1) Avevo parlato molto tempo fa di quelle che mio zio chiama "le trote di Avigliana", vale a dire quel rispetto formale delle regole, ma prive di ogni relazione con il motivo che le genera, come i frati malvagi del racconto: essi fingevano di pescare bistecche nel Lago di Avigliana, così mangiavano quel tipo di "pesce" anche in quaresima. Ogni organizzazione rischia di creare le proprie "trote di Avigliana".
2) Il libro fondamentale della mia vita è stato "il senso religioso" di don Giussani, ma alcuni anni prima avevo letto un testo che mi è stato propedeutico; si intitola "La seduzione dello spirito. Uso ed abuso della religione popolare" autore Harvey Cox.
Non affrontava il discorso religioso da un punto di
vista teologico o filosofico, quel tema per l'A. poteva stare sotto
la voce “fede”. Anzi, ad un certo punto sostiene che, negli anni
'50, nell'incalzare del secolarismo, si parlava di “fede senza
religione”, mentre oggi (cioè negli anni '70) si verifica la
presenza di “religione senza fede”.
Per l'autore la religione ha due modalità
espressive: i miti e i riti o racconti e segnali. Giudica positiva la
presenza dei riti-segnali .... ma sottolinea l'esigenza di rivalutare
il “racconto”, cioè la parte autobiografica. Cita le
autobiografie da S.Agostino a T.Merton... e per parecchi capitoli
procede con la propria.
“Io” non ero più da censurare come impedimento
all'oggettività del giudizio, anzi, un giudizio senza “io” è
come un semaforo senza strade.
La religione genera una grande capacità di
“attivarsi”, perché mantiene la memoria, ipotizza una
meta, sviluppa relazioni tra le persone.
L'Autore vedeva un lato ambiguo o negativo della
religione, quando si manifestava il prevalere del rito sul mito, del
segnale sul racconto. La carica di significato, di capacità
comunicativa e mobilitante del segnale, in assenza della
testimonianza, cioè del coinvolgimento di chi comunicava e della
riflessione di chi coglieva il messaggio, diventava appunto
seduzione.
Su questo punto ulteriore tornerò nel mio prossimo post.
3) Nella sua autobiografia parlava della sua città natale, Malvern, PA. La cosa che mi colpì di più del libro è la descrizione di questa città con circa duemila abitanti ma luoghi di culto per otto confessioni religiose diverse. Eppure c'era chi la domenica mattina, prendeva l'auto e si recava nel paese vicino perchè costoro erano di ancora altre confessioni religiose. Sono rimasto colpito da questa comunità capace di rispettare profondamente il diverso cammino religioso dell'altro e ritengo che la vera convivenza sia la capacità rispettare la divestità dell'altro. Il rispetto della diversità altrui è secondo me anche alla base del team agili.
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