mercoledì 21 settembre 2011

Agili senza saperlo 6 - Mia sorella

La prima (ed unica ahimè!) volta che ho visto delle Burndown chart è stato in un contesto che aveva nulla a che fare con lo sviluppo del software o  con Scrum. L'ho visto usare da mia sorella che allora era studentessa di Lettere - Filologia moderna. Calcolava "in qualche modo" l'entità del lavoro, sapeva il calendario degli esami e giornlmente si faceva su un foglio una linea di tendenza per rispondersi alla domanda: se vado avanti con questo ritmo ce la faccio per la data dell'esame? E se no, quanto dovrei studiare in più?
Ovviamente... valutare la mole del lavoro per certi esami di Lettere moderne è abbastanza facile: es. devi aver letto - dico per esempio 3 romanzi di Calvino, 2 di Pavese e 3 di ... Vattelapesca... e fai la somma delle pagine dei testi.. Ovviamente la preparazione di un esame è un lavoro individuale, non ha nulla a che vedere con i team Scrum... Ovviamente l'applicare una regola non basta per avere un "approccio" agile. Non so se mia sorella leggesse l'agile manifesto sarebbe d'accordo. Ma è intessante notare come questo strumento che le permetteva di organizzarsi meglio, le era venuto quasi "istintivo" mentre nelle aziende tanti ing. non sanno che fare stime astratte e "avanzamento lavori" a posteriori.

lunedì 12 settembre 2011

Scrum in Churh (2 parte )

Ritorno al commento di quell'articolo di cui consiglio la lettura.


Alcune note:
1) La completa adattabilità di Scrum. Nato nel contesto dello sviluppo del software, viene adattato in contesti molto diversi. L'autrice sottolinea che viene "personalizzato" anche nel lessico, quando dice che parole come "product owner" non sono molto gradite in ambito religioso.

2) Diventa evidente l'interdipendenza. Pur avendo competenze e compiti diversi, non ci si rimane chini sul "proprio compito" ma è evidente una meta comune.

3) Una cosa che non viene esplicitamente detta, ma è evidente: Scrum è un antidoto alle "conventicole". Mi spiego. In qualsiasi organizzazione è ovvio, normale e naturale che alcuni elementi sentano affinità, sensibilità o comunque intensità di relazioni tra loro più che con altri. E' impossibile pensare che in qualsiasi gruppo non si formino dei sotto-gruppi. Il rischio è che questi sottogruppi "partano per la tangente", "si isolino", "facciano e disfino" o altre frasi fatte che rendono bene l'idea. Scrum è uno strumento per permettere che  queste "relazioni forti" continuino a contribuire al progetto comune, anzi possano essere un arricchimento per tutti.

4) In un "lavoro di gruppo" ispirato a idealità forti, come può essere la partecipazione ad un'attività ecclesiale, la motivazione è sicuramente un fattore personale e precedente all'attività in se. Però è utile avere un metodo che permetta a questa idealità di emergere ed esprimersi. Una regola non potrà mai sostituire l'ideale (vedi questo mio post). Ma è anche vero che l'ideale vuole un metodo per esprimersi.
Altrimenti l'ideale diventa un'ideologia alienante come, tanto per fare un esempio ormai diventato politically correct: "Noi abbiamo dedicato il primo volo nello spazio al XXII Congresso del Partito Comunista dell'Unione Sovietica sono sicuro che sotto la guida del Partito Leninista ognuno di voi è pronto a fare ogni cosa per la grandezza e la prosperità della nostra amata madrepatria, la gloria del nostro paese, del nostro popolo. Lunga vita alla nostra terra socialista! Lunga vita al nostro grande e forte popolo sovietico!"  (Y. Gagarin)  mentre nel quotidiano "in stracarichi tranvai/accalcandoci insieme,dimenandoci insieme,insieme barcolliamo. Uguali ci rende una uguale stanchezza." (E.A.Evtusenko)

martedì 30 agosto 2011

Un'esplosione di creatività!

