domenica 29 gennaio 2012

Agile senza saperlo 8 - Cesare Pavese

Non c'è cosa più amara che l'alba di un giorno
in cui nulla accadrà.  Non c'è cosa più amara
che l'inutilità.  (Lo steddazzu)
---
È bello vivere perché vivere è cominciare, sempre, ad ogni istante. (Il mestiere di vivere)
-----
Cosa c'entrano queste citazioni di Pavese con l'approccio agile? E invece non avevo promesso di raccontare le vicende di questi ultimi mesi, che mi avevano tenuto lontano dal blog?
Veniamo alla prima. Il lavoro strettamente pianificato, definito e "sminuzzato", dove agli esecutori non resta che il noioso compito di eseguire quanto definito... insomma il sogno che dal settecento in poi pervade la civiltà occidentale, "domani non accadrà nulla -  nulla fuori dal prestabilito", qui è definita come la cosa più amara. Allora hanno forse ragione i detrattori dell'approccio agile che "agile non pianifica" ? NO, ma la pianificazione agile è una pianificazione dinamica, che a diversi livelli di dettaglio coinvolge i diversi  stakeholders (maiali), sempre aperta, anzi, tesa al fatto che domani accadrà un piccolo miglioramento (kaizen).
Per quanto riguada il cominciare, ho in mente il mio ottimismo con cui inizio la settimana, ed immagino l'ottimismo (non emozionale, ma razionale) che potrebbe pervadere un team al termine di uno standup-meeting.

E cosa c'entra tutto questo con la mia situazione personale? Be' un altro post.

giovedì 12 gennaio 2012

Il debito pubblico aumenterà - Lo dice lo spot dell'agenzia delle entrate

In questi giorni, come ho detto, avrei cose gravi e dense da raccontare, ma proprio perchè gravi e dense, non riesco a farlo. Forse, fra una settimana.
Mi "distraggo" con una facezia.
Per Natale sono stato a casa dei miei genitori e lì ho  visto la TV[ io oltre che NoTAV sono anche NoTV: non ho avuto il tempo-voglia di mettere il decoder alla TV.  La usiamo solo come lettore di CD (non ci mancano nè la Rai, nè Merda-set, nè Santpiombo...)]
E' passato lo spot "Se tutti pagano le tasse, le tasse ripagano tutti: con i servizi". I cartone animato era molto carino, ma era evidente che così il debito pubblico sarebbe aumentato "fisiologicamente", anche se tutti avessero pagato le tasse.
La spiegazione, che a me pare evidente, potrebbe essere un po' lunga.

Occorre una premessa, per scansare equivoci. Se devo scegliere tra socialdemocratico e liberale, io mi reputo più socialdemocratico, nella tradizione della socialdemocrazia europea di Saragat, Olaf Palme, Willy Brandt e dei cattolici Fanfani, FranzJosef Strauss...
Nel coniugare "il merito e il  bisogno", secondo me, la cosa principale è che il bisogno non scenda sotto certi limiti. Il "merito" può attendere, anche perchè, essendo un amante della cultura classica (Seneca e Macchiavelli), e scientifica (Teleb Nassim) : La fortuna esite!

Allora facciamo un po di storia e geografia delle medie inferiori.
1) Tanto tempo fa l'uomo fu cacciatore, poi agricoltore e pastore (settore primario) .... poi con i profitti dell'agricoltura potè permettersi di "pagare" l'artigiano (secondario) e con i profitti del primario e secondario pagarsi il mercante, il saltimbanco ed i primi abbozzi di medico, maestro .... (terziario - servizi)
2) Se leggiamo la composizione del PIL vediamo che negli stati più avanzati il primario tende ad essere sotto il 5%,  il secondario è intorno al 25% e il terziario sopra il 70%. Nel tempo che c'è stata una tendenza a diminuire il peso del primario; Il secondario è dapprima salito, poi ha iniziato a diminuire, il terziario ha un peso sempre in crescita.
Quindi: a tendere, se lo spot fosse vero, meno del 30% del PIL (che tendenzialmente diminuisce) dovrebbe pagare il 70% del PIL (che tende a crescere).
Ma peggio! Abbiamo visto che l'innovazione tecnologica permette all'agricoltura e all'industria prodotti maggiori a prezzi minori per unità di prodotto, mentre la spesa medica etc. continua a crescere...
Ovviamente non ha senso, ma c'è ancora un set di complicazioni.

