sabato 25 febbraio 2012

Personale & Politico (continua)

Non ho molto tempo in questo periodo e non avevo voglia di analizzare le cause dei miei problemi aziendali, ma devo continuare un post interrotto   (continua)
... Davanti a questa incapacità a gestire i progetti, da parte dalle persone incaricate in azieda a farlo, invece limitarmi a mugugnare, mi venne voglia di studiare ed approfondire le tematiche di Project Management. Da qui la mia passione per il mondo "agile". Inutile dire che in azienda questo non interessò, a parte concedermi un paio d'ore per una presentazione di Scrum.
Siccome ovviamente i progetti andavano male, la soluzione aziendale fu "Basta progetti", solo consulenza. Ma anche le consulenze necessitano un rischio, almeno secondo me, perchè occorre approfondire tematiche e/o tecnologie, certificarsi ove possibile, e proporsi sul mercato come esperto di certi settori. Occorre quindi investire e rischiare sulle tematiche su cui ci si vuole buttare. Non si può essere tuttologhi dilettanti allo sbaraglio. Un rischio che un imprenditore deve affrontare.
La soluzione azindale invece fu: si va in giro, si chiede al (poteziale) cliente che cosa serve, si va su monster a vedere i CV, si assume dall'esterno. In particolare, certi lavori ... in cui va benissimo un neolaureato che costa poco.. una persona con più di 50 anni è difficile da presentare in consulenza...
Non essendo dirigente, non è stato immediato licenziarmi, ma nonostante il famoso articolo 18 che secondo la supestizione costringe l'italia alla fame, ci sono riusciti lo stesso. Ma prima di farlo ho trascorso qualche mese di inattività... giornate orribili: andavo al lavoro pensando a cosa avrei fatto nelle 8 ore. E di cose da fare ne avrei avute, ad esempio avrei potuto studiare per certificarmi in quello che l'azienda scommetteva.... ma non volevano scommettere su nulla se non sulla "riduzione dei costi".
In un momento in cui avevo bisogno di "gratificarmi" mi sono certifiacato ISIPM (a mie spese e prendendo ferie). E quando lo dissi in azienda "ma tu saresti in grado si spezzare i compiti ed assegnarli alle varie risorse?" (Io veramente riterreri più importante e più difficile e sui cui vorrei cimentarmi questo:  formare un team collaborativo) "Ma tu saresti in grado di prendere una presona e motivarla quando si trova in difficoltà o cazziarla quando serve??" Inutile dire che alle pacche sulle spalle non ci credo io stesso, ricordo sempre Gaber che canta "Vedrai che guarirai"... per me la motivazione è fatta di due frasi "Mi fido di te" e "non sei da solo". Frasi che devono essere solo il commento esplicito di un modo di comportarsi. Invece la "cazziata del capo" ha il seguente effetto. Il capo parla magari correttamente dal suo punto di vista, diverso da quello del dipendente, il quale tra se dice "ma che scemo, non vede che..." e si radica ancor più nelle sue posizioni.
Ma a certi quarantenni che credono ancora in un rampantismo anni 80, ormai residuato bellico, che dire?!?
Inutile parlare poi del fan della PNL, del meccanicismo di certi personaggi (l'azienda ha deciso, l'azienda è disponibile a, l'azienda non può permettersi di...)
Mi spiace per certe persone, in fondo brava gente, che potevano tenersi i soldi accumulati negli anni d'oro e goderseli invece di mettere su un'azienda che non sanno gestire. E sopratto mi spiace che non abbiano saputo a farsi aiutare dalle persone giuste. Paradossalmente persone serie e sobrie sono stati affascinati da imbonitori reduci della milano da bere....

Finto di raccontare come si è arrivati alla crisi con l'azienda che mi ha licenziato. Ora racconterò di una difficoltà nel trovare un lavoro, anche questa "personale e politica" perchè secondo me sta lì un grosso limite dell'imprenditoria nel settore ITC