Di ritorno dalle vacanze in Carnia, su cui per ora non ho intenzione di fare commenti, sono stato al "Meeting  di Rimini.
Lo definirei un'esplosione di creatività. Vorrei sottolineare il concerto dei Chieftains, spettacolo veramente esaltante e la mostra sulle Madonne d'Abruzzo che mi ha riconciliato con le visite guidate alle mostre.
Infatti pochi giorni prima stavo per menare (si fa per dire!) la guida alla mostra di Illegio. Le mostre di Illegio sono per certi versi geniali: la gente di un piccolo paese che stava per scomparire, ha deciso di "inventarsi qualcosa" per vivere. Ogni anno, gli organizzatori scelgono un tema, quest'anno era l'Aldilà, e recuperano ed espongono da giugno a settembre pezzi d'arte provenienti da tutto il mondo connessi al tema. Da un po' di anni vado a vedere la mostra e ne vale sempre la pena, ma quest'anno c'era una guida che si era preparata evidentemente su testi di Giacobbo o Peter Kolosimo o Mike Bongiorno o Berlusconi  (che odia la cultura siccome frega i laureati)...non so... ma ha sparato un sacco di fesserie.
Invece alla mostra del meeting, una ragazzina esile e poco invadente, spiegava senza soffocarti la visione.
Ho assistito ad alcuni dibattiti. Vorrei segnalare quello su "I cristiani e la politca", dove c'erano un Inglese, un Francese, un Lombardo (Formigoni),  un Brasiliano ed un Pakistano, il fratello di Bhatti, ucciso per il suo impegno nel difendere le minoranze religiose in quel paese.
Il Francese aveva l'aspetto di un democristiano, un buon vecchio democristiano onesto, un simil-Martinazzoli, L'Inglese un raffinato dialettico, colto etc.., Formigoni è un "patela-vache" ma per i numeri che dava, se tutte le regioni fossero amministrate così, le cose in Italia andrebbero mediamente meglio... però davanti all'intervento del Pakistano e del Brasiliano... mi sono sentito un po' vergognoso di essere europeo.
Vi è un particolore che mi è piaciuto moltissimo. 
Come ho già scritto nel mio post sui "liguri gentili" anche qui c'era tutto un popolo di volontari assolutamente motivati. Ho già parlato delle visite guidate. Mi piace ricordare quelli che stavano alle casse o agli stand della ristorazione, gentilissimi e che in qualche modo cercavano di "personalizzare" la loro attività. Ricordo un cassiere sui 25 anni, che aveva messo un cartello chiedendo di non dargli ancora del lei, oppure un altro che aveva messo un cartello in cui citava un passo evangelico e diceva pressapoco "non vi affanate per sapere di che mangeremo di che berremo... ma comunque sbrigatevi a deciderlo per fare lo scontrino"...

domenica 28 agosto 2011

Back to internet again!