Per fortuna non tutti i servizi sono a carico dello stato! 
Bisogna definire quali devono essere a carico dello stato e quali no. Ritengo che lo stato non possa abdicare dalla difesa e dalla giustizia, ma lo spot faceva vedere Scuola, Medico e Parco.
Lo so che è più bello vedere il cartone animato di quel genere di servizi, piuttosto che il cartone animato di un carabiniere che porta un prigioniero davanti al giudice... ma proprio su Scuola, Assistenza e Difesa del Territorio, i soggetti pubblici non statali possono essere di grande aiuto.
Un esempio: Circa cinque anni fa una vettura della linea tramviaria 4 era rivestita esternamente con la pubblicità di una scuola salesiana (il 4 ferma proprio davanti a quella scuola) che diceva pressapoco "La retta è di 2500 euro, il costo di una vancaza: l'educazione di tuo figlio vale una vacanza? "
Mi soffermo sul costo 2500 euro di retta: sappiamo che i salesiani tendono a mettere presidi che anno  fatto voto di povertà castità e obbedienza (i prof sono ormai quasi tutti esterni), supponiamo che lo stato per ispezioni, controlli ed esami spenda 500 euro ad alunno, ma 2500 euro sono meno dalla metà di quanto lo stato spende per ogni alunno!!!

La soluzione: le tasse non si ripagano con tutti i servizi, ma solo con alcuni. Gli altri servizi,  li possono gestire i privati in modo più efficiente, originale, creativo.  Poi certificato dallo stato . E per i privati non sono necessariamente le multinazionali avide di profitto o avventurieri, ma anche associazioni, cooperative, realtà no-profit legate al territorio, dove possono lavorare persone più motivate e attente ai bisogni.

Le tasse servono, e qui sono socialdemocratico, anche come ri-distribuzione del reddito, per permettere a tutti di accedere ai servizi. Ma l'erogazione dei servizi, in particolare assistenza scuola e territorio, non può necessariamente in mano allo stato.

venerdì 23 dicembre 2011

Děkuji vám, Mistře!

In questi giorni mi sono accadute molte cose, non proprio facili, su cui avrei un romanzo da scrivere. Ma in questo momento si sono appena svolti i funerali di Vaclav Havel, un personaggio che ha segnato la mia vita e che considerero un maestro.
Ritengo quindi importante ringraziarlo.
 (mi fido del traduttore di google, se qualche amico boemo trovasse che è sbagliato, mi corregga pure)

Děkuji vám, Mistře!
Díky, Václav Havel!


L'immagine in alto è quella della lettera che avevo scritto quando avevo saputo dell'arresto di Havel e, arrivata probabilmente insieme a centiania di altre dal tutto il mondo, rifiutata e rispedita al mittente, che l'ha conservata. L'immagine a fianco è quella di uno dei pochi testi di Havel che allora si potevano trovare in Italia.

mercoledì 7 dicembre 2011

Agili senza saperlo 7 - Giovanni Semeria

Non sapevo nemmeno chi fosse, questo padre Semeria. Per me era solo il "titolare" di una delle vie principali di Monterosso al Mare. Ho messo qui un link su una sua biografia.
Casualmente ho letto una recensione ad una  raccolta di suoi scritti.
Copio le sue citazioni.

"Una squadra di undici calciatori provetti, ma incapaci di cooperazione, ognuno dei quali gioca per conto suo, sarà sconfitta da una squadra di collegiali ciascuno dei quali, conosciute a fondo le qualità ed i difetti dei compagni, se ne vale sul campo da gioco.
"Colui che più si mette in mostra è raramente, tanto nel foot-ball che altrove, un fattore di importanza reale...

