giovedì 3 dicembre 2015

Ricordi Marcello Marchesi

Riemergono ricordi di  45 anni fa. Antologia di Italiano "Dialogo Aperto". Pubblicava una brevissima considerazione di Marcello Marchesi, noto come umorista, quindi al pari di Jerome K Jererome, sommo filosofo.

Possibile 
che quando ero là in buca 
ad El Alamein 
con i proiettili
che mi arrivavano sopra 
come indici puntati 
io fossi là 
per obbligare Anna Frank 
a restare 
chiusa in soffitta, 
in attesa della morte? 
Questa è la vera sconfitta…

Analogamente, sentendo tutto quello che succede nel mondo a proposito dei Daesh, le complicità dei signori del petrolio, dei costruttori di armi, dei contrabbandieri di arte, dei signori della finanza, i piani degli strateghi geopolitici che vogliono evitare una nuova Via della Seta,.... mi arrabbatto senza pensione a stipendi sempre minori facendomi un culo tanto ... per obbligare famiglie siriane e medio-orientali a fuggire per non morire e a volte morire fuggendo dalle loro case. Questa è la vera rabbia !

lunedì 31 agosto 2015

Rotto un lungo digiuno....

Clavais, un ridente peese immerso nel verde tra natura e cultura, quest'anno, nella kermesse che tra tradizione ed innovazione,vede coinvolti come protagonisti i residenti e gli ospiti, ha avuto un evento particolare: la performace di un ospite d'eccezione!

venerdì 31 luglio 2015

Lettura - adrenaline junkies and template zombies

Al corso per la certificazione da Scrum Master, che tra l'altro sono riuscito ad ottenere, il docente ha citato molti testi, tra cui adrenaline junkies and template zombies.

Rimando al link la mia recensione e da lì si possono avere ulteriori info sul testo.

lunedì 29 giugno 2015

Proposte per l'inno dell'Unione Europea

Ritengo che il cosidetto "Inno della Gioia" di Goete/Beethoven, alla luce della cronaca, sia fuori luogo
ritengo più realistico questo

https://www.youtube.com/watch?v=SKqzayNo4Dk

oppure questo

http://duomariposa.blogspot.it/2014/05/lussia-maria.html

che ancor più  dettagliatamente descrive la storia dell'Unione Europea e la sua situazione attuale.

Ma siccome sono un ottimista di natura, propongo anche questo.

 https://www.youtube.com/watch?v=zlAwKNRMdEk

venerdì 26 giugno 2015

Ignoranza socratica?

Era da molto che non scrivevo più nulla sul blog.
In effetti sono successe molte cose da commentare, ma non ho avuto il tempo per fare commenti che non fossero poco più che banali.
Mi sarebbe piaciuto commentare il fallimento di Renzi a proposito della dal lui detta "buona scuola" a partire dalla gestione degli Stakeholder Management  come è indicato nel PMBok 5° edizione.
Non ho avuto tempo.
In questo breve lasso di tempo vorrei fare alcune considerazioni sul cosiddetto motto socratico "so perchè so di non sapere". Io non so il greco ma mi fido della logica,e deduco che  la traduzione poteva aver senso se fosse stata "conosco perchè sono consapevole di non conoscere". Infatti la parola "sapere" ha lo stesso etimo di "sapore", cioè il sapere implica una "valutazione". Sapere è "conoscere il sapore" o "essere capaci di recepire il gusto di una cosa" ovviamente "gusto" e "sapore" vanno intese in senso figurato. Ma dai discorsi di Socrate invece sembra che la conoscenza sia la capacità di formalizzare la conoscenza che uno ha in modo effettuale, in modo dialettico-verbale.  Se "conosco come" fare una cosa lo dimostro con il fatto che "questa funziona". Perchè devo descriverla verbalmente? E' ovvio che facendo così, come un qualsiasi ripensamento sul proprio operare, possono emergere nuove idee, ma perchè è così importante la formalizzazione verbale?
In "Antifragile" si legge un pesante critica a questo atteggiamento Socratico.
L'agile manifesto parla di "working software over comprehensive documentation". Anche anti-socratico?
Per quanto riguarda il "sapore" invece, nessun cenno nella filosofia socratica.

martedì 26 maggio 2015

Renzi è ignorante o sottilmente cattivo ?