Verso la fine di luglio ed i primi di agosto ero indaffaratissimo, poi sono stato in vacanza in un luogo irraggiungibile da internet. Quindi solo ora posso tornare a dilettare i miei lettori (ammesso che ve ne siano e le 1000 pagine visitate non siano di lettori giunti per sbaglio!)
Anche qui è come per il vecchio post Varie ed Eventuali
Bagliori nel buio.
A Pietra Ligure ho partecipato ad un concerto di una cover di Claudio Baglioni. Bravi. Il cantante sembrava proprio a Claudio Baglioni. Personalmente a me Claudio Baglioni non ha mai detto un granchè, visto che in quegli anni c'era di meglio (Battisti, Dalla, Guccini, De Andrè, Le Orme, La PFM ...) Baglioni piaceva alle ragazze. Ascoltare Baglioni era fare un gesto di cavalleria, che tutto sommato mi piaceva fare. Quella sera sono andato ad ascoltare Baglioni proprio come gesto di cavalleria nei confronti di mia moglie.
Sta di fatto che quando il cover stava cantando "E tu!" mi sono accorto che io e mia moglie ci stavamo abbracciando. Dando  un occhiata intorno a noi, ho visto che nella piazza qua e là c'erano parecchie coppie sui 50 quasi 60 anni che si stavano abbracciando o tenendo per mano.
Immagine bellissima, ma la mente è corsa al mio amico Ottavio, e poi a PierLuigi, Patrizia, Anna e (anche se ha qualche anno più di noi) Marcello. Ma se loro possono pensare che la persona che hanno avuto accanto li ha amati fino alla fine della vita (e ora li sta amando in un modo misterioso) la situazione è ben più triste per Renato, Paola ... Non concludo. Non so fare discorsi edificanti o consolatori, se non riaccorgermi che la persona che ho accanto non è una mia proprietà o conquista, è un dono .
Funerale
Ai primi di agosto sono stato al funerale del "Signor Gianni", come l'ho sempre chiamato. Erano molti anni che non lo vedevo più: era un amico di famiglia, sua moglie è la madrina di una mia sorella, mia madre è la madrina di uno dei suo figli (quello diventato un importante personaggio nel mondo della finanza) i miei genitori e loro si incontravano spesso. Ma ai primi di agosto mia sorella ed i miei genitori erano già via per le vacanze e così io sono stato l'unico della famiglia a presenziare. Siccome da qualche parte esiste una fotografia che rappresenta me con meno di tre anni in braccio all'allora meno che quarantenne Signor Gianni, mi sono sentito quasi in dovere di partecipare. Quando muore una persona che ha già superato gli 85 anni, è abbastanza facile "farsene una ragione" ma un funerale richiama sempre al nostro destino, alla nostra caducità. Alcune considerazioni.
- Nonostante la grande cultura e profondità umanità del sacerdote che ha officiato, ed ha fatto una predica in cui ha dimostrato entrambe, il rito del funerale "standard" è abbastanza soft. In questo hanno ragione i sostenitori del rito tridentino.
- Come ho detto, i membri di quella famiglia non li vedevo da anni. Vite molto diverse. Mi venne in mente che quando era ragazzo, a Massimo, il figlio diventato Amministratore Delegato della *** , quando era un po' teso, stanco o a disagio veniva un ticchio.  Al  funerale di suo padre il ticchio gli era molto evidente. Ho sentito in questo la sua "umanità". Come si suol dire "anche i ricchi piangono", e se non lo fanno, somatizzano.
- Mi è molto difficile spiegare tutti i passaggi logici, ma mi è venuta in mente la definizione di superstizione: Una società (stato, azienda, famiglia) o un individuo, per fronteggiare certi problemi ed adattarsi vantaggiosamente all'ambiente, crea certe norme di comportamento ed abitudini. Dicesi superstizione l'intervallo temporale in cui  quei problemi sono cessati o le condizioni dell'ambiente sono mutate, ma tali comportamenti continuano ad essere attuati.

giovedì 28 luglio 2011

Scrum in Church (1 parte)

niente di blasfemo!!! 
Nessuna mischia in chiesa! E' un articolo scaricato da http://scrum.jeffsutherland.com/2009/06/scrum-in-church.html molto interessante, che penso che commenterò in diversi post.
E' scritto dalla moglie di Jeff Sutherland, uno degli autori di Scrum che descrive l'applicazione del metodo, anzi del "framework" del marito, alle attività delle parrocchie della chiesa Unitariana (penso siano gli eredi di quel povero Michele Serveto che per sfuggire dall'inquisizione spagnola è finito letteralmente arrostito dai calvinisti!

Gli argomenti che apre questo breve testo sono molti. Comincio con uno che non concludo.

Ad un certo punto, citando penso un suo maestro, la signora Sutherland dice
"La teologia viene spesso definita come un discorso su Dio, ma il modo con cui noi umani ci organizziamo, riflette la nostra teologia. Siamo incoraggiati a trovare più metafore per esprimere una varietà di concetti inerenti Dio come realtà e mistero, Padre e Madre - ognuna delle quali è inadeguata. Ci viene insegnato a diventare consapevoli di come costruiamo la nostra visione del mondo e ad aprire gli occhi ad altri modi di interpretare la realtà."  Poi ribadisce "i modi in cui ci organizziamo, le strutture che creiamo per ordinare le nostre vite, e il nostro lavoro, rispecchiano la nostra più profonda visone teologica".