Visto che pare che il padre Semeria fosse un tifoso del Genoa  ... Forza Grifoni!

domenica 27 novembre 2011

Confutazione e superamento della legge di Peter

Alla macchinetta del caffè un collega illustrava senza citarla esplicitamente la legge di Peter, o legge dell'incompetenza, secondo cui il lavoro viene svolto sempre da un incompetente. La logica è ferrea. Nelle organizzazioni per essere promosso devi dimostrare la tua abilità (competenza). Ma quando lo dimostri, (diventi competente) allora vieni promosso, e vai  a fare qualcosa che non conosci. Lui ridacchiava, ma sebbene in questo periodo abbia problemi molto più gravi per la testa, mi venne in mente come confutarla. In modo positivo ed in modo negativo.
Partiamo dal negativo, per lasciare il dolce alla fine.
1) Siamo in un momento di crisi. Non ti promuovono. Anzi, è un miracolo se riesci a fare quello di cui sei capace. Nessun problema, quindi.

2) In realtà per essere promossi occorrono due cose: o le raccomandazioni o, ancora peggio "l'immagine", "la grinta"... insomma la milano da bere degli anni 80 non ha piu nulla nelle bottiglie, ma ha lasciato fissi certi paradigmi mentali nell'immagine del manager. Quindi in questo caso, è vero si da un incarico ad un incompetente, ma non si distoglie nessun competente dal suo lavoro.

Ma veniamo alla positività.
La legge di Peter si supera ipotizzando un sistema "a rete" anzichè un sistema gerarchico. Ogni nodo della rete mette a disposizione la sua "nuvola" di competenza, cosicchè il sistema intero sia "competente". Questo concetto è spiagato bene in Management 3.0
Lascio a questo post del suo autore una spiegazione chiara e dettagliata

domenica 13 novembre 2011

L'Italia non crescerà, lo dice il pesce surgelato

Non amo la PNL, anzi ritengo che sia abbastanza pericolosa per chi la usa. Utilizzando certe tecniche per concentrarsi sul raggiungimento del risultato, è abbastanza facile perdere il "polso" del contesto e di conseguenza il "valore" del risultato che si vuole raggiungere. (vedi film Cars).

Con tutto ciò, è praticamente poco probabile raggiungere un risultato se dentro di se non si è convinti di raggiungerlo. Questo gli allenatori di calcio lo sanno benissimo.

Allora domandiamoci: "Il popolo italiano, dentro di se, vuole la crescita? Cioè, vuole quella crescita del PIL come avevamo negli anni '50 e che ora hanno i paesi BRIC? "

Per ora tralascio di esplicitare quello che è il mio pensiero. Noto che le persone che mi circondano,  non hanno come primo desiderio quello di avere più cibo o più "roba", ma quello di "essere meno stressati", di non dover fare tutto di corsa... La fretta è il nuovo nome della fame.

Obiezione: la mia conoscenza della situazione è parziale: va bene. Chi c'è l'ha più precisa? Sicuramente i pubblicitari. Allora confronterei le pubblicità che vedevo quando ero ragazzo e quelle più o meno attuali.

Quando ero ragazzo le pubblicità vertevano sull'abbondanza, sull'accessibilità del prodotto, sulle meraviglie portate dal progresso mediante la tecnica. Oggi invece o sono di tipo puramente compulsivo (anche auto e telefonia non puntano sul "progresso tecnologico") oppure su un immagine di vita più tranquilla (il mulino bianco è un esempio tipico)

Ecco un esempio che risale ormai a qualche anno fa. Quando ero ragazzo la pubblicità del pesce surgelato sottolineava la quantità del pesce che si vedeva pescato da un peschereccio e la "moderna tecnica di consevazione." Se non vado errato circa dieci anni fa invece la stessa ditta di pesce surgelato faceva vedere una coppia innamoratissima (bisogno di relazioni) in un posto isolato ma suggestivo (bisogno di tranqullità) che mangiava appunto il pesce surgelato.

Non amo Serge Latouche (anche se le sue provocazioni vanno prese seriamente). Occorre la crescita. Ma bisogna intendersi su che crescita. "Che ci serve?" O un consumismo compulsivo, o pensare una crescita non consumistica.

Chiarito questo, allora si potrà ritornare a crescere.

martedì 25 ottobre 2011

Italia, paese per vecchi. (perchè no?)

