Non sto a dilungarmi nel parlare di Papa Francesco.
Sono un seguace di don Bosco che nel 1848 faceva dire "Viva il Papa" anzichè "Viva Pio IX". Non mi piace contrapporre un papa ad un altro, anche se Papa Francesco per alcune cose è più in sintonia con quello che io ero tra i 14 e i 20 anni che ora sta riemergendo alla grande.
In questo post voglio semplicemente sottolineare un particolare: la sua critica alla "Cultura dello scarto". Mi pare di non aver sentito mai questa metafora nelle critica alla società: la cultura dello "scarto" per cui tutti quello che non rispetta certi parametri diventa scarto.
Un Papa esperto di Lean ?
Non vorrei fare digressioni, ma ricordo una bella metafora letta, se la memoria non mi inganna, da Gunter Pauli.
Molte specie di alberi d'autunno perdono le foglie. Se l'albero si trova in un cortile lastricato, in una piazza asfaltata o contesti simili, le foglie rimangono lì, diventano un rifiuto che qualcuno deve spazzare altrimenti rischiano di ostruire i tombini. Invece se l'albero è in un prato o in un bosco, le foglie cadute diventato alimento per le formiche ed altri insetti che le sminuzzano, oppure per i funghi, si decompongono e generano humus utile per l'albero stesso: insomma diventano una risorsa.
Allo stesso modo, la nostra società, ma anche noi stessi, dobbiamo essere come un prato o un bosco, dove tutto diventa una risorsa.
Ma come un "invalido" diventa una risorsa?
Non faccio grandi discorsi, ma parto da un fatto recente. Mia zia ha l'Alzheimer. E' sempre stata una donna sveglia, energica, pratica, impiegata in Municipio, conosceva tutti i big Torinesi della politica anni '70/80 (Novelli, Porcellana, Salerno, Mina, Magnani, per non parlare di Secreto!) A 50 anni decise di imparare l'inglese. Quand'ero ragazzino mi insegnò a risolvere i rebus. Abitualmente io non sono bravo in nessun gioco, né giochi da tavolo né quelli sportivi: l'unico gioco in cui mediamente vinco è SCARABEO: ebbene, lei, vent'anni fa riuscì a battermi parecchie volte. Ora ha l'Alzheimer.
Eppure, in questa malattia, mi ha dato due doni:
1) Il richiamo ad una maggiore serietà nei confronti della vita. La vita ultimamente non è il risultato del nostro sforzo per realizzare i nostri progetti, il nostro sforzo è per dare una risposta ad una situazione.
2) Ho visto un uomo innamorato: mio zio. Non conoscevo quel lato della sua persona, e la malattia della moglie l'ha fatto emergere: a 86 anni, quest'uomo sta dando esempio di cosa vuol dire "amarsi nella cattiva sorte".
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