mercoledì 30 ottobre 2013

Agile senza saperlo 14 - Gualtiero Bertelli

Torno, dopo molte divagazioni, alle tematiche agili.
Quando ero ragazzo avevo sentito una canzone, di cui non ricordavo l'autore, e che mi è ritornata ora alla mente.
Cambiando le parole "elettrotecnica" con "informatica" (cioè il 1966 con il 1975) e "diplomato" con "laureato" si ottiene quasi la  mia biografia personale.
Uno studio in funzione di un lavoro - Il lavoro "parcellizzato" che spreca lo studio fatto - Rimandare a "fuori" il momento di "libertà" che ha come sorella siamese la parola "responsabilità".

Il problema è che questa non è solo la mia biografia, ma quella di moltissimi altri qui in Italia.
Ma se questo"taylorismo" nel settore tecnologico avesse dato risultati positivi, OK nessun problema. Invece oggi siamo in crisi: mi sembra ovvia conseguenza. Se uno spreca la cultura acquisita e la responsabilità (che la canzone chiama libertà, ma sono come ho detto gemelle siamesi) che cosa  pensa di ottenere?
Chi ci ha guadagnato da questo spreco?
Penso che chi deteneva "piccoli poteri" aziendali ci ha guadagnato in:
1) Maggior stipendio relativo (probabilmente non assoluto, perché se l'azienda e la società avesse fatto più utili ce ne sarebbe stato di più per tutti, ma relativo ad altri colleghi)
2) Senso di "esistere" definito da un ruolo.
3) Ordine mentale. Uno dei problemi peggiori per chi si illude di avere un potere, sia pur piccolo, è quello di non avere "tutto sotto controllo". Quindi, avendo "tutto sotto controllo" diffida di tutto ciò che esula dal previsto, quindi anche da possibili cambiamento positivi.

   http://www.youtube.com/watch?v=uUu_qwas_Z4

Una cosa mi ha colpito in positivo di questa canzone, che sebbene sia nata e circolasse in area marxista, va molto oltre una posizione rivendicazionista-sindacalese-veterocomunista purtroppo conosciuta un questi anni.
C'è una nostalgia per fare un lavoro bello, coinvolgente, responsabilizzante che né il sindacalismo ufficiale, né il padronato (ed il managerume peggio ancora) hanno mai riconosciuto (e ci hanno portato a bate 'l cul 'sna pera!)

domenica 27 ottobre 2013

Delusione Renzi (con possibilità di rimediare)

Cominciamo con il Post Scriptum
Alla Leopolda Renzi si è dichiarato favorevole alla riforma della giustizia, anche se non ne so bene in dettaglio i termini, è quasi un errata corrige a questo post che mi era in parte venuto "di pancia" quando ho letto i commenti favorevoli al suo No Amnistia.
Ecco il post originale:
____________________________________________________________

Su questo mio blog avevo dato giudizi sostanzialmente positivi su Matteo Renzi, ai tempi delle primarie del PD in cui poi era stato sconfitto. Ora, per le prossime primarie dell’8 dicembre ho alcuni dubbi e suggerimenti che pubblico sul blog in modo da poter twittare facilmente a varie persone.

Delusione su no amnistia.

