Premetto che sono sempre stato avverso al comunismo. Di sinistra ma anti-comunista. Ero ragazzino, affascinato dalle immagini provenienti dagli USA di coloro che lottavano per la pace in VietNam e contro le differenze razziali, ed atterrito dalle immagini provenienti da Praga, con i carri armati per le strade. Quando mi è toccato votare avrei voluto essere inglese, tedesco, svedese, francese per avere una sinistra non egemonizzata dai comunisti.
Ma anche con gli anti-comunisti "di destra" non mi trovo in sintonia.
In questo mio post, se riesco vorrei sfatare un luogo comune contro il comunismo.
La situazione economica dei paesi comunisti è più debole perché "siccome sono tutti uguali, nessuno è incentivato ad emergere e quindi non c'è quella competitività che fa sì che tutti si diano di più da fare".
Quest'affermazione è falsa per tutta una serie di motivi.
1) Non è vero che la società sovietica fosse una società di uguali. Esistevano gerarchie, esisteva una meritocrazia: ho ancora visto le fotografie dei migliori lavoratori dell'anno esposti davanti ad una fabbrica (1989).
2) Non è vero che la competitività interna porta ad un miglioramento della produttività/qualità del prodotto
3) Visto che è obiettivo che il comunismo non ha portato il benessere, occorre vedere quali sono le cause per cui il comunismo non porta il benessere.
Da questi tre punti fermi tentiamo un'analisi più approfondita. Sul perché il comunismo non porti benessere le cause sono molte, ma sostanzialmente alla base di tutto c'è la pianificazione: dall'alto e per tempi lunghi. E' come un mega-progetto waterfall confrontato con un progetto agile.
In un contesto simile la competitività è finalizzata a rispondere non a delle esigenze di un fruitore del servizio, ma bensì alle esigenze del "pianificatore" o del gradino superiore della gerarchia. In questo contesto quindi la possibilità di innovazione, è praticamente nulla. La meritocrazia tende a premiare il conformismo, quando non addirittura l'appartenenza a sotto-conventicole e cordate.
Temo di non essermi spiegato bene in questo breve post, che meriterebbe almeno un saggio,
Ma tanto che importa: l'unione sovietica è ufficialmente caduta ed i suoi difetti ed errori si stanno spargendo nell'unione europea e negli stati uniti.
"Giovane di lungo corso" si riferisce ad una battuta che pare abbia fatto l'on. Bersani. A chi gli diceva di fare spazio ai giovani nel partito lui rispose "Ci vogliono sì giovani, ma giovani di lungo corso!" Non è un blog di politica in senso stretto. Seguendolo si capirà perchè io mi sento un giovane di lungo corso.
sabato 22 marzo 2014
Superstizione: La colpa del comunismo.
giovedì 27 febbraio 2014
dedicata al Presidente del Consiglio Matteo Renzi
La machina a va mej… Sai pà cos sìa
s’a l’han centrà quaic rua o quaic arsort
ch’a giöga mej, s’a j’é un pistun pi fort
o un cüssinet ch’a l’ha trovà sue bije…
s’a l’han centrà quaic rua o quaic arsort
ch’a giöga mej, s’a j’é un pistun pi fort
o un cüssinet ch’a l’ha trovà sue bije…
fait sta ch’a va mej… sensa lüstrela,
deje d’öli, ingrassela o fé de sfors,
fin el pi gnoc ed j’ovrié as n’ancorz:
a marcia mej… a-i é da dì cum é-la?.
deje d’öli, ingrassela o fé de sfors,
fin el pi gnoc ed j’ovrié as n’ancorz:
a marcia mej… a-i é da dì cum é-la?.
Pa ch’i pretendo fela andé ed cariera
ma ansuma adess ch’a turna a pijé le slans,
l’uma tüti ant el cör ch’a vada anans
e che mai pi a döva turné indarera…
ma ansuma adess ch’a turna a pijé le slans,
l’uma tüti ant el cör ch’a vada anans
e che mai pi a döva turné indarera…
E püra… el material ch’a l’era bun,
adess l’é già un poc früst e sgangarà
ma j’é quaicos… che pena incaminà
at la pussa anans, magara a strangujun.
adess l’é già un poc früst e sgangarà
ma j’é quaicos… che pena incaminà
at la pussa anans, magara a strangujun.
J’é da speré ch’a düra e ch’a resista
s’a cuntinua parej… Fumse curage!
Vist ch’a funsiuno turna j’ingranage
l’é segn… ch’a l’han cambiaje el machinista
s’a cuntinua parej… Fumse curage!
Vist ch’a funsiuno turna j’ingranage
l’é segn… ch’a l’han cambiaje el machinista
Dedico questa poesia in piemontese di Nino Costa al nuovo Presidente del Consiglio Matteo Renzi, con un'avvertenza. Deve tenere conto che;
1) E' totalmente de-contestualizzata. Nino Costa scrisse di getto questa poesia dopo il famoso 25 luglio del 1943, vale a dire con la caduta di Mussolini. Con tutte le critiche che si possono fare ai governi precedenti, nessuno di essi, neanche Monti, era Mussolini!
2) Molto più seriamente: non si illuda Renzi, non si sta parlando di lui! La poesia parla di una locomotiva che da un certo punto in poi si mette a funzionare meglio, ma quale è la ragione? Non è ben chiaro, anzi pare che non ci sia stata nessuna miglioria meccanica... e allora, perché va meglio? E' cambiato il macchinista! Ma ripeto non mi piace pensare che il macchinista sia "l'uomo solo al comando" il macchinista è il popolo, è ognuno di noi chiamato nella sua quotidianità ad operare. Il compito che chiedo al nuovo capo del governo è la sussidiarietà per lasciarci essere "macchinisti" responsabili e motivati.
Etichette:
motivazione,
Piemont,
sussidiarietà
mercoledì 22 gennaio 2014
User Experience
Come ho scritto nell'articolo (ma la parte a cui mi riferisco si scarica a pagamento!) il lavoro di sviluppo del software ha dei sottoprodotti che potrebbero fruttuosamente essere utilizzati in altri contesti.