Ho sentito recentemente da qualche liberale-liberista-crescitista dire "non facciamo dell'Italia un paese per vecchi!" Ebbene, la locuzione "paese per vecchi" viene dal titolo del best-seller di Cormac McCarthy "Non è un paese per vecchi" . Evidentemente chi l'ha detto non ha letto il libro, fatto di due livelli di scrittura: i commenti del poliziotto "vecchio" e la descrizione dei fatti. Il poliziotto, abituato per anni a lottare contro malfattori, che pure avevano una certa logica ed una loro "dignità" si sente a disagio, non capisce più  la nuova criminalità che uccide "a tappeto" al di sopra del necessario per il delitto progettato. Ora se l'Italia non deve essere un paese per vecchi, significa che i rapporti devono essere di estrema ed inutile violenza?
L'Italia deve essere un paese per tutti, quindi anche per i vecchi. La ricchezza di una nazione sta nella capacità di valorizzare il diverso. Valorizzare ho detto, non solo accogliere, cioè accogliere il valore che può dare. Anche il lavoro dei vecchi.
Sul tema delle "pensioni" ci ritorno, ma ora vorrei citare un fatto che appartiene alla storia della famiglia.
Una sorella di mio nonno (la già citata suor M. Fortunata) divenne suora e visse fino a 97 anni. Ma gli ultimi anni della vita li trascorse praticamente inferma, impossibilitata a camminare, quasi sorda... Ebbene chiedeva alle consorelle di poter cucire, rammendare... insomma tutti lavori che riusciva ancora a svolgere. Inoltre nella congregazione vi erano suore addette all'assistenza delle consorelle anziane. Una suora di queste ci disse che lei, stando con suor Fortunata aveva "imparato molto"  (e suor Fortunata era assistita da lei).
Ma la società in cui viviamo è disposta ad accettare il lavoro dei "diversi"?

giovedì 13 ottobre 2011

IKEA, no grazie! (peccato, però...)

Strano, ma vero. Io sono un estimatore di IKEA, ho comprato molti articoli IKEA. Ammiro la filosofia "lean", non sul modo di produrre che ingoro, ma contenuta nei prodotti stessi.
Nella mitologia politically correct sulle multinazionali, McDonals' è "nobbuono" e IKEA è "buono".
Il mio disappunto con IKEA non è nemmeno legato alla pubblicità che rappresenta un coppia gay. (Dalle mie citazioni di don Milani e di don Giussani, si può evincere che io sono cattolico osservante, ma proprio perchè stimo quei due personaggi, non ritengo sensato perdersi in "battaglie di retroguardia"!)
Il mio disappunto con IKEA non è legato nemmeno alla polemica sulla nuova sede, la cui autorizzazione recentemente è stata negata dalla Provincia di Torino.
Il mio disappunto con IKEA non è legato nemmeno ad un prodotto che non mi ha soddisfatto, anzi è per un prodotto di cui possiedo un esemplare, e ne vorrei comprarne un altro : uno scaffale BENNO.
Ma, soprattutto da quando la IKEA non è più presso il centro commerciale "Le GRU", andare fisicamente mi porta via troppo tempo, almeno tre ore. E' molto difficile trovare tre ore libere consecutive.
Sarei disposto disposto a pagare un servizio di acquisto on-line (fornito da molti altri venditori) fino a 30 euro.
Invece IKEA, sì, ti porta a casa la roba, ma devi andare tu fisicamente nel magazzino a chiederla, proprio quello che volevo evitare.

E qui inizia il "bello". Volevo segnalare a IKEA questo problema, per convicerli ad attivare il servizio. (Lo so, non basta la mia e-mail, ma se questa fosse stata la 500esima della settimana...) Invece non è possibile fare segnalzioni.  All'IKEA - negozio fisico - c'è una "cassetta-dei-suggerimenti", ma nel negozio fisico, appunto!
Ero giunto al punto di voler connettermi al signor Ingvar Kamprad su linkedin per poter comunicare!
Non capisco questa volontà evidente di IKEA "se non vieni fisicamente, non puoi neanche parlarci". Avranno fatto i loro conti, avranno la loro "politica di qualità"... va a sapere. Ma sta di fatto che io sono fuori dal loro target di mercato e starò, purtroppo, senza BENNO.

PS: Tornando al discorso della "provincia di Torino" che ha negato l'autorizzazione, se fossi stato Saitta avrei fatto anch'io così, per "pararmi il culo". Finchè vieti va sempre bene, ma se autorizzi  potrai avere rogne, in futuro. Ma a parte questa "distorsione italica", è proprio importante andare fisicamente "in loco" per avere un prodotto standard, a catalogo?

