Sono stato un po' lontano da questo blog, perchè non avevo molto tempo, e quel poco che dedicavo al PC serale in altenativa all'obsoleta, bolsa, demodè TV, lo dedicavo ad ascoltare musica da Youtube, a scrivere un e-book (penso di pubblicarlo a fine anno) leggere vari giornali on-line.
Anche quest'anno faccio gli auguri ai malcapitati che per errore arrivano su questo blog.
Non ho particolari racconti da aggiungere. La mia vena, rispetto agli anni passati si è esaurita. Buon Natale.
"Giovane di lungo corso" si riferisce ad una battuta che pare abbia fatto l'on. Bersani. A chi gli diceva di fare spazio ai giovani nel partito lui rispose "Ci vogliono sì giovani, ma giovani di lungo corso!" Non è un blog di politica in senso stretto. Seguendolo si capirà perchè io mi sento un giovane di lungo corso.
domenica 21 dicembre 2014
domenica 30 novembre 2014
Allergie.
I giudizi cambiano. Un tempo trovavo Il Foglio un giornale interessante, mentre mi infastidiva la posizione del Fatto, che tendeva a generare rancori e la storia del secolo scorso insegna che il rancore dell'impiegato trova spesso gestori interessati. Ma ho trovato una violenza del piccolo borghese espressa in modo ancora peggiore ne IL FOGLIO.
Già il giornale era pesantemente scaduto con la lettera a Papa Francesco. (mia nonna avrebbe detto "mostrije ai gat a rampiè") poi insopportabili le "preghiere" di Camillo Langone. Come molti protestanti da quattro soldi, per fortuna non tutti, tira per i capelli citazioni bibliche per avvalorare opinabili tesi. Ha certe fisse legittime, gli piacciono le tonache dei preti e le candele e le sacralizza come paradigma di cattolicità. Ad una giusta critica di certi eccessi degli animalisti, lui risponde con idiozie ben peggior.
Ma la cosa più raccapricciante sono i due articoli due contro la normativa che prevede che i ristoranti avvertano di possibili ingredienti allergenici e agiscano per permettere agli ospiti con allergie di mangiare presso di loro.
Ho un figlio allergico al pesce che ha un amico allergico (ancora peggio!) all'uovo.
Premesso che mio figlio, ma qui in ITALIA dove l'uso del contatto umano è ancora in vigore, chiede gli ingredienti e avverte delle sua allergia. La critica alla normativa, se la si voleva fare, era una critica alla scarsa "italianità" dell'Europa. (Nelle grandi catene di ristorazioni non chiedi a "Pino" che ti prepari "il solito"!).
Invece Langone "Gli allergici mangino a casa loro!" Teorizza la cultura dello scarto, tanto per contraddire Papa Francesco!
Peggio è stato un articolo serio in cui contraddiceva l'esistenza dei celiaci, in un popolo di pastasciuttari.
Questa è ignoranza pura, perchè è vero che c'è stato un reciproco adattamento delle speci coltivate per l'alimentazione e la popolazione, per cui in teoria dopo secoli quello che una popolazione coltiva è quello che digerisce. Questo, che per il grano ha raggiunto l'apice ai tempi di Mussolini, si è spezzato negli anni 70:
- con l'introduzione di nuove qualità, che non hanno avuto la selezione darwiniana sulla popolazione, (leggasi Antifragile) nè mi risulta che prima di coltivarle ci siano stati particolari test sulla loro "digeribilità"
- con l'introduzione della mietitrebbia che salta una fase del processo produttivo da secoli utilizzato, cioè i fenomeni chimici che accadono nel grano mietuto in attesa di essere trebbiato.
Tento di spiegare questo in un commento, che si incunea tra quelli di lettori che detestano le imposizioni tout-court. Il commento che mi viene dato in risposta dice sostanzialmente che ci sono maggioranze e minoranze e proteggere le minoranze ha dei costi che alla lunga impoveriscono tutti.
A parte la crudeltà di questo (la maggioranza della gente sta fuori dall'ospedale....) è errato per due motivi.
1) Ognuno di noi è minoranza per qualcosa e maggioranza per qualcosaltro, oggi. Domani il qualcosa e qualcosaltro saranno cose diverse. Quindi mediamente siamo sempre in pareggio.
2) I costi per includere tutti, sono investimenti con un doppio ritorno: 1 ritorno è proprio che mi sforzo per trovare nuove soluzioni e quindi mi ingegno, mi attivo, progredisco etc... 2 ritorno è che "l'incluso" a sua volta può dare un contributo positivo che da escluso non avrebbe potuto dare.
Il liberalismo questo non lo capisce.
Dopo che l'evidenza aveva dimostrato a tutti i socialisti europei che l'URSS non era un esempio da seguire e i comunisti italiani faticavano ad ammetterlo, Berlinguer fu costretto a muovere critiche all'URSS, timidamente disse che l'Unione Sovietica presenta "tratti illiberali". In realtà quello fu un complimento!
Già il giornale era pesantemente scaduto con la lettera a Papa Francesco. (mia nonna avrebbe detto "mostrije ai gat a rampiè") poi insopportabili le "preghiere" di Camillo Langone. Come molti protestanti da quattro soldi, per fortuna non tutti, tira per i capelli citazioni bibliche per avvalorare opinabili tesi. Ha certe fisse legittime, gli piacciono le tonache dei preti e le candele e le sacralizza come paradigma di cattolicità. Ad una giusta critica di certi eccessi degli animalisti, lui risponde con idiozie ben peggior.
Ma la cosa più raccapricciante sono i due articoli due contro la normativa che prevede che i ristoranti avvertano di possibili ingredienti allergenici e agiscano per permettere agli ospiti con allergie di mangiare presso di loro.
Ho un figlio allergico al pesce che ha un amico allergico (ancora peggio!) all'uovo.
Premesso che mio figlio, ma qui in ITALIA dove l'uso del contatto umano è ancora in vigore, chiede gli ingredienti e avverte delle sua allergia. La critica alla normativa, se la si voleva fare, era una critica alla scarsa "italianità" dell'Europa. (Nelle grandi catene di ristorazioni non chiedi a "Pino" che ti prepari "il solito"!).
Invece Langone "Gli allergici mangino a casa loro!" Teorizza la cultura dello scarto, tanto per contraddire Papa Francesco!
Peggio è stato un articolo serio in cui contraddiceva l'esistenza dei celiaci, in un popolo di pastasciuttari.
Questa è ignoranza pura, perchè è vero che c'è stato un reciproco adattamento delle speci coltivate per l'alimentazione e la popolazione, per cui in teoria dopo secoli quello che una popolazione coltiva è quello che digerisce. Questo, che per il grano ha raggiunto l'apice ai tempi di Mussolini, si è spezzato negli anni 70:
- con l'introduzione di nuove qualità, che non hanno avuto la selezione darwiniana sulla popolazione, (leggasi Antifragile) nè mi risulta che prima di coltivarle ci siano stati particolari test sulla loro "digeribilità"
- con l'introduzione della mietitrebbia che salta una fase del processo produttivo da secoli utilizzato, cioè i fenomeni chimici che accadono nel grano mietuto in attesa di essere trebbiato.
Tento di spiegare questo in un commento, che si incunea tra quelli di lettori che detestano le imposizioni tout-court. Il commento che mi viene dato in risposta dice sostanzialmente che ci sono maggioranze e minoranze e proteggere le minoranze ha dei costi che alla lunga impoveriscono tutti.
A parte la crudeltà di questo (la maggioranza della gente sta fuori dall'ospedale....) è errato per due motivi.
1) Ognuno di noi è minoranza per qualcosa e maggioranza per qualcosaltro, oggi. Domani il qualcosa e qualcosaltro saranno cose diverse. Quindi mediamente siamo sempre in pareggio.
