facile da portare.

Libro non imperdible, ma interessante

mercoledì 29 maggio 2024

Toponomastica e gender gap

 

Nelle varie filippiche sul maschilismo, ho sentito dire che la maggior parte delle vie in Italia sono dedicate a maschi. Penso che sia vero, ma vorrei fare alcune considerazioni a ruota libera, senza pretesa di essere esaustivo, concentrandomi sulla mia città, Torino.

A Torino l'arteria principale è dedicata ad una femmina. Il corso che parte dalla riva del Po, attraversa tutta la città da Est a Ovest è dedicato alla Regina Margherita. Tutti gli altri corsi che iniziarono dal Po sono molto più brevi. Corso Vittorio Emanuele II finisce in corso Francia, corso San Maurizio finisce ai Giardini Reali e corso Tortona diventa corso Novara. Il corso dedicato al marito, Corso Re Umberto, è centrale, in una zona elegante, ma non è così lungo.

Le nobildonne a Torino non sono messe poi così male: brulicante di traffico è via Madama Cristina, protagonista dalla parte filo-francese della “guerra dei tre cognati”; altrettanto centrali sono le vie dedicate alla Principessa Clotilde e alla Duchessa Jolanda, mentre nella pre-collina troviamo via Luisa del Carretto. Bellissima e centrale è via Maria Vittoria, dove si trova il Palazzo Cisterna, dimora del suo casato nobiliare. Centrale è pure via Maria Teresa, e Piazza Maria Teresa poi, secondo me, è uno dei posti più suggestivi di Torino. Periferica è invece una via dedicata a Eleonora d'Arborea, nobile della Sardegna, a cui stranamente le lapidi che indicano la via la specificano come “patriota” ma non si specifica quale fosse la “patria”. Juliette Colbert, torinesizzata in Giulia di Barolo, ha la sua via sebbene non sia chiaro se dedicata alla “nobildonna” o alla “quasi-santa sociale”. Una sorte simile è quella della Principessa Felicita di Savoia a cui è dedicata una via in collina, probabilmente per i suoi meriti di benefattrice che per la sua nobiltà.


Anticamente le vie erano intitolate o alla direzione verso cui erano dirette (Via Nizza, Corso Casale, Corso Moncalieri) oppure a “cosa c'era lì” per esempio, via Corte d'Appello. Abbiamo Vie Figlie dei Militari, Via delle Orfane perché evidentemente sedi di scuole o collegi riservate a queste categoria di ragazze e Via delle Rosine evidentemente sede di una scuola gestita da tale “associazione”.

A parte San Paolo che da anche il nome ad un quartiere (borgo San Paolo) e non c'è la chiesa dedicata a tale santo, la toponomastica dei santi e sante sono legate alla presenza di chiese. In questo caso le sante non sono messe male: via Santa Teresa, via Santa Chiara, Piazza Santa Rita (santa Rita da il nome anche a un popoloso quartiere), via e piazza Santa Giulia, strada Santa Lucia... ma si fanno aiutare in classifica dai vari nomi con cui viene venerata la Madonna: via Santa Maria, via e piazza Maria Ausiliatrice, via della Consolata, via Madonna delle Rose, via Madonna di Campagna, via Madonna della Salette,  .... 

Tra i santi sociali, Cottolengo ha una stretta via, ma lì è situata la sede della sua opera. Per don Bosco la sede principale delle sue varie opere in Torino è in piazza Maria Ausiliatrice, e inspiegabilmente la via a lui dedicata è una via secondaria, mentre la fondatrice del ramo femminile, santa Maria Mazzarello, ha una via abbastanza corta e periferica, ma ampia ed è un'importante arteria nel traffico dal lato ovest della città. Un po' meno fortunata è la Beata Maria degli Angeli, al secolo Marianna Fontanella a cui è dedicata una piccola via sulle cui lapidi c'è scritto solo "via Fontanella" e il viandante pensa che sia una via dovuta alla presenza, un tempo, di una fontana pubblica e non al cognome di una parsona la cui fama è legata, tra l'altro, all'assedio di Torino del 1706: la localizzazione della via, in Borgo Vittoria, presso la Chiesa della Salute, fa supporre che sia dedicata alla persona in questione.

