In questo post avevo detto "che non credevo molto nel consumismo"
Non occorre pensare che io abbia un livello etico superiore, o fossi stato un seguace di Serge Latouche o cose simili. Semplicemente io da piccolo guardavo Carosello.
Qui ritorno su un punto ribadito molte volte (anche qui!) che pare che né i politici che si lamentano dell'astensionismo, né certi esperti di tecniche di comunicazione, né alcuni - ma non tutti - gli artisti l'abbiano capito. Vale a dire che il messaggio che loro inviano non viene letto con i codici interpretativi che loro usano per crearlo; questo magari i più esperti lo sanno e immaginano anche i codici interpretativi dei riceventi. Ma "lanciato il messaggio nell'etere" ci possono essere dei riceventi con altri codici che lo interpretano in modo imprevisto da chi lo emette.
Per me Carosello è stato così.
A quei tempi c'era solo la RAI e le trasmissioni televisive erano “ordinate”. Mi spiego:
Quando nel 1984 andai per la prima volta negli USA notai che le loro trasmissioni erano “disordinate”: piene di interruzioni pubblicitarie, ma non solo, interruzioni anche per annunciare la trasmissione che sarebbe andata in onda dopo quella in corso... anni dopo le TV italiane si adeguarono. Invece, quando ero piccolo, i telegiornali erano telegiornali, gli spettacoli erano spettacoli e la pubblicità era contenuta in trasmissioni apposite.
Carosello era la migliore di queste. C'erano mi pare cinque o sei spezzoni, uno per prodotto ed ogni spezzone doveva avere un certo numero di secondi, non ricordo quanti ma intorno al minuto, senza citare il prodotto; ne sguivano altri, ma meno, dedicati a reclamizzarlo.
Molto spesso, questi momenti senza citare il prodotto erano cartoni animati creati ad hoc – celebre i coni
Immagino ora che l'intento dei pubblicitari fosse quello di rendere “riconoscibile” e famigliare il prodotto.
Su di me, che non compravo ancora ma imparavo a conoscere il mondo con la sua semantica, aveva un altro effetto: interpretavo il messaggio pubblicitario come carico di un'ironia che il filmino precedente suggeriva .
“il “prodotto” sarà anche una cosa bella e utile, però non è una cosa seria, è solo uno gioco, non una cosa importante, da impegnarsi più di tanto... esageruma nen!”
Probabilmente
i guru della pubblicità hanno tolto questa trasmissione per rendere più serio e
desiderabile il mondo dei consumi, messaggio già veicolato attraverso altri spettacoli (esempio i film in cui si vedeva
l'american way of life come modo “normale” di vivere e chi non lo
fa è “ancora in ritardo”). Questo probabilmente ha avuto effetto sulla generazione precedete e sui miei coetanei che non hanno avuto la "cura" dell'ironia di Carosello come ho avuto io.
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