2) I costi per includere tutti, sono investimenti con un doppio ritorno: 1 ritorno è proprio che mi sforzo per trovare nuove soluzioni e quindi mi ingegno, mi attivo, progredisco etc... 2 ritorno è che "l'incluso" a sua volta può dare un contributo positivo che da escluso non avrebbe potuto dare.
Il liberalismo questo non lo capisce.
Dopo che l'evidenza aveva dimostrato a tutti i socialisti europei che l'URSS non era un esempio da seguire e i comunisti italiani faticavano ad ammetterlo, Berlinguer fu costretto a muovere critiche all'URSS, timidamente disse che l'Unione Sovietica presenta "tratti illiberali". In realtà quello fu un complimento!
sabato 11 ottobre 2014
Ribadisco, son pà fòl!
In un mio post criticavo la superstizione secondo la quale l'Unione Sovietica è andata in crisi perchè "il comunismo appiattiva tutti i salari, quindi disincentivava l'homo homini lupus carrieristico, elemento che è alla base del progresso della civiltà occidentale".
Spiegavo come 1) la società sovietica fosse invece una società fortemente gerarchica e meritocratica 2) una società competitiva, individualista e poco solidale - quarda caso il movimento alternativo si chiamava Solidarnosc 3) la causa dell'inefficienza economica era da spiegarsi in altro modo, e a me pareva che fosse principalmente nella rigidezza dalla pianificazione top-down.
Ho letto di recente Antifragile - libro di cui consiglio la lettura, anche se tende a divagare qua e là e talvolta mi pare che pratichi il cherry-picking di cui accusa gli altri intellettuali. Una cosa che nota come "ERRORE" è quella di confondere le "macchine" con i "sistemi viventi" e le società, aziende o stati, sono sistemi viventi, non macchine. ( i manager delle industrie dovrebbero essere biologi, non ingegneri :-] )
Questo approccio "scientificamente burocratico" è alla base dell'incapacità dell' URSS di ottenere dei risultati nonostante un dispiegamente di forze ciclopico.
Questo articolo (recensione di un testo che prima o poi vorrei leggere) ribadisce, approfondisce e spiega meglio il mio pensiero.
Spiegavo come 1) la società sovietica fosse invece una società fortemente gerarchica e meritocratica 2) una società competitiva, individualista e poco solidale - quarda caso il movimento alternativo si chiamava Solidarnosc 3) la causa dell'inefficienza economica era da spiegarsi in altro modo, e a me pareva che fosse principalmente nella rigidezza dalla pianificazione top-down.
Ho letto di recente Antifragile - libro di cui consiglio la lettura, anche se tende a divagare qua e là e talvolta mi pare che pratichi il cherry-picking di cui accusa gli altri intellettuali. Una cosa che nota come "ERRORE" è quella di confondere le "macchine" con i "sistemi viventi" e le società, aziende o stati, sono sistemi viventi, non macchine. ( i manager delle industrie dovrebbero essere biologi, non ingegneri :-] )
Questo approccio "scientificamente burocratico" è alla base dell'incapacità dell' URSS di ottenere dei risultati nonostante un dispiegamente di forze ciclopico.
Questo articolo (recensione di un testo che prima o poi vorrei leggere) ribadisce, approfondisce e spiega meglio il mio pensiero.
giovedì 25 settembre 2014
Relata Refero 1 - OpenOffice
Va bene, l'Edamer non è un gran formaggio, ma mi sembra che il controllo ortografico di OpenOffice versione italiana sia un po' troppo severo !!!!
venerdì 5 settembre 2014
Gramellinesca!
La scorsa primavera mio figlio ebbe un periodo piuttosto difficile. Nei vari tentativi, forse non sempre ottimali, per aiutarlo a "tirarsi un po' su" gli raccontai una storia.
Molto tempo fa leggevo su La Stampa la rubrica "Buongiorno" di Massimo Gramellini. Mi piaceva moltissimo, anche se dopo un po' ha lasciato perdere, perchè mi sono stufato. Mi sembrava scadesse in un bolso politically correct. Non so se ero cambiato io, o si era esaurita la sua vena creativa.
Comunque, ripensando alla storia che raccontavo a mio figlio, mi sebrava tratta da un "Buongiorno" di Gramellini. Provo a trascriverla anche se non ho la capacità narrativa che ha Gramellini.
Molto tempo fa, un ragazzo di una famiglia piuttosto povera, faceva l'operaio. Mentre lavorava ebbe un infortunio e rimase privo di un dito. Vide il suo problema non solo come un problema personale, ma fu una finestra spalancata sulla realtà: si interessò della sicurezza nei luoghi di lavoro e di tutti i diritti legati alle condizioni dei lavoratori, si impegnò nel sindacato, riprese gli studi. I lavoratori apprezzavano il suo impegno e divenne un leader sindacale. Essendo un sindacalista molto popolare, venne candidato alle elezioni politiche. Alcune volte il risultato fu negativo, altre positivo, e alla fine venne eletto Presidente della Repubblica della sua nazione, il Brasile.
Se Lula non avesse perso il dito probabilmente sarebbe rimasto un operaio come tanti.
La perdita del dito avrebbe anche essere motivo di rabbia, che l'avrebbe fatto rinchiudere in se stesso e sarebbe diventato un operaio, ma pieno di rabbia e rancore per tutta la vita.
Invece prese sul serio il suo problema e questo gli indicò una strada inattesa.
Molto tempo fa leggevo su La Stampa la rubrica "Buongiorno" di Massimo Gramellini. Mi piaceva moltissimo, anche se dopo un po' ha lasciato perdere, perchè mi sono stufato. Mi sembrava scadesse in un bolso politically correct. Non so se ero cambiato io, o si era esaurita la sua vena creativa.
Comunque, ripensando alla storia che raccontavo a mio figlio, mi sebrava tratta da un "Buongiorno" di Gramellini. Provo a trascriverla anche se non ho la capacità narrativa che ha Gramellini.
Molto tempo fa, un ragazzo di una famiglia piuttosto povera, faceva l'operaio. Mentre lavorava ebbe un infortunio e rimase privo di un dito. Vide il suo problema non solo come un problema personale, ma fu una finestra spalancata sulla realtà: si interessò della sicurezza nei luoghi di lavoro e di tutti i diritti legati alle condizioni dei lavoratori, si impegnò nel sindacato, riprese gli studi. I lavoratori apprezzavano il suo impegno e divenne un leader sindacale. Essendo un sindacalista molto popolare, venne candidato alle elezioni politiche. Alcune volte il risultato fu negativo, altre positivo, e alla fine venne eletto Presidente della Repubblica della sua nazione, il Brasile.
Se Lula non avesse perso il dito probabilmente sarebbe rimasto un operaio come tanti.
La perdita del dito avrebbe anche essere motivo di rabbia, che l'avrebbe fatto rinchiudere in se stesso e sarebbe diventato un operaio, ma pieno di rabbia e rancore per tutta la vita.
Invece prese sul serio il suo problema e questo gli indicò una strada inattesa.
giovedì 28 agosto 2014
Antifragile : Lettura estiva
Laghi d'Olbe |
Ho avuto però l'opportunità di leggere molto.
In questo post parlo di un libro, che non ho ancora finito, ma per quel che ho letto (più di metà) mi pare molto interessante.
Si tratta di Antifragile di Nassim Nicholas Taleb.
E' un testo sicuramente importante, perchè assolutamente in contro-tendenza con il sentire comune, o meglio con le idee prevalenti nella cultura.
Obiettivamente ci sono parti che non ho capito bene (io non sono un trader) parti che non condivido totalmente, e io non mi soffermerei sulla posizione "darwiniana" che molti commentatori hanno visto.