Volevo fare un post sulla mia delusione-Renzi (di cui pure fui sostenitore).
Non ho avuto tempo: ci tornerò.
Volevo parlare del fatto che per il 24 maggio pare (notizia non smentita) che il governo abbia chiesto ai comuni di esporre la bandiera e il comune di Bolzano (con una sua logica coerente) l'ha esposta a mezz'asta.
Se fossi stato io il governo avrei commemorato questa data come un giorno di lutto. Innanzitutto per i morti che la guerra ha causato. Inoltre per come l'Italia è entrata in guerra. Ricordo che la maggiornanza della popolazione NON voleva la guerra: la maggioranza dei socialisti, la Chiesa, Giolitti che da buon piemontese, si accorgeva che una guerra così - non una guerra lampo- aveva dei costi e richedeva un'organizzazione che l'Italia allora non aveva: quindi la sua entrata in guerra avrebbe determinato "costi" enormi di tutti i generi, mentre promettendo la neutralità si poteva ottenere per via diplomatica Trento e Goriza e qualche forma di autonomia per Fiume e Trieste.
Pochi erano quelli favorevoli: esuli dal PSI (Mussolini) intellettuali (padre Gemelli, d'Annunzio...) ma lo erano il re, il capo del governo ed il ministro degli esteri che SENZA INFORMARE IL PARLAMENTO si accordarono con l'Intesa. Quindi l'entrata in guerra fu una prevaricazione dell'esecutivo, un atto di decisionismo che costo centinaia di migliaia di vite e ancor più di giovani con ferite che resero ardua l'esistenza futura.
Ora mi domando: nel non aver sottolineato il lutto, ma chiesta l'esposizione della bandiera i casi sono due:
1) Ignoranza della storia
2) Si vuole proprio sottolineare la bontà della "governabilità" cioè un decisionismo che prevalica le istituzioni democratiche. Se è così...

mercoledì 15 aprile 2015

La filosofa e la ciamporgna

Le mie letture di questo periodo:
- La conversione al Cristiamesimo nei primi secoli - G. Bardy. Finito, è stata una rilettura, molto interesante, ma non sarà il tema di questo post.
Poi, in parallelo: Hannah Arendt - La banalità del male e Stefanie Iris Weiss - EcoSex.
Partiamo dal secondo. Un libro demenziale, tenendo conto che chi l'ha scritto non scherzava, quasi un esempio di umorismo involontario. Analizza le azioni legate alla vita sessuale ed affettiva di una persona e si domanda se ogni azione è eco-compatibile. La rosa che regali alla fidanzata: è stata coltivata con pesticidi? si è fatto ricorso al lavoro infantile? come posso saperlo?...e va avanti così per il letto che usi, come prepari la cena etc...
Vi sono alcuni giudizi che condivido sostanzialmente: 1) i preservativi sono sacchetti si plastica, quindi inquinano (a meno che etc...) 2) Il ragazzo che passa a prendere la ragazza in auto è roba demodè, da anni '50 - per loro americani, per noi da anni '60. Oggi è meglio trovarsi a metà strada in luoghi raggiungibili in autobus o farsi un giro in bici.
Comunque fa troppe concessioni al politically correct (esempio sul tema dell'aborto) e certi passaggi mi sembrano scritti per ciamporgne paranoiche.
Però, e qui interviene Hannah Arendt, che mi fa spezzare una lancia in favore della ciamporgna Stefanie.
La mostruosità di Eichmann consiste nel fatto che Eichmann non fosse un mostro, un sadico, un assatanato. Era "soltanto" un carrierista, uno che voleva farsi una posizione, e per fare ciò doveva fare bene i compiti che gli venivano affidati. Tra l'altro Hannah Arendt subì forti pressioni ed incomprensioni per questo, infatti il "pubblico" voleva un Eichmann violento, sanguinario, accecato dall'ideologia; invece è solo un burocrate efficiente. Ma un alienato. Uno che isolava le sue azioni con i nessi che queste avevano. Come tanti bravi pardri di famiglia nel mondo che fanno carriera nelle fabbriche di armi con cui oggi si stanno uccidondo Siriani, Iraqeni, Yemeniti, Nigeriani, Sudanesi, Ucraini, Ucraini-Russofoni, Messicani... 
Invece la ciamporgna  Stefanie tende a trovare nessi tra le sue azioni .
Ricordo il famoso episodio di don Giussani che, in una notte stellata in una via poco illuminata s'imbattè involontariamente in una coppia che amoraggiava. “Cosa c’entra quello che state facendocon le stelle?” Esclamò don Giussani.
Il problema della ciamporgna Stefanie è che forse le sue stelle sono un po' troppo basse. Le auguro di poterle alzare.

