Dopo la hit parade delle canzoni che mi hanno fatto ridere ora ecco quelle horror
Stelutis Alpinis
(Nontare che cliccandoci sopra non c'è il link come invece c'è nelle canzoni che seguono!)
Mi facevano e fanno orrore questi fiori concimati dal sangue umano così come oggi mi spaventa l'idea che il pesce che mangiamo, possa essersi nutrito degli annegati nel Canale di Sicilia. Per di più l'idea della continuità dell'individuo attraverso la materia mi sembra legata ad un paganesimo che mi ispira poco.
Questa canzone ha poi tutti i difetti di altre canzoni che non metto in questa hit parade perché sarebbero troppe:
l'accettazione supina della guerra, come fosse una catastrofe naturale, senza un grido di rabbia seppur sordo come si sente in “Gorizia tu sei maledetta” o “Fuoco e mitragliatrice”. Invece qui niente, anzi, patriottismo.
l'uso del dialetto friulano.
il coro di montagna sattizzato, come diceva Roberto Leydi.
la montagna, luogo che non amo. Non perché sia brutta, essendo il mondo creato da Dio, nessun luogo è ontologicamente brutto, ma detesto la “costruzione” della montagna fatta dall'alpinista urbano a partire degli inizi del XX secolo. Più altre cose personali.
- Immaginavo che la zia Evelina prendesse una moneta da una lira – quando ero piccolo esistevano ancora anche se non erano sufficienti a comprare nulla – la spezzasse con i denti e ne desse metà alla bambina. Ma quel che mi atterriva era quel “La vita è tutta qua” ripetuto molte volte. Per un bambino che pensa che ogni giorno si spalanchi per lui un nuovo orizzonte (cose nuove come andare in bici senza rotelle, imparare a leggere ecc...) e immagina inconsciamente lo spettro di possibilità davanti a lui, quel “La vita è tutta qua” era una bacchettata sulle orecchie!
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Canzone terribile. A cavallo tra le medie e le superiori. Non avevo chiare idee politiche, ma quello normalmente è un periodo di confusione massima su ogni argomento: il periodo dello sviluppo in cui il ragazzo percepisce che le “proporzioni” sue e del mondo, che aveva appreso nell'infanzia non sono più quelle. Mi pare di aver accennato che facevo fatica ad identificarmi nel ruolo di maschio, non da un punto di vista fisiologico, ma dal punto di vista di quello che la società di allora attribuiva alla mascolinità, giuoco del calcio in primis, che a me proprio non permetteva di esprimere qualità positive. Ora, questa canzone faceva vedere il “maschio” come una specie di bue da fatica – lavora senza porsi domande sul lavoro, perché se uno sciopero c'è significa che qualche ingranaggio si è rotto – e nello stesso tempo uno che non sa dominare gli impulsi del toro da monta. Già mi sarebbe bastato quello per andare in analisi...
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L'ho intesa come carica di sarcasmo e se fosse così OK! Una canzone che assegna ad ogni età ruoli fissi nel teatro esistenziale della vecchia piccola borghesia torinese. Un po' terrificante perché il mio milieu famigliare era quello. Diffusa dello stesso cantante, sebbene fosse una traduzione in piemontese da Georges Brassens ad opera dell'on. Fausto Amodei (sì è stato un deputato!), mi irrita anche Barba Michlin per la sua visione della morte come la fine di quella gran rottura di scatole che è la vita. A loro discolpa, queste due canzoni sono le rare nel repertorio di Farassino ad avere un accompagnamento musicale non vomitevole.
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Qualche giorno fa girava sui social il fatto che Jovanotti una volta si fosse rifiutato di cantare questa canzone perché non gradiva il “And no religion too”. Ha perfettamente ragione. L'insieme vuoto è un insieme: si è visto dalla storia che l'ateismo di stato è una delle teocrazie più autoritarie. Ma per me questa canzone non ha solo questo difetto. Ipotizza l'assimilazione come forma di convivenza. Omologare tutto ad un unico modello (consumista anni 60!) anziché imparare il rispetto per le differenze altrui. Il papa userebbe la metafora “colonialismo culturale”. Inoltre mi irrita il “living for today” come scrissi già qui. Sentire “living for today” nell'epoca in cui iniziava ad andare di moda l'usa e getta, in cui si continuavano a fare scempi ecologici e debito pubblico ...
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Eseguita nelle feste di compleanno. Mi fa venire in mente che sia una specie di consolazione posticcia. Meglio ricordare le cose fatte buone del passato, ammesso che ce ne siano!
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