Ho scritto questo post sperando che qualche responsabile IKEA lo legga.

martedì 4 ottobre 2011

Scrum in Churh (3 parte )

Ora mi addentro in un terreno quanto mai difficile. Partendo dall' affermazione citata  in questo post, vale a dire

"i modi in cui ci organizziamo, le strutture che creiamo per ordinare le nostre vite, e il nostro lavoro, rispecchiano la nostra più profonda visone teologica" mi domando, che visione teologica sottendono le strutture organizzative qui in Italia?
So che è un discorso difficile. Io a differenza di molti miei connazionali della mia generazione o poco più vecchi, non ho avuto una infanzia giovinezza tutta "oratorio pallone servir messa" da cui poi emanciparsi tenendo alcuni buoni principi. Sebbene di famiglia cattolica, da ragazzino non frequentai oratori; il cattolicesimo fu sostanzialmente una scoperta dai diciannove anni in su. Ho gia censurato un post in cui esprimevo il mio giudizio su una certa "formazione" cattolica, e ora vado con i piedi di piombo.
Vi è subito una risposta facile. L'Italia è una nazione cattolica, la chiesa cattolica ha una struttura gerarchica, quindi le strutture organizzative che ne conseguono sono di tipo piramidale. Risposta facile da elzeviro, ma doppiamente falsa.
1) In realtà il cattolicesimo è molto più complesso. Per dirla con un immagine di Management 3.0. ha due punti di vista: carisma ed istituzione. Non mi addentro per evitare di scrivere eresie, ma ai tempi di Pio IX,  c'era il carisma di don Bosco approvato ma non "programmato" dalla gerarchia; nel quattrocento, ai tempi in cui i papi erano ad Avignone... la chiesa in Italia era trascinata da una signorina anoressica, manco suora, solo "mantellata", che poi sarà proclamata dottore della chiesa (Caterina); idem nel '500 una grande avventura religiosa cominciò da un ex militare in convalescenza (Gesuiti); oggi è S. Francesco, anch'egli un laico ma con una grande influenza nella chiesa.... Insomma l'istituzione da il benestare, ma quello che la muove è il carisma. 
2) Ma l'italia è una nazione cattolica? Dipende. Sicuramente nell'oraganizzazione del lavoro nell'età industriale il cattolicesimo ha detto molto poco. Non sto a dire che la rivoluzione industriale è stata fatta da non-cattolici, (in Piemonte Leumann, Abegg), ma per motivi storici che non sto ad indagare, i cattolici hanno giocato di rimessa. Il gia citato, grandissimo, don Bosco faceva in modo che i suoi ragazzi avessero un mestiere, firmava lui stesso i contratti (individuali) con i datori di lavoro e vedeva che venissero rispettati, ma aveva ben altro da fare che vedere come fosse l'organizzazione dentro l'opificio. 
Il modello industriale è stato copiato come un fatto ineluttabile. Ci si è ricordati di essere italiani (e quindi forse anche cattolici) in tutte quelle attività "intorno" all'azienda (solidarietà, giustizia, ridistribuzione del profitti) ma mai questo ha intaccato "dentro" l'azienda. In Giappone per esempio non è stato così.
La peculiarità italiana si è manifestata nelle attività artigianali, ma nelle grandi strutture non è emerso, che io sappia nulla di "alternativo".
-
Quanto ho detto (che se qualcuno riesce a smentirmi, ben venga) ha due aggiunte.
Mi si obietterà che non si può ricavare dal Vangelo una metodologia di gestione aziendale... verissimo, ma la frase di partenza era "i modi in cui ci organizziamo, le strutture che creiamo per ordinare le nostre vite, e il nostro lavoro, rispecchiano la nostra più profonda visone teologica" quindi la "visione teologica" rispecchiata è uno sdoppiamento di personalità, una visone dualistica per cui esistono argomenti dell'esistenza su cui non c'è nulla da dire.
Ma è mai esistito un approccio "cattolico" all'organizzazione del lavoro collettivo? Come ho già detto, il vangelo non è un manuale delle giovani marmotte, ma quell' insieme di desideri-indizi-riflessioni che ti fa trovare il messaggio cristiano affascinante per la tua vita, in qualche modo ti fa anche desiderare che questa assuma certe "forme" e te le suggerisce. Quindi, per rispondere all'ultima domanda, si! Sto leggendo un libro di Massimo Folador, sull'organizzazionde del lavoro e la regola di S. Benedetto. (Dopo aver letto Management 3.0 lo trovo un po' prolisso e pesante, ma è interessante)

