Mi è venuta in mente questa citazione di T.S. Eliot quando ho casualmente trovato, tra vecchio ciarpame, questo foglio. Lettera che l'insegnante di religione delle medie aveva scritto agli allievi al termine della terza media. Non la ricordavo, per cui mi è venuto il sospetto che l'avesse consegnata a mia sorella, che aveva avuto anche lei quella prof, e per qualche strano giro fosse finita a me.
Non faccio l'analisi passo a passo. Ora non ho tempo. So che molti italiani della mia generazione, cresciuti all'ombra dei campanili, che frequentavano "dottrina" e giocavano all'oratorio, hanno nei confronti del cristianesimo un'approccio superficiale da "ah sì, lo so già!" che non influenza le scelte della vita, tutt'al più evoca i bei ricordi dell'infazia e della prima giovinezza.
Per me, che dopo la terza media "riprendevo le misure" al mondo, e il "rapporto con la trascendenza" era una elemento molto importante e vedevo che il mondo della mia infanzia dava risposte inaccettabili... beh! quella lettera era sicuramente un ulteriore punto in meno per il cattolicesimo!!
Sono grato di aver incontrato chi mi ha presentato il cristianesimo come la possibilità che le mie esigenze elementari di bellezza giustizia verità... fossero prese sul serio.
Ne avevo già accennato qui in questo post
Ma per tutti, una religione semplicemente puntello del Super-IO freudiano, come fa:
1) a resistere quando la società cambia e con essa anche le esigenze della vita collettiva e di conseguenza le regole del Super-IO più diffuso nell'ambiente.
2) ad essere interessante per chi non tenda solamente a sopravvivere?
E si domandano perchè le chiese sono vuote!!!!
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