La scorsa primavera mio figlio ebbe un periodo piuttosto difficile. Nei vari tentativi, forse non sempre ottimali, per aiutarlo a "tirarsi un po' su" gli raccontai una storia.
Molto tempo fa leggevo su La Stampa la rubrica "Buongiorno" di Massimo Gramellini. Mi piaceva moltissimo, anche se dopo un po' ha lasciato perdere, perchè mi sono stufato. Mi sembrava scadesse in un bolso politically correct. Non so se ero cambiato io, o si era esaurita la sua vena creativa.
Comunque, ripensando alla storia che raccontavo a mio figlio, mi sebrava tratta da un "Buongiorno" di Gramellini. Provo a trascriverla anche se non ho la capacità narrativa che ha Gramellini.
Molto tempo fa, un ragazzo di una famiglia piuttosto povera, faceva l'operaio. Mentre lavorava ebbe un infortunio e rimase privo di un dito. Vide il suo problema non solo come un problema personale, ma fu una finestra spalancata sulla realtà: si interessò della sicurezza nei luoghi di lavoro e di tutti i diritti legati alle condizioni dei lavoratori, si impegnò nel sindacato, riprese gli studi. I lavoratori apprezzavano il suo impegno e divenne un leader sindacale. Essendo un sindacalista molto popolare, venne candidato alle elezioni politiche. Alcune volte il risultato fu negativo, altre positivo, e alla fine venne eletto Presidente della Repubblica della sua nazione, il Brasile.
Se Lula non avesse perso il dito probabilmente sarebbe rimasto un operaio come tanti.
La perdita del dito avrebbe anche essere motivo di rabbia, che l'avrebbe fatto rinchiudere in se stesso e sarebbe diventato un operaio, ma pieno di rabbia e rancore per tutta la vita.
Invece prese sul serio il suo problema e questo gli indicò una strada inattesa.
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