Prima di terminare
il testo recensito in questo post, avevo letto "Pesci esotici, l'invasione silenziosa". Opuscolo “vinto”
risolvendo un rebus. Non avrei mai comprato un libro simile, non
essendo un appassionato della biologia ittica. Invece è stata una
lettura piacevole.
Mi ha favorevolmente colpito il fatto che la varietà delle specie ittiche siano in numero praticamente uguale in acque marine e nelle acque interne, sebbene le aree occupate dalle acque dolci siano una percentuale irrisoria rispetto a quelle occupate dagli oceani e dai mari. La spiegazione è evoluzionista: le acque dolci sono separate da tante barriere per cui possono crearsi piccoli ambienti, magari simili per caratteristiche termiche e di fondali, ma separate tra loro, per cui le specie viventi possono evolvere in modo diverso.
Bello notare come il mondo reale è un sistema complesso, per cui una piccola modifica ha conseguenze enormi e di cui non tiene conto il superficiale che "ingegneristicamente" la attua magari pensando di fare una cosa sensata: quanti pesci estranei all'ambiente sono stati introdotti da appassionati della pesca per avere prede più prelibate!.
Le cause nefaste dell'introduzione di speci aliene sono varie e lascio al lettore il piacere di scoprile.
Di questa lettura ho apprezzato la precisione terminologica e la ricchezza lessicale che difficilmente si trova in opere “letterarie”. Per esempio non avevo mai sentito prima d'ora la locuzione “attività alieutiche”
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