Secondo me è importante il concetto espresso nel confronto tra i due grafici e la storia dei due fratelli a Londra. Un grafico traccia una linea spezzata che "mediamente" sta su un certo valore, ma con tanti "disturbi", un secondo grafico rappresenta una linea molto pulita, quasi orizzontale che ad un certo punto ha un forte salto (quasi y=k per x<x0; y=h per x>= x0 con k != h) La storia dei due fratelli: uno fa il tassista, uno fa l'impiegato di banca. Il tassista ha dei giorni in cui chiude in attivo, dei giorni in cui chiude in perdita, acnhe se mediamente guadagna, altrimente cambierebbe lavoro. Il bancario invece ha lo stipendio fisso, ma un brutto giorno la banca "deve ristrutturare" e l'impiegato si trova di brutto in mezzo ad una strada.
L'obiezione che l'autore fa alla società attuale è che sarebbe meglio avere dei danni di lieve entità, che oltre tutto portano informazioni per migliorare, che evitare tanti piccoli danni e rischiare improbabili, ma possibili eventi dalle conseguenze enormi. Invece pare che i costruttori delle società, con le "economie di scala", l'ottimizzazione, la ricerca dell'efficienza... vadano proprio in direzione di prepararci la caduta da un baratro.
Penso che politici, imprenditori etc... dovrebbero leggerlo.
Nel libro vi sono molte cose interessanti, come per esempio la ri-valutazione degli indovini degli antichi romani, l'erlebnis della valigia con le rotelle (l'uomo prima è arrivato sulla luna, poi ha inventato le valigie con le rotelle!) la critica a Socrate.....
Insomma un libro che apre un nuovo modo di guardare le cose.
(da parte mia, come si suol dire, sfonda una porta aperta, ma tanti ne avrebbero bisogno!)
#meeting14 |
lunedì 28 luglio 2014
Ancora sui porcili
Nel mio precedente post avevo citato la famosa storia della carriola, domandandomi se il terzo operaio, quello che l'interpretazione standard considera esemplare, avesse dovuto costruire porcili invece di una magnifica cattedrale.
Ora continuo a parlare di porcili e motivazione.
Quando ho ascoltato il discorso
del Presidente del Consiglio Matteo Renzi a Strasburgo, discorso per
altro molto bello nel contenuto, nella forma e nell'esposizione, sono
rimasto colpito dalla citazione a proposito di Telemaco. Istintivamente,
data la mia età, mi sono sentito Eumeo. Avrei voluto approfondire il
tema e condividerlo, ma mi mancava il tempo per trovare fisicamente dove
avevo una copia dell'Odissea, leggermi dal canto XIV in poi, meditarci e
scrivere.
Ora, provo da condividere qualche impressione sul tema.
1)
Eumeo è il gestore dell'allevamento dei porci. E' uno che ha sempre
fatto il suo lavoro al meglio delle sue capacità. Ma sta vivendo un
grande senso di frustrazione per l'inutilità del suo lavoro. Ha fatto un
bellissimo porcile in cui sono divisi i verri e le scrofe, i pastori ai
suoi ordini a turno li fanno andare al pascolo ... ma i frutti di
questo lavoro sono sprecati dai pretendenti. Nella mia carriera ho
provato spesso la sensazione dell'inutilità di quello che stavo facendo,
soprattutto durante crisi aziendali, in cui il management invece di
valorizzare il lavoro delle persone e la loro disponibilità a
contribuire positivamente, si allontanava, magari ogni dirigente pensava
o come "salvarsi la ghirba" lui stesso. Ma questa sensazione le sento
anche nei confronti della cosa pubblica e di chi la gestisce, come se la
perdita di fatto di anni di contributi previdenziali, tasse sempre più
esose, non servisse a nulla visto che il deficit dello stato continua ad
aumentare.
2) Ulisse e
Telemaco si incontrano nel "territorio" di Eumeo. Che significato ha
questo? Non so il greco e quindi non so la libertà che si è presa
traduttrice, ma addiritturaTelemaco si rivolge ad Eumeo chiamandolo
rispettosamente "padre". Secondo me i Telemaco di oggi, per essere degni
dell'eredità di Ulisse devono passare da Eumeo, riconoscere gli Eumeo
che hanno sempre lavorato con creatività, ma con frustrazione causata
dall' avidità dei pretendenti, farsi aiutare dagli Eumeo, che come si
legge poi nell'Odissea non attendono altro.
sabato 19 luglio 2014
Costruendo Porcili
Questa mattina in tram, mi è venuto in mente un post da scrivere questa sera, poi ho visto questo recente e bellissimo il post sul blog di Jurgen Appelo : si vede che pensieri analoghi girano contemporanemente nelle menti.
Pensavo a quel frusto racconto delle carriole: tre personaggi stavano spingendo carriole piene di pietre. Un viandante domanda loro "Che stai facendo?" ed uno: "Fatico a spingere questa maledetta carriola!" ; il secondo: "Guadagno da vivere per me e la mia famiglia" ed il terzo: "Sto costruendo una magnifica cattedrale".
L'analisi delle tre risposte è molto complessa . Coinvolge la piramide di Maslow, le motivazioni estrinseche la "big picture" ... Solo per un analista superficiale, il terzo è sicuramente vincente sugli altri.
Ma, se invece di costruire una magnifica cattedrale, le pietre fossero servite per un porcile, il terzo sarebbe stato ancora così motivato?
Ho di recente visto il film Hanna Arendt. Il fatto più tragico è che Adolf Eichmann non si considerava un mostro, ma un esecutore efficiente. Di cosa? Non gli importava. Invece lo scopo del lavoro deve essere noto e non si può non tenerne conto. Ma, evitando casi estremi (purtroppo non rari - molti fabbricano armi che vengono usate e non sempre per difendere la nostra patria dagli invasori!) direi che il nostro costruttore di porcili dovrebbe fare due ragionamenti:
Il porcile serve alla società - se non ci fossero i porcili non ci sarebbe neanche il valore aggiunto per le opere d'arte. Il porcile è il fondamento della cattedrale.
Nel costruire il porcile la motivazione nasce anche dall'attenzione ai processi e alla creazione di relazioni umane.
Ecco una nuova risposta da dare la viandante:
"Sto costruendo un utilissimo porcile; ho capito che disponendo le pietre in un modo diverso, la carriola è più stabile lungo il percorso e le pietre sono più comode da scaricare; ho conosciuto degli operai che vengono da paesi diversi, parlano con un accento strano, ma lavorando insieme riusciamo a capirci"
mercoledì 2 luglio 2014
l'informatica ai tempi di Karl Marx
Avevo parlato di quanto molte delle inserzioni di lavoro nel mondo informatico, quelle che si vedono su Monster o InfoJobs, rendano evidente della scarsezza intellettuale culturale e manageriale delle aziende di informatica italiane e piemontesi in particolare.
Le richieste sono sempre relative a competenze molto molto di dettaglio e questo implica 1) un lavoro altamente parcellizzato 2) di conseguenza un lavoro "manovalizzato" 3) un lavoro precario 4) il "devi essere operativo da subito" 5) l'irrilevanza dal contesto lavorativo. Una figura professionale oggi molto ricercata è l'installatore di infissi. Le richieste di installatore di infissi sono "installatore di infissi" poi magari si richiede la disponibilità agli spostamenti etc... ma non si specifica se infissi di marca tale o talaltra se di alluminio anodizzato o legno... se larghi due metri o un metro e ottanta.... Nel settore informatico invece si dettaglia molto di più, relativamente a cose che nel giro di una settimana, anche meno, una persona normale ma con unan buona base - magari una laurea, in un contesto minimamente collaborativo, riesce ad apprendere.