Bisogna tenere conto di una cosa. Molti nomi alle vie sono stati dati tra la fine del XIX secolo e nel primo XX secolo. I protagonisti erano:

  • Eroi del risorgimento: a parte Giuditta Sidoli e Teresa Confalonieri, titolate di una via e di una minuscola piazza, i protagonisti sono stati tutti maschili. Oltre a Garibaldi Mazzini e Cavour, la toponomastica dei risorgimentali abbonda! Per esempio, vicino a corso Enrico Tazzoli, c'è una serie di vie secondarie dedicate ad altri patrioti uccisi a Belfiore. Di fatto erano tutti maschi.
  • Eroi della guerra partigiana: Di Nanni, Capriolo, Biglieri, Giambone, Galimberti... insomma sono stati i maschi a dover scegliere esplicitamente “da che parte stare”:..
  • Altri militari: Baldissera, Raffaele - non Luigi - Cadorna, Massena...
  • Scienziati del periodo positivista, in cui le donne non avevano spazio.

Concludendo, il problema sul gender gap toponomastico non è dovuto ad una generica preferenza maschile, ma ai criteri con cui sono scelti i titolari della toponomastica che privilegiano categorie in cui si sono cimentati di più i maschi. 

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Piccola aggiunta che conferma quanto dicevo: i punti sul Po a Torino

- Nome del borgo = 1 : Ponte di Sassi (non esiste distinzione di genere!)

- Eroi della Resistenza = 1 : Ponte Balbis

- Nobiltà sabauda = 4 e sono 2 maschi e 2 femmine. L'immancabile coppia Umberto I e Regina Margherita (già vincitrice della strada principale della città) e Vittorio Emanuele I ( che dopo la fine delle prima guerra mondiale perse la titolazione di Piazza Vittorio Emanuele I, diventata Piazza Vittorio Veneto) e gli resta il ponte, e la Principessa Isabella.


giovedì 2 maggio 2024

Il Passeggero

 

Finalmente l'ho terminato!!

Avevo trovato difficile, ma affascinante Stella Maris. Quel testo si inoltrava in temi piuttosto difficili ma interessanti ed in qualche modo lo svolgersi degli eventi era racchiuso in un dialogo.

Invece per "Il passeggero" è stato proprio difficile seguirne la trama.

Qualcosetta ho capito, avendo già letto Stella Maris. Sicuramente chi l'avesse letto senza aver letto Stella Maris, avrebbe trovato difficoltà ulteriori.

Qualche bello scorcio qua e là. 

Qualche bella frase da ritagliare e decontestualizzare.

Ogni tanto una sensazione di "fine" che ricordava "Serotonina"di  Houellebecq .


venerdì 19 aprile 2024

La passeggiata di Kant.

 


Kant, sommo filosofo, era un uomo molto metodico. Si racconta che i suoi concittadini regolassero i loro orologi quando lo vedevano passare mentre compiva la sua passeggiata mattutina. Ma come avrà fatto Kant ad essere sempre così puntuale? Prima di uscire di casa consultava il suo orologio, che regolava quotidianamente con l'orologio del campanile. Il campanaro, uomo molto preciso e solerte nel compiere il proprio dovere, teneva l'orologio del campanile sempre in perfetto orario. Come? Regolandolo al passaggio di Kant, nella sua passeggiata mattutina.

La notte è buia e fredda. Kant guarda il suo orologio che gli indica l’ora della sua passeggiata mattutina. Pur intirizzito ed assonnato, metodicamente esce. Il vento gelido lo schiaffeggia. Egli incespica spesso nei sassi a causa del buio di questa notte senza luna. Ma questa notte ventosa e senza luna gli presenta un firmamento gremito di stelle. Kant rimane qualche istante estasiato a contemplarle, ma poi si distoglie spinto dall'imperativo categorico di portare l'ora esatta a tutti i suoi concittadini.

I suoi concittadini infatti lo attendono.

“E’ passato...” mormora la vecchia inferma Gertrud che dal suo letto ha sentito il traballare delle assi sul ponte di legno del canale vicino a casa ed intanto regola il suo orologino, gioiello di tecnica e di oreficeria.

"Eccolo... Puntuale come al solito" tuona l'obeso borgomastro che ha sentito dei passi nella piazza e sale su di uno sgabello per regolare l'orologio a pendolo.