Sono rimasto molto deluso dal suo no amnistia. Sono rimasto amareggiato dai forcaioli,da cui ho preso le distanze da ragazzino educato dalle canzoni di de Andrè, che l’applaudivano. Mi sembrava che esaltassero un Bossi della prima ora. 
La colpa non è sua, però...
Parla di educare i giovani alla legalità, ma allora bisognerebbe modificare la toponomastica dei comuni italiani, visto che Mazzini, Battisiti, Rosselli, i partigiani ed altri Padri della Patria erano “Fuori dalla legalità”. La persecuzione degli ebrei, dalle leggi razziali in poi era legale, chi aiutava gli ebrei ha salvarsi aveva messo la morale davanti alla legge. Ed è proprio alla morale “inscritta nel cuore dell’uomo” che insieme allo spettacolo delle stelle del cielo stupiva Kant, che occorre educare! 
Poi, da Gandhi ad Havel, i grandi oppositori insegnano che
è conveniente stare nella legalità, OK, ma per fare emergere la propria moralità.
2)
Praticamente la situazione della giustizia italiana è allo sbando. Sarebbe stato credibile che avesse sostenuto i referendum radicali. Occorre una riforma generale della giustizia e non sto a ri-elencare i motivi. Luciano Violante li esprime meglio di me (e sarebbe bello che MR e LV fossero in sintonia) L’amnistia (non l’indulto!) è importante quindi anche come gesto simbolico politico. Occorre mettere i leoni sotto il trono (su cui siede il popolo).

Costi della politica.

Si parla tanto delle spese dei parlamentari, consiglieri etc... ma anche altri ruoli legati alla cosa pubblica sono costosi. Prendersela con gli eletti si colpisce comunque la democrazia a vantaggio dei “nobili”. Occorre ridurre i costi della gestione della cosa pubblica in modo paritetico  tra tutti gli attori della gestione della cosa pubblica
Erlebnis: un imprenditore doveva parlare ad un ministro. Si trova invece davanti
un funzionario. Alla sua perplessità il funzionario rispose “Ebbè ma che le importa del ministro? Lui due anni fa non c’era ancora e non è detto che tra tre anni ci sia. Io invece ero qui già dieci anni fa e tra dieci anni sarà ancora qui!”
Occorre portare anche i muli sotto il trono.

Inutilità del "governo che decide".

Come nella gestione aziendale (Management 3.0, Agile etc.) anche nella vita pubblica il metodo “comando e controllo” è o inefficace (grida manzoniane) o pericoloso (derive
autoritarie) e comunque un approccio che valorizzi le motivazioni intrinseche di chi opera nella società è il più produttivo, in particolare in questo momento di crisi. Spero che su questo Renzi sia d’accordo ma occorre che arrivi anche alle conseguenze.
1)
Una società “Agile” e “sussidiaria” non ha bisogno del “decisionismo” del presidente operaio” del “fare” ma del “permettere di fare”. Quindi sempre meno burocrazia, o meglio burocrazia che ha come fine non se stessa, ma l’aiuto a chi deve realizzare. Il “fare” del governo sarà orientato proprio a questo snellire la burocrazia per permettere ai soggetti sociali di “fare”.
Questo argomento ha un punto debole proprio nel PD a cui si rifanno anche degli ex-comunisti che vedono nelle scuole paritarie “le scuole dei preti”.
Ora sarebbe bene che si mettessero in testa che 
a) un una società pluralista c’è posto per tutti anche per le scuole dei preti.
b) ci sono, e ci dovrebbero essere anche più scuole paritarie con altre ispirazioni (Montessori, scuole Waldorf) e libere coop di docenti.
c) il “welfare di base” risponde meglio alle esigenze dei cittadini e costa di meno allo stato. Il buon funzionamento pratico deve superare i pregiudizi ideologici.

2)
Siamo una società complessa, non si può gestire in modo ragionieristico o meccanicistico. Una modifica implica altre mille conseguenze, quindi il miglioramento non può che essere “dal basso”, guidato da chi nel miglioramento è implicato. 
Non posso dilungarmi su quello, rimando alle seguenti letture
  • Management 3.0 di J.Appelo
  • ll cingo nero , di Nicolas Nassim Taleb (Antifragile non l'ho ancora letto)
  • Intrinsic Motovation at Work di K.W Thomas

Inoltre avrei una serie di piccole proposte

Modifica al canone RAI.