Molto più distante, negli anni 70/80, era il mondo tra i "gestionali" ed i "tecnici". Ora tutti lavorano a oggetti/eventi... Cambiano gli IDE, i linguaggi, i "behind the scene" .... e cambiano in fretta e ce ne sono tantissimi. Da questo punto di vista l'esperienza non è più vendibile, come impari un tool, ne va di moda un altro.
E qui entra in gioco il vecchio barbuto di Treviri. Mi scuso con i marxisti-leninisti autentici, quelli che ci tengono al trattino, se la mia cultura marxiana risale alle reminescenze scolastiche (relativamente ai collettivi studenteschi) e alle Spigolature, Strano ma vero e Forse non tutti sanno che... della Settimana Enigmistica.
Comunque Marx criticava il Capitale perche nel comprare la "forza lavoro" al proletariato, pagava solo la "capacità di rigenerasi" Beati loro! Oggi invece questo rigenerarsi è impossibile. E' vero, anche "il medico si aggiorna", ma i tempi non sono così rapidi e i margini di profitto del lavoro del medico sono tali da permettegli questo aggiornamento, quelli dell'informatico no.
Come uscirne? Con un'imprenditoria più seria:
1) Che valorizzi il lavoro di gruppo. Lavorando insieme circolano più idee, le esperienze diventano condivise, si impara più in fretta (e si fanno meno errori)
2) Che valorizzi i tempi morti. E' indubbio che ogni tanto esistano tempi morti (oh il programma gira prima del previsto, devo aspettare che xxxx faccia un certa interfaccia per...) ed in questi tempi non è sempre chiaro come gestirli individualmente. Occorre gestirli aziendalmente, in modo che 1) la conoscenza diventi patrimonio di tutti 2) si studi in funzione degli obiettivi aziendali. C'è un problema: per come sono gestite molte aziende, sulla competizione individuale, nessuno ammetterà mai l'esistenza dei tempi morti.
3) Anche se i tempi morti non ci sono è un migliore investimento quello sul proprio team che "una risorsa con quello skill non l'abbiamo in casa, dobbiamo assumerla da fuori" e pagare "recruiter" ed "head hunter". Ma purtroppo nell'informatica in Italia è ancora ammesso e tollerato il "caporalato".
A quando un nuovo Marx?
Le richieste sono sempre relative a competenze molto molto di dettaglio e questo implica 1) un lavoro altamente parcellizzato 2) di conseguenza un lavoro "manovalizzato" 3) un lavoro precario 4) il "devi essere operativo da subito" 5) l'irrilevanza dal contesto lavorativo. Una figura professionale oggi molto ricercata è l'installatore di infissi. Le richieste di installatore di infissi sono "installatore di infissi" poi magari si richiede la disponibilità agli spostamenti etc... ma non si specifica se infissi di marca tale o talaltra se di alluminio anodizzato o legno... se larghi due metri o un metro e ottanta.... Nel settore informatico invece si dettaglia molto di più, relativamente a cose che nel giro di una settimana, anche meno, una persona normale ma con unan buona base - magari una laurea, in un contesto minimamente collaborativo, riesce ad apprendere.
Molto più distante, negli anni 70/80, era il mondo tra i "gestionali" ed i "tecnici". Ora tutti lavorano a oggetti/eventi... Cambiano gli IDE, i linguaggi, i "behind the scene" .... e cambiano in fretta e ce ne sono tantissimi. Da questo punto di vista l'esperienza non è più vendibile, come impari un tool, ne va di moda un altro.
E qui entra in gioco il vecchio barbuto di Treviri. Mi scuso con i marxisti-leninisti autentici, quelli che ci tengono al trattino, se la mia cultura marxiana risale alle reminescenze scolastiche (relativamente ai collettivi studenteschi) e alle Spigolature, Strano ma vero e Forse non tutti sanno che... della Settimana Enigmistica.
Comunque Marx criticava il Capitale perche nel comprare la "forza lavoro" al proletariato, pagava solo la "capacità di rigenerasi" Beati loro! Oggi invece questo rigenerarsi è impossibile. E' vero, anche "il medico si aggiorna", ma i tempi non sono così rapidi e i margini di profitto del lavoro del medico sono tali da permettegli questo aggiornamento, quelli dell'informatico no.
Come uscirne? Con un'imprenditoria più seria:
1) Che valorizzi il lavoro di gruppo. Lavorando insieme circolano più idee, le esperienze diventano condivise, si impara più in fretta (e si fanno meno errori)
2) Che valorizzi i tempi morti. E' indubbio che ogni tanto esistano tempi morti (oh il programma gira prima del previsto, devo aspettare che xxxx faccia un certa interfaccia per...) ed in questi tempi non è sempre chiaro come gestirli individualmente. Occorre gestirli aziendalmente, in modo che 1) la conoscenza diventi patrimonio di tutti 2) si studi in funzione degli obiettivi aziendali. C'è un problema: per come sono gestite molte aziende, sulla competizione individuale, nessuno ammetterà mai l'esistenza dei tempi morti.
3) Anche se i tempi morti non ci sono è un migliore investimento quello sul proprio team che "una risorsa con quello skill non l'abbiamo in casa, dobbiamo assumerla da fuori" e pagare "recruiter" ed "head hunter". Ma purtroppo nell'informatica in Italia è ancora ammesso e tollerato il "caporalato".
A quando un nuovo Marx?
domenica 15 giugno 2014
"E' colpa della società"
Che bella frase! A pensarci bene è la frase che ha salvato molti e molte della mia generazione dall'anoressia, depressioni, uso di sostanze stupefacenti etc...
Mi ha colpito moltissimo questo video . E' vero che, come dice l'autore "non è andata bene" perchè nel tentativo di cambiare la società colpevole, non siamo proprio riusciti nel nostro intento, ci sono state utopie violente e distruttive.... ma c'è anche stato l'impegno positivo di molti di noi.
Oggi invece si propongono ai giovani un sacco di opportunità. Studia all'estero, scuole aperte 25 ore al giorno, sport, lingue, internet, educazione alla legalità, emencipazione sessuale, 3D, insomma sei in una società perfetta. Se non ce la fai o hai comunque un'inquetudine esistenziale è colpa tua. Quindi punisciti.
Ieri c'è stata la Colletta Alimentare straordinaria . Ho partecipato andando in un supermercato appena fuori Torino e ho passato circa tre ore a dividere gli alimenti in varie scatole (legumi qui, pasta là....) e quando erano piene pesarle, etichettarle, chiuderle, registrarle e metterle sulla pedana.
Non vorrei mai che don Giussani si rivoltasse nella tomba per quello che sto per dire. E' chiaro che sono andato per un gesto di adesione alla Chiesa, per l'educazione alla carità che ho ricevuto in tutti questi anni. Ma penso che per dedicare il poco tempo libero a queste iniziative, abbia un peso anche il "back ground" culturale che mi rende sempre consapevole che la società non è perfetta e che occorre impegnarsi per cambiarla, e nessun cambiamento la renderà perfetta, altrimenti poveretti quelli che ci vivranno!
Mi ha colpito moltissimo questo video . E' vero che, come dice l'autore "non è andata bene" perchè nel tentativo di cambiare la società colpevole, non siamo proprio riusciti nel nostro intento, ci sono state utopie violente e distruttive.... ma c'è anche stato l'impegno positivo di molti di noi.
Oggi invece si propongono ai giovani un sacco di opportunità. Studia all'estero, scuole aperte 25 ore al giorno, sport, lingue, internet, educazione alla legalità, emencipazione sessuale, 3D, insomma sei in una società perfetta. Se non ce la fai o hai comunque un'inquetudine esistenziale è colpa tua. Quindi punisciti.