"Le 7 e 53 precise come sempre" esclama Herr Hans Müller smanettando col suo orologio fuori dal panciotto, dopo aver udito un rumore vicino alla siepe della sua villa.

La notte era buia e fredda. Mentre Kant passeggiava non c'era in giro quasi nessuno. Solo un ubriaco barcollava in piazza, un cane randagio faceva traballare le assi del ponte di legno sul canale, il vento rumoreggiava giocando con le siepi.

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Questo racconto è uno di quelli presenti un questa raccolta, scaricabile anche da altre librerie on-line

sabato 23 marzo 2024

Quel po' di brace sotto la cenere

 Mia ultima lettura.

Ho letto questo libro anche perché alla sua presentazione ai lettori torinesi c'era l'intervento di un amico che viene citato tra i personaggi nel libro stesso. Proprio attraverso questo amico - il padrino di uno dei figli di una mia sorella, il padrino dell'altro figlio sono io – avevo conosciuto l'opera di Suor Laura Girotto. Una missione/ospedale/scuola pressoAdua.

Il libro, se da un lato apre il nostro orizzonte verso guerre terribili che i media ignorano (ma non i fornitori di armi, perché è incredibile che paesi con scarsità di acqua potabile abbiano le risorse per gli armamenti!) non è un'analisi geopolitica a “volo d'uccello” ma storie di persone con la loro drammaticità. L'impegno di Suor Laura e della rete di volontari e amici che è nata intorno a lei e alla sua opera, se da un lato può sembrare poca cosa davanti a certe situazioni, è la testimonianza di una vicinanza. La testimionianza di chi non abbandona quelli che sono nel dolore.

Faccio prima a consigliare l'agevole lettura, che recensirlo!



giovedì 14 marzo 2024

ChatGPT 3.5 fa bella figura (nel senso che...)

 I miei genitori erano assolutamete insoddisfatti di me. Facevo sempre fare brutte figure.  Quando qualcuno mi chiedeva qualcosa del tipo "Che tram si prende per andare in piazza Paleocapa? " Io rispondevo "non lo so" e mio padre "Fai sempre brutta figura! Se non lo sai, di' comunque qualcosa... Una linea a caso, da qualche parte porta..."  "Ma se non porta lì?" "Eh, va ben, magari dovrà fare un pezzo a piedi, ma se dici che non lo sai, fai brutta figura!"

Sarebbe stato contento di #chatgpt 3.5 !

Ancora test demenziali con #LLM in cui #Gemini esce a testa alta, almeno rispetto a #chatgpt 3.5 che fa bella figura, ma nell'ottica dei miei procreatori

😀 Non sapendo cosa chiedere, mi sono rivolto con la mente alla tradizione piemontese. A partire dalla canzone "Maria Gioana" ho chiesto cosa avrebbe dovuto fare costei per non avere più mal di testa. #Gemini ha subito messo le mani avanti con un testo alla "disclaimer" (consultare il medico!) . #chatgpt no: ha dato diversi suggerimenti, ma non quello di smettere di bere alcolici, come viene detto nalla canzone

🌱 Altra canzone tradizionale. Ho chiesto quante erano le ragazze che venivano da Lione e raccoglievano i fiori della primavera. #Gemini saggiamente mi ha risposto che mancavano informazioni mentre



La canzone, come tante canzoni popolari, diceva che erano tre, e poi si concerntrava sulle vicende (terribili!) di una.

🐷 Ho chiesto cosa farà il Marchese del Monferrato quando questo porco prenderà l'uva (da una iscrizione sulla fortezza di Verrua Savoia)

#Gemini saggiamente mi ha risposto che mancavano informazioni, che c'erano stati parecchi Marchesi del Monferrato..., mentre 


 

 Incuriosito dalle risposte che trovavano riferimenti in una poesia "Il sabato del villaggio" di La Martine.  Non sapevo che ci fosse un "Sabato del villaggio" anche oltralpe. Allora ho chiesto


Si parla spesso dei lavori che toglierà l'intelligenza artificiale. Che tipo di lavoro può togliere un LLM così? Forse quello di intrattenere vecchi inebetiti?




martedì 5 marzo 2024

chatGPT 3.5 mi prende per i fondelli ?