Uno di questi è la "User experience"
E come seguendo i consigli di vari guru, farò uno "Story telling" invece di una descrizione astratta.
1) Ufficio Postale. Quando ero ragazzo su ogni sportello leggevo cartelli scritti a pennarello ed incollati con il nastro adesivo "PACCHI" "RACCOMANDATE" "ContiCorrenti" etc. Uno sapeva dove andare. Ora invece ci sono bei cartelli preconfezionati con "Prodotti Postali" "BancoPosta". Ma un vaglia, cos'è? Prodotto postale, certo mica un prodotto del caseificio! Ma è anche un prodotto che può assimilarsi ad un prodotto bancario, poichè faccio correre soldi... Chiedo ai presenti in coda.
Nelle poche volte che mi capita di andare alla posta ho quasi sempre trovato qualcuno che chiede qual è la coda corretta per .... Da cui se ne evince:
1.a) che i "Big Thinker" delle Poste sono assolutamente avulsi da ogni feed-back dell'utente, pensano astrattamente, fregandose dell' UX
1.b) gli sportellisti sentono simili domande quotidianamente e umanamente parlando faticano a trattenersi dal mettere un bel cartello a pennarello con lo scotch "Vaglia" "PACCHI" e via discorrendo! Invece mettono i cartelli che "ricevono da Roma". Torna l'agile manifesto, il principio di sussidiarietà, stoos e via discorrendo. Inoltre lo stipendio di un "Big Thinker" è piuttosto alto direi, quindi: tagli migliorando il servizio e motivando di più il personale che lo gestisce direttamente!
2) GTT (Trasporti Torinesi) Ero sulla linea 5 direzione Nord->Sud . Ricordo che il 5 ferma in largo Orbassano, fa molte fermate in Corso Orbassano di Torino, ferma in Strada Orbassano di Beinasco e poi finisce la sua corsa nel Comune di Orbassano.
Era sera ed il bus su cui viaggiavo era di quelli belli moderni con la vocina che annuncia la prossima fermata. Cosa abbastanza comune, bisogna ammettelo, la vocina era sincronizzata perfettamente con il percorso. Ad un certo punto,eravamo in corso Rosselli, la vocina annunciò "Prossima fermata: Orbassano Nord" vidi una coppia trasalire, perchè Orbassano è appunto la fine della corsa "Ma non l'abbiamo vista Mirafiori!!!" Due battute e si capì l'equivoco. I signori GTT sanno che "Orbassano Nord" vuol dire "Largo Orbassano Nord", ma si sono posti il problema di cosa pensano gli utenti se non sono pratici del posto? Ma se partono dal presupposto che tanto la stragrande maggioranza degli utenti è pratica del posto, cosa hanno messo la "vocina" a fare, se non a farli divertire quelle rare volte che non è sincronizzata?
3) GTT (Trasporti Torinesi) Dovevo farmi rinnovare l'abbonamanto e sono andato in via Fiocchetto. Vidi cartelli con la scritta "Titoli di Viaggio" e pensai che l'abbonamento lo fosse (a cosa serve se non a viaggiare?) Invece poco prima vidi un piccolo capanello (2 o 3) persone ferme davanti ad un altro sportello e chiesi se erano in attesa di farsi rinnovare l'abbonamento. Alla risposta "Sì" capii che l'ufficio era quello, ma un cartello costava tanto?

Etichette:
agile manifesto,
comunicazione,
Management 3.0,
sussidiarietà
mercoledì 8 gennaio 2014
Project Manager senza saperlo : Papa Francesco
Ho affrontato la lettura dell' Evangelii Gaudium, devo ammettere, più che per zelo religioso, perchè incuriosito dalle polemiche sorte negli USA sulla frase in cui il Papa afferma che la teoria delle "ricaduta favorevole" non è supportata da sufficienti esempi concreti.
Oggi ho visto questo bellissimo articolo che secondo me andrebbe letto e meditato, anche dai soci della CdO, che pure fanno riferimento al giornale on-line su cui è stato pubblicato.
Confortato da questo articolo vorrei commentare, anzichè il punto 54 che a causato tante polemiche, al punto 82 in cui mi sembra veramente delle lesson learned in un progetto.
(Domanda teorica: Possiamo paragonare l'annuncio del vangelo ad un progetto? Secondo il significato comune del termine, cioè un qualcosa di pensato a tavolino e poi realizzato seguendo precise procedure, NO, ma nel senso della definizione del PMBOK, cioè "unico" e "definito nel tempo" ... be' pare di sì, ma non mi dilungo su questo.)
Il punto 82 parla di "doveri" che stancano più di quanto sia ragionevole ... "non si tratta di una fatica serena, ma tesa, pesante, insoddisfatta ed in definitiva non accettata" Ma chi un un progetto, magari in 730§351, non si è trovato in queste condizioni?
Il Papa analizza: alcuni vi cadono perchè :
- portano avanti progetti irrealizzabili (ricordano i sacri testi del PM che un obiettivo deve essere S.M.A.R.T.)
- non accettano la difficile evoluzione dei processi (vedi accettare il cambiamento dell'agile manifesto) e vogliono che tutto cada dal cielo (immagino che i progetti vengano eseguiti così come pensati, senza modifiche in corso d'opera)
- si attaccano ad alcuni progetti o "sogni" coltivati nella loro vanità.
- hanno perso il contatto con la gente (il PMBOK 5 dedica una parte alla gestione degli stakeholder!)
- non sanno aspettare e vogliono dominare il ritmo della vita. Sulla formulazione di questa frase forse ci sarebbe da discutere, ma ho presente PM "impazienti" che creano più stress che facilitare il compito di chi deve lavorare.
Be' si potrebbe dare al Papa una certificazione ISIPM-Base Honoris causa?
Oggi ho visto questo bellissimo articolo che secondo me andrebbe letto e meditato, anche dai soci della CdO, che pure fanno riferimento al giornale on-line su cui è stato pubblicato.