Ieri c'è stata la Colletta Alimentare straordinaria . Ho partecipato andando in un supermercato appena fuori Torino e ho passato circa tre ore a dividere gli alimenti in varie scatole (legumi qui, pasta là....) e quando erano piene pesarle, etichettarle, chiuderle, registrarle e metterle sulla pedana.
Non vorrei mai che don Giussani si rivoltasse nella tomba per quello che sto per dire. E' chiaro che sono andato per un gesto di adesione alla Chiesa, per l'educazione alla carità che ho ricevuto in tutti questi anni. Ma penso che per dedicare il poco tempo libero a queste iniziative, abbia un peso anche il "back ground" culturale che mi rende sempre consapevole che la società non è perfetta e che occorre impegnarsi per cambiarla, e nessun cambiamento la renderà perfetta, altrimenti poveretti quelli che ci vivranno!
venerdì 6 giugno 2014
Contro la moda di "seguire il sogno"
Ho letto questo bellissimo articolo, che condivido pienamente.
http://www.psychologytoday.com/blog/do-the-right-thing/201406/are-graduates-getting-the-wrong-message-commencement
Seguire il sogno, come già detto nel post precedente, è molto pericoloso. Quest'articolo aggiunge l'eccesso di individualismo che non porta certo alla felicità.
L'unico punto debole dell'articolo è che per aiutare gli altri occorre essere molto "poveri". Vale a dire non farsi il progetto di "quello che dovrebbe essere il bene degli altri" . Non facciamo la Donna Prassede dei "Promessi Sposi". Per il resto l'articolo è OK!
http://www.psychologytoday.com/blog/do-the-right-thing/201406/are-graduates-getting-the-wrong-message-commencement
Seguire il sogno, come già detto nel post precedente, è molto pericoloso. Quest'articolo aggiunge l'eccesso di individualismo che non porta certo alla felicità.
L'unico punto debole dell'articolo è che per aiutare gli altri occorre essere molto "poveri". Vale a dire non farsi il progetto di "quello che dovrebbe essere il bene degli altri" . Non facciamo la Donna Prassede dei "Promessi Sposi". Per il resto l'articolo è OK!
domenica 25 maggio 2014
Sogni o progetti agili?
Da un po' di tempo a questa parte va di moda dire ai giovani "Seguite i vostri sogni".
Il clima culturale in cui questa metafora di diffonde ha un alone di positivo. Steve Jobs, Matteo Renzi, Mario Calabresi... insomma sembra una perla di saggezza.
Non dovrebbe spettare a me criticarla, poichè quelli che erano i miei sogni non li ho potuti seguire, anzi a volte ho attimi di depressione in cui penso che la mia vita sia sprecata a realizzare i sogni degli altri.
Eppure secondo me quest'invito ha dentro di se alcuni pericoli molto gravi.
Un primo rischio è che il sogno idealizza. La realtà delude. Questo non è solo vero in casi particolari, ma potrebbe essere un assioma. Innanzitutto pechè il desiderio umano è incolmabile, quindi qualsiasi obiettivo raggiunto non può bastare. Ma soprattutto la realtà è molto più complessa di quello che immaginiamo, quindi il "sogno" sarà comunque irrealizzabile.
Un secondo rischio è quello, sempre dovuto all'impatto con la realtà: è ben diverso quello che mi piace fare da quello che so fare in modo proficuo. E' interessante la storia del regista Pupi Avati. Era appassionato di musica, ma quando conobbe Lucio Dalla capì che lui non sarebbe stato in grado di ottenere i risultati dell'amico. Mi pare che Pupi Avati abbia realizzato ottime cose facendo altro, invece se avesse seguito il "sogno" avrebbe fatto il musicante per sagre e matrimoni.
Allora cosa seguire? Direi i "proprii principi" o "valori" ma queste parole potrebbero essere ambigue. Mi piace usare il termine che usa don Giussani in vari contesti "le esigenze elementari" (esigenza di felicità, di verità, di giustizia, ...) e poi buttare la fedeltà a questi punti salienti, nel confronto con tutte le mutevoli situazioni della realtà.
Esempio cretino ma spero significativo. Per la mia esigenza di giustizia posso aderire ad un organizzazione sindacale. (progetto) Dopo le necessarie itarazioni verifico se quanto faccio nell'organizzazione risponde ancora alla mia esigenza di giustizia (progetto agile). Con l'attenzione che la realtà muta : gli item del project backlog mutano sempre di priorità ed altri item possono essere inserito: per esempio certe categori di lavoratori che erano considerate deboli 20 anni fa, oggi potrebbero essere viste come categorie privilegiate.
Il clima culturale in cui questa metafora di diffonde ha un alone di positivo. Steve Jobs, Matteo Renzi, Mario Calabresi... insomma sembra una perla di saggezza.
Non dovrebbe spettare a me criticarla, poichè quelli che erano i miei sogni non li ho potuti seguire, anzi a volte ho attimi di depressione in cui penso che la mia vita sia sprecata a realizzare i sogni degli altri.
Eppure secondo me quest'invito ha dentro di se alcuni pericoli molto gravi.
Un primo rischio è che il sogno idealizza. La realtà delude. Questo non è solo vero in casi particolari, ma potrebbe essere un assioma. Innanzitutto pechè il desiderio umano è incolmabile, quindi qualsiasi obiettivo raggiunto non può bastare. Ma soprattutto la realtà è molto più complessa di quello che immaginiamo, quindi il "sogno" sarà comunque irrealizzabile.
Un secondo rischio è quello, sempre dovuto all'impatto con la realtà: è ben diverso quello che mi piace fare da quello che so fare in modo proficuo. E' interessante la storia del regista Pupi Avati. Era appassionato di musica, ma quando conobbe Lucio Dalla capì che lui non sarebbe stato in grado di ottenere i risultati dell'amico. Mi pare che Pupi Avati abbia realizzato ottime cose facendo altro, invece se avesse seguito il "sogno" avrebbe fatto il musicante per sagre e matrimoni.
Allora cosa seguire? Direi i "proprii principi" o "valori" ma queste parole potrebbero essere ambigue. Mi piace usare il termine che usa don Giussani in vari contesti "le esigenze elementari" (esigenza di felicità, di verità, di giustizia, ...) e poi buttare la fedeltà a questi punti salienti, nel confronto con tutte le mutevoli situazioni della realtà.
Esempio cretino ma spero significativo. Per la mia esigenza di giustizia posso aderire ad un organizzazione sindacale. (progetto) Dopo le necessarie itarazioni verifico se quanto faccio nell'organizzazione risponde ancora alla mia esigenza di giustizia (progetto agile). Con l'attenzione che la realtà muta : gli item del project backlog mutano sempre di priorità ed altri item possono essere inserito: per esempio certe categori di lavoratori che erano considerate deboli 20 anni fa, oggi potrebbero essere viste come categorie privilegiate.
mercoledì 30 aprile 2014
The Leadership Wisdom of Jesus
Fregato sul tempo da Charles Manz !!!
Un po' di tempo fa, ricordando un sonetto del poeta romanesco Gioacchino Belli in cui diceva
Un po' di tempo fa, ricordando un sonetto del poeta romanesco Gioacchino Belli in cui diceva
E ttrattanto er Vangelo,.... è un libbro da dà a ppeso ar salumaro.
Mi proponevo di scrivere un trattato su come questo commerciante avrebbe potuto trarre profitto dagli insegnamenti del vangelo per gestire al meglio il suo commercio. Ma non ho mai avuto il tempo di farlo. Invece ho scoperto che un certo Charles C. Manz ha scritto un libro, The Leadership Wisdom of Jesus
che se se molto diverso nei contenuti, ha un struttura simile a quella della mia mancata (per ora, ma non si sa mai) opera.
