giovedì 28 luglio 2011

Scrum in Church (1 parte)

niente di blasfemo!!! 
Nessuna mischia in chiesa! E' un articolo scaricato da http://scrum.jeffsutherland.com/2009/06/scrum-in-church.html molto interessante, che penso che commenterò in diversi post.
E' scritto dalla moglie di Jeff Sutherland, uno degli autori di Scrum che descrive l'applicazione del metodo, anzi del "framework" del marito, alle attività delle parrocchie della chiesa Unitariana (penso siano gli eredi di quel povero Michele Serveto che per sfuggire dall'inquisizione spagnola è finito letteralmente arrostito dai calvinisti!

Gli argomenti che apre questo breve testo sono molti. Comincio con uno che non concludo.

Ad un certo punto, citando penso un suo maestro, la signora Sutherland dice
"La teologia viene spesso definita come un discorso su Dio, ma il modo con cui noi umani ci organizziamo, riflette la nostra teologia. Siamo incoraggiati a trovare più metafore per esprimere una varietà di concetti inerenti Dio come realtà e mistero, Padre e Madre - ognuna delle quali è inadeguata. Ci viene insegnato a diventare consapevoli di come costruiamo la nostra visione del mondo e ad aprire gli occhi ad altri modi di interpretare la realtà."  Poi ribadisce "i modi in cui ci organizziamo, le strutture che creiamo per ordinare le nostre vite, e il nostro lavoro, rispecchiano la nostra più profonda visone teologica".

Già su queste frasi avrei da scrivere la mia autobiografia.  
Ricordo benissimo una delle mie prime lezioni di Catechismo alle elementari. Una illustrazione rappresentava un uomo pensoso con un mantello ed un bambino con che faceva una buca per terra. L'uomo era S.Agostino che  meditava l'essenza di Dio  Uno e Trino. Il bambino  disse che voleva svuotare il mare di tutta l'acqua e metterla nella sua buca. Ad Agostino che gli faceva notare l'impossibilità dalla cosa, il bambino (un angelo?) disse che anche lui non poteva contere nella sua mente finita tutta la complessità della conoscenza di Dio. 
Con questa consapevolezza, Agostino non smise pensare l'"incontenibile" anzi il suo lavoro-pensiero divenne un pilastro della cultura umana.

La mente mi è andata anche al libro che lessi da ragazzo "La seduzione dello Spirito" di H. Cox e che mi rese "ineludibile" il problema religioso.

E' tardi. Mi fermo per ora, con una domada aperta. 
Non importa ora quale "risposta" o meglio quale "via" viene seguita in questa avventura umana. Per quel che ora voglio dire, non importa se si segue la via proposta dalla Chiesa Cattolica, dalla Chiesa Ortodossa, dal protestantesimo del XVI secolo o successivo, o dall'ebraismo o dall'islam  o anche da un agnosticismo "ponderato e ragionato" come fu per esempio quello di Norberto Bobbio. 
Ma se il tema viene saltato, di che cosa sono il riflesso i modi in cui ci organizziamo, le strutture che creiamo per ordinare le nostre vite, e il nostro lavoro ?

WIP: penso che questo post, a cui ne seguiranno almeno altri due, avrà correzioni nei prossimi giorni.

ISPM: dimenticavo di segnare nel blog che l'esame ISPM è andato bene.

martedì 12 luglio 2011

Agili senza saperlo 5 - L'Innominato

Mio figlio, seconda scientifico, leggeva i Promessi Sposi. Gli chiesi cosa ne pensasse. Mi rispose che quel testo gli sembrava un po' la leggendaria osteria di Barge, dove avevano sulla stufa un'unica marmitta, ma da lì uscivano tre primi piatti. Se l'avventore chiedeva minestra, l'oste scodellava la  minestra, se chiedeva brodo gli filtrava via la pasta, se chiedeva pasta asciutta, gli scolava via il brodo. Così nei Promessi Sposi ci sono storie nelle storie, e si può leggere da vari punti di vista. 
Mi venne in mente che anche don Milani (non ricordo più esattamente dove, se qualcuno sa la fonte me la invii nel commento, grazie!)  scrisse ad un editore di pubblicare i Promessi Sposi, in un'edizione per il popolo, a vari caratteri di stampa. Grandi per il testo indispensabile da leggere, onde evitare che chi non è abituato alla lettura, si areni in certe descrizioni; in corsivo la parole particolari: rare o che oggi hanno un uso diverso, piccoli per i brani non indispensabili, eventualmente da rimandare ad una seconda lettura... etc. Non sembra che alcun editore abbia colto il messaggio.