Confortato da questo articolo vorrei commentare, anzichè il punto 54 che a causato tante polemiche, al punto 82 in cui mi sembra veramente delle lesson learned in un progetto.
(Domanda teorica: Possiamo paragonare l'annuncio del vangelo ad un progetto? Secondo il significato comune del termine, cioè un qualcosa di pensato a tavolino e poi realizzato seguendo precise procedure, NO, ma nel senso della definizione del PMBOK, cioè "unico" e "definito nel tempo" ... be' pare di sì, ma non mi dilungo su questo.)
Il punto 82 parla di "doveri" che stancano più di quanto sia ragionevole ... "non si tratta di una fatica serena, ma tesa, pesante, insoddisfatta ed in definitiva non accettata" Ma chi un un progetto, magari in 730§351, non si è trovato in queste condizioni?
Il Papa analizza: alcuni vi cadono perchè :
- portano avanti progetti irrealizzabili (ricordano i sacri testi del PM che un obiettivo deve essere S.M.A.R.T.)
- non accettano la difficile evoluzione dei processi (vedi accettare il cambiamento dell'agile manifesto) e vogliono che tutto cada dal cielo (immagino che i progetti vengano eseguiti così come pensati, senza modifiche in corso d'opera)
- si attaccano ad alcuni progetti o "sogni" coltivati nella loro vanità.
- hanno perso il contatto con la gente (il PMBOK 5 dedica una parte alla gestione degli stakeholder!)
- non sanno aspettare e vogliono dominare il ritmo della vita. Sulla formulazione di questa frase forse ci sarebbe da discutere, ma ho presente PM "impazienti" che creano più stress che facilitare il compito di chi deve lavorare.
Be' si potrebbe dare al Papa una certificazione ISIPM-Base Honoris causa?
lunedì 16 dicembre 2013
Ai tempi del PDP-11 : Buon Natale
Avevo già parlato all'inizio di questo blog del PDP-11 , mitico computer della Digital degli anni 70.
Su questo computer ho partecipato al progetto di automazione industriale più "pretenzioso" che abbia mai visto nella mia carriera.
Quest'anno (per non fare concorrenza a Papa Francesco - cioè per non aggiungere banalità a discorsi seri) faccio gli auguri ricordando una "fesseria erudita" che dissi il 31ottobre del 1983. Bisogna tenere presente che allora la data doveva essere inserita ogni qual volta si avviava il computer. Ebbene, quella mattina, il 31 ottobre, inserii la data ed augurai ai presenti "Buon Natale!!!"
Ero impazzito? No, c'è una logica in tutto ciò. Bisogna tener presente che il PDP-11, soprattutto per i programmi assembler e sui manuali che illustravano le chiamate a basso livello nel sistema operativo, aveva la pessima abitudine di usare la codifica ottale. Codifica scomodissima, in confronto dell'esadecimale . Capisco se fosse stata una macchina a 18bit, quindi le parole avrebbero avuto 6 cifre ottali, ma era a 16 bit, quindi perchè non fare parole da 4 bit esadecimali? Boh? Irrazionalità della tecnica.
Comunque, ricordano questo vezzo del PDP-11, tenendo presente che la data si scriveva con giorno in cifre ed il mese era indicato dalle prime tre lettere in inglese, ecco che 31 ottobre diventava
31 OCT ed il 31 ottale equivale a 25 in base dieci, 25-DEC cioè Natale.
Quindi, valendo la proprietà transitiva dell'uguaglianza, quest'anno per Natale, faccio gli auguri di buon onomastico a tutte (ma in realtà non conosco nessuna con quel nome) le "Lucilla".
Buon Santa Lucilla a tutti !!!!
Su questo computer ho partecipato al progetto di automazione industriale più "pretenzioso" che abbia mai visto nella mia carriera.
Quest'anno (per non fare concorrenza a Papa Francesco - cioè per non aggiungere banalità a discorsi seri) faccio gli auguri ricordando una "fesseria erudita" che dissi il 31ottobre del 1983. Bisogna tenere presente che allora la data doveva essere inserita ogni qual volta si avviava il computer. Ebbene, quella mattina, il 31 ottobre, inserii la data ed augurai ai presenti "Buon Natale!!!"
Ero impazzito? No, c'è una logica in tutto ciò. Bisogna tener presente che il PDP-11, soprattutto per i programmi assembler e sui manuali che illustravano le chiamate a basso livello nel sistema operativo, aveva la pessima abitudine di usare la codifica ottale. Codifica scomodissima, in confronto dell'esadecimale . Capisco se fosse stata una macchina a 18bit, quindi le parole avrebbero avuto 6 cifre ottali, ma era a 16 bit, quindi perchè non fare parole da 4 bit esadecimali? Boh? Irrazionalità della tecnica.
Comunque, ricordano questo vezzo del PDP-11, tenendo presente che la data si scriveva con giorno in cifre ed il mese era indicato dalle prime tre lettere in inglese, ecco che 31 ottobre diventava
31 OCT ed il 31 ottale equivale a 25 in base dieci, 25-DEC cioè Natale.
Quindi, valendo la proprietà transitiva dell'uguaglianza, quest'anno per Natale, faccio gli auguri di buon onomastico a tutte (ma in realtà non conosco nessuna con quel nome) le "Lucilla".
Buon Santa Lucilla a tutti !!!!
lunedì 9 dicembre 2013
Top Ten - I libri più importanti.
Da questa mia top ten escludo "La Bibbia", gli elementi di Euclide, la letteratura latina di Concetto Marchesi e tutti gli altri testi più di "consultazione" che di lettura continuativa.
Escludo anche "Il Senso Religioso" di Luigi Giussani.. La lettura di quel testo non è stata per me una lettura solitaria, ma nel contesto di un gruppo di persone che si trovava più o meno settimanalmente per leggerne insieme qualche brano, confrontarsi etc.. Sono nate discussione ed amicizie e che rendono quella lettura un unicum nella mia vita.
Entrano quindi in classifica
1) Harvey Cox. La seduzione dello spirito. Lo lessi verso i 18 anni. Per molti anni ho ricordato solo l'erlebnis della città di Malvern, più volte citato in questo blog. Fu un libro che segnò la mia esistenza. Magari ne riparlerò in un altro post.
