Come annunciato nei post precedenti, ho rinuciato alla stesura di un mio e-book. Ma il brano che descrive il mito di Fetonte, in modo non proprio ortodosso, voglio riportarlo
“Fate
luogo”
“Fate
luogo voi, la diritta è mia”
“Co’
vostri pari, è sempre mia !”
“Uffa,
qui intorno ci sono tante meravigliose valli dove puoi comprarti unamucca e lì decrescere felicemente. Ma lascia vivere noi !”
“Tu,
dici mucca per alludere alle mie origini? Ebbene sì, caro Fetonte,
mia madre fu tramutata in giovenca dall'irata gelosia della dea Hera,
poiché della bellezza di mia madre si era invaghito Zeus, padre
degli dei e mio padre! Io, Epafo, sono figlio di Zeus. Io, gentil per
schiatta torno e tu sei un vile meccanico!”
Fetonte
rimase ferito dalle parole di Epafo. Pianse in grembo alla madre
Climene “Madre, rivelami la mia ascendenza, non celarmi il nome di
mio padre!” Grande fu la gioia quando la figlia dell'Oceano, sua
madre, gli rese noto cha anch'egli aveva origine divina da parte di
paterna. Climene gli narrò che era stato concepito da Helios dio del
sole, non dal re Merope, suo padre solamente adottivo.
Allietato
dalla notizia di non essere un semplice figlio di re, vile meccanico,
ma di avere ben più nobile origine, Fetonte andò alla dimora
paterna, ove Helios lo accolse festosamente. Oh improvvida divinità
solare, Helios!
Helios,
perché rovinasti la gioia di aver ritrovato un figlio, con la folle
proposta di fargli un regalo? Avresti dovuto fargli un dono che tu,
nella tua esperienza, potevi pensare adatto a lui, non certo lasciare
al figliolo la possibilità di scegliere: Fetonte scelse male.
“Boia
fauss! con tutto quello che avresti potuto chiedermi, proprio questo
ti è saltato in mente di voler avere in dono? Puoi ancora cambiare
idea! Ti consiglio di scegliere qualcos'altro?”
“No,
padre Helios. Non pensavi mica che io ti avrei chiesto di regalarmi
una mucca o una pecora per andare in una vallata del Piemonte a
decrescere felicemente?”
“Ma
non ti piacerebbe una 500 Abarth, sai di quelle con il cofano che non
si chiude e rimane bloccato giù da due ganci di gomma e che fa un
rumore inconfondibile. Oppure ti prendo una 124 Coupè. Con quella si
carica... sai quante ninfe...
“No,
voglio proprio qualcosa che sia farina del mio sacco...”
“Ma
quello che chiedi è assurdo. Pensa: anche Zeus, che insomma, per
certe cose è proprio un barbìs, anche Zeus non riesce a guidarlo.
Solo io sono l'unico che sa farlo e tutte le volte sono sette
camicie, neh, sudo sette camicie tutte le volte che guido il carro
del Sole. Come puoi tu, così inesperto pensare di guidare quei
quattro cavalli focosi e anarchici in un percorso così difficile e
pieno di insidie?”
Ma
non ci fu verso di convincere Fetonte. Egli era dotato di leadership
assertiva, focalizzato sul raggiungimento dei risultati, orientato al
problem solving, con la sua capacità decisionale raggiunse
l'obiettivo pianificato: condurre il carro solare in autonomia.
I
cavalli si accorsero che la mano che reggeva le briglie aveva un
tocco diverso.
“E'
cambiato lo staff manageriale” disse Flegone il più sindacalizzato
dei quattro
“...
sarà cambiato anche l'asset proprietario?” insinuò Eoò, un altro
cavallo.
“Basta
solo che non ci facciano cambiare percorso... abbiamo sempre fatto
così, neh!”
“A
l'è sempre fasse parej!” nitrirono in coro tutti i cavalli.
“No!”
disse Fetonte “la vision attuale del management si concentra su un
main focus: 'innovazione', che si configura come un 'how-to' per il
conseguimento di un target ancor più ambizioso e sfidante. La nostra
misssion è: la riduzione dei costi”
I
cavalli sbuffando rassegnati presero a correre per le vie nuove che
l'improvvido Fetonte imponeva loro. Oh Costellazione del Cigno che ti
meravigliasti a vedere il carro solare compiere un giro insulso! E
tu, Costellazione dello Scorpione, finalmente potesti realizzare il
tuo gramo sogno di dare un colpo al carro con la tua malefica coda!
Voi Gemelli che nel timore di quello che vedevate vi stringeste ancor
di più nel fraterno abbraccio! E la Terra? La Terra, dove prima si
udivano voci e splendevano i
colori
e in questa pianura, fin dove si perde, crescevano gli alberi e tutto
era verde; dove cadeva la pioggia, segnavano i soli il ritmo dell'
uomo e delle stagioni, al passare del carro la polvere rossa si
alzava lontano e il sole brillava di luce non vera, e tutto d'intorno
non c'era nessuno: solo il tetro contorno di torri di fumo. La Terra
implorò aiuto: per l'orazione della Terra devota fu Giove
arcanamente giusto.
Il
padre degli dei, che non aveva mai osato condurre il carro, scagliò
un fulmine e Fetonte cadde nel fiume Eridano presso la sua foce; i
cavalli, ormai liberi, come un self-organized ScrumTeam, si rimisero
nel percorso abituale che conclusero quasi normalmente. Quasi, perché
il carro colpito dal fulmine prese oltre al suo guidatore anche una
ruota. Helios rimediò il guasto già per il giro del giorno venturo,
ma la ruota che fine aveva fatto?
La
ruota aveva continuato a girare, ovviamente. Girando aveva percorso a
ritroso l'Eridano dalla foce verso la sorgente. Verso la sorgente,
non fino alla sorgente. Girando aveva lanciato i raggi della sua luce
a mezzogiorno del fiume. La luce era fermata dei rilievi orografici
che incontrava: non oltrepassò né il Monte di Gabicce, in realtà
una piccola collinetta, né qualsiasi altro rilievo della catena
appenninica. Quello che pioveva dalla ruota del carro solare non era
semplice luce, ma “Gnosis Recepita Ab Antiqua Luce” (G.r.a.a.l.)
Fecondò quelle terre tra gli Appennini e l'Eridano e rese i popoli
emiliano-romagnoli superiori a qualsiasi altro popolo della terra:
superiori nel genio musicale e poetico, nell'industriosità, nella
cucina, nell'intelligenza e financo, ma soprattutto, superiori nel
sesso.