Hanno fatto di Gesù "il primo socialista", un utopista, un ecologista.... meglio non trasformarlo anche in un coach di manager o in un esperto di marketing! E' impossibile da ridurre ai nostri schemi.
E' comunque un'americanata protestante, ma nonostante ciò il libro vale la pena di essere letto, per almeno tre motivi.
1) Tutta una cultura che chiamaerei "democristiana" o catto-perbenista, dice presenta la religione come una serie di valori utili per la vita privata, la morale sessuale, l'utilizzo del tempo libero etc. ma nella vita lavorativa eh, no, Businnes is businness, le regole sono altre, oggettive... le aziende sono fuori dal "mondo creato da Dio" .... Invece no, questo libro dice che Gesù è più furbo proprio sulle cose concrete!
2) Alla base del discorso dell'autore sta l'idea che il comando-controllo sia un approcci superato e l'obiettivo sia l'"empowerment". Chi ragiona diversamente va in rosso. Questo concetto è dato per scontato, ed è vero, ma qui è dura a farlo capire a certi fondi di bicchiere della Milano da bere!
3) E' bellissimo come "gestisce" il racconto della parabola dell'undicesima ora. Solo quel paragrafo vale la lettura del libro (soprattutto se uno riesce a leggero in prestito!)
mercoledì 16 aprile 2014
Ancora sulla nascita della tecnologia
In questo post avevo, molto tempo fa, inventato una storiella in cui immaginavo la nascita della tecnologia. La tecnologia nasceva da un incidente di caccia in una tribù di uomini primitivi. Il cacciatore rimasto azzoppato non poteva partecipare più alle battute di caccia, ma costruiva armi per tutti gli altri membri del gruppo, in tal modo si specializzava e migliorava sempre il prodotto etc...
Sono rimasto molto colpito leggendo The Professional Scrummaster's Handbook di Stacia Viscardi una favoletta simile sulla nascita di Scrum.
Immagina uomini primitivi tornati dalla battuta di caccia ,che, magari mentre la preda viene arrostita, raccontano le loro avventure, commentando quello che è successo e chidendosi come migliorare la prossima volta. Cito :
"Vediamo le prove di queste 'retrospettive' primitive nei disegni rupestri di tutto il mondo.
Scrum è un modo più naturale di lavorare che si avvale della collaborazione e dell'opera delle persone a raggiungere un risultato. E' stato questo il metodo per almeno 11 mila anni. Esploreremo nei capitoli successivi perché, anche se si riflette un approccio naturale verso il lavoro, Scrum è così impegnativo."
Il libro l'ho appena iniziato, non so ancora perchè è così impegnativo. So solo che questo approccio "naturale" nelle culture aziendali e politiche è assolutamente contro corrente. In fondo il l'approccio adattativo è prossimo al metodo scientifico. Eppure vige l'idea "scientifica" per cui si deve pensare in astratto ad un qualcosa di "giusto" e perseguire questo modello "contro" la realtà emergente.
Sono rimasto molto colpito leggendo The Professional Scrummaster's Handbook di Stacia Viscardi una favoletta simile sulla nascita di Scrum.
Immagina uomini primitivi tornati dalla battuta di caccia ,che, magari mentre la preda viene arrostita, raccontano le loro avventure, commentando quello che è successo e chidendosi come migliorare la prossima volta. Cito :
"Vediamo le prove di queste 'retrospettive' primitive nei disegni rupestri di tutto il mondo.
Scrum è un modo più naturale di lavorare che si avvale della collaborazione e dell'opera delle persone a raggiungere un risultato. E' stato questo il metodo per almeno 11 mila anni. Esploreremo nei capitoli successivi perché, anche se si riflette un approccio naturale verso il lavoro, Scrum è così impegnativo."
Il libro l'ho appena iniziato, non so ancora perchè è così impegnativo. So solo che questo approccio "naturale" nelle culture aziendali e politiche è assolutamente contro corrente. In fondo il l'approccio adattativo è prossimo al metodo scientifico. Eppure vige l'idea "scientifica" per cui si deve pensare in astratto ad un qualcosa di "giusto" e perseguire questo modello "contro" la realtà emergente.
mercoledì 9 aprile 2014
La spigolatrice di Sapri.
Don Giussani amava citare un verso di Carducci, "Tu sol - pensando - ideal sei vero", preso e decontestualizzato da una poesia abbastanza bruttina, in cui Carducci sosteneva che Mazzini non avesse mai riso.
Ora senza voler fare il verso a don Giussani, anch'io sono rimasto colpito da un verso di una poesia risorgimentale, e tra l'altro ancor più brutta. La spigolatrice di Sapri
Il verso (anzi la coppia di versi), fuori dal contesto, potrebbe essere quasi la mia biografia.
Me ne andava al mattino a spigolare
quando ho visto una barca in mezzo al mare
Innanzi tutto mi piace l'idea che si vada a spigolare, cioè a cercare il buono, l'utile il valido, tra i particolari trascurati della realtà. Un atteggiamento creativo, agile e "povero": uno non insegue i "sogni", ma ricerca nella realtà le cose che possono avere un valore.
E proprio affrontando la vita con questa attenzione, questa tensione a guardare bene tutto per cercare ciò che vale e nello stesso tempo una grande creatività perchè quello che si trova valga, ecco incontrare cose enormi e totalmente imprevedibili.
Poi la poesia va avanti per conto suo, descrivendo la spedizione tragica e fallimentare di Carlo Pisacane. Tra l'altro, questi patrioti invece inseguivano i loro "sogni", cercavano di attuare i loro progetti, totalmente avulsi dalla realtà.
Ora senza voler fare il verso a don Giussani, anch'io sono rimasto colpito da un verso di una poesia risorgimentale, e tra l'altro ancor più brutta. La spigolatrice di Sapri
Il verso (anzi la coppia di versi), fuori dal contesto, potrebbe essere quasi la mia biografia.
Me ne andava al mattino a spigolare
quando ho visto una barca in mezzo al mare
Innanzi tutto mi piace l'idea che si vada a spigolare, cioè a cercare il buono, l'utile il valido, tra i particolari trascurati della realtà. Un atteggiamento creativo, agile e "povero": uno non insegue i "sogni", ma ricerca nella realtà le cose che possono avere un valore.
E proprio affrontando la vita con questa attenzione, questa tensione a guardare bene tutto per cercare ciò che vale e nello stesso tempo una grande creatività perchè quello che si trova valga, ecco incontrare cose enormi e totalmente imprevedibili.
Poi la poesia va avanti per conto suo, descrivendo la spedizione tragica e fallimentare di Carlo Pisacane. Tra l'altro, questi patrioti invece inseguivano i loro "sogni", cercavano di attuare i loro progetti, totalmente avulsi dalla realtà.
martedì 1 aprile 2014
Post brevissimo.
Modo di dire comune: La coperta è troppo corta....
Soluzione: E' troppo corta se uno pretende di coprirsi tutto il corpo, magari può essere sufficiente come paraspifferi e quindi il corpo non aver bisogno della coperta
Soluzione: E' troppo corta se uno pretende di coprirsi tutto il corpo, magari può essere sufficiente come paraspifferi e quindi il corpo non aver bisogno della coperta
sabato 22 marzo 2014
Superstizione: La colpa del comunismo.
Premetto che sono sempre stato avverso al comunismo. Di sinistra ma anti-comunista. Ero ragazzino, affascinato dalle immagini provenienti dagli USA di coloro che lottavano per la pace in VietNam e contro le differenze razziali, ed atterrito dalle immagini provenienti da Praga, con i carri armati per le strade. Quando mi è toccato votare avrei voluto essere inglese, tedesco, svedese, francese per avere una sinistra non egemonizzata dai comunisti.