mercoledì 8 aprile 2015

Piazza Juventus a Torino -Toponomastica esoterica

Facevo prima elementare. Ero appena uscito di scuola e sulla porta c'erano varie mamme e nonne in attesa dei loro discendenti. Nel tratto che facevamo tornando a casa a piedi, si chiacchierava, saltellava, ci si rincorreva .... insomma non finivamo sbattuti nell'abitacolo, magari saturo di fumo e arbre magique, comunque di stress e fretta. Una volta la mamma del mio compagno Guido (evito il cognome per la privacy) - e Guido era un nome che mi pareva orrendo, guido voleva dire guido la macchina cioè impedisco di gironzolare per la strada, faccio rumore incidenti puzza ...-  insomma sta donna mi chiese dove abitassi e io dissi il mio indirizzo, poi spiegai bene dove fosse il luogo e lei esclamò "Ah sì, ho capito, abiti in piazza Juventus!"
Rimasi di stucco, non avevo mai sentito chiamare quel luogo.
Ho scoperto poi che vi sono ragioni storiche che giustificano le toponomastica di quella signora.
Se fossi la Juventus, invece di inventare strane forme di autocelebrazione, darei una congrua mancia al comune di Torino per dedicare quella piazza (o una via che non ha nome e si trova a meno di 100m da quella piazza) alla Juventus - almeno ci sono ragioni storiche.
Sfida ai casuali lettori di questo blog: Qual'è piazza Juventus?
Oltre a piazza Benefica (giardini Martini) e Polo Nord (piazza Marmolada) quali altra toponomastica esoterica conoscete?

sabato 4 aprile 2015

Innovazione: Pane e vino, due strade diverse.

Ho atteso molto a fare il mio 100esmio post. Spero di riprendere  a postare con intervalli meno ampi.
Di che parlo? di innovazione. Una parola molto trandy, tutto deve essere innovativo, come in altri contesti di marketing tutto deve essere biologico.
Nel libro Antifragile, mia principale lettura della scorsa estate, si parlava della neomania, e l'autore criticava la moda del nuovo fine a se stesso.
Il problema dell'innovazione secondo me occorre seguire la seguente mappa.
1) capire a cosa serve un prodotto. Elencare le diverse utilità e caratteristiche.
2) definire i punti in cui si vuole migliorare ed apportare le modifiche "innovative"
3) fare dei test di regressione, cioè verificare che il "prodotto innovativo" che migliora una certa funzione, non crei problemi o peggiori le altre prestazioni garantite dalla "maniera vecchia".

Ho già parlato del pane (e pasta) raccontando dello scontro con l'eresiarca Camillo Langone, che negando l'esistenza dei celiaci, si domadava come un popolo di pastasciuttari potesse essere diventato celiaco. La sua obiezione sarebbe potuta essere giusta se il frumento fosse stato lo stesso di 50 anni fa, ma non lo è. Sono cambiate le specie di grano coltivate, spesso ottenute da modificazioni genetiche ottenute via radiazioni, ed è cambiato uil processo produttivo con l'introduzione della mietitrebbia che ha tagliato i tempi di lavoro, ma anche la fase in cui il grano tagliato in attesa di essere mietuto subiva trasformazioni chimiche che ne miglioravano la digeribilità. Innovazione che ha aumentato la quantità, diminuito i tempi(=costi) ma diminuito il potenziale numero degli acquirenti.

Il vino ha seguito un percorso diametralmente opposto. Un tempo il vino era bevuto in grande quantità. Ricordo l'uso dei bottiglioni da 2 litri che oggi giaciono nelle cantine degli ottantenni. Negli anni 70, quando andavo a vendemmiare, i viticultori ricordavano i bei tempi in cui la vendemmia era una festa, da una collina si sentiva una voce che intonava "Marja Gioana l'era 'n sl'us!" e dall'altra il coro rispondeva "L'era 'n sl'us cà filava oh!"  e dicevano... oggi invece occorre fare tutto in fretta... in fretta per tagliare sui costi ed ottenere un margini da un prodotto che attirava sempre meno. Il vino non ha seguito la strada più quantità, processo produttivo più rapido per minimizzare i costi. Non poteva, perchè così facendo non avrebbe comuqnue retto la concorrenza della CocaCola.... Ha migliorato la qualità, è diventato un prodotto di pregio. Viene venduto a prezzi molto più alti, personalmente il Barolo è fuori dal mio buget, ma oggi bevo Barbere che non mi fanno rimpiangere i Nebbioli assaggiati quando avevo 20/25 anni. Per non parlare del Dolcetto il mio vino preferito per certi pasti invernali, il Brachetto ottimo con i dolci, o per uscire dai patrii confini del Piemonte, il Refosco dPR che ha allietato le miei ultime vacanze in Friuli, o un vino marchigiano che mi ha entusiasmato o il Lambrusco che disprezzavo ed ora sto rivalutando.