2) Vaclav Havel. Il Potere dei senza potere. Ho già citato un questo blog l'autore, ma non il testo.
3) Vassilij Grossman. Vita e Destino. Il "Guerra e Pace" del XX secolo. Un libro lunghissimo ed affascinante. Ne ho già citato un piccolo particolare.
4) Jerome K Jerome. Considero i tre libri letti (Tre uomini in barca, Tre uomini a zonzo e I pensieri oziosi di un ozioso) come un unico testo. Uno sguardo ironico e positivo sulla vita. Se poi consideriamo che, parlando dei tedeschi, con il loro rispetto per l'autorità costituita, la loro capacità di realizzare quanto viene loro ordinato e il loro scarso spirito critico, dice "Pensate un po' se un pazzo prendesse il potere in Germania, cosa accadrebbe!" anticipando quello che poi sarebbe successo... be', un umorista vale di più di molto studiosi di politica.
5) Fëdor Dostoevskij - Delitto e castigo. E' pazzesco leggere un giallo in cui si sa all'inizio chi è l'assassino? No! Uno dei libri più belli che abbia letto (sebbene la figura di Sonia sia un po' idealizzata) è un libro eccezionale!
6) Alessandro Manzoni. I promessi sposi - Ho già parlato anche di questo.
7) Dante. La divina commedia. Purtroppo conosco meglio l'inferno, del purgatorio e paradiso un po meno. Grazie a Roberto Benigni e Franco Nembrini (che si sono conosciuti) è ritornato ad essere un opera "in lingua volgare".
8) Jurgen Appelo. Management 3.0 Un libro molto interessante, ma soprattutto per me, in un momento di "demotivazione" assoluta, l'opportunità di vincere qualcosa e di veder pubblicato su una rivista "importante" qualcosa di mio. Insomma, senza saperlo, l'autore ha permesso di portare la mia autostima sopra il livello di sicurezza.
9) Kenneth W Thomas Intrinsic motivation at work. Rimando la recensione a quanto ho scritto qui.
10) Raspe. Il Barone di Muchausen. L'edizione illustrata e ridotta per ragazzi, fu la lettura più bella della mia infanzia.
Escludo anche "Il Senso Religioso" di Luigi Giussani.. La lettura di quel testo non è stata per me una lettura solitaria, ma nel contesto di un gruppo di persone che si trovava più o meno settimanalmente per leggerne insieme qualche brano, confrontarsi etc.. Sono nate discussione ed amicizie e che rendono quella lettura un unicum nella mia vita.
Entrano quindi in classifica
1) Harvey Cox. La seduzione dello spirito. Lo lessi verso i 18 anni. Per molti anni ho ricordato solo l'erlebnis della città di Malvern, più volte citato in questo blog. Fu un libro che segnò la mia esistenza. Magari ne riparlerò in un altro post.
2) Vaclav Havel. Il Potere dei senza potere. Ho già citato un questo blog l'autore, ma non il testo.
3) Vassilij Grossman. Vita e Destino. Il "Guerra e Pace" del XX secolo. Un libro lunghissimo ed affascinante. Ne ho già citato un piccolo particolare.
4) Jerome K Jerome. Considero i tre libri letti (Tre uomini in barca, Tre uomini a zonzo e I pensieri oziosi di un ozioso) come un unico testo. Uno sguardo ironico e positivo sulla vita. Se poi consideriamo che, parlando dei tedeschi, con il loro rispetto per l'autorità costituita, la loro capacità di realizzare quanto viene loro ordinato e il loro scarso spirito critico, dice "Pensate un po' se un pazzo prendesse il potere in Germania, cosa accadrebbe!" anticipando quello che poi sarebbe successo... be', un umorista vale di più di molto studiosi di politica.
5) Fëdor Dostoevskij - Delitto e castigo. E' pazzesco leggere un giallo in cui si sa all'inizio chi è l'assassino? No! Uno dei libri più belli che abbia letto (sebbene la figura di Sonia sia un po' idealizzata) è un libro eccezionale!
6) Alessandro Manzoni. I promessi sposi - Ho già parlato anche di questo.
7) Dante. La divina commedia. Purtroppo conosco meglio l'inferno, del purgatorio e paradiso un po meno. Grazie a Roberto Benigni e Franco Nembrini (che si sono conosciuti) è ritornato ad essere un opera "in lingua volgare".
8) Jurgen Appelo. Management 3.0 Un libro molto interessante, ma soprattutto per me, in un momento di "demotivazione" assoluta, l'opportunità di vincere qualcosa e di veder pubblicato su una rivista "importante" qualcosa di mio. Insomma, senza saperlo, l'autore ha permesso di portare la mia autostima sopra il livello di sicurezza.
9) Kenneth W Thomas Intrinsic motivation at work. Rimando la recensione a quanto ho scritto qui.
10) Raspe. Il Barone di Muchausen. L'edizione illustrata e ridotta per ragazzi, fu la lettura più bella della mia infanzia.
Etichette:
Cultura,
don Giussani,
Management 3.0,
motivazione,
russia,
Vaclav Havel
mercoledì 30 ottobre 2013
Agile senza saperlo 14 - Gualtiero Bertelli
Torno, dopo molte divagazioni, alle tematiche agili.
Quando ero ragazzo avevo sentito una canzone, di cui non ricordavo l'autore, e che mi è ritornata ora alla mente.
Cambiando le parole "elettrotecnica" con "informatica" (cioè il 1966 con il 1975) e "diplomato" con "laureato" si ottiene quasi la mia biografia personale.
Uno studio in funzione di un lavoro - Il lavoro "parcellizzato" che spreca lo studio fatto - Rimandare a "fuori" il momento di "libertà" che ha come sorella siamese la parola "responsabilità".
Il problema è che questa non è solo la mia biografia, ma quella di moltissimi altri qui in Italia.