Già su queste frasi avrei da scrivere la mia autobiografia.  
Ricordo benissimo una delle mie prime lezioni di Catechismo alle elementari. Una illustrazione rappresentava un uomo pensoso con un mantello ed un bambino con che faceva una buca per terra. L'uomo era S.Agostino che  meditava l'essenza di Dio  Uno e Trino. Il bambino  disse che voleva svuotare il mare di tutta l'acqua e metterla nella sua buca. Ad Agostino che gli faceva notare l'impossibilità dalla cosa, il bambino (un angelo?) disse che anche lui non poteva contere nella sua mente finita tutta la complessità della conoscenza di Dio. 
Con questa consapevolezza, Agostino non smise pensare l'"incontenibile" anzi il suo lavoro-pensiero divenne un pilastro della cultura umana.

La mente mi è andata anche al libro che lessi da ragazzo "La seduzione dello Spirito" di H. Cox e che mi rese "ineludibile" il problema religioso.

E' tardi. Mi fermo per ora, con una domada aperta. 
Non importa ora quale "risposta" o meglio quale "via" viene seguita in questa avventura umana. Per quel che ora voglio dire, non importa se si segue la via proposta dalla Chiesa Cattolica, dalla Chiesa Ortodossa, dal protestantesimo del XVI secolo o successivo, o dall'ebraismo o dall'islam  o anche da un agnosticismo "ponderato e ragionato" come fu per esempio quello di Norberto Bobbio. 
Ma se il tema viene saltato, di che cosa sono il riflesso i modi in cui ci organizziamo, le strutture che creiamo per ordinare le nostre vite, e il nostro lavoro ?

WIP: penso che questo post, a cui ne seguiranno almeno altri due, avrà correzioni nei prossimi giorni.

ISPM: dimenticavo di segnare nel blog che l'esame ISPM è andato bene.

martedì 12 luglio 2011

Agili senza saperlo 5 - L'Innominato

Mio figlio, seconda scientifico, leggeva i Promessi Sposi. Gli chiesi cosa ne pensasse. Mi rispose che quel testo gli sembrava un po' la leggendaria osteria di Barge, dove avevano sulla stufa un'unica marmitta, ma da lì uscivano tre primi piatti. Se l'avventore chiedeva minestra, l'oste scodellava la  minestra, se chiedeva brodo gli filtrava via la pasta, se chiedeva pasta asciutta, gli scolava via il brodo. Così nei Promessi Sposi ci sono storie nelle storie, e si può leggere da vari punti di vista. 
Mi venne in mente che anche don Milani (non ricordo più esattamente dove, se qualcuno sa la fonte me la invii nel commento, grazie!)  scrisse ad un editore di pubblicare i Promessi Sposi, in un'edizione per il popolo, a vari caratteri di stampa. Grandi per il testo indispensabile da leggere, onde evitare che chi non è abituato alla lettura, si areni in certe descrizioni; in corsivo la parole particolari: rare o che oggi hanno un uso diverso, piccoli per i brani non indispensabili, eventualmente da rimandare ad una seconda lettura... etc. Non sembra che alcun editore abbia colto il messaggio.

Tornando al tema del post,  l'Innominato, più che agile, direi Lean, che con l'approccio agile è cugino stretto.
Le reminescenze scolastiche dicono che l'Innominato era cattivo, fa rapire Lucia per conto di don Rodrigo, ma la notte stessa (la famosa notte dell'Innominato) veglia ponendosi drammaticamente domande esistenziali quasi all'orlo della disperazione: Il mattino dopo viene ricevuto da Federico Borromeo e "diventa buono". Finito lì.
Invece il bello deve ancora venire: e quel personaggio che poteva parere quasi "finto" diventa veramente simpatico.
Succede che calano i Lanzichenecchi. L'Innominato abitava in un luogo che Manzoni chiama prima castellaccio, poi quando il proprietario diventa buono palazzo, ma comunque rimane sempra dov'era, ed era in un luogo inaccessibile per chi volesse recarvisi con intenzioni bellicose.
Allora l'Innominato si adopera perchè
1) per i Lanzichenecchi sia proprio inaccessibile.
2) per dare ospitalità a degli abitanti di paesi vicini che si trovavano sulla strada dei Lanzichenecchi.
Propongo quindi la seguente sequenza di letture 

Promessi sposi capitolo 28, oltre la metà dove descrive la vita nel lazzeretto :
(s'era bensì ordinato che la paglia fosse fresca e a sufficienza, e cambiata spesso;  S'era ugualmente ordinato che il pane...)


