domenica 16 marzo 2025

Gödel, Escher, Bach - 1 parte


Dopo circa quarant'anni, la scorsa estate mi sono preso la briga di prendere la scala per accedere allo scaffale più in alto, quello dei libri che non si consultano mai, per prendere la copia di Gödel, Escher, Bach” di Douglas Hofstadter e rileggermelo. 

Ricordo che a fine luglio ne parlai con un amico che reputo particolarmente colto ed erudito, se per caso l'avesse letto. Se lo ricordava e lo riteneva un testo molto pesante. Io invece, quando lo lessi quarant'anni fa circa, me lo ricordavo molto interessante. Ora l'ho trovato pesante anch'io, se iniziato nel luglio del 2024 l'ho terminato ai primi di marzo del 2025. Nel frattempo ho fatto anche altro! Il tempo che dedico alla lettura (poco!) l'ho condiviso con altri testi, ma la lettura in certi punti è stata molto impegnativa.

Le considerazioni finali sono su due ordini di argomenti.

Comincio da quello più facile, quello se vogliamo, moderatamente recriminatorio. Ne avevo già accennato qualcosa qui.

Mi ha fatto una certa impressione quanto si legge sul tema dell'Intelligenza Artificiale, tema tanto di moda oggi.

Nel 1979 avevo seguito il corso del prof. Torasso e poi tesi che apparteneva a quel vasto insieme di lavori sulla comprensione del parlato da parte del “sistema artificiale”. In particolare il mio lavoro partiva dall'idea che l'appartenenza allo stesso campo semantico del discorso in essere, “corregge” la comprensione della parola non ben riconosciuta. Esempio cretino che non c'era nella mia tesi: la parola mal capita che termina in "izione", se sono in un autofficina sarà più probabilmente “frizione”, dall'urologo sarà “minzione” ed in una scuola di recitazione “dizione”.

Purtroppo niente da fare come prospettive di lavoro. Non se ne vedevano applicazioni nel breve, mentre di “ragazzi che fanno il software” ce n'era bisogno.Come diceva Gualtiero Bertelli "tutto quello che hai studiato, qui da noi non serve a niente..."

Le “start-up” non andavano ancora di moda e se anche fossero andate non credo che la concorrenza degli evasori fiscali della Carnia e del Cuneese (per non parlare degli scassinatori) me l'avrebbe consentito (?? So quello che ho scritto!)

Tra le cose positive del testo è che si elencano diverse attività in cui il “sistema artificiale” esegue compiti che lasciano trasparire intelligenza. Quindi meglio “Intelligenze artificiali”, al plurale.

Oggi l' intelligenza che fa tanto scalpore è la possibilità di comunicazione usando le strutture del linguaggio umano (LLM). I risultati a molte domande sono analisi di quantità immense di dai, che allora non erano disponibili e se lo fossero stati non accessibili in tempi “real time” . Poi l'intelligenza da una risposta su basi statistiche, magari interessante se si tratta di condividere una radiografia ed aiutare il medico ad affinare la sua valutazione, ma idiota in molti altri casi.

Il problema più complesso che affronta il testo invece è la possibilità di una eventuale consapevolezza di se e autonomia di scelta da parte del sistema artificiale intelligente. Ma di questo ne parlerò in seguito. 

Sempre per stare nel tema recriminatorio che la lettura ha fatto emergere: quanta logica, filosofia, epistimologia c'è dietro (o dentro?) il lavoro dello sviluppo software! Non che Hofstadter la esaurisse, certo, ci sono altri temi che il testo non tocca. Ma diventa un momento recriminatorio perchè la vulgata vedeva "i ragazzi del software" come dei "tecnici" mentre era veramente tecnico chi produceva dei testi secondo certi schemi preconfezionati, come oggi fanno gli LLM, e diceva che quella era cultura umanistica!

La prossima puntata affronterò i temi più ardui. Ma proprio perchè sono ardui non so quando avrò il tempo per farlo e quanto li sviscererò

 

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