lunedì 28 luglio 2014

Ancora sui porcili

Nel mio precedente post avevo citato la famosa storia della carriola, domandandomi se il terzo operaio, quello che l'interpretazione standard considera esemplare, avesse dovuto costruire porcili invece di una magnifica cattedrale. 
Ora continuo a parlare di porcili e motivazione. 
Quando ho ascoltato il discorso del Presidente del Consiglio Matteo Renzi a Strasburgo, discorso per altro molto bello nel contenuto, nella forma e nell'esposizione, sono rimasto colpito dalla citazione a proposito di Telemaco. Istintivamente, data la mia età, mi sono sentito Eumeo. Avrei voluto approfondire il tema e condividerlo, ma mi mancava il tempo per trovare fisicamente dove avevo una copia dell'Odissea, leggermi dal canto XIV in poi, meditarci e scrivere.
Ora, provo da condividere qualche impressione sul tema.
1) Eumeo è il gestore dell'allevamento dei porci. E' uno che ha sempre fatto il suo lavoro al meglio delle sue capacità. Ma sta vivendo un grande senso di frustrazione per l'inutilità del suo lavoro. Ha fatto un bellissimo porcile in cui sono divisi i verri e le scrofe, i pastori ai suoi ordini a turno li fanno andare al pascolo ... ma i frutti di questo lavoro sono sprecati dai pretendenti. Nella mia carriera ho provato spesso la sensazione dell'inutilità di quello che stavo facendo, soprattutto durante crisi aziendali, in cui il management invece di valorizzare il lavoro delle persone e la loro disponibilità a contribuire positivamente, si allontanava, magari ogni dirigente pensava o come "salvarsi la ghirba" lui stesso. Ma questa sensazione le sento anche nei confronti della cosa pubblica e di chi la gestisce, come se la perdita di fatto di anni di contributi previdenziali, tasse sempre più esose, non servisse a nulla visto che il deficit dello stato continua ad aumentare.
2) Ulisse e Telemaco si incontrano nel "territorio" di Eumeo. Che significato ha questo? Non so il greco e quindi non so la libertà che si è presa traduttrice, ma addiritturaTelemaco si rivolge ad Eumeo chiamandolo rispettosamente "padre". Secondo me i Telemaco di oggi, per essere degni dell'eredità di Ulisse devono passare da Eumeo, riconoscere gli Eumeo che hanno sempre lavorato con creatività, ma con frustrazione causata dall' avidità dei pretendenti, farsi aiutare dagli Eumeo, che come si legge poi nell'Odissea non attendono altro.

sabato 19 luglio 2014

Costruendo Porcili



Questa mattina in tram, mi è venuto in mente un post da scrivere questa sera, poi ho visto questo recente e bellissimo il post sul blog di Jurgen Appelo : si vede che pensieri analoghi girano contemporanemente nelle menti.

Pensavo a quel frusto racconto delle carriole: tre personaggi stavano spingendo carriole piene di pietre. Un viandante domanda loro "Che stai facendo?" ed uno: "Fatico a spingere questa maledetta carriola!" ; il secondo: "Guadagno  da vivere per me e la mia famiglia" ed il terzo: "Sto costruendo una magnifica cattedrale".
L'analisi delle tre risposte è molto complessa . Coinvolge la piramide di Maslow, le motivazioni estrinseche la "big picture" ...  Solo per un analista superficiale, il terzo è sicuramente vincente sugli altri.

Ma, se invece di costruire una magnifica cattedrale, le pietre fossero servite per un porcile, il terzo sarebbe stato ancora così motivato?