Ma anche con gli anti-comunisti "di destra" non mi trovo in sintonia.
In questo mio post, se riesco vorrei sfatare un luogo comune contro il comunismo.
La situazione economica dei paesi comunisti è più debole perché "siccome sono tutti uguali, nessuno è incentivato ad emergere e quindi non c'è quella competitività che fa sì che tutti si diano di più da fare".
Quest'affermazione è falsa per tutta una serie di motivi.
1) Non è vero che la società sovietica fosse una società di uguali. Esistevano gerarchie, esisteva una meritocrazia: ho ancora visto le fotografie dei migliori lavoratori dell'anno esposti davanti ad una fabbrica (1989).
2) Non è vero che la competitività interna porta ad un miglioramento della produttività/qualità del prodotto
3) Visto che è obiettivo che il comunismo non ha portato il benessere, occorre vedere quali sono le cause per cui il comunismo non porta il benessere.
Da questi tre punti fermi tentiamo un'analisi più approfondita. Sul perché il comunismo non porti benessere le cause sono molte, ma sostanzialmente alla base di tutto c'è la pianificazione: dall'alto e per tempi lunghi. E' come un mega-progetto waterfall confrontato con un progetto agile.
In un contesto simile la competitività è finalizzata a rispondere non a delle esigenze di un fruitore del servizio, ma bensì alle esigenze del "pianificatore" o del gradino superiore della gerarchia. In questo contesto quindi la possibilità di innovazione, è praticamente nulla. La meritocrazia tende a premiare il conformismo, quando non addirittura l'appartenenza a sotto-conventicole e cordate.
Temo di non essermi spiegato bene in questo breve post, che meriterebbe almeno un saggio,
Ma tanto che importa: l'unione sovietica è ufficialmente caduta ed i suoi difetti ed errori si stanno spargendo nell'unione europea e negli stati uniti.
Ma anche con gli anti-comunisti "di destra" non mi trovo in sintonia.
In questo mio post, se riesco vorrei sfatare un luogo comune contro il comunismo.
La situazione economica dei paesi comunisti è più debole perché "siccome sono tutti uguali, nessuno è incentivato ad emergere e quindi non c'è quella competitività che fa sì che tutti si diano di più da fare".
Quest'affermazione è falsa per tutta una serie di motivi.
1) Non è vero che la società sovietica fosse una società di uguali. Esistevano gerarchie, esisteva una meritocrazia: ho ancora visto le fotografie dei migliori lavoratori dell'anno esposti davanti ad una fabbrica (1989).
2) Non è vero che la competitività interna porta ad un miglioramento della produttività/qualità del prodotto
3) Visto che è obiettivo che il comunismo non ha portato il benessere, occorre vedere quali sono le cause per cui il comunismo non porta il benessere.
Da questi tre punti fermi tentiamo un'analisi più approfondita. Sul perché il comunismo non porti benessere le cause sono molte, ma sostanzialmente alla base di tutto c'è la pianificazione: dall'alto e per tempi lunghi. E' come un mega-progetto waterfall confrontato con un progetto agile.
In un contesto simile la competitività è finalizzata a rispondere non a delle esigenze di un fruitore del servizio, ma bensì alle esigenze del "pianificatore" o del gradino superiore della gerarchia. In questo contesto quindi la possibilità di innovazione, è praticamente nulla. La meritocrazia tende a premiare il conformismo, quando non addirittura l'appartenenza a sotto-conventicole e cordate.
Temo di non essermi spiegato bene in questo breve post, che meriterebbe almeno un saggio,
Ma tanto che importa: l'unione sovietica è ufficialmente caduta ed i suoi difetti ed errori si stanno spargendo nell'unione europea e negli stati uniti.
giovedì 27 febbraio 2014
dedicata al Presidente del Consiglio Matteo Renzi
La machina a va mej… Sai pà cos sìa
s’a l’han centrà quaic rua o quaic arsort
ch’a giöga mej, s’a j’é un pistun pi fort
o un cüssinet ch’a l’ha trovà sue bije…
s’a l’han centrà quaic rua o quaic arsort
ch’a giöga mej, s’a j’é un pistun pi fort
o un cüssinet ch’a l’ha trovà sue bije…
fait sta ch’a va mej… sensa lüstrela,
deje d’öli, ingrassela o fé de sfors,
fin el pi gnoc ed j’ovrié as n’ancorz:
a marcia mej… a-i é da dì cum é-la?.
deje d’öli, ingrassela o fé de sfors,
fin el pi gnoc ed j’ovrié as n’ancorz:
a marcia mej… a-i é da dì cum é-la?.
Pa ch’i pretendo fela andé ed cariera
ma ansuma adess ch’a turna a pijé le slans,
l’uma tüti ant el cör ch’a vada anans
e che mai pi a döva turné indarera…
ma ansuma adess ch’a turna a pijé le slans,
l’uma tüti ant el cör ch’a vada anans
e che mai pi a döva turné indarera…
E püra… el material ch’a l’era bun,
adess l’é già un poc früst e sgangarà
ma j’é quaicos… che pena incaminà
at la pussa anans, magara a strangujun.
adess l’é già un poc früst e sgangarà
ma j’é quaicos… che pena incaminà
at la pussa anans, magara a strangujun.
J’é da speré ch’a düra e ch’a resista
s’a cuntinua parej… Fumse curage!
Vist ch’a funsiuno turna j’ingranage
l’é segn… ch’a l’han cambiaje el machinista
s’a cuntinua parej… Fumse curage!
Vist ch’a funsiuno turna j’ingranage
l’é segn… ch’a l’han cambiaje el machinista
Dedico questa poesia in piemontese di Nino Costa al nuovo Presidente del Consiglio Matteo Renzi, con un'avvertenza. Deve tenere conto che;
1) E' totalmente de-contestualizzata. Nino Costa scrisse di getto questa poesia dopo il famoso 25 luglio del 1943, vale a dire con la caduta di Mussolini. Con tutte le critiche che si possono fare ai governi precedenti, nessuno di essi, neanche Monti, era Mussolini!
2) Molto più seriamente: non si illuda Renzi, non si sta parlando di lui! La poesia parla di una locomotiva che da un certo punto in poi si mette a funzionare meglio, ma quale è la ragione? Non è ben chiaro, anzi pare che non ci sia stata nessuna miglioria meccanica... e allora, perché va meglio? E' cambiato il macchinista! Ma ripeto non mi piace pensare che il macchinista sia "l'uomo solo al comando" il macchinista è il popolo, è ognuno di noi chiamato nella sua quotidianità ad operare. Il compito che chiedo al nuovo capo del governo è la sussidiarietà per lasciarci essere "macchinisti" responsabili e motivati.
mercoledì 22 gennaio 2014
User Experience
Come ho scritto nell'articolo (ma la parte a cui mi riferisco si scarica a pagamento!) il lavoro di sviluppo del software ha dei sottoprodotti che potrebbero fruttuosamente essere utilizzati in altri contesti.
Uno di questi è la "User experience"
E come seguendo i consigli di vari guru, farò uno "Story telling" invece di una descrizione astratta.
1) Ufficio Postale. Quando ero ragazzo su ogni sportello leggevo cartelli scritti a pennarello ed incollati con il nastro adesivo "PACCHI" "RACCOMANDATE" "ContiCorrenti" etc. Uno sapeva dove andare. Ora invece ci sono bei cartelli preconfezionati con "Prodotti Postali" "BancoPosta". Ma un vaglia, cos'è? Prodotto postale, certo mica un prodotto del caseificio! Ma è anche un prodotto che può assimilarsi ad un prodotto bancario, poichè faccio correre soldi... Chiedo ai presenti in coda.