Innovazione? dipende....

martedì 3 marzo 2015

L'Informatica (e non solo) ai tempi dello Zio Tom

Leggo da H. Klein, Il commercio atlantico degli schiavi  parlando, nella prima parte di impostazione generale, della schiavitù nel mondo antico dice
"La differenza fra gli schiavi e gli altri lavoratori in termini di mansioni svolte o di diritti immediatamente fruibili era dunque minima. Ma ciò che distingueva gli schiavi da tutti gli altri lavoratori, rendendo la schiavitù un'istituzione riconosciuta e importante,era l'assenza di lagami familiari, consanguinei e comunitari. E in effetti era proprio questa mancanza di vincoli con la stirpe,con la comunità e con la terra a rendere gli schiavi così appetibili nel contesto di un mondo preindustriale...." 
"
Mi ricordo alla fine degli anni '80, quando, dopo aver girato il mondo, davanti ad un progetto che prevedeva trasferte anche lunghe (non i classici uno/ tre giorni per un convegno, corso, meeting che fanno anche piacere) ma sviluppi presso il cliente etc.. notare alcune difficoltà oggettivi, il rampante anni 80 escalmare con disprezzo "quello è ancorato al territorio".
Mi accogo che oggi da un lato si tende a ridurre i legami personali (divorzio breve, convivenze, single-è-bello) e "tribali" (amicizie sempre più virtuali, globalizzazione degli stili di vita etc..) e da un altro lato si parla sempre più di flessibilità del lavoro----
Non è che le cose sono correlate?
E, secondo il libro di Klain di che cosa sono sintomo?
Sorge qualche sospetto!!

mercoledì 4 febbraio 2015

Dopo molto - Riprendo con una considerazione

Dopo molto tempo riprendo a scrivere su questo blog.
Nel frattempo sono successi molti fatti, sia personali che "storici".
Su uno mi voglio soffermare: si tratta dei terribili attentati accaduti a Parigi. Permetto che sono fatti gravissimi, premetto che la religione non giustifica nessun omicidio (in particolare le religioni che contengono la narrazione del "padre nella fede" a cui l'Angelo di Dio blocca la mano che stava per sacrificargli il figlio: il messaggio è chiarissimo!).
Ebbene a me ha lasciato sconvolto un particolare che ha reso evidente la mia distanza da questo mondo cosiddetto occidentale.
I servi di Satana (che si sente molto onorato ad essere chiamato dio grande!) hanno ucciso a) in un giornale di opinioni senza fatti b) in un negozio di cibi etnici.
 E' stato fatto un gran clamore sul bersaglio a) visto come simbolo, mentre è stato totalmente trascurato il valore simbolico del bersaglio b).
Per me, considerato il fatto che i morti sono sempre morti e gli assassini assassini, da un punto di vista simbolico è più grave il b)
Cos'era Chalie Hebdo? Un mezzo di comunicazione unidirezionale. Un mezzo che prevedeva un capitale accumulato, dei proprietari dei mezzi di produzione dell'informazione, un sistema di distribuzione. Si rivolgeva in modo asimmetrico con il pubblico. CH non aveva, per quanto ne so, nè i Robert Capa, nè gli Igor Man o Oriana Fallaci che intervistavano i personaggi più disparati o i Domenico Quirico.... Il giornalista era quello descritto da Jerome ne "I Pensieri Oziosi di un Ozioso", ma soprattutto faceva satira, ovvero insultava e arroccava la gente nei suoi pregiudizi.
Invece il cibo, quanto è, diciamo così, etnico, alternativo, tradizionale ... è un linguaggio di comunicazione paritario, capace di creare contatti, abbattere pregiudizi, raccontare storie, perseverare la memoria, sperimentare novità con un piede nel passato.
Ho ben presente me stesso, quando mangio alle sagre della Liguria o in Carnia, come mi sento in contatto con quei luoghi, quei popoli e la loro storia. E quando in inverno a Torino tiriamo fuori qualche "souvenir" del genere "prosciutto di Sauris" Formaggio di Enemonzo... come ci sentiamo proiettati verso quei luoghi.
 Invece tante parole, anche a sproposito su Charlie Hebdo. E' stata anche tirata fuori la famosa citazione di Voltaire, ma secondo me a sproposito, perchè appunto si tratta di esprimere un idea, cioè un giudizio organico e costruttivo, non un insulto gratuito, e poi l'espressione deve essere paritaria. Personalmente, affinchè i proprietari dei mezzi di comunicazione monodirezionali possano insultare, non sono disposto nemmeno a graffiarmi un dito.
Nessun commento invece sulla gravità dell'attacco alla libertà del cibo.
 Mi sembra di appartenere ad un altro mondo. Al mondo "del dialetto" (ma questo è un altro discorso)

mercoledì 7 gennaio 2015

Perchè si è ridotta la frequenza dei miei post?

Perchè non ho nulla da dire?
No, perchè non ho tempo.
Quel poco tempo che ho per "giocare" con internet, l'ho usato per provare l'ebbrezza di pubblicare un e-book utilizzando la piattaforma Narcissus.