Ho di recente visto il film Hanna Arendt. Il fatto più tragico è che Adolf Eichmann non si considerava un mostro, ma un esecutore efficiente. Di cosa? Non gli importava. Invece lo scopo del lavoro deve essere noto e non si può non tenerne conto. Ma, evitando casi estremi (purtroppo non rari - molti fabbricano armi che vengono usate e non sempre per difendere la nostra patria dagli invasori!) direi che il nostro costruttore di porcili dovrebbe fare due ragionamenti:
Il porcile serve alla società - se non ci fossero i porcili non ci sarebbe neanche il valore aggiunto per le opere d'arte. Il porcile è il fondamento della cattedrale.
Nel costruire il porcile la motivazione nasce anche dall'attenzione  ai processi e alla creazione di relazioni umane.
 Ecco una nuova risposta da dare la viandante:
"Sto costruendo un utilissimo porcile; ho capito che disponendo le pietre in un modo diverso, la carriola è più stabile lungo il percorso e le pietre sono più comode da scaricare; ho conosciuto degli operai che vengono da paesi diversi, parlano con un accento strano, ma lavorando insieme riusciamo a capirci"


mercoledì 2 luglio 2014

l'informatica ai tempi di Karl Marx

Avevo parlato di quanto molte delle inserzioni di lavoro nel mondo informatico, quelle che si vedono su Monster o InfoJobs, rendano evidente della scarsezza intellettuale culturale e manageriale delle aziende di  informatica italiane e piemontesi in particolare.
Le richieste sono sempre relative a competenze molto molto di dettaglio e questo implica 1) un lavoro altamente parcellizzato 2) di conseguenza un lavoro "manovalizzato" 3) un lavoro precario 4) il "devi essere operativo da subito" 5) l'irrilevanza dal contesto lavorativo.  Una figura professionale oggi molto ricercata è l'installatore di infissi. Le richieste di installatore di infissi sono "installatore di infissi" poi magari si richiede la disponibilità agli spostamenti etc... ma non si specifica se infissi di marca tale o talaltra se di alluminio anodizzato o legno... se larghi due metri o un metro e ottanta.... Nel settore informatico invece si dettaglia molto di più, relativamente a cose che nel giro di una settimana, anche meno, una persona normale ma con unan buona base - magari una laurea, in un contesto minimamente collaborativo, riesce ad apprendere.
Molto più distante, negli anni 70/80, era il mondo  tra i "gestionali" ed i "tecnici". Ora tutti lavorano a oggetti/eventi...  Cambiano gli IDE, i linguaggi, i "behind the scene" .... e cambiano in fretta e ce ne sono tantissimi. Da questo punto di vista l'esperienza non è più vendibile, come impari un tool, ne va di moda un altro.
E qui entra in gioco il vecchio barbuto di Treviri. Mi scuso con i marxisti-leninisti autentici, quelli che ci tengono al trattino, se la mia cultura marxiana risale alle reminescenze scolastiche (relativamente ai collettivi studenteschi) e alle Spigolature, Strano ma vero e Forse non tutti sanno che... della Settimana Enigmistica.
Comunque Marx criticava il Capitale perche nel comprare la "forza lavoro" al proletariato, pagava  solo la "capacità di rigenerasi" Beati loro! Oggi invece questo rigenerarsi è impossibile. E' vero, anche "il medico si aggiorna", ma i tempi non sono così rapidi e i margini di profitto del lavoro del medico sono tali da permettegli questo aggiornamento, quelli dell'informatico no.
Come uscirne? Con un'imprenditoria più seria:
1) Che valorizzi il lavoro di gruppo. Lavorando insieme circolano più idee, le esperienze diventano condivise, si impara più in fretta (e si fanno meno errori)
2) Che valorizzi i tempi morti. E' indubbio che ogni tanto esistano tempi morti (oh il programma gira prima del previsto, devo aspettare che xxxx  faccia un certa interfaccia per...) ed in questi tempi non è sempre chiaro come gestirli individualmente. Occorre gestirli aziendalmente, in modo che 1) la conoscenza diventi patrimonio di tutti 2) si studi in funzione degli obiettivi aziendali. C'è un problema: per come sono gestite molte aziende, sulla competizione individuale, nessuno ammetterà mai l'esistenza dei tempi morti.
3) Anche se i tempi morti non ci sono è un migliore investimento quello sul proprio team che "una risorsa con quello skill non l'abbiamo in casa, dobbiamo assumerla da fuori" e pagare "recruiter" ed "head hunter". Ma purtroppo nell'informatica in Italia è ancora ammesso e tollerato il "caporalato".

A quando un nuovo Marx?