Promessi sposi capitolo 29 ultimi paragrafi Ma quando, al calar delle bande alemanne....  Lui intanto non istava mai fermo; dentro e fuori del castello, su e giù per la salita, in giro per la valle, a stabilire, a rinforzare, a visitar posti, a vedere,...
 Promessi sposi capitolo 30 e fare per l'appunto il paragone con la convivenza coatta di chi fuggendo dai Lanzichenecchi si era rifigiato dall'Innominato, a quella dei rinchiusi nel lazzeretto.

Ma da lettore fantasioso e tifoso quale sono mi sarebbe piaciuto che nel capitolo 30 ci fosse stato un altro episodio. 
Tra coloro che avevano trovato rifugio dall'Innominato c'era anche Agnese che per non mangiare il pane a ufo insieme alla compaesana Perpetua avevan voluto essere impiegate ne' servizi che richiedeva una così grande ospitalità; e in questo spendevano una buona parte della giornata; 
Avrei voluto veder sbocciare l'amore tra l'Innominato e Agnese. Amore che sarebbe dovuto poi terminare in un matrimonio: non so allora, ma adesso la chiesa celebra il matrimonio tra persone che non sono più in età "feconda" e mi sembra una cosa sensata.  
La mia prozia Teresuta, suor M. Fortunata, quando ero scapolo e più che trentenne, mi accolse con un "non è bene che l'uomo sia solo!" e sempre lei, con la sua saggezza che mescolava le mistiche del '500 con il buon senso della popolana carnica, spiegava che, come nelle partite a briscola, quando uno non riesce a giocare i carichi, se li tiene in mano e deve giocarli negli ultimi giri, quelli in cui non si prende più dal mazzo, così anche il diavolo si trova "i carichi in mano" verso la fine.. e si gioca proprio tutto. In questi momenti, non è bene che "l'uomo (o donna) sia solo". Avrei visto bene Agnese e l'Innominato accompagnarsi nell'ultimo tratto della loro strada.
(e ovviamente il viagra non sarebbe servito a nulla!)


lunedì 4 luglio 2011

Ho visto anche dei liguri gentili....

E' quasi un luogo comune che la riviera adriatica, soprattutto romagnola, da un punto di vista estetico non sia un granchè, se paragonata con quella ligure. Ma i romagnoli s'ingegnano per attirare i turisti, mentre i liguri li trattano sgarbatamente. 
A me personalmente le generalizzazioni non piacciono. I gestori dei bagni in cui andiamo, l'agente da cui affittiamo la casa ed il macellaio, sono persone cortesi nei parametri della cortesia valida per un torinese. Ma obiettivamente a volte ho trovato in Liguria dei gestori di servizi veramente antipatici e non ho mai visto l'atteggiamento cerimonioso dei romagnoli.
Invece in questo fine settimana sono stato colpito dalla gentilezza, simpatia e cortesia dei liguri. Si tratta dei cassieri e personale dei chioschi della "Sagra Campestre di S.Antonio" di Pietra Ligure.
Come in altre sagre dei dintorni frequentate negli anni passati (Porchetta di Magliolo, Fugassin di Borgio) il cibo era buono ad un prezzo conveniete. Ma veramente sono stato colpito dalla simpatia del personale in maglietta gialla. Chissà come mai erano così gentili? Ovvio, non stavano lavorando; erano volontari!!!
(rif)



mercoledì 22 giugno 2011

Lampi

Con un po' di ritardo, riprendo a raccontare del corso di Project management, ovviamente riferendomi agli addentellati filosofici ed esistenziali.