Ma se questo"taylorismo" nel settore tecnologico avesse dato risultati positivi, OK nessun problema. Invece oggi siamo in crisi: mi sembra ovvia conseguenza. Se uno spreca la cultura acquisita e la responsabilità (che la canzone chiama libertà, ma sono come ho detto gemelle siamesi) che cosa pensa di ottenere?
Chi ci ha guadagnato da questo spreco?
Penso che chi deteneva "piccoli poteri" aziendali ci ha guadagnato in:
1) Maggior stipendio relativo (probabilmente non assoluto, perché se l'azienda e la società avesse fatto più utili ce ne sarebbe stato di più per tutti, ma relativo ad altri colleghi)
2) Senso di "esistere" definito da un ruolo.
3) Ordine mentale. Uno dei problemi peggiori per chi si illude di avere un potere, sia pur piccolo, è quello di non avere "tutto sotto controllo". Quindi, avendo "tutto sotto controllo" diffida di tutto ciò che esula dal previsto, quindi anche da possibili cambiamento positivi.
http://www.youtube.com/watch?v=uUu_qwas_Z4
Una cosa mi ha colpito in positivo di questa canzone, che sebbene sia nata e circolasse in area marxista, va molto oltre una posizione rivendicazionista-sindacalese-veterocomunista purtroppo conosciuta un questi anni.
C'è una nostalgia per fare un lavoro bello, coinvolgente, responsabilizzante che né il sindacalismo ufficiale, né il padronato (ed il managerume peggio ancora) hanno mai riconosciuto (e ci hanno portato a bate 'l cul 'sna pera!)
Quando ero ragazzo avevo sentito una canzone, di cui non ricordavo l'autore, e che mi è ritornata ora alla mente.
Cambiando le parole "elettrotecnica" con "informatica" (cioè il 1966 con il 1975) e "diplomato" con "laureato" si ottiene quasi la mia biografia personale.
Uno studio in funzione di un lavoro - Il lavoro "parcellizzato" che spreca lo studio fatto - Rimandare a "fuori" il momento di "libertà" che ha come sorella siamese la parola "responsabilità".
Il problema è che questa non è solo la mia biografia, ma quella di moltissimi altri qui in Italia.
Ma se questo"taylorismo" nel settore tecnologico avesse dato risultati positivi, OK nessun problema. Invece oggi siamo in crisi: mi sembra ovvia conseguenza. Se uno spreca la cultura acquisita e la responsabilità (che la canzone chiama libertà, ma sono come ho detto gemelle siamesi) che cosa pensa di ottenere?
Chi ci ha guadagnato da questo spreco?
Penso che chi deteneva "piccoli poteri" aziendali ci ha guadagnato in:
1) Maggior stipendio relativo (probabilmente non assoluto, perché se l'azienda e la società avesse fatto più utili ce ne sarebbe stato di più per tutti, ma relativo ad altri colleghi)
2) Senso di "esistere" definito da un ruolo.
3) Ordine mentale. Uno dei problemi peggiori per chi si illude di avere un potere, sia pur piccolo, è quello di non avere "tutto sotto controllo". Quindi, avendo "tutto sotto controllo" diffida di tutto ciò che esula dal previsto, quindi anche da possibili cambiamento positivi.
http://www.youtube.com/watch?v=uUu_qwas_Z4
Una cosa mi ha colpito in positivo di questa canzone, che sebbene sia nata e circolasse in area marxista, va molto oltre una posizione rivendicazionista-sindacalese-veterocomunista purtroppo conosciuta un questi anni.
C'è una nostalgia per fare un lavoro bello, coinvolgente, responsabilizzante che né il sindacalismo ufficiale, né il padronato (ed il managerume peggio ancora) hanno mai riconosciuto (e ci hanno portato a bate 'l cul 'sna pera!)
Etichette:
agile,
motivazione,
superstizione,
sussidiarietà,
Toyota
domenica 27 ottobre 2013
Delusione Renzi (con possibilità di rimediare)
Cominciamo con il Post Scriptum
Alla Leopolda Renzi si è dichiarato favorevole alla riforma della giustizia, anche se non ne so bene in dettaglio i termini, è quasi un errata corrige a questo post che mi era in parte venuto "di pancia" quando ho letto i commenti favorevoli al suo No Amnistia.
Ecco il post originale:
____________________________________________________________
Su questo mio blog avevo dato giudizi sostanzialmente positivi su Matteo Renzi, ai tempi delle primarie del PD in cui poi era stato sconfitto. Ora, per le prossime primarie dell’8 dicembre ho alcuni dubbi e suggerimenti che pubblico sul blog in modo da poter twittare facilmente a varie persone.
Alla Leopolda Renzi si è dichiarato favorevole alla riforma della giustizia, anche se non ne so bene in dettaglio i termini, è quasi un errata corrige a questo post che mi era in parte venuto "di pancia" quando ho letto i commenti favorevoli al suo No Amnistia.
Ecco il post originale:
____________________________________________________________
Su questo mio blog avevo dato giudizi sostanzialmente positivi su Matteo Renzi, ai tempi delle primarie del PD in cui poi era stato sconfitto. Ora, per le prossime primarie dell’8 dicembre ho alcuni dubbi e suggerimenti che pubblico sul blog in modo da poter twittare facilmente a varie persone.
Delusione su no amnistia.
Sono
rimasto molto deluso dal suo no amnistia. Sono rimasto amareggiato
dai forcaioli,da cui ho preso le distanze da ragazzino educato dalle
canzoni di de Andrè, che l’applaudivano. Mi sembrava che
esaltassero un Bossi della prima ora.
La
colpa non è sua, però...
Parla
di educare i giovani alla legalità, ma allora bisognerebbe
modificare la toponomastica dei comuni italiani, visto che Mazzini,
Battisiti, Rosselli, i partigiani ed altri Padri della Patria erano
“Fuori dalla legalità”. La persecuzione degli ebrei, dalle leggi
razziali in poi era legale, chi aiutava gli ebrei ha salvarsi aveva
messo la morale davanti alla legge. Ed è proprio
alla morale “inscritta nel cuore
dell’uomo” che insieme allo spettacolo delle stelle del cielo
stupiva Kant, che
occorre educare!