 

In un mio articolo su Linkedin avevo parlato di alcuni dei test fatti sugli LLM. In realtà di test ne ho fatti di più: quelli mi sembravano i più significativi.

Una cosa evidente è che gli LLM non sanno fare i lipogrammi.

Nel test non avevo usato direttamente la parola “lipogramma” semplicemente avevo chiesto di scrivere un breve testo senza usare una certa lettera.

Qui ho provato invece a chiedere esplicitamente un lipogramma a chatGPT 3.5.

Ecco il risultato. Mi sono sentito preso per i fondelli.

Ho pensato a due scenari. 

Primo: Siccome sono evidentemente profilato nelle mie ricerche su internet, come qualunque utente – per rendersene conto basta vedere le pubblicità mirate che arrivano in base ai prodotti cercati poco prima – vuol dire che mi ha riconosciuto e risposto a tono. Ma questa profilazione “dispettosa” apre scenari distopici. Se un ricercato dalla polizia chiedess un'informazione relativa ad un percorso, l'AI potrebbe indirizzarlo proprio verso un posto di blocco per essere fermato! Oppure, peggio ancora, in una guerra inter-etnica potrebbe dare informazioni mediche errate alle etnie rivali... e via discorrendo.

Secondo: Ho scoperto un punto debole degli LLM.  I lipogrammi!  I casi sono due: 

O il punto debole rimane per cui alla domanda “Che differenza c'è tra l'intelligenza umana e quella artificiale?” la risposta sarà: “L'intelligenza artificiale non sa fare i lipogrammi”

 Oppure, presto i manager del settore faranno un enachement per coprire questa lacuna. Il costo sarà considerevle, non tanto per chi lavora (noi, i ragazzi del software siamo sempre costati poco!) ma per tutte le riunioni tra strapagati manager che prendono questa decisione strategica, pianificatori di WBS Pert e Gantt con “chi fa cosa quando”, SAL (avanzamento lavoro), colpevolizzazione dei ritardi, comunicazione della nuova feature... insomma si investiranno soldi per una cosa totalmente inutile. Perché a che cavolo servono i lipogrammi?

 

mercoledì 14 febbraio 2024

Cormac McCarthy è meglio di Eric Segal

 Ho terminato la lettura di StellaMaris di Cormac McCarth.

Avevo preso questo libro più o meno per lo stesso motivo per cui da ragazzino mi ero messo a leggere “Love Story” di Eric Segal. Quello era stato un successo planetario, ne parlavano tutti. Potevi non leggerlo? Eppure la mia sensazione, condivisa da tanti altri, di varie età, di varie ideologie politiche e basi culturali, è stata:“Tutto qui?” Non era neanche un libro brutto. Era scarso. Non riuscii a capacitarmi del successo. Molto l'avranno letto per il mio stesso motivo. Resta da capire chi ha innescato la scintilla iniziale.

Anche Stella Maris l'ho letto per motivo indotto. Era morto il grande scrittore Cormac McCarth. Panegirici sui media. Quello era il suo ultimo libro... si poteva non leggere?

Di Cormac McCarth avevo letto Non è un paese per vecchi e SunsetLimited

Di quest'ultimo ne avevo avuto un'impressione ottima. Stella Maris segue più o meno la stessa struttura: la “trama” emerge da un dialogo serrato tra i soli due personaggi (gli altri sono solo citati).

In entrambi i libri incontriamo situazioni di dolore, siamo colpiti da frasi densissime, in un discorrere essenziale, direi laconico.

A differenza di Sunset Limited, Stella Maris è molto più “difficile”. Per seguirlo occorre un background culturale di un certo tipo. Casualmente abbastanza simile al mio. Un po' di matematica (che non sono i calcoli!!!), un pizzico di filosofia e un pizzico di psicologia. Non servono per capire esattamente cosa dice la protagonista, ma almeno capire di cosa sta parlando senza perdersi.Con tutto ciò penso di aver perso qualche "finezza" in certi punti.

Guardando sulle recensioni dei lettori, oltre ai complimenti, ho visto molti che si sono persi, che non riuscivano a leggerlo perché troppo difficile (scritto con varie forme che sostanzialmente non mettevano in evidenza la loro ignoranza, quanto l'ermeticità dell'autore).