- Lo Standish Group  riporta a varie scadenze temporali, i dati sui progetti monitorati: la percentuale di quelli che hanno avuto successo, di quelli falliti (cioè stoppati prima della conclusione) e di quelli che sono stati conclusi, ma con tempi e costi di molto fuori del previsto. Mentre per i primi la percentuale tende ad essere di circa un terzo, degli altri varia nel tempo.  Riporta anche le cause. Nei vari periodi le cause variano, ma cause che possono chiamarsi "inadeguatezza di competenze tecniche" o non compare o nei rari casi in cui compare è piuttosto secondaria. Invece sono sempre rilevanti cause tipo "mancato coinvolgimento degli utenti", "disaccordo con i committenti" e simili. Insomma, l'insuccesso è dato dall'incapacità di capire o adeguarsi al bisogno che ha fatto nascere il progetto.
La mente mi è saltata a quando ero studente universitario e amici in università mi avevano proposto di andare a fare quello che oggi si chiamerebbe tutor, in un doposcuola per ragazzi delle medie inferiori, a gratis, oggi si chiamerebbe volontariato. La cosa mi entusiasmò, ma quando lo dissi in casa, pensando che i miei genitori condivisessero il mio entusiasmo, loro me lo vietarono, dicendo che era più importante lo studio bla bla.... ecco, invece professionalmente sarebbe comunque stato più utile, studiare un paio di ore in meno alla settimana, ma imparare a capire che il bisogno degli altri non lo definisci tu, e quindi diventare più capace di "ascolto" !!!
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L'altro aneddoto si riferisce al caso "storico" di uno stabilimento Toyota in Corea. La produttività era bassa e i manager cercavano di capire i motivi. La soluzione fu ipotizzata da un'addetta alle pulizie che indicò nella presenza dei moscerini, molto presenti in quella zona, una causa di fastidio che rende il tutto più sgradevole e diminuisce la concentrazione. La sua idea fu presa in considerazione: furono realizzati impianti per eliminare la presenza dei moscerini (brevettati e venduti anche nelle fabbriche dei dintorni) e la produttività aumentò. 
Ora mi domando: nella serva Italia, ci sarebbe mai stato qualche manager che si sarebbe abbassato ad ascoltare una donna delle pulizie? 
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PS perchè ho messo don Milani e don Giussani nei tag? Perchè "scuola popolare" linka don Milani e quel doposcuola era diretto da delle suore che si richiamano al carisma di don Giussani.

domenica 12 giugno 2011

Chi sono i tuoi Stakeholder ?

Cosa che non credevo di dover mai fare in vita mia: mi sono preso tre giorni di ferie per partecipare, pagando di tasca mia  -anche questo pensavo di non doverlo mai fare - ad un corso di project management. Il corso era propedeutico all'esame per la certificazione ISIPM. Più  o meno erano cose note, inoltre l'esame è saltato perchè l'esaminatore era impegnato ai seggi per il referendum. Però avevo proprio bisogno di fare qualcosa di interessante e gratificante....
Il corso approfondiva i temi elencati nel manuale di base dell'ISIPM. Mi è venuta voglia di approfondire e ove necessario correggere, o meglio precisare, quanto detto in miei post precedenti. In particolare Project management esistenziale  e correlati.
Il problema che ponevo è: visto che la nostra vita si può considerare un progetto (complessità, unicità, durata determinata) come possiamo individuare dei criteri di successo?
Secondo ISIPM, la decisione dei criteri di successo è dello sponsor del progetto.
Avrei quindi potuto intitolare il post : Chi è il tuo sponsor? ma temo che il discorso sarebbe diventato complesso (lascio al lettore il piacere di continuare questo tema).
Da una delle domande della simulazione d'esame, si evince che uno dei fattori per il successo è la soddisfazione degli stakeholder. Ma gli stakeholder, tra cui evidentemente lo sponsor del progetto è il principale, non sono tutti uguali. Hanno diversi bisogni, a volte contrastanti fra loro. Quindi:
  • Occorre individuare tutti gli stakeholder.
  • Capire le loro aspettative, anche inespresse.
  • Definire una priorità tra gli stakeholder
....e qui, per quanto riguarda il nesso tra la vita ed il progetto ci sarebbe già da meditare.
Chi sono gli stakeholder della tua vita? Cosa vogliono da te? Chi tra essi è prioritario?

mercoledì 1 giugno 2011

Agili senza saperlo 4 - The housemartins

Questa volta il mio post è decisamente faceto.