Poi, da Gandhi ad Havel, i grandi oppositori
insegnano che
è
conveniente stare nella legalità, OK, ma per fare emergere la
propria moralità.
2)
Praticamente
la situazione della giustizia italiana è allo sbando. Sarebbe stato credibile
che avesse sostenuto i referendum radicali. Occorre una riforma generale
della giustizia e non sto a ri-elencare i motivi. Luciano Violante li esprime
meglio di me (e sarebbe bello che MR e LV fossero in sintonia) L’amnistia
(non l’indulto!) è importante quindi anche come gesto simbolico politico. Occorre
mettere i leoni sotto il trono (su cui siede il popolo).
Costi della politica.
Si
parla tanto delle spese dei parlamentari, consiglieri etc... ma anche
altri ruoli legati
alla cosa pubblica sono costosi. Prendersela con gli eletti si
colpisce comunque
la democrazia a vantaggio dei “nobili”. Occorre ridurre i costi
della gestione
della cosa pubblica in modo paritetico tra tutti gli attori
della gestione della cosa pubblica
Erlebnis:
un imprenditore doveva parlare ad un ministro. Si trova invece
davanti
un
funzionario. Alla sua perplessità il funzionario rispose “Ebbè ma
che le importa
del ministro? Lui due anni fa non c’era ancora e non è detto che
tra tre anni
ci sia. Io invece ero qui già dieci anni fa e tra dieci anni sarà
ancora qui!”
Occorre
portare anche i muli sotto il trono.
Inutilità del "governo che decide".
Come
nella gestione aziendale (Management 3.0, Agile etc.) anche nella
vita pubblica il
metodo “comando e controllo” è o inefficace (grida manzoniane) o
pericoloso (derive
autoritarie)
e comunque un approccio che valorizzi le motivazioni intrinseche di
chi opera
nella società è il più produttivo, in particolare in questo
momento di crisi. Spero che
su questo Renzi sia d’accordo ma occorre che arrivi anche alle
conseguenze.
1)
Una
società “Agile” e “sussidiaria” non ha bisogno del
“decisionismo” del “presidente
operaio” del “fare” ma del “permettere di fare”. Quindi
sempre meno
burocrazia, o meglio burocrazia che ha come fine non se stessa, ma l’aiuto
a chi deve realizzare. Il “fare” del governo sarà orientato
proprio a questo snellire
la burocrazia per permettere ai soggetti sociali di “fare”.
•
Questo
argomento ha un punto debole proprio nel PD a cui si rifanno anche degli
ex-comunisti che vedono nelle scuole paritarie “le scuole dei
preti”.
Ora
sarebbe bene che si mettessero in testa che
a)
un una società pluralista
c’è posto per tutti anche per le scuole dei preti.
b)
ci sono, e ci dovrebbero essere anche più scuole paritarie con altre ispirazioni
(Montessori, scuole Waldorf) e libere coop di docenti.
c)
il “welfare di base” risponde meglio alle esigenze dei cittadini
e costa di
meno allo stato. Il buon funzionamento pratico deve superare i pregiudizi
ideologici.
2)
Siamo
una società complessa, non si può gestire in modo ragionieristico o meccanicistico.
Una modifica implica altre mille conseguenze, quindi il miglioramento
non può che essere “dal basso”, guidato da chi nel miglioramento
è implicato.
Non
posso dilungarmi su quello, rimando alle seguenti letture
- Management 3.0 di J.Appelo
- ll cingo nero , di Nicolas Nassim Taleb (Antifragile non l'ho ancora letto)
- Intrinsic Motovation at Work di K.W Thomas
Inoltre avrei una serie di piccole proposte
Modifica al canone RAI.
Io ho una vecchia tv che uso solo come video
per i DVD.
Non riesco a connettermi al digitale terrestre
– dovrei spostare un armadio.
In casa abbiamo 2 PC 1 tablet e mio figlio ha
uno smartphone.
La RAI (a parte qualche ascolto radiofonico)
potrebbe anche sparire.
Allora perchè pago il canone?
Per
il regio decreto del 1935 etc.... che è una tassa di scopo per
creare un sistema di telecomunicazioni pubblico.
Quindi lasciamo pure il regio decreto, ma anziché mantere un’azienda già esistente, che potrebbe guadagnare con pubblicità
ed abbonamenti “premium” come fanno Mediaset,
La7, Sky etc... propongo di convogliare i ricavi su quella che oggi dovrebbe
essere la tassa di scopo per attivare un vero servizio pubblico nelle telecomunicazioni, vale
a dire la “banda larga”.
Pensione di anzianità.
Aver accettato la sua abrogazione a chi per
quasi 40 ha messo il 33% del lordo (come il sottoscritto) è una colpa che il PD
difficilmente può farsi perdonare.
Un’idea (per venire in contro ai costi) ce l’avrei, ma è troppo lunga da
esprimere qui. La chiamo “servizio civile per anziani”.
mercoledì 2 ottobre 2013
Papa Francesco, le foglie autunnali e la zia
Non sto a dilungarmi nel parlare di Papa Francesco.
Sono un seguace di don Bosco che nel 1848 faceva dire "Viva il Papa" anzichè "Viva Pio IX". Non mi piace contrapporre un papa ad un altro, anche se Papa Francesco per alcune cose è più in sintonia con quello che io ero tra i 14 e i 20 anni che ora sta riemergendo alla grande.
In questo post voglio semplicemente sottolineare un particolare: la sua critica alla "Cultura dello scarto". Mi pare di non aver sentito mai questa metafora nelle critica alla società: la cultura dello "scarto" per cui tutti quello che non rispetta certi parametri diventa scarto.
Un Papa esperto di Lean ?
Non vorrei fare digressioni, ma ricordo una bella metafora letta, se la memoria non mi inganna, da Gunter Pauli.