Tornando al tema del post,  l'Innominato, più che agile, direi Lean, che con l'approccio agile è cugino stretto.
Le reminescenze scolastiche dicono che l'Innominato era cattivo, fa rapire Lucia per conto di don Rodrigo, ma la notte stessa (la famosa notte dell'Innominato) veglia ponendosi drammaticamente domande esistenziali quasi all'orlo della disperazione: Il mattino dopo viene ricevuto da Federico Borromeo e "diventa buono". Finito lì.
Invece il bello deve ancora venire: e quel personaggio che poteva parere quasi "finto" diventa veramente simpatico.
Succede che calano i Lanzichenecchi. L'Innominato abitava in un luogo che Manzoni chiama prima castellaccio, poi quando il proprietario diventa buono palazzo, ma comunque rimane sempra dov'era, ed era in un luogo inaccessibile per chi volesse recarvisi con intenzioni bellicose.
Allora l'Innominato si adopera perchè
1) per i Lanzichenecchi sia proprio inaccessibile.
2) per dare ospitalità a degli abitanti di paesi vicini che si trovavano sulla strada dei Lanzichenecchi.
Propongo quindi la seguente sequenza di letture 

Promessi sposi capitolo 28, oltre la metà dove descrive la vita nel lazzeretto :
(s'era bensì ordinato che la paglia fosse fresca e a sufficienza, e cambiata spesso;  S'era ugualmente ordinato che il pane...)


Promessi sposi capitolo 29 ultimi paragrafi Ma quando, al calar delle bande alemanne....  Lui intanto non istava mai fermo; dentro e fuori del castello, su e giù per la salita, in giro per la valle, a stabilire, a rinforzare, a visitar posti, a vedere,...
 Promessi sposi capitolo 30 e fare per l'appunto il paragone con la convivenza coatta di chi fuggendo dai Lanzichenecchi si era rifigiato dall'Innominato, a quella dei rinchiusi nel lazzeretto.

Ma da lettore fantasioso e tifoso quale sono mi sarebbe piaciuto che nel capitolo 30 ci fosse stato un altro episodio. 
Tra coloro che avevano trovato rifugio dall'Innominato c'era anche Agnese che per non mangiare il pane a ufo insieme alla compaesana Perpetua avevan voluto essere impiegate ne' servizi che richiedeva una così grande ospitalità; e in questo spendevano una buona parte della giornata; 
Avrei voluto veder sbocciare l'amore tra l'Innominato e Agnese. Amore che sarebbe dovuto poi terminare in un matrimonio: non so allora, ma adesso la chiesa celebra il matrimonio tra persone che non sono più in età "feconda" e mi sembra una cosa sensata.  
La mia prozia Teresuta, suor M. Fortunata, quando ero scapolo e più che trentenne, mi accolse con un "non è bene che l'uomo sia solo!" e sempre lei, con la sua saggezza che mescolava le mistiche del '500 con il buon senso della popolana carnica, spiegava che, come nelle partite a briscola, quando uno non riesce a giocare i carichi, se li tiene in mano e deve giocarli negli ultimi giri, quelli in cui non si prende più dal mazzo, così anche il diavolo si trova "i carichi in mano" verso la fine.. e si gioca proprio tutto. In questi momenti, non è bene che "l'uomo (o donna) sia solo". Avrei visto bene Agnese e l'Innominato accompagnarsi nell'ultimo tratto della loro strada.
(e ovviamente il viagra non sarebbe servito a nulla!)


lunedì 4 luglio 2011

Ho visto anche dei liguri gentili....

E' quasi un luogo comune che la riviera adriatica, soprattutto romagnola, da un punto di vista estetico non sia un granchè, se paragonata con quella ligure. Ma i romagnoli s'ingegnano per attirare i turisti, mentre i liguri li trattano sgarbatamente. 
A me personalmente le generalizzazioni non piacciono. I gestori dei bagni in cui andiamo, l'agente da cui affittiamo la casa ed il macellaio, sono persone cortesi nei parametri della cortesia valida per un torinese. Ma obiettivamente a volte ho trovato in Liguria dei gestori di servizi veramente antipatici e non ho mai visto l'atteggiamento cerimonioso dei romagnoli.
Invece in questo fine settimana sono stato colpito dalla gentilezza, simpatia e cortesia dei liguri. Si tratta dei cassieri e personale dei chioschi della "Sagra Campestre di S.Antonio" di Pietra Ligure.
Come in altre sagre dei dintorni frequentate negli anni passati (Porchetta di Magliolo, Fugassin di Borgio) il cibo era buono ad un prezzo conveniete. Ma veramente sono stato colpito dalla simpatia del personale in maglietta gialla. Chissà come mai erano così gentili? Ovvio, non stavano lavorando; erano volontari!!!
(rif)



mercoledì 22 giugno 2011

Lampi

Con un po' di ritardo, riprendo a raccontare del corso di Project management, ovviamente riferendomi agli addentellati filosofici ed esistenziali.

