giovedì 27 febbraio 2025

Commento a due articoli - 2 parte

 

Continuo l'analisi di quei due articoli su La civiltà cattolica che mi hanno colpito molto. Del primo ne ho già parlato qui. Ora tocca al secondo, la cui analisi la divido in due puntate: in questa segnalo alcune aporie generali, nella prossima descriverò come questa eresia mi ha toccato personalmente.

Premesso che un piccolissimo fondo di verità può starci: una vita morigerata può evitare alcune conseguenze negative, per esempio se ti ubriachi aumentano le probabilità di avere incidenti. Ma nulla esclude che anche se sei sobrio puoi venir coinvolto lo stesso in un incidente causato da un ubriaco. Superato ciò, la follia di questa posizione ideologica è veramente notevole.


Leggendo l'articolo mi è venuto in mente una delle prime attività di “volontariato” da pensionato, cioè andare a fare da “bidello – accoglienza visitatori” ad una mostra itinerante sul libro di Giobbe a cura di Padre Ignacio Carbajosa, che per un paio di settimane era allestita a Torino. Questo mi diede l'occasione per avvicinarmi ad un pezzo della Bibbia che non avevo mai approfondito. Già solo la meditazione di questo libro biblico, magari facendosi aiutare dal piccolo testo di Padre Nacho o altri, basta a rendere ridicola la posizione del “vangelo della prosperità”. Ridicola perché è quella dei cosiddetti “amici” di Giobbe che di fatto sono ridicoli nella loro drammaticità.

Anni fa lessi un libro molto interessante “The rise of Christianity” di Rodeny Stark. Non ricordo bene certi dettagli, ma descriveva da sociologo il diffondersi del cristianesimo dalla Pentecoste all'Editto di Milano.

Mi aveva colpito che secondo lui un grande aumento della diffusione del cristianesimo era causato dalla peste antonina. I motivi erano due. 

Il primo - non è quello che ci riguarda, ma è interessante - è che sebbene non fossero chiare le cause del male era evidente che fosse contagioso, per cui spesso i malati venivano lasciati soli. Alla mortalità propria del morbo, si aggiungeva la mortalità causata dell'abbandono del malato. I cristiani invece tendevano a non abbandonare amici e parenti: al malato appartenente ad una rete di relazioni cristiana, un piatto di zuppa arrivava, per dire. Questo faceva si che chi apparteneva ad una rete di cristiani, aveva più possibilità di beccarsi il morbo, ma minori di morirne per gli effetti secondari. 

L'altro motivo era ideologico. Nel paganesimo il “sacrificio”,  se il rituale era fatto bene, imprigionava il nume costringendolo ad usare la sua potenza per realizzare quanto richiesto dall'officiante. Per il cristiano invece la volontà di Dio non si può imprigionare: chiedere, affidarsi a Lui ok, ma senza un automatismo rituale -> ottenimento di quanto chiesto. Il morbo fece perdere fiducia nell'efficacia del rito quindi del sistema religioso pagano. Qui si ritorna al paganesimo. Dice il testo dell'articolo

Lo Spirito Santo viene limitato a un potere posto al servizio del benessere individuale. Gesù Cristo ha abbandonato il suo ruolo di Signore per trasformarsi in un debitore di ciascuna delle sue parole. Il Padre è ridotto «a una specie di fattorino cosmico (cosmic bellhop) che si occupa dei bisogni e dei desideri delle sue creature»

Ma se così anche questa religione si approssima alla fine, cioè a qualche "morbo" che dimostrerà l'inconsistenza del rito. (forse per questo tanti negazionisti?)

La terza considerazione riguarda le metastasi di tale pensiero oltre gli USA. L'articolo le descrive bene. Nel mio prossimo post, ne esaminerò una particolarmente cancerogena, ma qui vorrei soffermarmi su un dettaglio ridicolo.L'articolo cita libri dai titoli

Il potere del pensiero positivo,

Cambia i tuoi pensieri e tutto cambierà,

Guida per una vita in positivo.

Le leggi della prosperità.

Come essere un vincitore.

In Italia tempo fa andava di moda  “Le sette regole per avere successo” di tal Stephen Covey. In realtà il libro non è per niente stupido ed il titolo se tradotto meglio suonerebbe “Le sette regole per essere efficaci”: Si nota che l'autore ha un background religioso, ma più simile a Rousseau che al mondo di quell'articolo. Però tra il testo di Covey e quelli degli imbonitori di cui parla l'articolo, quante gradazioni ci sono state ad avere influenzato l' “ideologia” del management in Italia?

Ricordo benissimo certi “manager” ed uno in particolare, molto sensibili a certi aforismi e vanitosi della loro saggezza ritenuta superiore, ebbene erano utenti di qualche biblical snake oil salesman

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