domenica 12 febbraio 2012

Personale & Politico

Da quasi due mesi avevo accennato ad un problema personale, ma non avevo voglia di scriverne. Ora che per certi versi è "tamponato", ne parlerei, perchè è apparentemente un problema mio, ma analogo a quello di moltissime persone: ha quindi anche un significato politico.
Nel giro di due settimane mi sono trovato senza lavoro, perchè la ditta di cui ero dipendente mi ha licenziato. Mi sarei "consolato" sapendo che avrei avuto la pensione "a breve". Invece in quegli stessi giorni, il governo De La Rua, che ha sostituito Menem, con il decreto serva Italia ha tolto le pensioni di anzianità, per le quali la mia generazione aveva pagato il 33% dei contributi previdenziali (in europa mai nessuno aveva messo tanto!). Situazione veramente orribile, che mescola un gran senso di ingiustizia subita per il licenziamento, ingiustizia subìta per gli esosi contributi previdenziali "fumati", insieme alla paura per il futuro.
---
Questo tema apre molti argomenti.
1) Su "media" si parla tanto dell' art.18, della mancanza di flessibilità in uscita... ma come??? L'azienda da cui dipendevo (che non cito per non fare pubblicità) aveva ben più di 15 dipendenti e sono riusciti a farmi fuori lo stesso. E' vero che la cosa è costata non poco, ma una bazzeccola rispetto a quanto è costato loro non aver saputo valorizzarmi e valorizzare molti colleghi. Quindi ecco la prima superstizione:  in Italia non c'è flessibilità in uscita.
------
2) La ditta che mi ha licenziato. Ero stato assunto nel 2005. Lavoravo presso un cliente per conto di una grande multinazionale. Ma quel cliente non era nel "core businnes" della multinazionale che, invece di continuare ad espandersi anche nei confronti di clienti "anomali", decise di perderli. Per continuare a lavorare mi feci assumere da una ditta suggerita dal cliente, che è appunto al ditta da cui sono stato recentemente licenziato. Fui assunto portando in dote più di 3 anni uomo di lavoro: situazione ottimale per loro no? Invece no. Lo capii più tardi leggendo Management 3.0. Jurgen Appelo spiega che nel processo di assunzione si ha lo stesso effetto della moltiplicazione delle cellule con il RNA etc... cioè un'azienda tende ad assumere "con lo stampino". Il diverso sarebbe una ricchezza per l'azienda, se ben ineserito, ma il recruiter tende ad assumere sempre lo stesso tipo umano. Io non ero quel tipo. Mi avevano assunto per non rinunciare ad un affare nel breve, ma non piacevo.

Aneddoto che seppi dopo. Avevo faticato non poco per fare stare il mio CV in due pagine. D'altra parte nel 2005 a chi poteva interessare che nel 1983/84 avevo lavorato con il PDP11 .... invece fuorono offesi di un CV simile. Dicevano "30 anni di lavoro dovevano essere di almeno 6 pagine.... un CV così corto voleva dire che in fondo non avevo intenzione di lavorare con loro..." Ah Leonardo Sciascia! che ne "il giorno della civetta" si scusa se il libro è troppo lungo, ma dice di non aver avuto il tempo per farlo più breve... io invece il tempo per limare e non stufare l'avevo trovato....

Così, quando finì il lavoro presso quel cliente divenni un problema, sebbene avessi dimostrato una notevole versatilità (Mi ero anche preso un certificazione CLAD, ovviamente studiano extra orario e non pagato: una sciocchezzuola in fondo, ma prima non sapevo nemmeno cosa fosse LabView). Ma la cosa che mi sconvolse di più fu il loro modo di affrontare i progetti.
1) Posizione giansenista: come se quello che conta fosse la "fatica" e non il "valore aggiunto" per il cliente. Mi spiego: quando vado dal macellaio, non me ne frega nulla sapere quanto ha faticato Beppe a tagliare il quarto di bovino o se l'ha fatto cantanticchiando, mi interessa solo sapere se la carne è buona. Analogamente, sarà pur vero che senza fatica non si ottiene nulla, ma si può fare tutta la fatica che si vuole, lavorare 25ore al giorno... ma se non fai cosa "serve" al cliente hai specato tempo. Invece per quei "primi della classe" era importante "dare evidenza di essere bravi" .
2) Posizione positivista-meccanicista.Una cosa a me sempre più ovvia che in ogni progetto IT si affronta l'ignoto: ignote le tecnologie perchè anche usando sempre le stesse (mai capitato) tra un progetto e l'altro sono sempre di almeno la versione successiva; ignote o per lo meno instabili le richieste del... cliente, ovvero le necessità reali che si scoprono strada facendo; ignote le "componenti" che fanno gli altri. Invece di gestire questo ignoto, incaponirsi in pianificazioni di dettaglio come se si dovesse "asfaltare la via Emilia".
3) posizione taylorista al limite del ridocolo. Il ridicolo è che mentre leggendo qualsiasi manuale di Project managemet pratico, le risorse si chiamanto Sarah, Laura, David, Joe, Steve .... in xxxxx si arrivava a nomine le persone per "codice". Ma sul taylorismo torno dopo.
4) Posizione ... che rimando all'articolo di Massimo Beltotto uscito sul numero 8 della rivista "Il Project Manager" al paragrafo "l'ansia del project manager" .
NO, Non si può lavorare cosi!!! allora nelle notti insonni, invece di vegliare al lume del rancore, preparai gli esami.... non ancora, mi appassionai alle metodologie agili  (XP, Scrum...) che rispondevano ai problemi che emergevano in azienda.
 (continua)