Il 25 gennaio 2011 avevo pubblicato questo post che mi ha permesso di ottenere una copia autografata di Management 3.0
Ora, il 19 giugno 2012 sul sito del Wall Street Journal (mica la gazzetta di vallumida!) trovo questo articolo. "Giovane di lungo corso" si riferisce ad una battuta che pare abbia fatto l'on. Bersani. A chi gli diceva di fare spazio ai giovani nel partito lui rispose "Ci vogliono sì giovani, ma giovani di lungo corso!" Non è un blog di politica in senso stretto. Seguendolo si capirà perchè io mi sento un giovane di lungo corso.
mercoledì 27 giugno 2012
Son pà fòl !
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giovedì 14 giugno 2012
7 habits of highly shot people
Qualche tempo fa lessi il libro di Steven Covey "7 habits of highly effective people" nella sua traduzione italiana che suona "le 7 regole per avere successo". Già sulla traduzione non letterale del titolo ci sarebbe da fare qualche commento.
Infatti il testo non dà assolutamente le regole per "avere" successo, cioè per prevaricare gli altri, costringere gli altri a fare ciò che vuoi tu; insegna ad "essere" efficaci .
Non sto a recensire il testo, che, proprio perchè è attinente con il titolo originale e non con la traduzione italiana, risulta essere interessante e sostanzialmente condivisibile.
Leggendolo e pensando a persone che potevano essere come quelle ipotizzate da Covey, ho pensato a Giovanni Paolo II ed anche a don Bosco. Di Giovanni Paolo II in particolare ho letto un'intervista del generale Jaruzelski che si diceva colpito non tanto di quello che il Papa dicesse o facesse, ma di come sapesse ascoltare. Mi pare proprio che dicesse "Ho avuto la possibilità di verderlo ascoltare". Ora la capacità di ascoltare è una dote particolarmente importante per Covey.
L'autore cita spesso Gandhi e Sadat . Quest'ultimo come capacità cambio di prospettiva e di arrivare ad un compromesso.
Che cos'hanno in comune queste quattro persone? Gandhi e Sadat morirono in attentati. A Giovanni Paolo II l'attentato fallì per pochissimo e comunque lui rimase ferito. Si racconta che anche a don Bosco prepararono un attentato, ma quel giorno il suo cane Gris, gli abbaiava e ringhiava contro ogni volta che stava per in camminarsi nella direzione dove lo attendevano gli attentatori: lui cambiò programma e l'attentato fallì.
Insomma a seguire le regole di Covey finisce che qualcuno ti sparerà.
Infatti il testo non dà assolutamente le regole per "avere" successo, cioè per prevaricare gli altri, costringere gli altri a fare ciò che vuoi tu; insegna ad "essere" efficaci .
Non sto a recensire il testo, che, proprio perchè è attinente con il titolo originale e non con la traduzione italiana, risulta essere interessante e sostanzialmente condivisibile.
Leggendolo e pensando a persone che potevano essere come quelle ipotizzate da Covey, ho pensato a Giovanni Paolo II ed anche a don Bosco. Di Giovanni Paolo II in particolare ho letto un'intervista del generale Jaruzelski che si diceva colpito non tanto di quello che il Papa dicesse o facesse, ma di come sapesse ascoltare. Mi pare proprio che dicesse "Ho avuto la possibilità di verderlo ascoltare". Ora la capacità di ascoltare è una dote particolarmente importante per Covey.
L'autore cita spesso Gandhi e Sadat . Quest'ultimo come capacità cambio di prospettiva e di arrivare ad un compromesso.
Che cos'hanno in comune queste quattro persone? Gandhi e Sadat morirono in attentati. A Giovanni Paolo II l'attentato fallì per pochissimo e comunque lui rimase ferito. Si racconta che anche a don Bosco prepararono un attentato, ma quel giorno il suo cane Gris, gli abbaiava e ringhiava contro ogni volta che stava per in camminarsi nella direzione dove lo attendevano gli attentatori: lui cambiò programma e l'attentato fallì.
Insomma a seguire le regole di Covey finisce che qualcuno ti sparerà.