domenica 15 gennaio 2023

Spiriti sulla neve - mia ultima lettura

 

Non riuscendo a metterlo su Goodread.com recensisco qui la mia ultima lettura


Ho sentito la presentazione del libro e istintivamente ho pensato “Questo libro sarebbe piaciuto a Zia Luciana!”

La zia era stata per circa trent'anni impiegata presso il comune di Torino e per molto tempo segretaria di Guido Secreto, quando questi ricoprì le funzioni di vice-sindaco e di sindaco. La zia amava leggere romanzi, la storia, il Piemonte, gli “archivi” e conosceva bene come il fattore umano interveniva nei rapporti politici.

Il libro è un romanzo storico. Una storia romanzata, con molti personaggi veramente esistiti e richiami ad episodi reali. Vi sono brani – lettere - prese da documenti dell'Archivio Storico Torinese e riferiti in nota, ove copiati, ove riassunti.

La prima parte ci presenta il Forte diFenestrelle, usato allora sia come carcere sia come postazione di artiglieria: descrive il modo di vivere dei soldati e dei vari tipi di prigionieri.

Ci ricorda anche un dettaglio che la narrazione risorgimentale non tiene conto, ignorando la complessità di quei cinquant'anni di storia: cioè che la “vecchia” generazione dei risorgimentali qui in Piemonte era composta da molti ufficiali del Regno di Sardegna che erano di “scuola” napoleonica. La classe politica della restaurazione non poteva fare a meno di loro, un ufficiale di artiglieria non si forma in due giorni, ma neppure si fidava ciecamente. Gli ufficiali da un lato vivevano faticosamente il cambio del “regime”, tra loro erano sospettosi del “passato” dei colleghi e di esser loro stessi sospettati. Uno di questi è il colonnello Gaspare De Andreis, il protagonista, comandante del Forte.


Nella seconda parte incalza il racconto del “giallo” che ovviamente non dico, ma il lettore può facilmente immaginare.

Personalmente sono rimasto dispiaciuto per un'ombra molto negativa su Brofferio, personaggio che mi stava simpatico avendo sentito le sue canzoni “Me ritorn” “Metestament”. Ognuno ha i suoi lati oscuri.

Di striscio, cita positivamente Giulia di Barolo, guarda caso anche lei di scuola napoleonica, ma fa fare una brutta figura ai “preti”. Abituato ai “santi sociali” sono rimasto un po' di stucco, ma guardando le date, nel 1832 don Cottolengo era agli inizi della sua opera, don Cafasso non era ancora prete,don Bosco un ragazzo, Faa di Bruno e Murialdo bambini... e questi stessi “santi sociali” non ebbero vita facile nella chiesa torinese.

Più di una volta De Andreis dice di non aver tradito gli ideali di gioventù, ma che gli ideali non vanno perseguiti con gesti rivoluzioni eclatanti e inconcludenti o peggio, causa solo di morti inutili; piuttosto vanno realizzati in azioni concrete che lui intraprende ed io non sto a raccontare.

Penso che molti si siano dedicati alla politica ispirati da idee di grandi cambiamenti e poi si trovano a doversi occupare di temi apparentemente banali – soprattutto nella politica locale – ma sono proprio questi temi che toccano la quotidianità e la qualità della vita di tanti cittadini.

Ne posso dedurre che uno dei due autori si sia rispecchiato in De Andreis!

 

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