Ho terminato la lettura di StellaMaris di Cormac McCarth.
Avevo preso questo libro più o meno per lo stesso motivo per cui da ragazzino mi ero messo a leggere “Love Story” di Eric Segal. Quello era stato un successo planetario, ne parlavano tutti. Potevi non leggerlo? Eppure la mia sensazione, condivisa da tanti altri, di varie età, di varie ideologie politiche e basi culturali, è stata:“Tutto qui?” Non era neanche un libro brutto. Era scarso. Non riuscii a capacitarmi del successo. Molto l'avranno letto per il mio stesso motivo. Resta da capire chi ha innescato la scintilla iniziale.
Anche Stella Maris l'ho letto per motivo indotto. Era morto il grande scrittore Cormac McCarth. Panegirici sui media. Quello era il suo ultimo libro... si poteva non leggere?
Di Cormac McCarth avevo letto Non è un paese per vecchi e SunsetLimited .
Di quest'ultimo ne avevo avuto un'impressione ottima. Stella Maris segue più o meno la stessa struttura: la “trama” emerge da un dialogo serrato tra i soli due personaggi (gli altri sono solo citati).
In entrambi i libri incontriamo situazioni di dolore, siamo colpiti da frasi densissime, in un discorrere essenziale, direi laconico.
A differenza di Sunset Limited, Stella Maris è molto più “difficile”. Per seguirlo
occorre un background culturale di un certo tipo. Casualmente
abbastanza simile al mio. Un po' di matematica (che non sono i
calcoli!!!), un pizzico di filosofia e un pizzico di psicologia. Non
servono per capire esattamente cosa dice la protagonista, ma almeno
capire di cosa sta parlando senza perdersi.Con tutto ciò penso di aver perso qualche "finezza" in certi punti.
Guardando sulle recensioni dei lettori, oltre ai complimenti, ho visto molti che si sono persi, che non riuscivano a leggerlo perché troppo difficile (scritto con varie forme che sostanzialmente non mettevano in evidenza la loro ignoranza, quanto l'ermeticità dell'autore).
Pensando a delle persone che reputo colte (prof. di Lettere per esempio) non so quanti riescano a seguirlo o apprezzarlo.
Qualcuno l'ha definito nichilista. Boh, il vero nichilismo secondo me è altro, ma non apro questo argomento. Almeno per ora
Ecco lo apro adesso, anche se è molto difficile spiegarlo in un discorso logico: nella mia mente è più una sequenza di immagini, per me chiarissime ma difficili da rendere a parole.
Per una strana sequenza di associazioni di idee, certi passi mi hanno riportato ad una mia piacevolissima lettura giovanile (29 anni!) Gödel, Escher, Bach - Un'eterna ghirlanda brillante Douglas R. Hofstadter. Richiamare alla mente quel testo mi ha evocato i koan delle meditazioni zen e queste a Enzo Jannacci. ???? Sì in un suo intervento aveva parlato della "Carezza del Nazareno" . I monaci zen a volte per avere l'illuminazione di danno dei ceffoni - Jannacci evoca la Carezza, come modo per uscire da labirinti ricorsivi che portano su abissi che generano vertigini. Ma ancor più, la "Carezza del Nazareno" evocata da Jannacci è qualcosa di "esterno" che viene da "Altro". Insomma, una uscita dal labirinto del nichilismo.