- Lo Standish Group  riporta a varie scadenze temporali, i dati sui progetti monitorati: la percentuale di quelli che hanno avuto successo, di quelli falliti (cioè stoppati prima della conclusione) e di quelli che sono stati conclusi, ma con tempi e costi di molto fuori del previsto. Mentre per i primi la percentuale tende ad essere di circa un terzo, degli altri varia nel tempo.  Riporta anche le cause. Nei vari periodi le cause variano, ma cause che possono chiamarsi "inadeguatezza di competenze tecniche" o non compare o nei rari casi in cui compare è piuttosto secondaria. Invece sono sempre rilevanti cause tipo "mancato coinvolgimento degli utenti", "disaccordo con i committenti" e simili. Insomma, l'insuccesso è dato dall'incapacità di capire o adeguarsi al bisogno che ha fatto nascere il progetto.
La mente mi è saltata a quando ero studente universitario e amici in università mi avevano proposto di andare a fare quello che oggi si chiamerebbe tutor, in un doposcuola per ragazzi delle medie inferiori, a gratis, oggi si chiamerebbe volontariato. La cosa mi entusiasmò, ma quando lo dissi in casa, pensando che i miei genitori condivisessero il mio entusiasmo, loro me lo vietarono, dicendo che era più importante lo studio bla bla.... ecco, invece professionalmente sarebbe comunque stato più utile, studiare un paio di ore in meno alla settimana, ma imparare a capire che il bisogno degli altri non lo definisci tu, e quindi diventare più capace di "ascolto" !!!
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L'altro aneddoto si riferisce al caso "storico" di uno stabilimento Toyota in Corea. La produttività era bassa e i manager cercavano di capire i motivi. La soluzione fu ipotizzata da un'addetta alle pulizie che indicò nella presenza dei moscerini, molto presenti in quella zona, una causa di fastidio che rende il tutto più sgradevole e diminuisce la concentrazione. La sua idea fu presa in considerazione: furono realizzati impianti per eliminare la presenza dei moscerini (brevettati e venduti anche nelle fabbriche dei dintorni) e la produttività aumentò. 
Ora mi domando: nella serva Italia, ci sarebbe mai stato qualche manager che si sarebbe abbassato ad ascoltare una donna delle pulizie? 
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PS perchè ho messo don Milani e don Giussani nei tag? Perchè "scuola popolare" linka don Milani e quel doposcuola era diretto da delle suore che si richiamano al carisma di don Giussani.

domenica 12 giugno 2011

Chi sono i tuoi Stakeholder ?

Cosa che non credevo di dover mai fare in vita mia: mi sono preso tre giorni di ferie per partecipare, pagando di tasca mia  -anche questo pensavo di non doverlo mai fare - ad un corso di project management. Il corso era propedeutico all'esame per la certificazione ISIPM. Più  o meno erano cose note, inoltre l'esame è saltato perchè l'esaminatore era impegnato ai seggi per il referendum. Però avevo proprio bisogno di fare qualcosa di interessante e gratificante....
Il corso approfondiva i temi elencati nel manuale di base dell'ISIPM. Mi è venuta voglia di approfondire e ove necessario correggere, o meglio precisare, quanto detto in miei post precedenti. In particolare Project management esistenziale  e correlati.
Il problema che ponevo è: visto che la nostra vita si può considerare un progetto (complessità, unicità, durata determinata) come possiamo individuare dei criteri di successo?
Secondo ISIPM, la decisione dei criteri di successo è dello sponsor del progetto.
Avrei quindi potuto intitolare il post : Chi è il tuo sponsor? ma temo che il discorso sarebbe diventato complesso (lascio al lettore il piacere di continuare questo tema).
Da una delle domande della simulazione d'esame, si evince che uno dei fattori per il successo è la soddisfazione degli stakeholder. Ma gli stakeholder, tra cui evidentemente lo sponsor del progetto è il principale, non sono tutti uguali. Hanno diversi bisogni, a volte contrastanti fra loro. Quindi:
  • Occorre individuare tutti gli stakeholder.
  • Capire le loro aspettative, anche inespresse.
  • Definire una priorità tra gli stakeholder
....e qui, per quanto riguarda il nesso tra la vita ed il progetto ci sarebbe già da meditare.
Chi sono gli stakeholder della tua vita? Cosa vogliono da te? Chi tra essi è prioritario?

mercoledì 1 giugno 2011

Agili senza saperlo 4 - The housemartins

Questa volta il mio post è decisamente faceto.