Io ho una vecchia tv che uso solo come video per i DVD.
Non riesco a connettermi al digitale terrestre – dovrei spostare un armadio.
In casa abbiamo 2 PC 1 tablet e mio figlio ha uno smartphone.
La RAI (a parte qualche ascolto radiofonico) potrebbe anche sparire.
Allora perchè pago il canone?
 Per il regio decreto del 1935 etc.... che è una tassa di scopo per creare un sistema di telecomunicazioni pubblico.
Quindi lasciamo pure il regio decreto, ma anziché mantere un’azienda già esistente, che potrebbe guadagnare con pubblicità ed abbonamenti “premium” come fanno  Mediaset, La7, Sky etc... propongo di convogliare i ricavi su quella che oggi dovrebbe essere la tassa di scopo per attivare un vero servizio pubblico nelle telecomunicazioni, vale a dire la “banda larga”.

Pensione di anzianità.

Aver accettato la sua abrogazione a chi per quasi 40 ha messo il 33% del lordo (come il sottoscritto) è una colpa che il PD difficilmente può farsi perdonare.
Un’idea (per venire in contro ai costi) ce l’avrei, ma è troppo lunga da esprimere qui. La chiamo “servizio civile per anziani”.

mercoledì 2 ottobre 2013

Papa Francesco, le foglie autunnali e la zia

Non sto a dilungarmi nel parlare di Papa Francesco.
Sono un seguace di don Bosco che nel 1848 faceva dire "Viva il Papa" anzichè "Viva Pio IX". Non mi piace contrapporre un papa ad un altro, anche se Papa Francesco per alcune cose è più in sintonia con quello che io ero tra i 14 e i 20 anni che ora sta riemergendo alla grande.
In questo post voglio semplicemente sottolineare un particolare: la sua critica alla "Cultura dello scarto". Mi pare di non aver sentito mai questa metafora nelle critica alla società: la cultura dello "scarto" per cui tutti quello che non rispetta certi parametri diventa scarto.
Un Papa esperto di Lean ?
Non vorrei fare digressioni, ma ricordo una bella metafora letta, se la memoria non mi inganna, da Gunter Pauli.
Molte specie di alberi d'autunno perdono le foglie. Se l'albero si trova in un cortile lastricato, in una piazza asfaltata o contesti simili, le foglie rimangono lì, diventano un rifiuto che qualcuno deve spazzare altrimenti rischiano di ostruire i tombini. Invece se l'albero è in un prato o in un bosco, le foglie cadute diventato alimento per le formiche ed altri insetti che le sminuzzano, oppure per i funghi, si decompongono e generano humus utile per l'albero stesso: insomma diventano una risorsa.
Allo stesso modo, la nostra società, ma anche noi stessi,  dobbiamo essere come un prato o un bosco, dove tutto diventa una risorsa.
Ma come un "invalido" diventa una risorsa?
Non faccio grandi discorsi, ma parto da un fatto recente. Mia zia ha l'Alzheimer. E' sempre stata una donna sveglia, energica, pratica, impiegata in Municipio, conosceva tutti i big Torinesi della politica anni '70/80 (Novelli, Porcellana, Salerno, Mina, Magnani, per non parlare di Secreto!) A 50 anni decise di imparare l'inglese. Quand'ero ragazzino mi insegnò a risolvere i rebus. Abitualmente io non sono bravo in nessun gioco, né giochi da tavolo né quelli sportivi: l'unico gioco in cui mediamente vinco è SCARABEO: ebbene, lei, vent'anni fa riuscì a battermi parecchie volte. Ora ha l'Alzheimer.
Eppure, in questa malattia, mi ha dato due doni:
1) Il richiamo ad una maggiore serietà nei confronti della vita. La vita ultimamente non è il risultato del nostro sforzo per realizzare i nostri progetti, il nostro sforzo è per dare una risposta ad una situazione.
2) Ho visto un uomo innamorato: mio zio. Non conoscevo quel lato della sua persona, e la malattia della moglie l'ha fatto emergere: a 86 anni, quest'uomo sta dando esempio di cosa vuol dire "amarsi nella cattiva sorte".