Pensando a delle persone che reputo colte (prof. di Lettere per esempio) non so quanti riescano a seguirlo o apprezzarlo.

Qualcuno l'ha definito nichilista. Boh, il vero nichilismo secondo me è altro, ma non apro questo argomento. Almeno per ora

Ecco lo apro adesso, anche se è molto difficile spiegarlo in un discorso logico: nella mia mente è più una sequenza di immagini, per me chiarissime ma difficili da rendere a parole.

Per una strana sequenza di associazioni di idee, certi passi mi hanno riportato ad una mia piacevolissima lettura giovanile (29 anni!) Gödel, Escher, Bach - Un'eterna ghirlanda brillante Douglas R. Hofstadter. Richiamare alla mente quel testo mi ha evocato i koan delle meditazioni zen e queste a Enzo Jannacci. ???? Sì in un suo intervento  aveva parlato della "Carezza del Nazareno" . I monaci zen a volte per avere l'illuminazione di danno dei ceffoni - Jannacci evoca la Carezza, come  modo per uscire da labirinti ricorsivi che portano su abissi che generano vertigini. Ma ancor più, la "Carezza del Nazareno" evocata da Jannacci è qualcosa di "esterno" che viene da "Altro". Insomma, una uscita dal labirinto del nichilismo.

 


martedì 6 febbraio 2024

You are old Father William

 

Nel 1979 all'Università avevo seguito il corso di Elaborazione dell'Informazione Non-Numerica, tenuto da compianto prof. Piero Torasso. Quello per lui era il primo anno che teneva un corso universitario. Corso interessantissimo: concetti teorici, metodi, algoritmi ed altri fondamenti di quello che oggi va nel calderone dell'Intelligenza Artificiale. Tesi di laurea sul tema del riconoscimento del parlato. Peccato che, ora di cercare lavoro “il mercato” chiedeva “Ma sai programmare in COBOL?” e altre amenità simili. Oggi tutti parlano e sparlano di Intelligenza Artificiale e io sono vecchio. 

Quando ero giovane consideravo la bicicletta come un mezzo razionale di spostamento per medi percorsi urbani. Più economico e veloce che attendere il tram, più economico e spesso più veloce dell'auto. Ovviamente bel tempo e percorsi diurni. Ero molto criticato per questo. La bicicletta era per molti un oggetto da caricare in auto per giri fuori città. Un altro problema era la cattiva educazioni degli automobilisti. Oggi a Torino stanno facendo ciclopiste. Spesso sono malfatte, ma tant'è! La bici è considerata un mezzo di trasporto per tragitti urbani. Io però sono vecchio!

 Una volta (primi anni 90) in tram incontrai il prof. Leonardo Lesmo, anche lui un giovane docente quando io ero studente e anche lui prematuramente scomparso. Lo salutai; non si ricordava di me, infatti non sono mai stato suo allievo. Chiacchierammo un po' ed il tema cadde su quanti dati si producevano nei processi aziendali, soprattutto se legati al monitoraggio degli impianti e flusso dei prodotti, oppure nei sistemi di controllo ferroviario e venivano letteralmente “buttati” mentre magari potevano essere utilizzati come analisi per la manutenzione preventiva delle singole componenti... oggi i dati sono il nuovo petrolio, e io sono vecchio.

 In una prima fase del lavoro ero scapolo e più che accumualre soldi in un periodo dell'inflazione a due cifre, mi interessava sia lavorare su temi “interessanti”, sia avere del tempo per me. Poi gli inizi del matrimonio non furono “lisci” e ci tenevo avere del tempo per gestire anche problemi famigliari. Cioè volevo fare il più possibile nelle 8 ore (ci stava tutto ed avanzava!) e non diluire il tempo in straordinari non pagati. Facevo anche trasferte che mi pesavano molto. Oggi sento parlare sui social dell'esigenza di bilanciare il lavoro con la famiglia e la vita extra-lavorativa, settimane di quattro giorni, smart-working e simili cose che avrei apprezzato molto. Però oggi io sono vecchio e in pensione

Nel notare un notevole spreco dell'impegno del tempo e della cultura di chi lavorava, soprattutto in un contesto (ne ho scritto qui), mi sono imbattuto nell' agile manifesto, mi sono certificato a mie spese ScrumMaster , ho vinto una copia e recensito Management 3.0 , ma non ho avuto nessuna opportunità di lavoro, finchè non sono andato in pensione. In pensione perchè  io sono vecchio .

