domenica 22 maggio 2011

Viagra? No grazie, Testamento.

Invecchio, io. Me ne rendo conto: lascio che la parte consapevole di me sia avvertita dall'inconscio. L'inconscio ascolta il corpo, il suo modificarsi; l'inconscio ascolta ascolta la psiche, il suo evolvere.  Io ascolto l'inconscio: me ne rendo conto: invecchio.
In questi giorni sono venuti alla ribalta due "potenti", rispettivamente un francese ed un italiano, protagonisti di avventure sessuali "chiacchierate". Entrambi sono anagraficamente  più vecchi di me (l'italiano anatomicamente potrebbe essere mio padre, nel senso che quando nacqui aveva già superato l'eta in cui un ragazzo si sviluppa) .
Evidentemente essi hanno messo un filtro al loro inconscio. Non  parlo del francese, non conosco abbastanza bene il suo mondo. Ma so benissimo come funziona il mondo dell'italico satiro. E' un uomo di marketing. Esistono tecniche di marketing che si ispirano alla PNL e fin lì andrebbe bene (per modo di dire). Vi sono poi del "furbi" che usano la PNL per raggiungere i "loro obiettivi". In questo modo, per vincere le loro inibizioni, esitazioni, per accorgersi di fare dei passi giusti sul percorso che si sono definiti, usano tecniche PNL per "ingannare la loro mente". Il modo migliore per non "sentire".
Immagino che il satiro italico, si auto-illuda che le donne che lo circondano siano attratte dal suo fascino e dalle sue galanterie, non dalle opportunità economiche e professionali che lui offre. (Così come manager si illudono di andare sulla strada giusta e se i risultati non ci sono, usano l'alibi della "crisi")

Su quel tema, come suol dirsi "ho ceduto le armi". Non che non sia più sensibile al fascino femminile, anzi, sono sensibile solo al fascino femminile. Non faccio più molto caso alle forme fisiche, ma allo stile, ai gesti, al modo di parlare, addirittura al lessico.
Quand'ero giovane e scapolo, rimanevo colpito dalla bellezza di Gong Li, Witney Huston, Ewa Froeling (la madre di Fanny e Alexander)...
Si vede che il mio inconscio voleva spargere il mio codice genetico in tutte le razze umane, anche se poi ho sposato una piemontese di cui sia ha testimonianza di avi in Piemonte fin nel medioevo!
Ora, ma mia moglie non ha motivo di ingelosirsi, mi affascinano di più Marina Corradi ed Elena Loewenthal (tanto per dire il fascino del lessico!).
Il mio inconscio sa che non devo ormai più fare figli. Sa che devo trovarmi eredi. Ma, come dico nella mia versione in piemontese di "teach your children well", essendo senza terreni la mia eredità è il mio "lavoro-pensiero".  La offro sicuramente a mio figlio e sono grato della compagnia di mia moglie per realizzare questa offerta, per trasformare il figlio in erede. (e collaboro con lei per rendere eredità anche il suo "lavoro-pensiero". )
Ma essendo il pensiero un bene non numerabile, non impacchettabile, sento che la mia eredità può essere "sparsa ed accolta" senza limiti. Occore, oltre averla, imparare a raccontare (offrire) in modo affascinante.

Perchè ho scritto questo testo? Boh forse perchè spero di aumentare il numero dei visitatori grazie a una parola del titolo.....

lunedì 9 maggio 2011

Agile senza saperlo 3 - I difensori di Stalingrado

Dopo una lunga assenza riprendo questo blog e il tema "agile senza saperlo".
Questa volta i protagonisti sono i difensori di Stalingrado, così come me li ricordo descritti nella più grande opera letteraria del XX secolo, vale a dire "Vita e Destino" di Vasilij Grossman.

L'Unione Sovietica era la patria della "pianificazione". Tutta l'attività umana si doveva svolgere secondo piani prestabiliti: nulla era lasciato al caso, all'iniziativa del singolo. (La descrizione del mondo sovietico viene raccontata secondo me, in modo succinto ma efficace in Tabula rasa elettrificata di Giovanni Lindo Ferretti.)
Invece durante gli eventi bellici, tutta una serie di strutture prestabilite "saltano" e i difensori diventano protagonisti delle loro vicende seppur tragiche. In particolare quelli della "casa 6/1", guidati dal comandante Grekov, che sebbene moriranno sotto il fuoco tedesco, vivono dei momenti di libertà mai conosciuta e grazie a questa sensazione saranno capaci di combattere da eroi.
In modo estremo viene descritta l'importanza dell'essere motivati, dell'essere coinvolti, della leadership (il comandante Grekov),della comunicazione efficace, delle decisioni rapide.

Ma sempre su questo tema e sempre sull'Unione Sovietica, ecco un ricordo personale. Andai in URSS nell 1998, ancora URSS ma già era Gorbacev. Trovai i ristoratori, baristi, negozianti, impiegati delle poste e delle biglietterie più cafoni che avessi mai incontrato, ma nel contempo le persone più gentili e ben disposte a dare informazioni al passante con difficoltà nella lingua che mai potessi immaginare. Probabilmente perchè agivano fuori dall'ufficialità, e allora potevano sfogare il loro umano desiderio collaborativo che la rigidezza "professionale" non prevedeva.

domenica 1 maggio 2011

Check List, Lesson learned










 Siccome in questo post avrei potuto offendere il 60% dei cittadini italiani, anche se con ragione, per la prima parte, ho fatto intervenire la


Come insegnano le tecniche di project management è molto importante interrogarsi su come si sta procedendo, ma questo può ridursi - e l'esame di coscienza si riduceva spesso così - ad una check list di cosa da fare o evitare. E siccome siamo più avvocati che scienziati, soprattutto nell'intimo di noi stessi...
Nei molti testi di project management letti, tra cui Ken Schwaber Agile Project Management with Scrum (Microsoft Professional)  ed il manuale per la certificazione ISIPM, si parla di lesson learned.
Nella mia ricerca metafisica/esistenziale (che orrore di temine, ma lasciamolo) ho avuto la fortuna (Grazia) di aver incontrato un'esperienza cattolica con un altro metodo. "Come la realtà ti interroga? Cosa hai imparato da quello che hai vissuto? Come verifichi che la fede .... su quello che stai vivendo?"
Insomma, non una chek list, ma cercare nelle circostanze della vita una lesson learned.
Poi la lesson learned spesso non la utilizzo l'iterazione successiva... be' qui siamo un po' troppo nel personale