Nelle poche volte che mi capita di andare alla posta ho quasi sempre trovato qualcuno che chiede qual è la coda corretta per .... Da cui se ne evince:
1.a) che i "Big Thinker" delle Poste sono assolutamente avulsi da ogni feed-back dell'utente, pensano astrattamente, fregandose dell' UX
1.b) gli sportellisti sentono simili domande quotidianamente e umanamente parlando faticano a trattenersi dal mettere un bel cartello a pennarello con lo scotch "Vaglia" "PACCHI" e via discorrendo! Invece mettono i cartelli che "ricevono da Roma". Torna l'agile manifesto, il principio di sussidiarietà, stoos e via discorrendo. Inoltre lo stipendio di un "Big Thinker" è piuttosto alto direi, quindi: tagli migliorando il servizio e motivando di più il personale che lo gestisce direttamente!
2) GTT (Trasporti Torinesi) Ero sulla linea 5 direzione Nord->Sud . Ricordo che il 5 ferma in largo Orbassano, fa molte fermate in Corso Orbassano di Torino, ferma in Strada Orbassano di Beinasco e poi finisce la sua corsa nel Comune di Orbassano.
Era sera ed il bus su cui viaggiavo era di quelli belli moderni con la vocina che annuncia la prossima fermata. Cosa abbastanza comune, bisogna ammettelo, la vocina era sincronizzata perfettamente con il percorso. Ad un certo punto,eravamo in corso Rosselli, la vocina annunciò "Prossima fermata: Orbassano Nord" vidi una coppia trasalire, perchè Orbassano è appunto la fine della corsa "Ma non l'abbiamo vista Mirafiori!!!" Due battute e si capì l'equivoco. I signori GTT sanno che "Orbassano Nord" vuol dire "Largo Orbassano Nord", ma si sono posti il problema di cosa pensano gli utenti se non sono pratici del posto? Ma se partono dal presupposto che tanto la stragrande maggioranza degli utenti è pratica del posto, cosa hanno messo la "vocina" a fare, se non a farli divertire quelle rare volte che non è sincronizzata?
3) GTT (Trasporti Torinesi) Dovevo farmi rinnovare l'abbonamanto e sono andato in via Fiocchetto. Vidi cartelli con la scritta "Titoli di Viaggio" e pensai che l'abbonamento lo fosse (a cosa serve se non a viaggiare?) Invece poco prima vidi un piccolo capanello (2 o 3) persone ferme davanti ad un altro sportello e chiesi se erano in attesa di farsi rinnovare l'abbonamento. Alla risposta "Sì" capii che l'ufficio era quello, ma un cartello costava tanto?
3.2) Peggio, uscendo vidi quell'assurda immagine accanto e per fotografarla mi spostai in una posizione migliore. Fui redarguito da un tizio, evidentemente GTT ma il cafone non si qualificò e non avevo tempo/voglia di litigare, che "Ma non sa che non si può andare lì? " "No, non lo so?" "Ma non ha visto il cartello?" "No, non c'era nessun cartello". Me lo fece vedere. Dai tempi di Napoleone, in tutte le nazioni da lui conquistate, i cartelli relativi ad un percorso sono o direttamente davanti o alla destra del camminamento, quel cartello invece era invisibile da chi volesse fare il percorso che avevo fatto io, mentre creava un grosso dubbio perchè significava (secondo la logica ergonomica successiva alla battaglia di Marengo) che era vietato salire l'unica scala che permetteva di uscire dal portone di via Fiocchetto. Qui non è solo mancanza di UX, ma proprio di buon senso.
mercoledì 8 gennaio 2014
Project Manager senza saperlo : Papa Francesco
Ho affrontato la lettura dell' Evangelii Gaudium, devo ammettere, più che per zelo religioso, perchè incuriosito dalle polemiche sorte negli USA sulla frase in cui il Papa afferma che la teoria delle "ricaduta favorevole" non è supportata da sufficienti esempi concreti.
Oggi ho visto questo bellissimo articolo che secondo me andrebbe letto e meditato, anche dai soci della CdO, che pure fanno riferimento al giornale on-line su cui è stato pubblicato.
Confortato da questo articolo vorrei commentare, anzichè il punto 54 che a causato tante polemiche, al punto 82 in cui mi sembra veramente delle lesson learned in un progetto.
(Domanda teorica: Possiamo paragonare l'annuncio del vangelo ad un progetto? Secondo il significato comune del termine, cioè un qualcosa di pensato a tavolino e poi realizzato seguendo precise procedure, NO, ma nel senso della definizione del PMBOK, cioè "unico" e "definito nel tempo" ... be' pare di sì, ma non mi dilungo su questo.)
Il punto 82 parla di "doveri" che stancano più di quanto sia ragionevole ... "non si tratta di una fatica serena, ma tesa, pesante, insoddisfatta ed in definitiva non accettata" Ma chi un un progetto, magari in 730§351, non si è trovato in queste condizioni?
Il Papa analizza: alcuni vi cadono perchè :
- portano avanti progetti irrealizzabili (ricordano i sacri testi del PM che un obiettivo deve essere S.M.A.R.T.)
- non accettano la difficile evoluzione dei processi (vedi accettare il cambiamento dell'agile manifesto) e vogliono che tutto cada dal cielo (immagino che i progetti vengano eseguiti così come pensati, senza modifiche in corso d'opera)
- si attaccano ad alcuni progetti o "sogni" coltivati nella loro vanità.
- hanno perso il contatto con la gente (il PMBOK 5 dedica una parte alla gestione degli stakeholder!)
- non sanno aspettare e vogliono dominare il ritmo della vita. Sulla formulazione di questa frase forse ci sarebbe da discutere, ma ho presente PM "impazienti" che creano più stress che facilitare il compito di chi deve lavorare.
Be' si potrebbe dare al Papa una certificazione ISIPM-Base Honoris causa?
Oggi ho visto questo bellissimo articolo che secondo me andrebbe letto e meditato, anche dai soci della CdO, che pure fanno riferimento al giornale on-line su cui è stato pubblicato.
Confortato da questo articolo vorrei commentare, anzichè il punto 54 che a causato tante polemiche, al punto 82 in cui mi sembra veramente delle lesson learned in un progetto.
(Domanda teorica: Possiamo paragonare l'annuncio del vangelo ad un progetto? Secondo il significato comune del termine, cioè un qualcosa di pensato a tavolino e poi realizzato seguendo precise procedure, NO, ma nel senso della definizione del PMBOK, cioè "unico" e "definito nel tempo" ... be' pare di sì, ma non mi dilungo su questo.)
Il punto 82 parla di "doveri" che stancano più di quanto sia ragionevole ... "non si tratta di una fatica serena, ma tesa, pesante, insoddisfatta ed in definitiva non accettata" Ma chi un un progetto, magari in 730§351, non si è trovato in queste condizioni?
Il Papa analizza: alcuni vi cadono perchè :
- portano avanti progetti irrealizzabili (ricordano i sacri testi del PM che un obiettivo deve essere S.M.A.R.T.)
- non accettano la difficile evoluzione dei processi (vedi accettare il cambiamento dell'agile manifesto) e vogliono che tutto cada dal cielo (immagino che i progetti vengano eseguiti così come pensati, senza modifiche in corso d'opera)
- si attaccano ad alcuni progetti o "sogni" coltivati nella loro vanità.
- hanno perso il contatto con la gente (il PMBOK 5 dedica una parte alla gestione degli stakeholder!)
- non sanno aspettare e vogliono dominare il ritmo della vita. Sulla formulazione di questa frase forse ci sarebbe da discutere, ma ho presente PM "impazienti" che creano più stress che facilitare il compito di chi deve lavorare.
Be' si potrebbe dare al Papa una certificazione ISIPM-Base Honoris causa?