Molte specie di alberi d'autunno perdono le foglie. Se l'albero si trova in un cortile lastricato, in una piazza asfaltata o contesti simili, le foglie rimangono lì, diventano un rifiuto che qualcuno deve spazzare altrimenti rischiano di ostruire i tombini. Invece se l'albero è in un prato o in un bosco, le foglie cadute diventato alimento per le formiche ed altri insetti che le sminuzzano, oppure per i funghi, si decompongono e generano humus utile per l'albero stesso: insomma diventano una risorsa.
Allo stesso modo, la nostra società, ma anche noi stessi, dobbiamo essere come un prato o un bosco, dove tutto diventa una risorsa.
Ma come un "invalido" diventa una risorsa?
Non faccio grandi discorsi, ma parto da un fatto recente. Mia zia ha l'Alzheimer. E' sempre stata una donna sveglia, energica, pratica, impiegata in Municipio, conosceva tutti i big Torinesi della politica anni '70/80 (Novelli, Porcellana, Salerno, Mina, Magnani, per non parlare di Secreto!) A 50 anni decise di imparare l'inglese. Quand'ero ragazzino mi insegnò a risolvere i rebus. Abitualmente io non sono bravo in nessun gioco, né giochi da tavolo né quelli sportivi: l'unico gioco in cui mediamente vinco è SCARABEO: ebbene, lei, vent'anni fa riuscì a battermi parecchie volte. Ora ha l'Alzheimer.
Eppure, in questa malattia, mi ha dato due doni:
1) Il richiamo ad una maggiore serietà nei confronti della vita. La vita ultimamente non è il risultato del nostro sforzo per realizzare i nostri progetti, il nostro sforzo è per dare una risposta ad una situazione.
2) Ho visto un uomo innamorato: mio zio. Non conoscevo quel lato della sua persona, e la malattia della moglie l'ha fatto emergere: a 86 anni, quest'uomo sta dando esempio di cosa vuol dire "amarsi nella cattiva sorte".
Sono un seguace di don Bosco che nel 1848 faceva dire "Viva il Papa" anzichè "Viva Pio IX". Non mi piace contrapporre un papa ad un altro, anche se Papa Francesco per alcune cose è più in sintonia con quello che io ero tra i 14 e i 20 anni che ora sta riemergendo alla grande.
In questo post voglio semplicemente sottolineare un particolare: la sua critica alla "Cultura dello scarto". Mi pare di non aver sentito mai questa metafora nelle critica alla società: la cultura dello "scarto" per cui tutti quello che non rispetta certi parametri diventa scarto.
Un Papa esperto di Lean ?
Non vorrei fare digressioni, ma ricordo una bella metafora letta, se la memoria non mi inganna, da Gunter Pauli.
Molte specie di alberi d'autunno perdono le foglie. Se l'albero si trova in un cortile lastricato, in una piazza asfaltata o contesti simili, le foglie rimangono lì, diventano un rifiuto che qualcuno deve spazzare altrimenti rischiano di ostruire i tombini. Invece se l'albero è in un prato o in un bosco, le foglie cadute diventato alimento per le formiche ed altri insetti che le sminuzzano, oppure per i funghi, si decompongono e generano humus utile per l'albero stesso: insomma diventano una risorsa.
Allo stesso modo, la nostra società, ma anche noi stessi, dobbiamo essere come un prato o un bosco, dove tutto diventa una risorsa.
Ma come un "invalido" diventa una risorsa?
Non faccio grandi discorsi, ma parto da un fatto recente. Mia zia ha l'Alzheimer. E' sempre stata una donna sveglia, energica, pratica, impiegata in Municipio, conosceva tutti i big Torinesi della politica anni '70/80 (Novelli, Porcellana, Salerno, Mina, Magnani, per non parlare di Secreto!) A 50 anni decise di imparare l'inglese. Quand'ero ragazzino mi insegnò a risolvere i rebus. Abitualmente io non sono bravo in nessun gioco, né giochi da tavolo né quelli sportivi: l'unico gioco in cui mediamente vinco è SCARABEO: ebbene, lei, vent'anni fa riuscì a battermi parecchie volte. Ora ha l'Alzheimer.
Eppure, in questa malattia, mi ha dato due doni:
1) Il richiamo ad una maggiore serietà nei confronti della vita. La vita ultimamente non è il risultato del nostro sforzo per realizzare i nostri progetti, il nostro sforzo è per dare una risposta ad una situazione.
2) Ho visto un uomo innamorato: mio zio. Non conoscevo quel lato della sua persona, e la malattia della moglie l'ha fatto emergere: a 86 anni, quest'uomo sta dando esempio di cosa vuol dire "amarsi nella cattiva sorte".
giovedì 5 settembre 2013
Superstizione: U.S.A.
Torniamo alla mia definizione di superstizione presente in vari post precedenti e potremmo dedurne che gli Stati Uniti d'America oggi sono una superstizione.
Storicamente quando sono nati, erano per tutte le menti libere europee, veramente il faro della libertà.
Immaginiamoci dei popoli soggetti ai privilegi nobiliari, governati da re per diritto divino, vedere uno stato che si fonda su principi di uguaglianza tra tutti i cittadini!
Sono stati geniali i Fondatori a permettere ad ogni cittadino la "riceca della felicità" senza però definire esplicitamente cosa fosse la felicità. Così ognuno poteva decidere la sua felicità, ognuno poteva fermasi al "gradino" preferito della Piramide di Maslow, e poi su quel gradino starci come voleva. Così in America c'era posto per tutti, per il più cinico pragmatismo affaristico come per le utopie mistiche più strampalate, e molto spesso questi elementi si manifestavano insieme negli stessi soggetti.
Negli anni della guerra fredda, gli USA hanno veramente rappresentato un faro per la libertà nel mondo. Non che la politica estera USA non fosse brutale. Perché se l'URSS invadeva l'Ungheria e la Cecoslovacchia, l'atteggiamento ingerente degli USA in America Latina non era certo innocente.
Ma il potere sovietico aveva pretese totalitarie. Arrivava a vietare i dettagli della vita privata, fino a vietare certe forme di pittura (famosa la mostra di quadri astratti distrutta con i bulldozer), fino alla musica dei PPU, per non parlare della letteratura, religione etc.