Gli Housemartins sono un gruppo vocale di cui l'unica canzone che abbia mai sentito si intitola Caravan of love e risale agli anni 80. Non so null'altro di loro:  che facce avessero, cosa abbiano fatto dopo l'evidente scioglimento del gruppo e tutto sommato non mi interessa. Se mi interessasse potrei sempre cercarlo su wikipedia.
Quella canzone mi piaceva moltissimo per la musica e mi piaceva molto la loro esecuzione, totalmente vocale: solista e coro, senza strumenti.
Che c'entra questo con l'approccio agile:
In XP si parla di StandUp meeting, le riunioni fatte in piedi per evitare che si prolunghino. Anche il Daily Meeting di Scrum è bene farlo - oltre che puntuali, sempre alla stessa ora e allo stesso posto -  pure in piedi.

Orbene: contate nella canzone quante volte si ripete "Stand up!" e con una vivacità che verrebbe proprio da prenderla come inno di una azienda che vuole essere agile.
Inoltre c'è il verso "Every body take a stand" ognuno prenda posizione. Questo ricorda la tecnica di poker planning, suggerita da Scrum.

(PS riuscirò mai nella mia vita professionale imbattermi in un azienda dove questo approccio venga preso in considerazione?)
 

domenica 22 maggio 2011

Viagra? No grazie, Testamento.

Invecchio, io. Me ne rendo conto: lascio che la parte consapevole di me sia avvertita dall'inconscio. L'inconscio ascolta il corpo, il suo modificarsi; l'inconscio ascolta ascolta la psiche, il suo evolvere.  Io ascolto l'inconscio: me ne rendo conto: invecchio.
In questi giorni sono venuti alla ribalta due "potenti", rispettivamente un francese ed un italiano, protagonisti di avventure sessuali "chiacchierate". Entrambi sono anagraficamente  più vecchi di me (l'italiano anatomicamente potrebbe essere mio padre, nel senso che quando nacqui aveva già superato l'eta in cui un ragazzo si sviluppa) .
Evidentemente essi hanno messo un filtro al loro inconscio. Non  parlo del francese, non conosco abbastanza bene il suo mondo. Ma so benissimo come funziona il mondo dell'italico satiro. E' un uomo di marketing. Esistono tecniche di marketing che si ispirano alla PNL e fin lì andrebbe bene (per modo di dire). Vi sono poi del "furbi" che usano la PNL per raggiungere i "loro obiettivi". In questo modo, per vincere le loro inibizioni, esitazioni, per accorgersi di fare dei passi giusti sul percorso che si sono definiti, usano tecniche PNL per "ingannare la loro mente". Il modo migliore per non "sentire".
Immagino che il satiro italico, si auto-illuda che le donne che lo circondano siano attratte dal suo fascino e dalle sue galanterie, non dalle opportunità economiche e professionali che lui offre. (Così come manager si illudono di andare sulla strada giusta e se i risultati non ci sono, usano l'alibi della "crisi")

Su quel tema, come suol dirsi "ho ceduto le armi". Non che non sia più sensibile al fascino femminile, anzi, sono sensibile solo al fascino femminile. Non faccio più molto caso alle forme fisiche, ma allo stile, ai gesti, al modo di parlare, addirittura al lessico.
Quand'ero giovane e scapolo, rimanevo colpito dalla bellezza di Gong Li, Witney Huston, Ewa Froeling (la madre di Fanny e Alexander)...
Si vede che il mio inconscio voleva spargere il mio codice genetico in tutte le razze umane, anche se poi ho sposato una piemontese di cui sia ha testimonianza di avi in Piemonte fin nel medioevo!
Ora, ma mia moglie non ha motivo di ingelosirsi, mi affascinano di più Marina Corradi ed Elena Loewenthal (tanto per dire il fascino del lessico!).
Il mio inconscio sa che non devo ormai più fare figli. Sa che devo trovarmi eredi. Ma, come dico nella mia versione in piemontese di "teach your children well", essendo senza terreni la mia eredità è il mio "lavoro-pensiero".  La offro sicuramente a mio figlio e sono grato della compagnia di mia moglie per realizzare questa offerta, per trasformare il figlio in erede. (e collaboro con lei per rendere eredità anche il suo "lavoro-pensiero". )
Ma essendo il pensiero un bene non numerabile, non impacchettabile, sento che la mia eredità può essere "sparsa ed accolta" senza limiti. Occore, oltre averla, imparare a raccontare (offrire) in modo affascinante.

Perchè ho scritto questo testo? Boh forse perchè spero di aumentare il numero dei visitatori grazie a una parola del titolo.....