venerdì 25 agosto 2023

Gli dei “semplicemente” non esistono o sono diavoli?

 

Domanda che potrebbe sembrare oziosa, ma in questo periodo per me ha una grande rilevanza. Ho una risposta che viene quasi dalla formulazione della domanda stessa. Per puro sfizio ho provato a porla a chatGPT 3.5 e la risposta è stata questa.

 


Vediamo alla mia risposta, quella contenuta in qualche modo nella domanda stessa.

Etimologicamente la parola diavolo deriva da “calunniatore” a sua volta da (der. di διαβάλλω «gettare attraverso, calunniare»), in qualche modo un essere legato alla menzogna. Quindi il fatto stesso di attribuire esistenza e culto, cioè azioni finalizzate ad esaudire i dettami di entità non esistenti autonomamente, ma solo frutto di una “narrazione” o “costruzione”, è una forma di menzogna e quindi di “diavolo”.

La falsità della religione è una tematica particolarmente importante per me oggi per vari motivi.

Uno è contenuto in questo mio vecchiopost A cui ci sarebbe molto da aggiungere....

Un altro: la lettura di un articolo di Luigino Bruni su Avvenire in cui “redarguiva” la Chiesa di aver “battezzato” troppo facilmente riti agresti pagani. È vero, è importante l'inculturazione, il parlare con il linguaggio dei popoli da evangelizzare, valorizzare i semi di verità in ogni tradizione, il non imporre un modello culturale ecc... ma non si può tralasciare o trascurare il cambio di prospettiva portato dal Cristianesimo. Purtoppo la chiesa o certe sue gerarchie hanno preferito avere "chiese piene" e processioni affollate che insegnare il modo nuovo di guardare l'esistenza donato dalla presenza di Gesù. 

Un altro: E' la quarta volte che affronto il testo “Il Senso Religioso” di don Giussani. Testo che innanzitutto esalta la ragione umana, tutt'altro che un “fideismo acritico”. Sono passati più di quarant'anni dal primo impatto, sono cambiato io, è cambiata la situazione sociale in cui don Giussani aveva scritto il testo. Non solo perchè nel "processo della conoscenza" si inseriscono le cosiddette "intelligenze artificiali" (notare il plurale!). Ma anche perchè dopo lo scientismo ed il riduzionismo materialista in voga nel periodo in cui naque quel testo e fino agli anni 70, nella nostra società, a partire dagli anni 80, si è diffuso una pseudo religiosità stile new-age, per poi finire in un bigottismo di credenze in bolle autoreferenziali.... senza contare la religione del consumismo che cambia il nome agli idoli, velocemente, al passo della moda. Uno dei punti a cui devo fare attenzione è che il mio cristianesimo non sia un "paganesimo battezzato" come diceva Bruni.

Altri spunti: il sedicente laico Recalcati ricorda che nell'antico testamento il problema dell'ateismo non si pone: il nemico è l'idoltria.

 Nella predica sentita ieri, il sacerdote ha detto che Gesù era andato con i discepoli a Cesarea di Filippo, il centro più "ellenistico" della Palestina. Lì sorgevano molti templi pagani, anche a divinità "infere". In quel contesto il "NON PREVALEBUNT" di Gesù assume un significato ben più forte che se fosse stato detto in altri luoghi.

venerdì 11 agosto 2023

Quando c'era la cortina di ferro - 2 recensione

 

continuo quanto scrissi qui. ma questa è una recensione di carattere più personale


Ero stato a sentire la presentazione del libro, tenuta da due di coloro che avevano scritto le loro testimonianze.

Entrambi li avevo già conosciuti più di quarant'anni d'anni fa, io giovincello e loro “esperti”. Non ricordo bene i dettagli, ma l'incontro era per motivi “tecnologici” : Carlo Buora è un ingegnere, Franco Realini un chimico. Ricordo che ero con un'amica e questa vedendo Buora disse, sottovoce, “Che figooo!” in effetti era un bell'uomo. Alla presentazione era ancora un bel vecchio, canuto, con un bel portamento, ma ogni tanto, quando parlava, si inceppava: la parola che avrebbe voluto dire stentava a venire in mente.

