mercoledì 29 maggio 2024

Toponomastica e gender gap

 

Nelle varie filippiche sul maschilismo, ho sentito dire che la maggior parte delle vie in Italia sono dedicate a maschi. Penso che sia vero, ma vorrei fare alcune considerazioni a ruota libera, senza pretesa di essere esaustivo, concentrandomi sulla mia città, Torino.

A Torino l'arteria principale è dedicata ad una femmina. Il corso che parte dalla riva del Po, attraversa tutta la città da Est a Ovest è dedicato alla Regina Margherita. Tutti gli altri corsi che iniziarono dal Po sono molto più brevi. Corso Vittorio Emanuele II finisce in corso Francia, corso San Maurizio finisce ai Giardini Reali e corso Tortona diventa corso Novara. Il corso dedicato al marito, Corso Re Umberto, è centrale, in una zona elegante, ma non è così lungo.

Le nobildonne a Torino non sono messe poi così male: brulicante di traffico è via Madama Cristina, protagonista dalla parte filo-francese della “guerra dei tre cognati”; altrettanto centrali sono le vie dedicate alla Principessa Clotilde e alla Duchessa Jolanda, mentre nella pre-collina troviamo via Luisa del Carretto. Bellissima e cetrale è via Maria Vittoria, dove si trova il Palazzo Cisterna, dimora del suo casato nobiliare. Periferica è invece una via dedicata a Eleonora d'Arborea, nobile della Sardegna, a cui stranamente le lapidi che indicano la via la specificano come “patriota” ma non si specifica quale fosse la “patria”. Juliette Colbert, torinesizzata in Giulia di Barolo, ha la sua via sebbene non sia chiaro se dedicata alla “nobildonna” o alla “quasi- santa sociale”.


Anticamente le vie erano intitolate o alla direzione verso cui erano dirette (Via Nizza, Corso Casale, Corso Moncalieri) oppure a “cosa c'era lì” per esempio, via Corte d'Appello. Abbiamo Vie Figlie dei Militari, Via delle Orfane perché evidentemente sedi di scuole o collegi riservate a queste categoria di ragazze e Via delle Rosine evidentemente sede di una scuola gestita da tale “associazione”.

A parte San Paolo che da anche il nome ad un quartiere (borgo San Paolo) e non c'è la chiesa dedicata a tale santo, la toponomastica dei santi e sante sono legate alla presenza di chiese. In questo caso le sante non sono messe male: via Santa Teresa, via Santa Chiara, Piazza Santa Rita (santa Rita da il nome anche a un popoloso quartiere), via e piazza Santa Giulia, strada Santa Lucia... ma si fanno aiutare in classifica dai vari nomi con cui viene venerata la Madonna: via Santa Maria, via e piazza Maria Ausiliatrice, via della Consolata, via Madonna delle Rose, via Madonna di Campagna.... 

Tra i santi sociali, Cottolengo ha una stretta via, ma lì è situata la sede della sua opera. Per don Bosco la sede principale delle sue varie opere in Torino è in piazza Maria Ausiliatrice, e inspiegabilmente la via a lui dedicata è una via secondaria, mentre la fondatrice del ramo femminile, santa Maria Mazzarello, ha una via abbastanza corta e periferica, ma ampia ed è un'importante arteria nel traffico dal lato ovest della città. Un po' meno fortunata è la Beata Maria degli Angeli, al secolo Marianna Fontanella a cui è dedicata una piccola via sulle cui lapidi c'è scritto solo "via Fontanella" e pare che sia una via dovuta alla presenza, un tempo, di una fontana pubblica e non al cognome di una parsona la cui fama è legata, tra l'altro, all'assedio di Torino del 1706: la localizzazione della via, in Borgo Vittoria, presso la Chiesa della Salute, fa supporre che sia dedicata alla persona in questione.

Bisogna tenere conto di una cosa. Molti nomi alle vie sono stati dati tra la fine del XIX secolo e nel primo XX secolo. I protagonisti erano:

  • Eroi del risorgimento: a parte Giuditta Sidoli e Teresa Confalonieri, titolate di una via e di una minuscola piazza, i protagonisti sono stati tutti maschili. Oltre a Garibaldi Mazzini e Cavour, la toponomastica dei risorgimentali abbonda! Per esempio, vicino a corso Enrico Tazzoli, c'è una serie di vie secondarie dedicate ad altri patrioti uccisi a Belfiore. Di fatto erano tutti maschi.
  • Eroi della guerra partigiana: Di Nanni, Capriolo, Biglieri, Giambone, Galimberti... insomma sono stati i maschi a dover scegliere esplicitamente “da che parte stare”:..
  • Altri militari: Baldissera, Raffaele - non Luigi - Cadorna, Massena...
  • Scienziati del periodo positivista, in cui le donne non avevano spazio.

Concludendo, il problema sul gender gap toponomastico non è dovuto ad una generica preferenza maschile, ma ai criteri con cui sono scelti i titolari della toponomastica che privilegiano categorie in cui si sono cimentati di più i maschi.

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