Invece negli USA c'era posto per Pete Seeger come per Sinatra, per gli scienziati della corsa nello spazio come per Kerouac e Allen Ginsberg, per Wall Street e per le comuni alternative.... e ogni italiano si sognava la sua america. I miei genitori (negli anni '50) erano colpiti da vedere, attraverso certi film, la gente "normale" americana con frigo auto e tv in casa. Per me, da ragazzo l'America erano i folk singers, ma soprattutto Malvern PA, la città con 2000 abitanti e luoghi di culto per 8 confessioni religiose diverse.
Andai in America (1984/86) e la mia prima impressione, detta alla telefonata (carissima, allora non c'era skype!) ai parenti in Italia:
![]() |
Vista dalla finestra di uno dei residence in cui alloggiavo |
"Sembra di essere a Carmagola, senza vedere il Monviso!"
In effetti mi diede una impressione di un mondo mostruosamente provinciale.
Ma oggi?
I privilegi nobiliari, formalmente sono stati aboliti, non c'è più il potere sovietico, mentre i diritti di libertà si sono come diluiti, da pochi fondamentali in tanti "dirittini" che spesso cozzano contro altri.
Ho sentito che in USA una fotografa che per convinzioni religiose si è rifiutata di fare il servizio per un matrimonio gay ed è stata condannata da un tribunale statale. Non mi pare fosse l'unica fotografa d'america! Questo è solo un'esempio, stupido ma significativo. Dopo l'11/9 con Bush, pare che le "ragioni di sicurezza" abbiano iniziato a prevalere sulle "ragioni della libertà" Ma con Obama, ci sono fatti ben più gravi di intromissione dello stato in temi che uno stato libero non dovrebbe affrontare.
Dove è finita la mia Malvern se una fotografa non può rinunciare a fare un servizio fotografico, quindi al busines, se questo cozza contro le sue convinzioni religiose (condivisibili o meno)?
Oggi, sulla questione Siria, speriamo tutti che la Russia tenga duro!
Eppure negli USA per un viaggio ci tornerei volentieri
Ma girare per gli USA non sarà come girare per le rovine di ROMA? A Roma vedi i cimeli della grandezza dell'impero e negli USA, guardando quei cieli più larghi che i nostri, quelle strade lunghissime... vedrei solo più i cimeli della libertà?
lunedì 2 settembre 2013
Curriculum vitae ovvero di chi è la colpa?
Per me una delle cose più deprimenti è scrivere il mio CV. Deprimenti perchè penso a quanta fatica sprecata, o meglio, a quanto si sarebbe potuto fare di positivo se non fosse stato per colpa di **** che etc...
E siccome nella vita di **** ne ho incrociati parecchi, la scrittura del CV evoca in me istinti omicidi, rancori che nella migliore delle ipotesi fiinicono di augurare ai vari **** "che tutt lon che 't l'has vadgnà 'd tròpp, 't lo spenda tutt 'n mensin-e!" Ma non mi piaccio esteticamente quanto ragiono così, per questo scrivere il CV è una cosa molto deprimente.
A rincuorarmi ho trovato questo bellissimo post . Tra le altre cose, si rifà alla regola del 95/5 di Deming secondo la quale "ciò che un lavoratore fa" dipende per il 95% dall'organizzazione in cui si trova, per il 5% dalle capacità del lavoratore. Quindi il CV non dice molto sulla persona che si vuole assumere, ma molto sull'organizzazione a cui apparteneva prima di una eventuale assunzione.
Quindi in effetti, quando sono depresso per aver prodotto poco (secondo in miei parametri) veramente posso dire che la colpa non è mia, ma "E' colpa della Società".
Qui si apre un dibattito: "la colpa della società" venne fuori, per dirla in modo semplicistico ma chiaro, nel '68. Occorreva cambiare "le strutture" per avere una società con rapporti più giusti etc... Altre posizioni culturali, (esempio Steven Covey nelle sue "7 regole" nel capitolo sulla "proattività") sottolineano la responsabilità personale in ogni contesto. Anzi, certi biechi reazionari fanno del sarcasmo indebito sulla frase "Colpa della società".
Chi ha ragione? C'è del vero in ogni posizione, ma dipende dal contesto. Nel contesto aziendale sono favorevole alla regola di Deming: chiarifica molto questo altro bellissimo post
Interessante neh?
E siccome nella vita di **** ne ho incrociati parecchi, la scrittura del CV evoca in me istinti omicidi, rancori che nella migliore delle ipotesi fiinicono di augurare ai vari **** "che tutt lon che 't l'has vadgnà 'd tròpp, 't lo spenda tutt 'n mensin-e!" Ma non mi piaccio esteticamente quanto ragiono così, per questo scrivere il CV è una cosa molto deprimente.
A rincuorarmi ho trovato questo bellissimo post . Tra le altre cose, si rifà alla regola del 95/5 di Deming secondo la quale "ciò che un lavoratore fa" dipende per il 95% dall'organizzazione in cui si trova, per il 5% dalle capacità del lavoratore. Quindi il CV non dice molto sulla persona che si vuole assumere, ma molto sull'organizzazione a cui apparteneva prima di una eventuale assunzione.
Quindi in effetti, quando sono depresso per aver prodotto poco (secondo in miei parametri) veramente posso dire che la colpa non è mia, ma "E' colpa della Società".
Qui si apre un dibattito: "la colpa della società" venne fuori, per dirla in modo semplicistico ma chiaro, nel '68. Occorreva cambiare "le strutture" per avere una società con rapporti più giusti etc... Altre posizioni culturali, (esempio Steven Covey nelle sue "7 regole" nel capitolo sulla "proattività") sottolineano la responsabilità personale in ogni contesto. Anzi, certi biechi reazionari fanno del sarcasmo indebito sulla frase "Colpa della società".
Chi ha ragione? C'è del vero in ogni posizione, ma dipende dal contesto. Nel contesto aziendale sono favorevole alla regola di Deming: chiarifica molto questo altro bellissimo post
Interessante neh?