Gli Housemartins sono un gruppo vocale di cui l'unica canzone che abbia mai sentito si intitola Caravan of love e risale agli anni 80. Non so null'altro di loro:  che facce avessero, cosa abbiano fatto dopo l'evidente scioglimento del gruppo e tutto sommato non mi interessa. Se mi interessasse potrei sempre cercarlo su wikipedia.
Quella canzone mi piaceva moltissimo per la musica e mi piaceva molto la loro esecuzione, totalmente vocale: solista e coro, senza strumenti.
Che c'entra questo con l'approccio agile:
In XP si parla di StandUp meeting, le riunioni fatte in piedi per evitare che si prolunghino. Anche il Daily Meeting di Scrum è bene farlo - oltre che puntuali, sempre alla stessa ora e allo stesso posto -  pure in piedi.

Orbene: contate nella canzone quante volte si ripete "Stand up!" e con una vivacità che verrebbe proprio da prenderla come inno di una azienda che vuole essere agile.
Inoltre c'è il verso "Every body take a stand" ognuno prenda posizione. Questo ricorda la tecnica di poker planning, suggerita da Scrum.

(PS riuscirò mai nella mia vita professionale imbattermi in un azienda dove questo approccio venga preso in considerazione?)
 

domenica 22 maggio 2011

Viagra? No grazie, Testamento.

Invecchio, io. Me ne rendo conto: lascio che la parte consapevole di me sia avvertita dall'inconscio. L'inconscio ascolta il corpo, il suo modificarsi; l'inconscio ascolta ascolta la psiche, il suo evolvere.  Io ascolto l'inconscio: me ne rendo conto: invecchio.
In questi giorni sono venuti alla ribalta due "potenti", rispettivamente un francese ed un italiano, protagonisti di avventure sessuali "chiacchierate". Entrambi sono anagraficamente  più vecchi di me (l'italiano anatomicamente potrebbe essere mio padre, nel senso che quando nacqui aveva già superato l'eta in cui un ragazzo si sviluppa) .
Evidentemente essi hanno messo un filtro al loro inconscio. Non  parlo del francese, non conosco abbastanza bene il suo mondo. Ma so benissimo come funziona il mondo dell'italico satiro. E' un uomo di marketing. Esistono tecniche di marketing che si ispirano alla PNL e fin lì andrebbe bene (per modo di dire). Vi sono poi del "furbi" che usano la PNL per raggiungere i "loro obiettivi". In questo modo, per vincere le loro inibizioni, esitazioni, per accorgersi di fare dei passi giusti sul percorso che si sono definiti, usano tecniche PNL per "ingannare la loro mente". Il modo migliore per non "sentire".
Immagino che il satiro italico, si auto-illuda che le donne che lo circondano siano attratte dal suo fascino e dalle sue galanterie, non dalle opportunità economiche e professionali che lui offre. (Così come manager si illudono di andare sulla strada giusta e se i risultati non ci sono, usano l'alibi della "crisi")

Su quel tema, come suol dirsi "ho ceduto le armi". Non che non sia più sensibile al fascino femminile, anzi, sono sensibile solo al fascino femminile. Non faccio più molto caso alle forme fisiche, ma allo stile, ai gesti, al modo di parlare, addirittura al lessico.
Quand'ero giovane e scapolo, rimanevo colpito dalla bellezza di Gong Li, Witney Huston, Ewa Froeling (la madre di Fanny e Alexander)...
Si vede che il mio inconscio voleva spargere il mio codice genetico in tutte le razze umane, anche se poi ho sposato una piemontese di cui sia ha testimonianza di avi in Piemonte fin nel medioevo!
Ora, ma mia moglie non ha motivo di ingelosirsi, mi affascinano di più Marina Corradi ed Elena Loewenthal (tanto per dire il fascino del lessico!).
Il mio inconscio sa che non devo ormai più fare figli. Sa che devo trovarmi eredi. Ma, come dico nella mia versione in piemontese di "teach your children well", essendo senza terreni la mia eredità è il mio "lavoro-pensiero".  La offro sicuramente a mio figlio e sono grato della compagnia di mia moglie per realizzare questa offerta, per trasformare il figlio in erede. (e collaboro con lei per rendere eredità anche il suo "lavoro-pensiero". )
Ma essendo il pensiero un bene non numerabile, non impacchettabile, sento che la mia eredità può essere "sparsa ed accolta" senza limiti. Occore, oltre averla, imparare a raccontare (offrire) in modo affascinante.