Realini era già brutto da giovane e la vecchia non aveva il materiale per infierire più di tanto. Ma mentre parlava, fluidamente e con la solita verve, quando non gesticolava, la mano che avrebbe dovuto essere ferma, tremava. 

Ho avuto un senso di ribellione all'avvicinarsi della vecchiaia!

Quella era la generazione dei “giovani” ai tempi in cui ero ragazzo e vedevo come possibili predecessori in un itinerario esistenziale che avrei percorso anch'io. A volte vedevo strade da evitare, altre bramavo dalla voglia di crescere per diventare “giovane” anch'io.

Adesso mi precedono nella vecchia!

Ma leggendo il libro, che sprigionava un gusto di vita fatto di  incontri, novità, ricerca esistenziale e una certa dose di ingenuità, mi è venuta ancora più rabbia, per non aver vissuto la giovinezza quanto avrei voluto. Una giovinezza in qualche modo negata, vietata e vissuta solo in interstizi guadagnati a fatica.

Ora, in questo poco tempo che mi rimane vorrei proprio viverla a fondo con la profondità esistenziale con cui all'inizio della messa di una volta dicevano:

Ad Deum qui lætíficat iuventútem meam

Su quel tema ci sono ancora cose mi rattristano a fondo, ma sono troppo personali....

giovedì 10 agosto 2023

Quando c'era la cortina di ferro - 1 recensione

 Non ho trovato su goodreads.com il modo per recensire una delle mie letture estive. Sono costretto a farlo sul mio blog. Devo dividerlo in due parti.

Quando c'era la cortina di ferro 

Il libro è una raccolta di testimonianze relative agli incontri che a partire dalla seconda metà degli anni 60, alcuni giovani - poco più che ventenni che avevano scoperto il fascino del cristianesimo seguendo don Giussani - avevano fatto con delle altre realtà cattoliche nell'Europa centrale e orientale, allora sotto la “cortina di ferro”

Le testimonianze sono di diversi autori; si svolgono in un arco temporale molto lungo, poco più di vent'anni; trattano di diversi paesi, tutti accomunati  dal fatto di essere sotto il“regime comunista”.

Alcune cose mi hanno colpito:

  • L'atteggiamento dei partecipanti. Andavano per “incontrare e fare compagnia” a questi altri cristiani. Pur conoscendo personalità veramente eccezionali, nessuna idealizzazione e nemmeno, negli anni successivi in cui molti dei narratori sono appartenenti al movimento Comunione e Liberazione, nessun “proselitismo” o “colonizzazione religiosa”.
  • I racconti di certi viaggi un po' assurdi ed avventurosi, risolti grazie alla gentilezza ospitale di qualcuno incontrato a vlte per caso. Situazioni simili sono capitate anche a me, sebbene andassi per lavoro in URSS.

  • La Jugoslavia, che fu meta soprattutto dei primi periodi, sebbene non appartenesse al “Patto di Varsavia” e si tenesse a debita distanza dall'URSS, era comunque un regime parecchio autoritario.

  • La Polonia. Ai polacchi ultimamente non fregava nulla del discorso ideologico “comunismo o anti-comunismo”: si sentivano “colonizzati” dai russi. Molti di coloro che raccontano, sapevano un po' di russo e sapevano che nel curriculum scolastico dei polacchi rientrava il russo. Pensavano di usare quesa conoscenza. Invece guai a loro tentare di comunicare in russo con i polacchi: spesso si offendevano o comunque preferivano usare altre lingue.

  • La Cecoslovacchia. Taglio i brani sull'invasione. Mi hanno fatto un'impressione incredibile, soprattutto le descrizioni Praga: un posto bellissimo, abitato da gente colta, in un clima di vita incredibilmente difficile.

  • La Polonia, ancora: la figura di padre Franciszek Blachnicki . Pur essendo sotto un regime ufficialmente ateo, nella società polacca il cattolicesimo aveva un gran seguito ma per lo più formale, senza che il messaggio cristiano dicesse nulla alla vita concreta. Egli si accorse di questo. La sua opera, tra mille difficoltà fu per aiutare la gente, soprattutto i giovani, a vedere nella fede cristiana una via per rispondere alle domande fondamentali. Le sua figura era così popolare e capace di aggregare, che ebbe molte difficoltà causate dal regime. Morì quasi certamente per avvelenamento.

    (contina con osservazioni più personali)