Ma c'è di più. Nel lontano 1975 quando la falsa invalida ed il tangentista raccomandato da un massone mi avevano impedito sia di studiare quello che mi interessava, sia di fare un'esperienza a cui avrei tenuto molto, ovviamente ho pensato al suicidio. Quella volta l'idea l'ho superata grazie agli incontri con due “sorelle maggiori simboliche” e anche altri loro amici... ma soprattutto mi sono messo a leggere da Roberto Vacca al rapportoMeadows cioè coloro che sostenevano che “andando avanti così, saremmo finiti male”. Non ero io a dover morire, era questo mondo di merda che sarebbe morto! Oggi è sotto gli occhi di tutti che quelle previsioni “catastrofiste” di allora sono reali: se non proprio così come le prevedevano, forse peggio, anche se il sistema massmediatico le nega o le ridicolizza in un insulso politically correct. Mi sento vicino ai giovani con eco-ansie. Mi considero l'antesignano dei Gretini. Mi sento giovane!

 

domenica 21 gennaio 2024

Edmondo De Amicis, quasi anticipatore di Marc Augé

 

Ho terminato di leggere La Carrozza di Tutti di Edmondo De Amicis, un libro che mi ha veramente esaltato!!

Non ho mai letto nulla di Marc Augé, ma il suo neologismo non-luoghi, mi aveva colpito molto:

  • Gran parte di quello che, quando mi sveglio ricordo di aver sognato, avviene su treni o stazioni ferroviarie, tram o fermate dei tram, parcheggi, spogliatoi di palestre o piscine.

  • Quello che trascorriamo nei non-luoghi è un non-tempo? Allora diventa una sfida stimolante dare significato a questo tempo che comunque dobbiamo trascorrere!

  • In una mia canzone cito nel ritornello “...nei non luoghi di Marc Augé...”

De Amicis è attratto dal tram a cavalli, su cui si incrociano, ma non per incontrarsi a parte rare eccezioni, gente di tutte le età, di tutti i ceti sociali - esclusi forse i super ricchi e gli estremamente poveri privi anche di 10 centesimi - e di tutte le matrici culturali e ideologiche.

Il suo non è un lavoro da antropologo come Marc Augè, ma da scrittore. Dapprima pensa che frequentando il tram, guardandone i passeggeri, captandone racconti, potrebbe aver ispirazioni per personaggi e trame su cui costruire le sue storie, un po' come nel film “Il Cammino perSantiago” voleva fare uno dei pellegrini.

Ci rinuncia. Afferma poi che sarebbe interessante per ogni linea tranviaria, allora gestite da due società diverse, fare una guida con monumenti e luoghi notevoli lungo tale percorso. Rinuncia.

Si limita a descrivere, per un anno intero, il 1896, mese per mese, i personaggi e gli episodi delle sue corse tranviarie. Si lascia coinvolgere: scrittore, non antropologo.

Esplicita la sua antipatia o simpatia immediata per alcuni passeggeri, anche se poi a volte si ricrede; le sue conversazioni; le sue considerazioni.


Nonostante certe pagine un po troppo deamicisiane (eh ben, da De Amicis!) il libro mi ha affascinato, oltre a quello che ho già detto sui non-luoghi, anche perché sono un accanito torinese e mi piace vedere la Torino com'era, con la sua toponomastica in certi casi cambiata (Corso Oporto, Piazza Vittorio Emanuele I ...) e la sua a diversità urbanistica rispetto ad oggi.

Nel linguaggio mi affascinano certi termini e modi di dire “vintage” e mi piace l'inclusione, pur moderata, dei termini in torinese, evidenziati graficamente in corsivo.

Bello il finale:

[...] mi disse con la  sua voce cordiale: - Buon anno, monsù!
- Buon anno, Giors! - gli risposi.
Egli parve colpito dall'accento con cui gli feci quel saluto. Mi guardò, e poi mi rispose la parola che da molto tempo ripeto sempre, e che mi pare la più dolce e la più sapiente delle parole umane: - Speriamo!
Sì, mio buon Giors: speriamo!