Perchè ho scritto questo testo? Boh forse perchè spero di aumentare il numero dei visitatori grazie a una parola del titolo.....

lunedì 9 maggio 2011

Agile senza saperlo 3 - I difensori di Stalingrado

Dopo una lunga assenza riprendo questo blog e il tema "agile senza saperlo".
Questa volta i protagonisti sono i difensori di Stalingrado, così come me li ricordo descritti nella più grande opera letteraria del XX secolo, vale a dire "Vita e Destino" di Vasilij Grossman.

L'Unione Sovietica era la patria della "pianificazione". Tutta l'attività umana si doveva svolgere secondo piani prestabiliti: nulla era lasciato al caso, all'iniziativa del singolo. (La descrizione del mondo sovietico viene raccontata secondo me, in modo succinto ma efficace in Tabula rasa elettrificata di Giovanni Lindo Ferretti.)
Invece durante gli eventi bellici, tutta una serie di strutture prestabilite "saltano" e i difensori diventano protagonisti delle loro vicende seppur tragiche. In particolare quelli della "casa 6/1", guidati dal comandante Grekov, che sebbene moriranno sotto il fuoco tedesco, vivono dei momenti di libertà mai conosciuta e grazie a questa sensazione saranno capaci di combattere da eroi.
In modo estremo viene descritta l'importanza dell'essere motivati, dell'essere coinvolti, della leadership (il comandante Grekov),della comunicazione efficace, delle decisioni rapide.

Ma sempre su questo tema e sempre sull'Unione Sovietica, ecco un ricordo personale. Andai in URSS nell 1998, ancora URSS ma già era Gorbacev. Trovai i ristoratori, baristi, negozianti, impiegati delle poste e delle biglietterie più cafoni che avessi mai incontrato, ma nel contempo le persone più gentili e ben disposte a dare informazioni al passante con difficoltà nella lingua che mai potessi immaginare. Probabilmente perchè agivano fuori dall'ufficialità, e allora potevano sfogare il loro umano desiderio collaborativo che la rigidezza "professionale" non prevedeva.

domenica 1 maggio 2011

Check List, Lesson learned










 Siccome in questo post avrei potuto offendere il 60% dei cittadini italiani, anche se con ragione, per la prima parte, ho fatto intervenire la


Come insegnano le tecniche di project management è molto importante interrogarsi su come si sta procedendo, ma questo può ridursi - e l'esame di coscienza si riduceva spesso così - ad una check list di cosa da fare o evitare. E siccome siamo più avvocati che scienziati, soprattutto nell'intimo di noi stessi...
Nei molti testi di project management letti, tra cui Ken Schwaber Agile Project Management with Scrum (Microsoft Professional)  ed il manuale per la certificazione ISIPM, si parla di lesson learned.
Nella mia ricerca metafisica/esistenziale (che orrore di temine, ma lasciamolo) ho avuto la fortuna (Grazia) di aver incontrato un'esperienza cattolica con un altro metodo. "Come la realtà ti interroga? Cosa hai imparato da quello che hai vissuto? Come verifichi che la fede .... su quello che stai vivendo?"
Insomma, non una chek list, ma cercare nelle circostanze della vita una lesson learned.
Poi la lesson learned spesso non la utilizzo l'iterazione successiva... be' qui siamo un po' troppo nel personale

lunedì 18 aprile 2011

Berlusconi Obama Sarkozy l'orologio e il pendolo doppio

Ho letto articoli di autori di area liberale  delusi dall'attuale governo, perché speravano in una riduzione della pressione fiscale, liberalizzazioni e semplificazioni. Berlusconi, ma soprattutto il de-facto capo del governo, Tremonti, non hanno realizzato quanto loro si aspettavano.
Analogamente in Francia, il gradimento di Sarkozy è al minimo. La sinistra lo incalza, e l'elettorato di destra si rivolge ad altri leader.
Anche l'indice di gradimento di Obama è scarso. I suoi oppositori continuano ad essergli contrari, mentre coloro che l'avevano sostenuto sono delusi perchè non vedono il change per cui lo avevano votato.
Non ho approfondito cosa avviene in altre nazioni.
Perchè i politici non realizzano le promesse elettorali? Non credo per una disonestà intrinseca della categoria.

