lunedì 2 marzo 2020

#MilanoNonSiFerma ma dove va?

Nel framework Scrum sono previste "cerimonie" quali le Sprint review, in cui ci si pongono domande su come si sta procedendo. Cambiando nomi, tempi e formalismi, la pausa per chiedersi "come stiamo procedendo" è presente in varie forme di gestione progetti, da quelle più formalizzate a quelle naif improvvisate dal buon senso, come ricordo accadeva negli anni 80 all'inizio della mia attività lavorativa

Come scrissi in questo post https://www.linkedin.com/pulse/project-manager-del-pacifico-occidentale-roberto-bera/ le pratiche di Project Management, sono comunque diffuse in diverse culture, anche se non vengono chiamate in quel modo, ma assumono caratteristiche magico-rituali.
Quasi tutte le culture/religioni hanno implementato delle modalità per "sospendere" temporaneamente il cammino e guardare la #mappa del percorso che si vuole percorrere.
Dopo i #fridaysForFuture sarebbe stato importante fermarsi e riflettere se la strada che stiamo percorrendo è quella che ci porta alla meta.
Il corona virus poteva essere anche un'opportunità per uscire dall'abituale e guardare tutto da un'altra prospettiva. Il ricorso al lavoro remoto (che qualcuno erroneamente chiama agile) è un fattore positivo, per esempio. Ma il filmino che gira su molti social con hastag #milanononsiferma è come se volesse scongiurare la messa in discussone di abitudini assolutamente poco razionali.

Pare che "chi si ferma è perduto" fosse un detto di #mussolini. Ricordo che:
- il fascismo si definiva #rivoluzione fascista e nel suo background culturale c'era il futurismo, l'interventismo etc... cioè era la negazione di centinaia di anni di #bestPratics ottenute attraverso tentativi ed errori
- era un dittatore, non ammetteva quindi la messa in discussione delle sue idee
- gettò l'Italia in una guerra in cui fummo sconfitti con gravi perdite

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