Ritorno sul tema iniziato in questo post.
Avevo tirato giù il libro non tanto per incavolarmi di quanta “sapienza” ci fosse in quello che le “teste coronate” alias i C-suite pensavano fosse un lavoretto da ragazzi, purtroppo troppo ben pagati - ops “onerosi per l'azienda” - addirittura ben solo 5mila lire in meno di un supplente di matematica.... Ho già abbastanza rabbia se penso al mio passato.
Il problema era più serio. Ricordavo vagamente la critica che Douglas Hofstadter faceva a Bertrand Russell nel suo tentativo di risolvere il paradosso del barbiere, imponendo dei livelli gerarchici: il linguaggio non può parlare di se stesso, occorre un meta-linguaggio per parlare del linguaggio.
La memoria era offuscata e volevo affrontare l'argomento. Già qui avevoparlato di come il Dio aristotelico “causa prima” mi convincesse poco. Se Dio fosse solo questo, Möbius avrebbe dimostrato l'inesistenza di Dio.
Volevo affrontare certi temi che possono mandare in crisi certezze esistenziali, in un momento, non proprio di tranquillità, ma almeno non in situazioni che già loro mettono in crisi, per esempio dopo la diagnosi di un male inguaribile o la certezza di avere poco da vivere davanti a me.
Ho riletto il libro e l'ho trovato mediamente noioso. Ho già scritto di alcune cose positive nel mio post precedente, quando spiegava agli ignoranti le basi dell'informatica o sul tema dell'intelligenza artificiale. Mi sono imbattuto sul tema della ricorsività: le mani che si disegnano del quadro Escher possono esistere in quanto disegnate da Escher , ma Escher chi lo disegna? E così via.
Premetto di essere stato allievo di don Bonardello, prete e per noi professore di religione, ma prima e dopo questa sua esperienza, professore di scienze naturali. Bastavano quattro parole con lui per superare la visione scientista neo-positivista per cui c'era la progressione magia, religione, scienza. L'ignoranza porta ad una visione magica, la religione formalizza in modo colto questa ignoranza e la scienza spiega tutto cancellando le basi stesse di magia e religione.
Per don Bonardello invece, all'aumento conoscenza non corrisponde una riduzione dello spazio di Dio, ma anzi corrisponde un ulteriore opportunità per noi di cogliere la grandezza, la complessità e la bellezza dell' ”Essere”. Invece dal “rimpicciolire il suo spazio” ci impedisce di fare di Dio un idolo a misura della nostra immaginazione.
Dopo la rilettura di GEB ho notato che questa posizione, vera per le scienze fisiche, chimiche e biologiche... è vera anche per la logica e ciò che ad essa è connesso.
Ricordo quando avevo dodici anni mi avevano regalato un gioco del 15. Dopo averlo risolto, poi rimescolato e risolto un altro po' di volte, non so per quale motivo mi venne in mente di ordinare le tessere come indicato in figura. Non ci riuscivo. Passai alcuni pomeriggi a fare tentativi. Ok, le mie vacanze erano piuttosto noiose: quando facevo le medie, alla Foscolo, preferivo il periodo scolastico alle vacanze, quindi tutto sommato era stato un modo per impegnare il tempo. Ma il fatto di non riuscirci mi mise addosso una specie di angoscia. Lasciai perdere. Una decina d'anni dopo, in un corso all'università, come esempio di problemi risolvibili in modo automatico, ci fu il gioco del 15 e si partì dicendo che “non tutte le configurazioni sono possibili!”
Dio, è anche Dio delle scale di Escher, delle configurazioni irraggiungibili, delle sequenze di fonemi possibili ma prive di significato in qualsiasi lingua...
(forse un po' difficile da capire o per me da spiegare, ma è così)