Ritorno a Management 3.0 e alla differenza tra complicato e complesso.
L'orologio è un esempio di sistema complicato nella sua struttura, ma molto semplice, assolutamente predittivo come comportamento.  Lo carichi, lo regoli, magari, come fanno molti, con qualche minuto avanti per stimolarti a fare in fretta, e l'orologio, se non si rompe, si comporta in modo conseguente.
Il doppio pendolo, come mostra questo video, ha una struttura semplice, ma è piuttosto imprevedibile nel suo movimento.
I programmi elettorali ed in generale l'approccio che viene fatto al dibattito politico ha come paradigma l'orologio. Basta fare un decreto, stanziare dei fondi ... e le cose si regolano di conseguenza.
Invece la società è complicata come un orologio, ma è anche complessa più di un doppio pendolo. Non tenere conto di questa complessità è la causa dell'inefficacia di molte azioni della politica, (e delle svolte autoritarie nel tentativo di renderle efficaci, ma qui si è aprerta una parentesi su un tema che ora non intendo affrontare).

Per questo, nella fattispece della situazione italiana, è assolutamente inutile il premio di maggioranza, per dare al governo una maggiore stabilità. (Ne abbiamo visto uno durare solo due anni ed un altro non essere più stabile dei precedenti).
Ma allora ? Management 3.0 potrebbe essere una lettura utile anche per i politici. Se si vuole un cambiamento, occore che la società che di fatto si auto-organizza tramite lobby esplicite, nascoste o correnti di pensiero, senta il disagio per il non cambiamento e faccia sentire il disagio agli stakeholders che al cambiamento in prima battuta si oppngono. Quindi, i rappresentanti dei cittadini formalizzeranno e promuoveranno il cambiamento emerso nella società.

(prima o poi continua....)

domenica 10 aprile 2011

Management 3.0 e le trote di Avigliana.

Dopo alcuni intoppi dovuti a problemi personali, sono finalmente riuscito a leggere Management 3.0 di Jurgen Appelo.
Ottimo!
Alcuni commenti:
Mi è piaciuto il fatto che nello spiegare certi comportamenti, JA si riferisce sia alla biologia sia a fatti personali, in particolare al suo rapporto con la guida dell'auto. Questo mi conforta, dopo aver ricevuto un'educazione che ha come obiettivo la schizofrenia,  in cui si dice che "le cose della vita seguono certe regole, ma sul lavoro invece..."
Questo è un atteggiamento che io invece ho sempre aborrito. Ed ecco un altro testo (infatti non è il primo che ho letto in tale senso) che fa vedere la realtà come "una ed intera".

Mi è piaciuto Management 3.0 anche perchè non è un Manuale delle giovani marmotte. (Junior Woodchucks Guidebook)
Approvo i suoi depends . D'altra parte come già ho citato  in questo post riferendomi ad un'intervista di Ken Schwaber, ed il concetto è ribadito anche da  Craig Larman  in Lean Primer :
L'approccio agile e lean sarebbe in contraddizione con se stesso se si cristallizzasse nel seguire rigidamente certe regole, invece di essere una filosofia in cui certe regole sono strumenti per attuarla.

Cosa c'entrano le trote di Avigliana?
Nella ditta di cui sono dipendente ho inutilmente cercato di portare un po' di pensiero agile. Avevo fatto il paragone dell'introduzione di Scrum con la regola dei frati. Dicevo che certe regole sono utili, perchè tra i frati ci sono personalità molto diverse: brillanti intellettuali un piuttosto eccentrici, avanzi di galera che desiderano cambiare la loro vita e tipi buoni ma un po' imbranati. Come fa gente simile andare d'accordo (e da quasi duemila anni)?  Sono  mossi da un ideale, certo, ma viene reso concreto con delle regole precise (la famosa Regola che ha ogni Ordine Religioso).
Ma se queste regole diventano fine se stesse, dimenticando l'ideale, succede come nel racconto delle trote Avigliana. Si dice che ad Avigliana anticamente ci fosse un convento dove vivevano dei frati dimentichi degli ideali. Siccome la regola impediva loro di mangiar carne durante la Quaresima, appendevano le cotolette all'amo, le immergevano nel lago, le tiravano fuori dicendo "Che bella trota ho pescato!".