Era da molto che non scrivevo più nulla sul blog.
In effetti sono successe molte cose da commentare, ma non ho avuto il tempo per fare commenti che non fossero poco più che banali.
Mi sarebbe piaciuto commentare il fallimento di Renzi a proposito della dal lui detta "buona scuola" a partire dalla gestione degli Stakeholder Management come è indicato nel PMBok 5° edizione.
Non ho avuto tempo.
In questo breve lasso di tempo vorrei fare alcune considerazioni sul cosiddetto motto socratico "so perchè so di non sapere". Io non so il greco ma mi fido della logica,e deduco che la traduzione poteva aver senso se fosse stata "conosco perchè sono consapevole di non conoscere". Infatti la parola "sapere" ha lo stesso etimo di "sapore", cioè il sapere implica una "valutazione". Sapere è "conoscere il sapore" o "essere capaci di recepire il gusto di una cosa" ovviamente "gusto" e "sapore" vanno intese in senso figurato. Ma dai discorsi di Socrate invece sembra che la conoscenza sia la capacità di formalizzare la conoscenza che uno ha in modo effettuale, in modo dialettico-verbale. Se "conosco come" fare una cosa lo dimostro con il fatto che "questa funziona". Perchè devo descriverla verbalmente? E' ovvio che facendo così, come un qualsiasi ripensamento sul proprio operare, possono emergere nuove idee, ma perchè è così importante la formalizzazione verbale?
In "Antifragile" si legge un pesante critica a questo atteggiamento Socratico.
L'agile manifesto parla di "working software over comprehensive documentation". Anche anti-socratico?
Per quanto riguarda il "sapore" invece, nessun cenno nella filosofia socratica.
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