In un lasso
piuttosto lungo, perché in questo periodo non ho avuto molto tempo,
ho letto, quasi in contemporanea due testi: entrambi trattano di
“tecnologie digitali”, sebbene con obiettivi diversi.
Antiqua et nova è
un documento del magistero della Chiesa, che pone in evidenza le
opportunità ed i rischi a cui l'umanità sta andando incontro.
Il Crollo di
Babele è un saggio di padre Paolo Benanti, e il tema di fondo
potrebbe essere “dalle grandi opportunità di comunicazione che
internet sembrava promettere, si è passati alle fakenews che
inquinano la comunicazione, al controllo sulla privacy ed altri
potenziali guai che l'autore fa intravedere”. Per presentare
risposte, ripercorre la storia dalle origini ai giorni nostri.
Anche se in calce
a “Antiqua et nova” c'è la firma di Papa Francesco, preceduta da
quella di quattro illustri prelati, qualcosa mi dice che lo zampino
di padre Benanti ci sia anche in questo testo.
Io che sono molto vecchio ricordo che quand'ero giovane (anni 70 e 80) c'era un numero
di morti per incidenti stradali incredibile. Nel 1972 si superò la
quota diecimila, ma quasi sempre si superavano gli ottomila l'anno.
Oggi, pur senza riduzioni del traffico e pur essendoci ancora troppi morti,
da un po' di anni siamo sotto i quattromila. Obbligo di cinture,
poggiatesta, specchietti retrovisori laterali e poi ABS, airbag, progettare le carrozzerie tenendo conto anche degli impatti, obbligo di fanali accesi in autostrada, limiti di velocità, test alcolemico, ...
senza contare “line warning” ad altri ADAS. Non si è vietata
l'auto, ma si è proceduto per un cammino diverso.
Penso che anche le
tecnologie digitali debbano percorre un cammino simile.
Quei due testi li
consiglio a chiunque, anche se privo di conoscenze tecnologiche,
perchè scritti in modo molto piano. Per chi avesse una base
informatica “Il Crollo di Babele” è una lettura ancor più
interessante! Per chi avesse una visione più umanistico-filosofica, magari potrebbe ampliare il suo spettro (su nessun manuale di filosofia mi pare si citi Bogdanov, che invece nei fatti...)
Da mettere nello
stesso scaffale della libreria in cui ci sono “Contro lo smartphone” e “ Nè intelligente né artificiale” ovviamente per capire, non per demonizzare nè cascare nel tranello di un progressismo acritico e irrazionale.
Una postilla. “Antiqua et nova” è un documento del Magistero della Chiesa, ma fino al punto 115 (in tutto sono 117 punti) potrebbe essere condiviso da qualsiasi credente o agnostico (non ateo perchè come diceva don Bonardello e mi pare anche Vattimo, per credere positivamente nella inesistenza di Dio ci vuole un gran fideismo, nè idolatra, perchè questi adorano le opere delle mani dell'uomo!). Al punto 113 afferma
Oggi, la vasta estensione
della conoscenza è accessibile in modi che avrebbero riempito di
meraviglia le generazioni passate; per impedire, tuttavia, che i
progressi della scienza rimangano umanamente e spiritualmente
sterili, si deve andare oltre la mera accumulazione di dati e
adoperarsi per raggiungere una vera sapienza
Ma la via per raggiungere una vera sapienza? Al 115 In un mondo segnato
dall’IA, abbiamo bisogno della grazia dello Spirito Santo, il
quale «permette di vedere le cose con gli occhi di Dio, di
comprendere i nessi, le situazioni, gli avvenimenti e di
scoprirne il senso
mettendomi nei panni di tanti agnostici intelligenti e con una certa onestà intellettuale mi domando cosa possa essere per loro la graiza dello Spirito Santo. Mi è venuta in mente un verso di una canzone di Finardi
E tu lo chiami Dio
Io non do mai nomi
A cose più grandi di me