mercoledì 21 settembre 2011

Agili senza saperlo 6 - Mia sorella

La prima (ed unica ahimè!) volta che ho visto delle Burndown chart è stato in un contesto che aveva nulla a che fare con lo sviluppo del software o  con Scrum. L'ho visto usare da mia sorella che allora era studentessa di Lettere - Filologia moderna. Calcolava "in qualche modo" l'entità del lavoro, sapeva il calendario degli esami e giornlmente si faceva su un foglio una linea di tendenza per rispondersi alla domanda: se vado avanti con questo ritmo ce la faccio per la data dell'esame? E se no, quanto dovrei studiare in più?
Ovviamente... valutare la mole del lavoro per certi esami di Lettere moderne è abbastanza facile: es. devi aver letto - dico per esempio 3 romanzi di Calvino, 2 di Pavese e 3 di ... Vattelapesca... e fai la somma delle pagine dei testi.. Ovviamente la preparazione di un esame è un lavoro individuale, non ha nulla a che vedere con i team Scrum... Ovviamente l'applicare una regola non basta per avere un "approccio" agile. Non so se mia sorella leggesse l'agile manifesto sarebbe d'accordo. Ma è intessante notare come questo strumento che le permetteva di organizzarsi meglio, le era venuto quasi "istintivo" mentre nelle aziende tanti ing. non sanno che fare stime astratte e "avanzamento lavori" a posteriori.

lunedì 12 settembre 2011

Scrum in Churh (2 parte )

Ritorno al commento di quell'articolo di cui consiglio la lettura.


Alcune note:
1) La completa adattabilità di Scrum. Nato nel contesto dello sviluppo del software, viene adattato in contesti molto diversi. L'autrice sottolinea che viene "personalizzato" anche nel lessico, quando dice che parole come "product owner" non sono molto gradite in ambito religioso.

2) Diventa evidente l'interdipendenza. Pur avendo competenze e compiti diversi, non ci si rimane chini sul "proprio compito" ma è evidente una meta comune.

3) Una cosa che non viene esplicitamente detta, ma è evidente: Scrum è un antidoto alle "conventicole". Mi spiego. In qualsiasi organizzazione è ovvio, normale e naturale che alcuni elementi sentano affinità, sensibilità o comunque intensità di relazioni tra loro più che con altri. E' impossibile pensare che in qualsiasi gruppo non si formino dei sotto-gruppi. Il rischio è che questi sottogruppi "partano per la tangente", "si isolino", "facciano e disfino" o altre frasi fatte che rendono bene l'idea. Scrum è uno strumento per permettere che  queste "relazioni forti" continuino a contribuire al progetto comune, anzi possano essere un arricchimento per tutti.

4) In un "lavoro di gruppo" ispirato a idealità forti, come può essere la partecipazione ad un'attività ecclesiale, la motivazione è sicuramente un fattore personale e precedente all'attività in se. Però è utile avere un metodo che permetta a questa idealità di emergere ed esprimersi. Una regola non potrà mai sostituire l'ideale (vedi questo mio post). Ma è anche vero che l'ideale vuole un metodo per esprimersi.
Altrimenti l'ideale diventa un'ideologia alienante come, tanto per fare un esempio ormai diventato politically correct: "Noi abbiamo dedicato il primo volo nello spazio al XXII Congresso del Partito Comunista dell'Unione Sovietica sono sicuro che sotto la guida del Partito Leninista ognuno di voi è pronto a fare ogni cosa per la grandezza e la prosperità della nostra amata madrepatria, la gloria del nostro paese, del nostro popolo. Lunga vita alla nostra terra socialista! Lunga vita al nostro grande e forte popolo sovietico!"  (Y. Gagarin)  mentre nel quotidiano "in stracarichi tranvai/accalcandoci insieme,dimenandoci insieme,insieme barcolliamo. Uguali ci rende una uguale stanchezza." (E.A.Evtusenko)